giovedì 19 aprile 2018

Una frase – forse – interessante per ogni “cercatore” ….














Direi che queste parole seguenti valgano per ogni “cercatore” …

“Se gli uomini cogliessero anche soltanto un barlume delle gioie infinite, delle forze perfette, dei luminosi orizzonti di spontanea conoscenza, delle calme distese dell’essere che ci attendono in regni non toccati ancora dalla nostra evoluzione animale, tutto essi lascerebbero e non avrebbero pace finché non conquistassero questi tesori. Ma stretto è il cammino, arduo forzare le porte; e paura, diffidenza e scetticismo stanno a guardia, tentacoli [in altra traduzione: guardiani] della Natura, per impedirci di muovere il passo verso pascoli meno consueti”.
(Sri Aurobindo, corsivi, grassetti e maiuscoletto miei).

Quant’è vero.
Quant’è vero.
Ma il mondo è sordo. Non ascolta.
E siamo qui, lottando … nelle tenebre. Ogni singolo passo è dura lotta. Né si può affrettare il passo, perché il fango fa tanta resistenza, che, alla fine, ti blocca. E così siamo qui, avanzando, un piccolo passo dopo un altro piccolo passo … nelle tenebre.
Ma le tenebre possono essere sconfitte. “Così crollano gli imperi, così il mondo si trasforma” (Jünger)[1].







Andrea A. Ianniello












6 commenti:

  1. Già. Questa frase di Aurobindo la lessi in Incànus e mi accompagna ormai da molto. Azzeccatissima, il trittico paura, diffidenza e scetticismo sono i nemici che l'uomo cova dentro la sua mente. E quanto mi ci rivedo, sopratutto ultimamente.
    Arrivi a un punto in cui pensi "ora questa cosa me la sono lasciata alle spalle del tutto" e poi tac! ecco che riemerge a ricordarti che i nodi non sono ancora stati definitivamente sciolti.

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    1. Proprio così, proprio così: pare passi, ma non passa facilmente. Ora, moltiplica tutto ciò per i **miliardi** di uomini, ed avrai una pallida idea del problema che ci sta oggi. In conreto.
      In teoria è tutto facile, nel concreto non.

      A livello “prsonale”, occorre perseverare, nel comprendere quanto siamo ormai abituati a certi limiti. Persevare **senza forzare**, però, ché forzare - come so “personalmente” - blocca le cose. Perseverare nonostante gli scacchi, pian piano sciogliendo i nodi.

      Ora - di nuovo - moltiplica questo punto a livello mondiale: ti spiega l’attuale situazione, che si fan passi avanti molto ma molto piccoli, ma, se forzi, si ferma tutto. Manca il solvente.
      In senso alchemico.
      Nel frattempo, perseverare ma **senza** forzare.






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    2. Tra l’altro, Mère consigliava di non fuggire le difficoltà, ma “digerirle”, cioè un lento processo – pian piano – di “scioglimento” dei “nodi”, vale a dire un “solvente” sì, ma in dosi omeopatiche, diverso da quel che lei stessa chiama “il metodo Kalì”, cioè un intervento diretto, e forte.
      Ora – di nuovo – poni tutto ciò a livello globale: dal piano individuale al piano terrestre: questo spiega bene la lentezza d’avanzamento con, però, una grossa differenza, il che conferma che, per quanto il piano individuale e quello sociale o – ancor più – **terrestre** (“globale”, ma **non** “globalizzato”, che ha un **altro** senso) siano fra loro corrispondenti, vi è una differenza, e di sostanza: il tempo. Effetto della dimensione, del grado “potenza di dieci”; mi spiego: un individuo può cambiare sostanzialmente o non, fa poco sul piano terrestre. Ne deriva che, di conseguenza, può aver molto tempo. Per le civiltà, invece, il tempo è **contato** (cf.
      https://associazione-federicoii.blogspot.it/2018/04/molte-considerazioni-sono-condivisibili.html, nota 4). Questo è il punto, poi, a sua volta derivante dal fatto che la dimensione di una civiltà è terrestre, a livello dell’intera Terra, quindi. Dunque, che cambi direzione o non, in se stesso, tutto è **fuorché** ininfluente. Ma il tempo, allora, diventa importante. Anzi, decisivo.
      E quindi, verrà un tempo – non lontano più, ormai – nel quale l’importanza dei popoli europei e nordamericani sarà come quella dei gruppi di nomadi oggi, ed altri popoli emergeranno, si spera più saggi di quelli attuali. E che sorga, dunque, un’Alba nuova, un’Alba rosa. Il rosa divino ….






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  2. Mi è stato chiesto un qualche suggerimento su libri di astrologia.

    Oltre all’introvabile, ormai, “Arcana mundi. Antologia del astrologico antico” (1995), G. BEZZA – che sembra possa ritrovarsi ormai solo su Amazon (1), vi è un altro testo, sempre curato da Bezza, di qualche anno dopo, del 1998, vent’anni fa esatti.
    Si chiama: G. BEZZA, “Le dimore celesti”, Xenia Edizioni, Milano 1998. Ed è più facile da ritrovarsi.

    Anche interessante è: MARCO MANILIO, “Astronomicon”, Edizioni Arktos Carmagnola, Giaveno (TO) 1995.

    Un qualcosa di più moderno: rimane ancora valido, ma da prendersi “cum grano salis”, e multum “cum grano salis”, è H. VON KLOCKLER, “Corso di Astrologia”, Edizioni Mediterranee, Roma 1979 ed edizioni successive, si può ritrovare più facilmente.

    (1) La cui copertina, dal sito Amazon, la si può vedere qui: cf.
    https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/31oCYRG%2B1qL.jpg








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  3. Ricordiamoci il senso – vero e molto profondo – di quella leggenda medioevale secondo la quale “l’ultimo imperatore” appende lo scudo imperiale all’Albero. Che cosa ne sarà dopo, non ci riguarda più. Il dono è sincero quando, in piena libertà, in un punto si rinunci alla libertà. La mente umana, da sola, è insufficiente. A questo molti son giunti, più di quanto si creda comunemente. E’ una constatazione crescente, ma diventa senso d’impotenza, se non si riversa nel suo complementare attivo.
    Sta tutto qui.




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