“L’innominabile attuale”
[1].
“Marx parla della
post-storia quando accenna al passaggio dalla ‘storia’ alla ‘storia universale’:
fase sperimentale della storia, in cui tutto forma un corpo unico, in cui nulla
è esterno alla società, in cui tutto agisce su tutto, come nel risonante cosmo
primordiale. Suo fondamento empirico: il mercato mondiale in quanto uscita
senza ritorno dalla Bornierheit, l’angustia
locale. Il mercato mondiale reinventa una sorta di fato (come la post-storia risveglia in genere tutte le categorie
arcaiche, che si applicano ora a una realtà invertita
rispetto a quella entro cui erano nate)” [2].
“Storia: le
trasformazioni (i fatti di cui parlano i libri di storia) avvengono contro un ordine che si presenta come
stabile. […] Post-storia: le trasformazioni sono implicite nel carattere
sperimentale dell’ordine, che presenta come stabile tale suo carattere. L’immensa
ingenuità, che oggi possiamo riconoscere, nei molti che nell’Ottocento
accusavano la nuova età di ‘materialismo’. Mentre la sua gnosi, clandestina e
imperiosa, sottintende che tutto sia spirito sia il più duttile dei materiali”
[3]. Qui “spirito” è geist, “mente”, la parte “sottile” dell’umanità.
E questo “spirito” è summiter manipolabilis. Doctrina diaboli … Quia de spiritu
humano facit materiam …
“La qualità erede del prestigio.
L’unità di misura del prestigio non è accertabile. Prestigio è una forza che si
manifesta: attraverso emblemi, ordalie, commistioni con altre forze. Non
disponiamo di un’unità di misura della forza: almeno di quelle che trattava
ancora Giordano Bruno, ma già non più Newton” [4].
“Là dove non c’è iniziazione, c’è l’autodidatta.
Là dove il sapere non è un sapienza trasmessa in un’esperienza, chiunque è
abbonato a un’università che è una casella postale” [5].
NOTE
[1] R. Calasso, La Rovina di Kasch, Adelphi Edizioni, Milano , p. 318.
[2] Ibidem, corsivi in originale.
[3] Ivi, pp. 319-320, corsivo in originale.
[4] Ivi, p. 314.
[5] Ivi, p. 284, maiuscoletti miei. “Il nostro destino è governato da
due mummie: quella di Lenin nel suo mausoleo e quello di Bentham a Londra,
University College” (ibidem). In tal
caso, è chiaro come le cose non possano che andar male, poiché ambedue le
mummie non versano in buona situazione: quella di Bentham è stata decapitata,
tant’è che la testa è conservata separata dal corpo (il che la dice lunga sul
capitalismo e la sua cecità), e quella di Lenin è sempre a rischio che chiudano
tutto il mausoleo (vi sono state molte proposte in tal senso recentemente). Ovviamente,
mentre molti sanno della mummia di Lenin, molti meno sanno della mummia di
Bentham, molti sanno dei danni fatti dal socialismo “reale”, molti ma molti meno
si rendono conto dei danni fatti dal capitalismo “reale”, e che continua senza
dubbio a fare …
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