domenica 20 luglio 2014
Qualche anno dopo (molti anni dopo), se ne accorgono (forse, ma non è affatto detto)
Qualche anno dopo (molti anni dopo), se ne accorgono (forse, ma non è affatto detto:
Un Reminder: vecchio articolo di undici anni fa, Putin e il ritorno del nazionalismo russo
Una piccola idea delle individualità che gestiscono queste cose, da ‘Margin Call’, senz adialoghi, link
In relazione a quest’articolo Qualche anno dopo, se ne accorgono (bontà loro), un link online di V. Parsi su ‘Il Sole 24Ore’ ,
che riporta sì un link, ma, in effetti, fa riferimento all’articolo:
“IL NASO DI HITLER” (Vecchio Articolo del 2008, mai apparso) .
che riporta sì un link, ma, in effetti, fa riferimento all’articolo:
“IL NASO DI HITLER” (Vecchio Articolo del 2008, mai apparso) .
Qualche anno dopo, se ne accorgono (bontà loro), un link online di V. Parsi su ‘Il Sole 24Ore’
Qualche anno dopo, se ne accorgono (bontà loro), un link online di V. Parsi su ‘Il Sole 24Ore’ ne parla: “L’egemonia perduta dell’America”, di V. Parsi
Se ne parlava, da parte dei pochi, pochissimi attenti, nel 2008, in quest’articolo, scritto appena dopo il crollo del settembre del 2008, crollo che, con molta evidenza, era contro il predominio americano: “IL NASO DI HITLER” (Vecchio Articolo del 2008, mai apparso) .
All’epoca, però, predominava ancora la stolta soddisfazione e l’ottuso compiacimento dei ciechi.
sabato 19 luglio 2014
REMINDER: ‘Una segnalazione - “Tre Sfumature di Blu - Trafalgar Square”’
REMINDER di un vecchio LINK già segnalato:
giovedì 17 luglio 2014
“IL NASO DI HITLER” (Vecchio Articolo del 2008, mai apparso)
NB Si tratta di un vecchio articolo, e che fu scritto appena dopo il fllimento della Lehman Brothers, come si evince dal testo. Inoltre, taluni link, nel frattempo, sono spariti. Doveva apparire sulla rivista su cui apparve ques’articolo: Un vecchio link, comunque interessante: “Del Paradigma epistemologico”, dal sito Connessioni Inattese [non funziona più], ma i ben noti problemi di bilancio che da sette anni ormai abbiamo, hanno impedito che apparisse. Lo si “ricicla” dunque qui.
Si noti come, già all’epoca, si parlava di scacco agli Usa, cosa che poi gli eventi han confermato.
Si noti come, già all’epoca, si parlava di scacco agli Usa, cosa che poi gli eventi han confermato.
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Il naso di Hitler
“Il fatto che Hitler avesse il naso non significa
che io debba tagliare il mio”.
(P. K. Feyerabend)
1. Il naso di Hitler
E’ un diffuso sofisma questo: poiché un argomento – in se stesso non errato – può essere usato da quelli le cui posizioni non si condivide, “allora” quell’argomento è “sbagliato”. E’, per dirla con Feyerabend, come tagliarsi il naso poiché ce l’aveva Hitler! Posta così la cosa, ognuno ne vede agevolmente l’assurdità, ma non la si vede nella pratica, quando questo modo, assurdo, di procedere, al contrario, non è percepito.
Un esempio è quello delle relazioni fra rock e satanismo, satanismo “acido”, che certamente non è il vero satanismo, nondimeno un certo legame c’è sul serio tra i due fenomeni. Che taluni usino quest’osservazione per condannare il rock in se stesso è abusivo, ma, in luogo di dire: “Osservazione giusta, deduzione eccessiva”, si va contro l’argomento perché abusato da certuni. Beh, quando la smetteremo, ed una buona volta, con queste fesserie? Giusto sarebbe, piuttosto, circoscrivere il campo per averne un’idea, la più esatta possibile, ma senza negare nulla. Negare fa sentire importanti, mentre facendolo non si è fatto un singolo passo al di là di certe convinzioni, che potrebbero anche risultare sbagliate, alla fin fine.
Questo fenomeno per il quale l’apparenza copre, quasi nega la realtà, lo si ritrova in ogni campo al giorno d’oggi (fusione fredda inclusavi), al punto da far pensare che non sia per nulla “spontaneo”, ma che sia, per lo meno, stimolato da qualche “fonte”. Si formano tiepide, inutili, comode categorie, nelle quali dormire saporitamente. Si fanno corrispondere queste false apparenze alla cosa effettiva. Si attua, così, un fenomeno di “associazione mentale” grazie alle parole. Dopodichè, la cosa reale viene totalmente assorbita da quell’apparenza che l’ha coperta. Ed il gioco è fatto. Diabolico, non è vero? La cura? Cominciare ad esser consapevoli del “meccanismo”, a sua volta parte di un più vasto “meccanismo” di controlloi.
Ma così si arriva dritti dritti al “complottismo”, dirà qualcuno. E’ d’obbligo, a questo punto, che tutta una massa confusa di associazioni mentali stimolate dall’esterno ricopra il malcapitato, al quale, come minimo, potrà succedere che gli si rida in faccia (e gli è andata bene). Per il “complottismo” vale lo stesso ragionamento di quel che si è detto qui sopra: non è vero che, poiché qualcuno ne abusa, l’idea “in se stessa” sia falsa. Come in tutti i casi, occorre circoscriverne il campo per misurarne l’ampiezza e, soprattutto, le conseguenze. Sì, perché, alla fin fine, son le conseguenze di un’idea a farcene comprendere la “portata”.
2. Difetti di pensiero. “Zero”
Tutto questo ci porta a ragionare dei difetti fondamentali di pensiero dei cosiddetti “alternativi” di oggi. A tal proposito, il film (/libro) “Zero”, di Giulietto Chiesa ed altri, è assai significativo. Ci sono molti spunti validi, ma un’idea di fondo è sbagliata, cioè laddove si sostiene che la situazione attuale è nata dalla rapidità del cambiamento da parte del “sistema”, rapidità che ha colto di sorpresa gli “oppositori”. No: le cose sono andate ben diversamente. Fermo restando lo squilibrio – davvero enorme – di forze in campo, non si sarebbe giunti dove si è giunti se non vi fosse stato un cedimento interiore, un rinchiudersi dentro prospettive che già ben vent’anni fa apparivano più che datate.
Quindi, una parte dell’attuale situazione, per la quale se il sistema è in crisi ha consenso, e se va bene ne ha il doppio, deriva da quella chiusura in prospettive da tempo datate; a tale chiusura, oggi è seguita una dispersione “a spruzzo” in mille ed un rivolo, accompagnata da una notevole incapacità di focalizzarsi sui temi essenziali, una mancanza di centratura: centrare sui punti deboli dell’avversario, che pure ci sono, pur essendo ormai la cosa compromessa da ben vent’anni di stallo. Come stanno le cose oggi, solo un cambiamento del sistema stesso può “dare la stura” alle tante idee accumulatesi nel corso dei decenni, ma tutte sparse, come si diceva. Vi è stata un grande, colpevole incapacità di “riunire ciò che è sparso”. Da questo punto, invece, occorrerebbe iniziare, invece che continuare “a spruzzo”.
3. “System Failure”. Scacco agli USA.
Il sistema presente ha il suo centro negli USA, pur non potendosi ridurre semplicemente a questi ultimi. La crisi in atto in quel paese può essere una tipica crisi di “ridimensionamento”, crisi tipica che gli USA hanno vissuto anche in altre fasi, ma stavolta vi si percepisce qualcosa di diverso, come la parte finale di una battaglia più che ventennale svoltasi allo scopo di accentrare sempre di più le decisioni in un gruppo ristretto. Ma per quale scopo? Questa è la “domanda-chiave”. Siamo in presenza di qualcosa di fondamentale, di un cambiamento sostanziale. Certo è che, comunque la si metta, nessun cambiamento sostanziale oggi è possibile senza che avvenga un cambiamento negli USA, cioè nel centro del sistema presente, che come s’è detto, non coincide immediatamente con il sistema presente della “Grande Prostituta di Babilonia”, ma che n’è il punto nevralgico. Diciamo, più esattamente, che è il sistema finanziario il “punto nevralgico”.
Il crollo in borsa di ieri, 29 settembre, ricorda quello del 1987, con la differenza che le possibilità di “aggiustamento” sono ancor più ridotte di alloraii. Non vi sono i paesi dell’ex blocco sovietico dove poter espandersi.
Caduta dell’America? O, piuttosto, “bloccare la nave senza farla affondare”? Occorrerebbe davvero comprendere gli scopi – veri – di chi segue tale “Piano”. Ah!!! “Complottismo”. Ed il minimo che possa capitare è che ci si rida in faccia … Nondimeno, s’intuisce che un sentiero va chiudendosi, che lo stesso sistema tenderà a fermarsi, ma questo confermerà la storia, che ha ancora delle pagine da scriversi.
In una fase del genere, però, si può aprire un momento di “stimoli culturali”, questo può avere la sua sorprendente importanzaiii.
4. Cambiamento
Non basta ripetere vecchie cose, ma è una necessità che non è meramente formale: la sostituzione di categorie interpretative più adatte a delle altre categorie, non errate, ma in certa misura obsolete, come s’è detto. C’è anche questo, ma non è solo questo. E’ l’atteggiamento mentale che deve cambiare, con tutti i suoi riflessi condizionati, e si rifletta sul termine “condizionati”. Da chi? Da cosa?
Non solo, ma, per continuare questi spunti volutamente disorganici, la “crisis” in atto, di natura sistemica, rafforza il consenso e non lo elide, come si è osservato “en passant” costì su. Il che ci dimostra, ancora una volta di più, della pervasività del condizionamento. Ma condizionare non basta, vi è un’identificazione interiore con la “Grande Macchina della menzogna” (per dirla con G. Chiesa), che va oltre – o al di sotto – del condizionamento stesso.
5. Conclusioni provvisorie (inevitabilmente)
Le conclusioni di un tale discorso non possono esser altro se non provvisorie. Si tratta di un discorso fatto più per stimolare che per fornire soluzioniiv. Poiché si può affrontare ed eventualmente risolvere un problema che si vede davvero esistere. Se quel “nodo” non lo si riconosce è a dir poco inutile chiedere “prospettive”. Se lo stato attuale rimane “soddisfacente” per molti, va bene così. Se questi riflessi mentali, queste associazioni mentali sbagliate, spesso sviluppate da suggestioni “strane”, vanno bene, allora continuiamo così. Se riconosciamo in tutto ciò un punto d’ “impasse”, allora modificare le non-prospettive che ci hanno spinto qui è, a dir poco, doveroso.
Ma sono vent’anni che si è sprofondati in una sorta di “blocco”, da rimuoversi, cominciando con il rimuovere le associazioni mentali che sono state colpevolmente “accettate”. “Suggestione accettata” è una tecnica d’ipnosiv. E’ come se, dalla metà degli anni Ottanta ad oggi, si fosse entrati in un tunnel.
Diceva Jean Baudrillard (in: La sinistra divina, Feltrinelli 1986, ed. fr. 1985) che l’accelerazione sistemica, in atto da quegli anni, era simile a quando la ruota va velocissima: sembra star ferma. Beh, ora la ruota si deve fermare!
Diceva Jean Baudrillard (in: La sinistra divina, Feltrinelli 1986, ed. fr. 1985) che l’accelerazione sistemica, in atto da quegli anni, era simile a quando la ruota va velocissima: sembra star ferma. Beh, ora la ruota si deve fermare!
Ricordo il film: “Essi vivono”vi, film di vent’anni fa. Ed ancora c’è del vero. Sotto il manto dell’ “invasione aliena”, tema di moda in quegli anni, si fa vedere il dominio che “certe influenze”, la “Grande Macchina della menzogna” (G. Chiesa), ha ormai sulle menti umane. E’ da quest’ultima influenza che, in primo ed ultimo luogo, occorre liberarsi. O, almeno, cominciare a liberarsi.
Quando si è cominciato a parlare di “limiti dello sviluppo”/questione ecologica? Nel 1972! Millenovecentosettantadue: n’è passata d’acqua sotto i ponti, senza nessun piagnisteo. Dico solo che tante altre cose son cambiate e noi siamo ancora inchiodati a certi sedicenti “pensieri”, a certi gruppi ed influenze... Quelle che comandano ancor oggi, nonostante tanti cambiamenti, nient’affatto tutti negativi. Nonostante i cambiamenti, tanto negativi che positivi. Ma il centro del gioco è bloccato. Tante belle parole (1972-1987), poi vent’anni di “blocco totale”: 1988/2008, favorito da eventi politici che han cominciato ad accumularsi sempre più con ritmo di caduta. Sentiamo cosa dice il ministro italiano dell’industria, cioè che, causa crisi economica, non si può far molto nella direzione dell’ambiente. Se c’è crescita, non si può. Se c’è crisi, nemmeno!
Ci sono altre forze in gioco. Ormai, dovrebbe tutto ciò esser chiaro, ma la “Grande Macchina” lavora per non farlo vedere, attraverso le associazioni mentali, attraverso l’uso consapevole del ridicolo, oppure, last but first, per mezzo della proposizione di tante piccole teorie falsamente “alternative”, “specchi per le allodole”. “La moneta cattiva scaccia quella buona”: è legge dell’economiavii. E non solo. Questi “meccanismi” di condizionamento dovrebbero cominciare a divenire oggetto d’attenzione, cioè sottoposti ad una luce vivida. E’ solo il primo passo, però. perché il punto vero sarebbe iniziare ad usare la moneta buona …
Andrea A. Ianniello –
NOTE
i Un’interessante discussione sull’uso della parola per veicolare “influenze”, la si può trovare in questo link:
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2014/07/il-naso-di-hitler-vecchio-articolo-del.html
[non funziona più]. Quest’ultimo, a sua volta, fa riferimento ad un articolo apparso su “Nexus”.
iii A tal proposito, come “patafisico”, non posso che far mio questo consiglio: “Padre Ubu: Controventraglia! Non avremo demolito tutto se non avremo demolito anche le rovine! Ora, per questo, non vedo altro modo che equilibrarle in begli edifici ben ordinati” (Alfred Jarry, in calce ad “Ubu Incatenato”, in: A. Jarry, Ubu, Adelphi 1977, p. 108). La “patafisica” è la “scienza delle soluzioni immaginarie”.
iv Fa piacere che qualcuno, di tanto in tanto, “veda la luce”, come Lee Smolin, in: L’universo senza stringhe. Fortuna di una teoria e turbamenti della scienza, Einaudi 2007, quando ricorda la lezione sia di Feyerabend, sia di Kuhn, e si rende conto che, in trent’anni, ci si è adagiati e chiusi. Ricorda come la scienza necessiti sia di rivoluzionari, sia di conservatori, i primi strutturalmente minoritari ed i secondi strutturalmente maggioritari. Ma, un tempo, agli “innovatori”, comunque definiti, si accordava per lo meno il diritto di parlare, o di esistere, cosa sempre più difficile da trent’anni a questa parte. Insomma, la scienza oggi è un guardiano dell’establishment, e, poiché nulla deve muoversi finché non avranno il controllo totale, si spiega come questa dimensione sia stata sottoposta ad una serie di pratiche di tipo “inquisitorio” lato sensu intese. Negli anni ’70 si poteva ancora parlare di Ufo ed essere un professore, senza per questo essere ostracizzato. Da trent’anni, le cose son cambiate. “Il vostro dottorato vi autorizza ad avere opinioni personali e a formulare giudizi personali. Ma soprattutto: vi obbliga a riflettere in modo critico ed indipendente su qualsiasi cosa rientri nella vostra sfera di competenza. Sono parole dure. Ma ora sarò ancor più severo con chi di noi si dedica ai problemi fondamentali e non è uno stringhista. Il nostro lavoro dovrebbe consistere nell’individuare gli assunti sbagliati, nel porre nuove domande e nel capeggiare una rivoluzione” (ibid., p. 352). “Capeggiare una rivoluzione”: di certo la scienza di oggi ne ha bisogno, e dovrà esser sostanziale, nel senso che anche talune basi dovranno esser messe in questione. Se è stata siccità per così tanto tempo, allora non può venir giù una di quelle pioggerelle che abbiam visto nei decenni scorsi, ma deve venir giù una vera e propria tempesta. Niente di meno è necessario, sennò l’aria rimarrà sempre sporca.
v Quella tecnica, della quale l’attuale ipnosi è solo parte, tecnica e pratica molto antica che Gurdjieff chiamava “mekheness”, o “revoca della responsabilità”. Ovvero: come far agire gli altri in modo che non si sentano responsabili, come farli agire come in una sorta di stato di “sonnambulismo”. E’ anche questo il senso dell’ “aweysha”. Su questi temi, presi da un punto di vista “letterario”, consiglierei la lettura di questo scritto, disponibile gratis online all’url [viene qui corretto]: http://www.lulu.com/it/it/shop/enrico-fortunia/la-valle-del-pavone-blu/ebook/product-17529623.html
(si tratta di: Enrico Fortunia, “La Valle del Pavone Blu”).
(si tratta di: Enrico Fortunia, “La Valle del Pavone Blu”).
vi [Il link no funziona più, si parlava della trama del film]. [Per alcuni riferimenti ancor attivi] su [questo film]:
http://www.theylivenow.co.uk/css_launch2/quotes.html,
e: http://www.theylivenow.co.uk/index.html.
http://www.theylivenow.co.uk/css_launch2/quotes.html,
e: http://www.theylivenow.co.uk/index.html.
vii Si legga qualcosa sulle “Georgia Guidestones”:
http://en.wikipedia.org/wiki/Georgia_Guidestones. Certo, oggi dei fattori portano alla crisi l’intero sistema, perché possa apparire il loro “salvatore”, il Messia dell’Età dell’Acquario. E’ questo il “Grande Gioco”... Noi siamo nella fase di passaggio verso la piena emersione del Grande Gioco stesso.
http://en.wikipedia.org/wiki/Georgia_Guidestones. Certo, oggi dei fattori portano alla crisi l’intero sistema, perché possa apparire il loro “salvatore”, il Messia dell’Età dell’Acquario. E’ questo il “Grande Gioco”... Noi siamo nella fase di passaggio verso la piena emersione del Grande Gioco stesso.
martedì 15 luglio 2014
Un link online sulla relazione fra Evola e Guénon
A parte i pettegolezzi, questa è una nota polemica, la relazione di “amore-odio” che accompagnò i due noti studiosi - cosa che, effettivamente, dipendeva molto dalle differenze individuali.
Ora però, da chi tanto predicava che occorreva trascendere le particolarità individuali, ci saremmo attesi più buona volontà in al senso. Invece ambedue rimasero legati a certe tendenze individuali, per carità legittime, ma che non possono divenire regola per tutti, per orvvie ragioni; insomma: tra il dire e il fare ci corre in mezzo il mare ....
Ricordo la polemica fra i due a riguardo di Meyrink. In particolare, Guénon ravvisava nello scritto meyrinkiano “Das Grüne Gesicht” (Il viso verde, ripubblicato da qualche editore “de extrema dextera”) l’appartenenza di Meyrink alla controiniziazione, cosa che faceva “incaciare” il buon Julius. Battute a parte, Guénon su Meyrink - a ragione - individuava la sua appartenenza a circoli di Kabbalah ebraica deviata. In cambio, Guénon ebbe una visione eccessivamente negativa di Gurdjieff, dove ascoltò certe “voci” più che esaminare spassionatamente le cose. Senza dubbio, Gurdjieff ebbe un suo lato oscuro - nessun dubbio - ma sembrerebbe non se ne fece afferrare. Su questo ebbe più ragione Evola.
Ho sentito di molti che, ultimamente, hanno “rivalutato” Gurdjieff: non era il “maestro-diavolo” di cui una certa pubblicistica ha detto, pur avendo egli, giova ripeterlo, un suo chiaro lato oscuro.
Per concludere, siamo in rpesenza di due grandi teorici. Ma, quando salla teoria si deve passare alla pratica, si deve sempre modificare lo schema generale per adattarlo alle circostanze. Morale (non molare) della favola: non solo la teoria non basta - il che è chiaro ed evidente -, ma, di più, non si può mai “inverare” (= realizzare pienamente) uno schema teorico qualsivoglia.
Ecco eprché su certe cose ha, nei fatti storici, avuto più ragione vola, su altri Guénon, quanto a giudizi particolari.
sabato 12 luglio 2014
Il “Giorno del Signore” - e **I 144.000** -: “spulciando” fra tre testi di noti esegeti (Biguzzi, Tripaldi, Grasso)
L’interpretazione
del “Giorno del Signore” (Ap. 1, vs. 9) come della
domenica, è ampiamente riduttiva, ma diffusissima tra gli
interpreti.
Ho
controllato i seguenti tre testi: G. Biguzzi, Gli splendori di
Patmos. Commento breve all’Apocalisse,
Paoline Editoriale Libri, Milano 2007; Apocalisse di
Giovanni, Introduzione, traduzione e commento di D. Tripaldi,
Carocci editore, Roma 2012; Tripaldi, pur essendo autore di una buona
traduzione, davvero letterale, del testo, segue sostanzialmente
Biguzzi; infine, last but not least, S. Grasso, Apocalisse,
Città Nuova Editrice, Roma 2011. Riguardo al primo problema, quello
del “Giorno del Signore”, tutti interpretano la locuzione
“kyriakè êmèra” come afferente alla domenica,
che è un “rimpicciolimento” palese, sul quale non
mi diffondo perché chiaro ed evidente.
Le
altre due interpretazioni sono: il Giorno di Pasqua, altamente
possibile – il che aprirebbe all’interpretazione dell’
Apocalisse di Giovanni come di una sorta di “liturgia”
cosmica – e poi l’interpretazione di detto “Giorno” (“êmèra”)
come del Giorno del Giudizio, anch’essa possibile.
Sulla
incompatibilità fra il Giovanni del Vangelo e quello dell’
Apocalisse, non mi diffondo perché, per chi ha letto il testo
greco, molto sgrammaticato rispetto al bel greco (anche
se della koinè) del Vangelo secondo Giovanni, la cosa
risulta semplicemente chiara ed evidente. Il Vangelo secondo
Giovanni è anche bello a
leggersi in lingua originale, il greco dell’ Apocalisse,
invece, è davvero ostico
pur essendo ambedue greco della koinè,
dunque pieno di “semitismi”, argomentano gli studiosi.
–
Passiamo
al secondo problema, quello dei 144.000.
Veniamo
a Biguzzi
(sempre il testo qui sopra citato, lo
stesso
dicasi per Tripaldi e per Grasso):
per lui sono, indeterminatamente, i “cristiani”, e, in relazione
ad Ap.
14,1-5, quelli che “non si sono maculati di idolatria”, il
“sommo” peccato, dunque non il non aver carità, paolinamente ma
l’idolatria, e siamo in pieno Antico Testamento.
Biguzzi
apre qua e là all’idea
che i 12 al quadrato per mille siano un gruppo speciale all’interno
comunque dei cristiani, cristiani giudaizzanti, come abbiam visto
però, ma non v’insiste in particolare.
In
linea generale, Biguzzi dà poca importanza ai numeri, in linea
conla sua esegesi minimizzante.
–
Biguzzi
non
afferma esplicitamente la
“differenza qualitativa” dei 144.000,
salvo un accenno, dove per lui tutti i “credenti” vanno al di là
dei famosi simbolici dodici al quadrato per mille, che sono un gruppo
all’interno. Si
tratta
di una
cosa da lui accennata solo “en
passant”
nel suo
Commento.
E
lo stesso è solo un cenno fugace nel suo libro al passo Ap.
7, 4-8 dice che i 144.000 sono i credenti in gesù, punto e basta.
Al
passo di
commento di Ap.
14, 3-4 invece lascia intendere che i 144.000 abbiano un qualifica in
più, ma
niente
di più di
questi accenni.
–
Allora
ho avuto modo di controllare anche
D.
Tripaldi, poco
tempo, ma è bastato: ha **esattamente** la stessa posizione di
Biguzzi, al cap. 7, ed
anche
al commento
cap.
14 la
pensa come
Biguzzi; tra
l’altro, Tripaldi
cita, in Bibliografia,
tutti i libri di
Biguzzi.
Quindi
nulla di nuovo. Nihil
sub sole novum.
–
Dunque
veniamo, “dulcis
in fundo”,
a Santi Grasso. Si è visto che Grasso stesso “glissa” sulla
questio del “Dì del Signore” (“kyriakè
êmèra”),
ma sui 12 al quadrato per milla non
lo fa. A
testimonianza di un esegeta “puro”, che ama confrontarsi col
testo tout
court,
senz’ambagi né giochi di parole.
Dopo
aver chiarito che la numerologia nell’ “Ap.”
de Giovanni è qualitativa
e non
quantitativa, Grasso esamina la questione (il cap. VII), cui dedica
tutto un capitoletto (pp. 88-93).
In
particolare le pp. 92-93, e **riconosce** che il gruppo dei 144.000 è
un gruppo privilegiato.
Esso
dunque non può in alcun modo essere equiparato ai “credenti”
semplici o ai cristiani senza nessun’altra qualificazione
aggiuntiva.
Scopo
vero
della storia – nell’
Apocalisse
–
è quello
di “accumulare” questi 144.000: quando saranno compiuti
(terminati, raccolti tutti), la storia terminerà.
Riprende
il concetto nell’esaminare il cap. XIV, commentato dalla p. 144
alla p. 151.
A
p. 144, manco a farlo apposta...., ribadisce che è un gruppo
“speciale”, “eletto”, “scelto” cioè.
A
p. 145 sottolinea che sono “vergini”, e dice a chiare parole che
l’ottica è quella maschilistica, si direbbe oggi, ebraica del
tempo.
Più
volte, infatti, Grasso ha sottolineato
gli aspetti veterotestamentari, senz’alcun
dubbio
presenti
nell’ “Ap.”
di Giovanni.
A
p. 146 Grasso cita sia delle scritture di Qumràn, sia il “Documento
di Damasco”
della Genizah cairota, e sia il “Libro
di Henoch”,
evidentemente ben
noto
all’autore dell’ “Ap.”,
a proposito del fatto che, mentre i 144.000 “élite”
si ”astengono da donna”, gli angeli “caduti” di Henoch (e di
Gen.
6) invece non l’hanno fatto.
Per
riassumere: per Grasso i 144.000 sono un gruppo speciale,
non sono
meramente
i credenti, che son la moltuitudine indeterminata,
la
quale
riconosce che nella storia vi è un fine divino.
Ma
questi ultimi – che
riconoscono che c’è un “fine divino”, che non
conosconono -
**non sono** i compagni dell’Agnello né stanno al cospetto di Dio.
Importante
differenza, che nota chiunque legga l’ “Ap.”
di G. senza paraocchi o pregiudizi.
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