domenica 13 ottobre 2013

“Templari e Cristianesimo. Una breve nota”



Templari e Cristianesimo. Una breve nota”

Oggi, 13 ottobre, quando terminò l’Ordine dei Templari. Qualche breve nota. Come prima cosa, l’Ordine era destinato a cattiva fine. La ragione sta in questo: che era un potere transnazionale e persino trans-religioso, se si può dire così. Né la Chiesa, che iniziava un suo processo di modernizzazione, né il Re di Francia – le nazioni che allora erano in ascesa – e nemmeno l’Impero, che però fu l’organizzazione per certi versi meno nemica dell’Ordine, avrebbero mai potuto tollerare un Ordine che era una potenza del tutto sciolta da qualsiasi altra autorità superiore, tranne il Papa.

Clemente V, com’è stato recentemente dimostrato, non credeva nella colpevolezza dei Templari, credeva, com’è possibile, che solo un ristretto “cerchio interno” aveva – dal suo punto di vista – tralignato e che, conseguentemente, sarebbe stato ingiusto accusare l’intero Ordine. E tuttavia non intervenne, si limitò a sospender l’Ordine, ben sapendo che la monarchia francese avrebbe attaccato e distrutto l’indipendenza dei Templari. Non lo fece perché i Templari erano ingombranti, erano un potere indipendente, de facto.

Altra questione: solo un ristrettocerchio interno” sapeva di quella deviazione-allontanamento che si esprimeva con lo “sputare” (vero o presunto che sia, si esprimeva in realtà l’allontanamento dal Cristianesimo) su di un’icona del Cristo – quindi, al succo, l’accusa di fondo era quella di eresia. L’accusa di omosessualità, che non poteva non aggiungersi come marchio infamante, poteva avere degli appoggi reali o non, e non voglio qui mettermi a parlare della questione dell’omosessualità nella Chiesa (i Templari, è sempre bene precisarlo, erano monaci-guerrieri ed erano dunque parte della Chiesa a tutti gli effetti, ma in una posizione del tutto unica e particolare); quel che voglio dire è che, data l’accusa di eresia, quella di omosessualità non poteva non aggiungersi per accrescere l’infamia delle accuse stesse, che ci fossero stati o non degli effettivi episodi.

Se, dunque, solo il cerchio interno templare aveva questa “deviazione”, in che direzione si può pensare oggi che fosse diretta? Verso una “rinnovamento” del Cristianesimo?
Non lo credo affatto. Il cerchio interno era cripto-islamico. Ma non nella direzione dell’Islamismo ortodosso, bensì, a causa delle loro relazioni con l’Ismailismo riformato di ‘Alamût, erano “cripto-islamici” nella direzione eterodossa, dunque. l’Ismailismo riformato di ‘Alamût conquistò, dall’Iran di provenienza, la Siria dell’epoca, ed ecco il famoso “Veglio della Montagna” - “al-Shaykh al-Jabal” -, di qui la relazione che i Templari ebbero con i capi di quel movimento politico-religioso. Ora, nei gradi più alti del sistema iniziatico degli Ismailiti riformati di ‘Alamût si arrivava al punto di prendere le distanze dalla forma religiosa di appartenenza, ed ecco lo sputo” che si sarebbe dato sull’icona di Cristo, ed ecco il famoso – e “mysterioso” - cosiddetto “idolo” che i Templari avrebbero adorato: il Baphomet. Secondo taluni scrittori medioevali, tale “Baphomet” non sarebbe stato altro che il “Machomet”, Maometto. l’idea di fondo – il cripto-islamismo, ma eterodosso – non è sbagliata affatto, come spesso capita di leggere nelle fonti antiche. Solo che, se le influenze islamiche furono quelle ismailite “riformate” (cioè una eterodossia di una eterodossia...) - non era Maometto, bensì l’ Imâm.
In ogni caso, se così è, essi non furono “eretici” in senso comune della parola. Probabilmente cercavano una – impossibile - “sintesi” fra degli aspetti dell’Islamismo e degli aspetti del Cristianesimo, cosa che si può ottenere solo fuori dalle rispettive ortodossie. Ripeto, però, che non possiamo considerarli degli “eretici”, cioè chi accetta – di una ortodossia – solo certi aspetti e non tutti gli altri.

Si può solo immaginare quale sarebbe stato il decorso della civiltà mondiale se ai Templari fosse stato lasciato altro tempo per sviluppare il loro “sogno ‘eretico’ impossibile”. Quel che si può dire, dal punto di vista storico, è che, se questa fu davvero la loro “direzione ed intenzione” di sviluppo, si comportarono con una certa inavvedutezza. Vero che certe cose erano riservate solo al cerchio interno templare, nessun dubbio al riguardo, sta di fatto che fecero del proselitismo, con attenzione senza dubbio, ma fecero troppo proselitismo. dall’altro, non compresero che, se davvero quella era la loro intenzione, non potevano diventare troppo potenti, come invece fecero: furono loro ad inventare l’ossatura del sistema bancario europeo, l’assegno ed il traveller’s cheque. Infatti, fu proprio quest’eccessiva potenza mondana a costituire la loro debolezza, il loro tallone d’Achille. Non lo compresero, secondo loro l’accumulo di forza materiale sarebbe stata una difesa, ma invece così non fu, e furono mal accorti nella predicazione, troppo aperti. E furono troppo aperti nel proselitismo proprio perché si reputavano difesi dalla loro potenza.

Veniamo a Federico II. Anche lui fu accusato di vicinanza al mondo islamico, ma la sua vicinanza non fu mai religiosa, bensì culturale. Fu vicino ad Avicenna, senza dubbio, alla scienza islamica, anche quella che oggi si direbbe “occulta”. Ricordiamoci che le scienze dette oggi “occulte” all’epoca erano scienze controverse ma non considerate false. Si distingueva, di solito, fra due tipi di magia: la “magia naturalis” e la “necromantia”, quest’ultima la magia “evocativa”, il “commercium cum daemonibus” del quale, anche, furono accusati i Templari. A Federico II interessava la “magia naturalis”, non quella “evocativa”, va precisato questo. Quindi, la relazione, indubbia e forte di Federico II col mondo islamico ha una natura differente.

Nel Regno di Federico II, va ricordato, il Cattolicesimo era religione di Stato, ma c’era senza dubbio molta tolleranza verso altre religioni. Per sintetizzare, Federico II, diversamente quindi dai Templari, che seguivano un progetto particolare e senza dubbio “elitario”, voleva invece che islamici e cristiani convivessero pacificamente, ma ognuno rimanendo se stesso.


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