“«Età della pietra» è concetto non solo temporale, ma anche morfologico. L’età della pietra appartiene al presente, non soltanto sul piano etnografico, ma anche su quello individuale.
Nel sostenere che in ogni adunanza di massa s’incontra «l’uomo di Neanderthal» Spengler fece un’affermazione corretta.
Di fastidioso vi è solo il riferimento polemico”.
E. JÜNGER, Al muro del Tempo, Adelphi Edizioni, Milano 2000 (edizione originale tedesca: 1981), p. 107, corsivi miei.
“Prima ancora della comparsa dell’Anticristo «l’uomo sarà preso dalla deriva della parola sterile». E’ questo uno dei segni della sua venuta”.
R. BASCHERA, L’Anticristo e le profezie sugli anni 90, Armenia Editore, Milano 1985, p. 122, corsivi e grassetti miei.
L’ “infodemia” è appunto una forma di “parola sterile” …
“A quell’età mi sarebbe davvero piaciuto credere ai ‘miracoli’ o trovare motivazioni e risposte all’esistenza dell’uomo sulla terra: ma avevo bisogno di prove tangibili. Il magnetismo che emanava dalla persona di Gurdjieff era spesso una prova sufficiente della sua conoscenza superiore. Spesso appariva ai miei occhi degno di fede in quanto era sufficientemente ‘diverso’ dagli altri […] per essere un convincente ‘superuomo’. D’altra parte, ero angosciato, perché anche in futuro mi sarei sempre opposto ad un fatto apparentemente ovvio: chiunque ponga se stesso come maestro, in sensi mistico o trascendente, dev’essere in qualche modo […] interamente devoto ad un particolare linea di vita, e, quindi, automaticamente in opposizione alle filosofie o alle religioni accettate e comunemente riconosciute dalla società. Non solo era difficile discutere con lui, è che non c’era nulla da ribattergli. Si poteva certo discutere su questioni di metodo o di tecnica, ma prima bisognava esser d’accordo sulle intenzioni e sulle finalità. Non avevo nulla da obiettare alla sua finalità di un ‘armonico sviluppo’ dell’uomo, non c’era nulla nella formulazione a cui opporsi”.
F. PETERS, La rasatura del prato e la Costruzione di Sé, L’Ottava Edizioni, Milano 1986, p. 174, corsivi miei. (*)
“Tutto l’accento della sua opera è posto sull’idea di essere. Egli insiste che la maggior parte delle persone non esiste, o esiste appena; esse sono poco più che fili di vapore tenuti assieme da un corpo. Allorché gli fu chiesto se c’è vita dopo la morte, Gurdjieff rispose che quei fili di vapore non sopravvivono in quanto non c’è nulla per cui dovrebbero sopravvivere. Richiesto se esiste quella cosa chiamata ‘destino’, rispose che soltanto la persona con essenza ha un destino; gli altri son semplicemente soggetti alla legge del caso”.
C. WILSON, L’occulto, una storia della magia attraverso i secoli, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1975 , p. 418, corsivo in originale. Non si può però condividere il punto di vista piuttosto superficiale di Wilson sulla magia egizia, ciò nonostante il testo possa contenere alcuni spunti utili di discussione.
«I primi codici, incisi su caldaie, conservano ancor qualcosa dei palladia dinastici. […] Han Fei tseu [Han Feizi] oppone fa e chou, due termini che hanno inizialmente significato indistintamente “ricette, modi di fare”.
Fa prende un senso imperativo e significa legge dal momento in cui lo si applica ai regolamenti resi pubblici, mentre chou conserva il suo valore di ricetta, perché (chou o) le ricette devono rimanere segrete».
M. GRANET, Il pensiero cinese, Adelphi Edizioni, Milano 1971, pp. 347-348, corsivi in originale, grassetti miei, traslitterazione di oggi fra parentesi quadre.
“ […] [208] Senza titolo 20 novembre, notte […] 3 – Quale coscienza di sé hanno le acque azzurre, le montagne azzurre?”.
G. COLLEONI, “Dall’ «ansia del simposio» al «canto della nuvola bianca» - Una lettura delle poesie cinesi di Sōseki” in Atti del XXIV Convengo di Studi sul Giappone (AISTUGIA), Savona 2002, p. 132, nota finale 115, corsivi in originale.
“Il Maestro disse: «Datemi ancora qualche anno; se avrò modo di studiare il Libro dei mutamenti fino a cinquant’anni, eviterò di far gravi errori»”.
I detti di Confucio, a cura di S. Leys [son gli “Analecta Confuciana”, VII (17)], Adelphi Edizioni, Milano 2006, p. 66, corsivi in originale.
«“Un astrologo predisse la morte di una signora amata appassionatamente da Luigi XI. Infatti lei morì.
Il Re immaginò che l’astrologo ne fosse stata la causa. Mandò a chiamare l’uomo, con l’intenzione di farlo gettare dalla finestra, come punizione.
“Dimmi, tu che pretendi d’esser un uomo così intelligente ed istruito, quale sarà il tuo destino?”.
L’uomo, che sospettava le intenzioni malevole del Re e conosceva le sue debolezze, replicò: “Sire, prevedo che morirò tre giorni prima di vostra Maestà”.
Il Re gli credette e si prese cura della vita dell’astrologo».
M. SCHWARTZ, Manuale per leaders, Orizzonti Nuovi, Roma 1978, pp. 52-53.
“Tuttavia l’immaturità non è circoscritta ai giovanissimi.
Anche oggi, tutte le cose non sono destinate all’ uso di ognuno, anche se furono create a vantaggio di tutti.
Con ciò si spiega perché gli alchimisti hanno dovuto nascondere la conoscenza arcana ed anche i loro discepoli si trattengono dal rivelare a chiunque una conoscenza del genere.
Ecco perché, in quanto ama il figlio, il padre cela una determinata conoscenza finché il figlio non è pronto a riceverla.
In modo simile, ecco perché i custodi della sapienza, in quanto amano l’umanità, debbono celare determinate parti della loro conoscenza finché lo studioso non è disponibile a riceverla”.
FRATER ALBERTUS, Manuale dell’alchimista, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1978, pp. 95-96, corsivi in originale.
“La rivoluzione culturale di Mao, a differenza di quella sovietica, ha invece consentito che nella Mongolia Interna e in altre regioni della Cina rossa si perpetuasse il culto di Gengiz-Khan. […] molti sono i villaggi che ancora si vantano d’aver dato i natali al Conquistatore. […] Ma nei silenzi dei ventosi altipiani di steppe degradanti vero il deserto del Gobi, nella squallida solitudine di fossili che stanno lì a coprirsi di tempo che passa, si respira il retaggio di tanta potenza passata, aria e polvere del Mirabile Dominium”.
F. ADRAVANTI, Gengiz-Khan, primo imperatore del «Mirabile Dominium», Rusconi Libri, Milano 1984, p. 337, corsivi in originale.
“E gridavan forte dicendo:
«FINO A QUANDO, O SIGNORE IL SANTO E IL VERACE, TI ASTERRAI DAL DAR GIUDIZIO E VENDICARE IL NOSTRO SANGUE CONTRO COLORO CHE ABITANO LA TERRA?»”.
Apocalisse di Giovanni, (6, 10), a cura di M. Bontempelli, SE, Milano 1987, p. 29, corsivi e grassetti e maiuscole miei. (**)
“Il legame fra il Maligno e il nord vien dedotto dal testo d’Isaia a cui il Diavolo deve il suo nome di Lucifero [Venere prima del sorgere del Sole], dove, affermando la sua intenzione di farsi simile a Dio, la stella del mattino dice: «sederò sul monte della radunanza nel lontano settentrione».
Questo può riferirsi a un mito in cui la ribelle stella del mattino tentò di farsi signora delle stelle scalando il sacro monte che raggiungeva il cielo nel nord, il punto intorno al quale stavano le costellazioni, ma il testo, così com’è, sembra associare il male al nord. E così pure il passo di Geremia dove Dio dice: «Dal settentrione traboccherà il male su tutti gli abitanti del paese».
Nella Vulgata questo male è «un vento maligno», il vento del nord che i commentatori cristiani identificarono con il Maligno”.
R. CAVENDISH, I poteri del maligno nella magia, nella religione e nella tradizione popolare, Edizioni Mediterranee, Roma 1990, pp. 123-124, miei commenti fra parentesi quadre.
“Le città, con la loro tendenza alla pietrificazione e con i loro germi di corruzione, si oppongono alla natura sempre vergine; la loro sola giustificazione, e la loro sola garanzia di stabilità, consiste nell’essere dei santuari; garanzia del tutto relativa, giacché il Corano dice: «E non vi è città che Noi (Allah) non distruggeremo, e non puniremo severamente, prima del Giorno della Resurrezione» (XVII, 60)”.
F. SCHUON, Comprendere l’Islam, SE, Milano 1989, p. 146, corsivo in originale, grassetto mio.
La deviazione, ormai, è oggi diffusissima, soprattutto sui “social” cosiddetti: il “complottismo” sta divenendo il “nuovo” cosiddetto “mainstream”, l’ ALTERAZIONE dei SIGNIFICATI procede imperterrita – occorrerebbe ormai virgolettare ogni termine, o quasi – e in questo, e discutendo di questo, il testo che si andrà di seguito a recensire fa capire molte cose delle forze che stan portando avanti la “deviazione”, se possiamo ancora chiamarla così … e, di fatto, è qualcosa d’ “altro” …
Fu detto – da Guénon – che si sarebbe alterato il SIGNIFICATO STESSO di Traditio, e così è stato (ed È così, QUI ED ORA, hic-et-nunc): il “tradizionalismo” c’è per QUESTO MOTIVO.
Ed è **questa** la vera “Grande Apostasia” di cui parlava l’ Apocalisse di Giovanni, la perdita della Traditio non “come possesso comune” (Schuon), bensì tout court, e dall’ interno, cioè la sua definitiva alterazione.
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(*) “«[…] Il desiderio può aiutare, è come la preghiera quando è per gli altri. Quando sono per se stessi, la preghiera e il desiderio non sono buoni; solo l’opera è buona per se stessi. Ma quando desideri una cosa con il cuore per gli altri, può essere d’aiuto»”, ivi, p. 104, corsivi miei. Ecco perché la preghiera per gli altri è, spesso, più “efficace” di quella per sé stessi.
(**) «“E’ venuto il tempo di distruggere coloro che distruggono la terra.” Apocalisse XI, 18», ivi, Postfazione di M. Bontempelli (datata significativamente: Aprile 1941), p. 95, corsivi in originale.
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