“E del Danese, che ancor vivo sia,
perché tutto può far chi fe’ natura,
dicon alcun, ma non la istoria mia,
e che si truova in certa grotta oscura,
e spesso armato a caval par che stia,
sì che, chi il vede, gli mette paura:
[…]
e così della spada Durlindana,
e come Carlo la gittò nel mare,
e il dì della battaglia dolorosa
si vede sopra l’acqua galleggiare
e mostrasi ancora tutta sanguinosa,
e s’alcun va per volerla pigliare,
sùbito sotto si torna nascosa
[…]
Io mi confido ancor molto qui a Dante,
che non sanza cagion nel Ciel sù misse
Carlo ed Orlando in quelle croce sante”.
L. PULCI, Morgante, LA GRANDE LETTERATURA ITALIANA, RCS Libri, Milano 2006, p. 945, corsivi miei.
“Frattanto, però, nuove nubi di tempesta si addensano all’orizzonte. Chissà, può darsi che tutti noi si abbia di nuovo bisogno di Oggeri il Danese”.
P. ANDERSON, Tre cuori e tre leoni, Casa Editrice Nord, Milano 1992, p. 274, corsivi in originale (si tratta di Holger Danske, paladino di Carlo Magno, come Orlando, che si dice “dorma” sotto il castello di Kronborg in Danimarca).
IN RELAZIONE al post precedente (*), continuiamo la breve riflessione con un passo, forse, utile.
“L’immagine più suggestiva di questa funzione iniziatica della spada è forse quella contenuta nel Ciclo Arturiano. Il fanciullo Artù vien riconosciuto quale legittimo Re d’Inghilterra in quanto è l’unico che sia riuscito ad estrarre senza sforzo una spada infissa profondamente in un blocco di pietra. La ‘Spada nella Roccia’ è il simbolo della sapienza esoterica nascosta profondamente nella materia: soltanto chi è segnato da stirpe reale [e qui si “evoleggia” immediatamente …] (cioè il predestinato [questo è invece vero] discepolo dell’ Ars regia, come veniva chiamata la disciplina iniziatica [come veniva chiamata in una DETERMINATA forma tradizionale]) è capace di portarla alla luce del Sole. In tal modo, trasforma se stesso, in quanto da uomo comune diviene Re”, G. DE TURRIS – S. FUSCO, Il simbolismo della spada – Fantastico e Mito –, il Cerchio - Iniziative Editoriali, Rimini 1990, p. 37, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre.
Andrea A. Ianniello
PS. “Infine, il significato della spada spezzata può esser illustrato a contrario con il racconto della morte d’Orlando. Secondo la leggenda il paladino, unico sopravvissuto fra i cristiani a Roncisvalle, sentendosi prossimo alla morte per le ferite ricevute, non vuole che la sua bella spada, la Durlindana che fu di Ettore, il più puro degli eroi, cada in mano ai suoi nemici, gl’infedeli. E vuol spezzarla: ma inutilmente la vibra contro una roccia, perché la magica lama è più dura della più dura pietra, e s’affonda in essa senza nemmeno scheggiarsi. Lo stesso è della sapienza tradizionale: tramandata a chi n’è degno, vive tuttavia di vita propria, né muore con l’uomo, ma con i suoi distinti anelli forma un’ininterrotta catena che tiene avvinta la struttura del cosmo”, ivi, p. 41, corsivi in originale, grassetti miei. Episodio che rimane stampato nella mia mente da quando, piccolino, ne lessi, senza molto capirci, ma rimanendo colpito soprattutto dal non suonare come dal (finale) suonare il corno, e quando suona il corno ad Orlando gli esce il sangue dalla bocca, corno d’avorio, tra l’altro, e detto “l’ olifante”, cioè l’elefante. Ora: che cos’è allora – “symbolicamente” – il corno che Orlando si rifiuta di suonare, ma che suonerà solo “ALLA FINE”, per esempio? E’ il corno di Heimdallr, quello che annuncia “LA fine”, siamo, cioè, in un sostrato di prima cristianizzazione: Orlando prega Dio, vero, ma tanto del passato germanico rimane ancora in lui, cosa che, da piccolo, non potevo ancora capire. Comunque, difficile far capire ad un ragazzino di oggi perché mai Orlando, pur potendo salvarsi semplicemente suonando il corno, sceglie di non farlo, facendolo solo alla fine, quando era ormai finito. Come i 47 Ronin, “scelse l’onore, scelse la gloria”. Una gloria cristianizzata, nessun dubbio al riguardo, ma sempre gloria: se dall’altra parte avesse dovuto scegliere il disonore, ma cristianizzandolo anch’esso, forse Orlando l’avrebbe scelto? Mai. MAI!
Il che, tra l’altro, ci conferma di esser in presenza nuovo d’un sostrato piuttosto recente di cristianizzazione. Il culto della spada – dell’arma, in tal caso la spada – è poi chiaramente d’origine germanica, peraltro patrimonio comune dei popoli guerrieri di tutto il mondo.
Altro tema interessante: la spada “speciale”, forgiata per mezzo della “siderurgia”, cioè per mezzo del metallo meteoritico, sceso dalle “stelle” …
“Si sciolse dal collo un cerchio d’oro,
il re d’intrepide idee, lo regalò al suo vassallo,
al giovane armato di lancia, l’elmo splendente d’oro,
l’anello e la cotta, gli disse di goderseli:
«Tu sei l’ultimo avanzo della nostra casata,
[…] la sorte li ha sedotti
tutti, i miei familiari, verso i disegni del fato,
i conti valorosi: e a me tocca seguirli».
Fu l’ultima parola del vecchio, salita
dai pensieri del suo petto, prima di abbandonarsi
al rogo, alla guerra rovente delle fiamme. Dai visceri
l’anima gli partì, diretta al giudizio
di chi è fermo nel giusto”, Beowulf, Einaudi editore, Torino 1987, p. 139.
Qui vediamo, di nuovo, un velo di cristianizzazione: vi è il fatum e lo “Iudicium” ASSIEME, ma la fase dell’ Orlando è, senz’alcun dubbio, posteriore a questa, e tuttavia ne condivide le basi, ormai, però, inespresse, basi che nel Beowulf, invece, parlano ancora con una lingua materna. IN PARTE, Tolkien ha voluto (e coscientemente) far riferimento a questa fase (peraltro complessa, e con diversità secondo tempo e luogo) nella quale il passato cosiddetto “pagano” e il presente, per l’ epoca!, cristiano, vivevano ASSIEME.
(*) Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/02/spada-nela-rocka-spa-nero-ck.html.
NON È dunque affatto solo “sapienza” bensì anche un “potere” avviluppato “nella” materia, e che ne va “liberato” perché possa essere “agente”, nel senso di Guénon: cos’è mai, dunque? Il lettore dovrà pensarci da solo …
Peraltro nel castello di Kronborg si svolsero anche le vicende di Amleto, dell’ “Amleto” shakespeareano, parente – a sua volta – dell’Amleto “mythico”: Amlothi/Amlòdhi, sì, quello del “Mulino d’Amleto” di G. DE SANTILLANA e H. von DECHEND, sul quale cf.
RispondiEliminahttps://www.academia.edu/33894508/Il_Mulino_di_Amleto_Giorgio_de_Santillana_Hertha_von_Dechend
Vi è questa bella immago – molto nello style di M. C. Escher – del castello di Kronborg, cf.
https://i1.wp.com/www.globazine.com/wp-content/uploads/2018/01/kronborg_3.jpg
Tra l’altro, lo stesso castello di Kronborg è da molti chiamato “Elsinore”, quella dell’ “Amleto”, appunto, di W, Shakespeare. Elsinore è l’anglicizzazione di Helsingør, Danimarca, giusto di fronte alla Svezia del Sud, località posta sul punto più stretto dell’ Øresund, lo stretto che separa l’isola danese di Selandia – dove ha sede Copenhagen, tra l’altro – dalla Scania, regione meridionale della Svezia, zona storicamente contesa fra le due nazioni. Oggi, sull’Øresund, vi è un ponte, lungo 15 km e 900m.
EliminaNello stretto di Øresund vi è la piccola isola di Ven, dove son attestati abitanti sin dalla cosiddetta “età della pietra”, ed dove – dal 1576 al 1596 – Tycho Brahe vi esercitò il governo facendovi costruire due osservatori. L’isola passò definitamente dalla Danimarca alla Svezia nel 1658 insieme alla Scania, ma i Danesi rifiutarono – all’uso dell’epoca – l’appartenenza di Ven alla Scania sostenendo che facesse parte della Selandia. Morale della favola, sempre secondo un perfetto “style del XVII sec.”, le truppe svedesi invasero l’isoletta e se la presero nel 1658. un successivo Trattato confermò quest’appartenenza, per cui oggi è Svezia. Ma tutta quella zona, in realtà, è stata per lungo tempo contesa, finché non si è raggiunto un ormai stabile, definitivo equilibrio.
Sotto il castello di Kronborg – per tornare al punto – vi è una statua di Ogieri il Danese (Holger Danske), cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/31/Holger_Danske_Marienlyst.jpg
Poi quest’altra immagine qui è molto suggestiva, cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d3/According_to_a_legend_linked_to_Arthurian_myth%2C_a_Danish_king_known_as_Ogier_the_Dane%2C_was_taken_to_Avalon_by_Morgan_le_Fay._He_returned_to_rescue_France_from_danger%2C_then_travelled_Kronborg_castle%2C_where_he_-_panoramio.jpg
Le cosiddette “fate” – “fairies” – vengono a visitare Oggieri alla nascita (per cui è un “fanciullo ‘fatato’”), cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/72/Fairies_by_H.J._Ford.jpg
Quanto al libro di P. ANDERSON, “Three Hearts and Three Lions” («Tre Cuori e Tre Leoni»), i leoni ed i cuori stanno sullo Stemma della Danimarca e son i tre leoni normanni, che sono sullo Stemma di Normandia, sì, e su quelli degli Altavilla, sia de Nord – inglesi – che del Sud – ovvero in Sicilia –, con in più i tre cuori, quelli che si possono vedere sulla bandiera della Frisia olandese, cioè la parte olandese della Frisia. Peraltro, la Signoria di Frisia come Stemma, guarda caso aveva di nuovo i leoni – ma su campo azzurro –, stavolta, però, due, non re … Insomma, tornano e ritornano gli stessi temi …
RispondiEliminaLa bandiera della Frisia olandese, cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/ca/Frisian_flag.svg/1280px-Frisian_flag.svg.png
La copertina originale di “Three Hearts and Three Lios”, cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/3/39/ThreeHeartsAndThreeLions.jpg
La spada di Holger Danske si chiama Cortana. Ora, Cortana, Durlindana, Excalibur: è sempre questa forza “sottile” che va liberata dalla materialità. E qui ricordo il fondamentale insegnamento delle “due chiavi”, quella “d’oro” – che apre le “ Porte del Paradiso” – e quella “d’argento” – che chiude le “Porte degl’Inferi” – …
RispondiElimina