Qui riporto un passo già da me riportato in un’altra occasione: “Insomma, il progresso e la nozione stessa di Occidente (esiti unilaterali dell’ordine moderno) comportano una uniformizzazione del globo, una obliterazione delle differenze e della loro percezione ‘politica’ che costituiscono appunto una deformazione irreversibile dello Jus Publicum Europaeum. Occidente è infatti, nell’analisi di Schmitt, un concetto prima difensivo e poi offensivo, ma mai ordinativo, elaborato in chiave antistatuale ed antieuropea in primo luogo dagli Stati Uniti (dottrina di Monroe, 1823) e tale da trasformare ogni guerra in una guerra civile mondiale [quel che vediamo quest’oggi nell’Ucraina è un altro capitolo della stessa “guerra civile mondiale”], in un’opposizione assoluta fra ‘nuovo’ (la libertà occidentale) e ‘vecchio’ (le potenze non liberali), cioè in un’uniformità disordinata [quella che continua, e che continuerà]”, Introduzione di C. Galli in E. JÜNGER – C. SCHMITT, Il nodo di Gordio. Dialogo su Oriente e Occidente nella storia del mondo, Il Mulino, Bologna 1987, p. 18, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre (ed anche questo passo l’ho già citato …).
Ora la differenza fondamentale sta nel fatto che il “Contingente americano” (G. Galli, Prefazione in P. RUMOR – L. BAGNARA – G. GALLI, L’altra Europa, Panda Edizioni, Castelfranco Veneto (TV) 2017, p. 21) ha fatto sì che, da molto tempo, la “dottrina Monroe” cosiddetta non sia più fatta “in funzione antieuropea” (ma rimane la funzione “antistatuale”!), tuttavia essa rimane un qualcosa incapace d’ordinare il mondo e che continua a presentare ogni conflitto nel mondo come una “guerra civile mondiale”, che solo in parte il “comunismo” ha “drenato” (per un certo periodo), “guerra civile mondiale” che si ripresenta di tanto in tanto, e sempre di nuovo, stavolta DENTRO le nazioni “ORIENTALI”, lato sensu intese. Di qua il senso, da parte di alcune di queste ultime, senz’alcun dubbio stati autoritari e che NON CONSIDERO affatto essere dei modelli “alternativi”, di sentirsi come “assediate”, di “lottare per la vita”. Giusto o sbagliato che sia, così appare ad una parte significativa della loro dirigenza. Tutto ciò in un quadro non più da “guerra fredda”, ovvero di confronto ideologico fra due modelli economici e sociali, ma di confitti (plurale) su base nazionale, o nazionalistica, cioè in un’ottica pre-1914. Nella sua sostanza, dunque, l’analisi di Schmitt rimane vera.
Come spesse volte ho avuto modo di dire, il XXI secolo appare più come un anagramma del XIX che un superamento del XX …! Fantasmi del XX secolo si mescolano con il risorto XIX secolo – con lo zombi del XIX secolo (cf. J. BAUDRILLARD, Dimenticare Foucault, PGreco Edizioni, Milano 2014, p. 38). Il XIX secolo risorse, e fu uno zombie … uno spettro (ah ah) …
“Uno spettro vaga per il mondo: quello del XIX secolo” …
Andrea A. Ianniello
Per ora, tuttavia, “lo spettro che si aggira per il mondo” è uno spettro usato da delle **altre** forze.
RispondiEliminaLo scopo? Colpire l’economia mondiale. Che escludano la Russia dal System Swift o che la Russia implementi la valuta digitale, o varie mescolanze fra queste due come altre differenti eventualità possibili, il risultato – guarda caso – punta sempre verso una sola direzione … che “strano”, non è vero? …
Se tu “prolunghi” questa o quella eventualità, e scenari vari, li vedi puntare, con maggiore o minore velocità, sempre in una sola, identica direzione.
Qualsiasi sia ciò che i revanscisti russi – che studio dagli anni Novanta, per ma dunque “carta conosciuta” – vogliano, o **credano** di volere, in realtà l’obiettivo è quello. Con tutta la comprensione possibile per le ragioni russe, il loro atto, quello russo, è – seppur personalmente me l’aspettassi – focalizzato a tutt’altre ragioni rispetto a ciò che dicono – e **credono** – di volere. Perché non può non avere conseguenze sull’economia mondiale, qualunque cosa stiano qui a dire.
Insomma dagli effetti della “crisi pandemica” non se ne deve più uscir fuori, che sia in un modo o nell’altro, che sia zuppa o pan bagnato. Si deve prolungare lo stato d’emergenza, in poche parole, “sine die” se possibile. E, se non possibile, si farà in modo che lo sia, cioè che sia possibile (prolungarlo, intendo). La stabilità **systemica** è, ogni giorno che passa, sempre più a rischio.
Sui dirigenti occidentali stendo un pietoso velo. Non si son avveduti della trappola e nemmeno se ne avvedono, sanno solo dire “democrazia” e proiettare spettri di un altro secolo. Ma uno spettro è – per definizione – privo di sostanza, dunque aperto all’uso da parte di altre forze.
Rimane dunque chiaro che la stabilità **systemica** è, ogni giorno che passa, sempre più a rischio.
Ed è un evento di grossa magnitudine.
E “Se crolla la Russia”, si chiedeva il numero di “Limes” 6/2021? Non è certo un evento che stabilizzi l’economia mondiale! Insomma, da qualunque punto di vista, entriamo in una fase di accresciuta instabilità systemica che tentano di gestire – spesse volte molto ma molto male – per mezzo dell’emergenza perenne.
EliminaCome la giri e come la volti, sempre ella crescente instabilità si va. Ma è proprio quel che sostenevano, nella seconda metà degli anni Novanta, Wallerstein e Hopkins nello studio sul “sistema-mondo” da me citato varie volte – anni Novanta eh …
La guerra è ormai entrata nel campo economico e il sistema tutto sta entrando in una fase di profonda instabilità sostanziale: la fine della Grande Prostituta è in vista?
RispondiEliminaDi certo questo è ormai il tema sul piatto.
Tra l’altro, quel che diceva Gurdjieff (Gurdjieff che andrebbe rivalutato su questo (personalmente su tali temi l’ho sempre valutato, ma la pestilenza “neospiritualista” per un lungo periodo si è compiaciuta nelle storielle)) “illo tempore” sulle guerre, sulla “manipolabilità della massa”, manipolabilità che porta **inevitabilmente** alle guerre, rivoluzioni, disastri sociali, in un tal periodo si sta dimostrando validissimo. Lo vediamo ogni giorno di più e sotto i nostri occhi.
RispondiElimina