lunedì 8 novembre 2021

Di nuovo: manipolare la “mente” delle masse … [“CLAVIS” … “magna”, ma NON “magna”]

 

 

 

 

 

«E questo perché dai Quaderni neri  il “pensatore della tecnica” sfoca in un “pensatore contro la tecnica”giusta l’osservazione della Arendt».

E. MAZZARELLA, Il mondo nell’abisso. Heidegger e i Quaderni neri, Neri Pozza  Editore, Vicenza 2018, p. 60, corsivi in originale.

 

 

 

 

 

«Ma veniamo al punto sarebbe bello mantenere la comune convinzione che gli UFO siano velivoli di una civiltà spaziale superiore, perché è un’ipotesi che la fantascienza ha reso ampiamente accettabile, e perché non siamo del tutto impreparati, scientificamente e anche, forse, militarmente, a trattare con tali visitatori. Purtroppo, però, la teoria secondo la quale i dischi volanti son oggetti materiali provenienti da qualche altro pianeta, non è una risposta completa. Per quanto forte sia l’attuale credenza nei “dischi dallo spazio”, non può esser più forte della fede dei celti negli elfi e nelle fate, o della credenza medievale nei lutin (1), o della paura, in tutte le terre cristiane nei primi secoli della nostra era, dei demoni, dei satiri e dei fauni. […] In breve, suggerendo che i moderni avvistamenti UFO potrebbero essere il risultato d’esperimenti – di natura “scientifica” o addirittura “super-scientifica” – condotta da una razza di viaggiatori spaziali, potremmo essere vittime della nostra ignoranza. Un’ignoranza che trova la sua causa nel fatto che idioti e pedanti insieme, con un’azione comune che gli psicologi potrebbero forse spiegare se non ne fossero le prime vittime, hanno seppellito la “fede nelle fate” sotto lo stesso ridicolo con cui altri idioti e pedanti nascondono il fenomeno UFO. La consapevolezza che le voci sul reale significato del fenomeno UFO mettono in moto i meccanismi più profondi e potenti, rende molto difficile l’accertamento di tali fatti, soprattutto perché i fatti ignorano le frontiere, le fedi e le razze, sfidano le affermazioni della ragione e ribaltano le conclusioni della logica come se fossero semplici giocattoli», J. VALLÉE, Passaporto per Magonia. Dal folklore ai dischi volanti, Venexia Editrice, Roma 2021, p. 83, corsivo in originale. Ho notato quanto lo STUDIO del folklore sia stato tremendamente svalutato negli ultimi tempi, tanto più svalutato quanto più si straparlava di cosiddetto “popolo” – in realtà si tratta dei BORGHESI (2) – nella “nostra” epoca. Quando si dice “popolo” si sta parlando dei borghesi, della classe media in crisi, e in piena rivolta, rivolta confusa per causa di com’è fatta questa classe, cui non puoi certo parlare di cause profonde. Tutto vi è immediato, tutto è “te”, tutto è individuale: l’individuo über alles, gli devi risolvere il SUO problema o zero: chiaro che si risolva, SEMPRE … ah ah – cioè: mai per davvero – …

Tornando al tema di fondo, il problema radicale sta nel fatto che l’uomo moderno – salvo sia un “ignorante contadino”, presumibilmente irlandese o celtico, ma pure del Sud Italia (3) o della Grecia rurale, va bene lo stesso – non ha la benché minima consapevolezza delle cosiddette “realtà ‘sottili’”, sta tutto qua il punto vero. E tutto vede in senso materiale. Chiaro che il chiudersi dentro la realtà materiale in realtà è stato anche un rafforzarsi, perché il mondo sottile ha senza dubbio un lato assai pericoloso – ed è proprio il folklore che ce lo insegna! –, tuttavia non è che si possa escludere tal mondo per sempre senza conseguenze, “facendo finta” che non ci sia, e tal “far finta” divenire una nuovo “senso comune”! Tutto ciò comporta delle conseguenze, piaccia  o non.

Quando questo “tal mondo” in un qualche modo – anche parodistico, anche “cattivo” – chi ha vissuto nella “bolla mentale” dell’esclusione del mondo sottile, arranca, non capisce niente, mal intende la natura di ciò che ha di fronte.

Ecco la conseguenza …  

 

«E’ possibile studiare i moderni rapporti sugli UFO senza riaprire l’intero problema delle apparizioni? Per la maggior parte degli scrittore di UFO la risposta è sì. Gli oggetti volanti non identificati, sostengono. Lasciano tracce fisiche e si comportano come sonde spaziali. Per loro è ovvio che gli UFO son congegni scientifici che non hanno nulla a che vedere con il contesto mistico-religioso delle apparizioni medievali, e nulla a che vedere con le creature studiate da Kirk poiché – come abbiamo appena visto – queste ultime possono apparire e scomparire a piacimento. Questo modo di vedere non è più sostenibile», ivi, p. 97. Vallée ritorna spesso sul tema seguente: poiché tutto ciò o proviene o è fortemente influenzato da intelligenza non-umane, le loro azioni – ed ancor più le loro intenzioni – non possono che sembrare assurde alle intelligenze umane. ED È proprio così, di qui mille un problemi che nascon solo dal fatto che la domanda è mal posta, l’interrogazione non è fatta per ricevere la giusta risposta, molto semplicemente – il che, sia detto per inciso, capita per tantissimi “problemi del mondo moderno” – … 

 

«I pazzi che corrono per le strade perché pensano che i marziani l’inseguano son sempre stati un luogo comune. Ma l’attuale ondata di squilibrio mentale [così scriveva Vallée all’epoca sua, che dire oggi!], che può esser specificamente legato all’ascesa e allo sviluppo del mito del contattismo, è un aspetto del problema UFO che dev’essere considerato con particolare attenzione. C’era da sperare che le recenti indagini scientifiche sul fenomeno UFO avrebbero condotto a trattare questo problema con l’attenzione che merita. Il che mi porta a offrire […] tutte le informazioni che posso fornire su quest’argomento con la speranza [che, ovviamente, manco a dirlo, non è verificato!] che i sociologi affrontino il problema come qualcosa di più di un passatempo. Naturalmente, alcuni dettagli relativi a quest’aspetto del fenomeno UFO non possono esser pubblicati. Ciò non significa, tuttavia, che debbano rimanere di esclusiva proprietà di alcuni burocrati preoccupati esclusivamente di preservare la loro tranquillità e la stabilità delle loro amministrazioni. Lasciare che la speculazione sugli UFO cresca incontrollata non farebbe che rendere il pubblico una facile e indifesa preda di ciarlatani di ogni tipo. Ciò significherebbe che qualsiasi gruppo organizzato, che si sia impegnato a distruggere la nostra società [e qui torniamo al quanto detto più volte sulle “due lobby in lizza” nel mondo d’oggi], potrebbe minarla con un suo abile della mitologia [si noti questo termine!] dei dischi volanti; potrebbero portarci a Magonia con la benedizione di tutti i razionalisti” [frase molto forte ma giusta, poiché – in effetti – QUESTO È LO SCOPO]», ivi, p. 173, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

(1) In nota, vi si legge: “Il lutin è una creatura, nata dalle tradizioni e credenze popolari medioevali di alcune regioni francesi, dall’aspetto simile ai nostri gnomi. Il loro mito si è evoluto nel tempo ed è stato portato anche in America del Nord dai coloni francesi [N.d.T.]”, J. VALLÉE, Passaporto per Magonia, Venexia Editrice, Roma 2021, p. 83, corsivo in originale.  

 

 

(2) Ho imparato da mio padre quanto grande sia la distanza fra il “popolo” – che oggi non esiste più se non in qualche residuo – e I BORGHESI. Oggi con “popolo” e “populismo” s’intenda la “rivolta della classe media”, che NON È il “popolo” e che, col popolo, non ha niente a che spartire, fermo restando che il popolo non è in sé “buono” ma nemmeno “cattivo” (se consideriamo il “popolo” come “buono” a prescindere, allora siamo nel “populismo”, che non è affatto sempre fascismo, altra scemenza che si sente dire spesso), il popolo può esser ricettacolo delle cose più diverse (anche contraddittorie), ma, nella sua sostanza, tramanda il sostrato, sostrato detto – non a caso – “ancestrale”, atto del tramandare del tutto estraneo e lontano alla classe borghese, per principio. La “fede nelle fate” È paganesimo, quello vero, NON le cose costruite “a tavolino”, appunto, dai borghesi. Tale “fede” – diffusa in realtà in gran parte dei paesi del MONDO – semplicemente, nei paesi celtici, ed in Irlanda in particolare, ha potuto durare più che altrove, abbassando le insegne – ma mai del tutto! – solo nella modernizzazione ultima.

Si tratta della “conservatività” del sostrato celtico, che noi vediamo, per esempio, nella grafia, essendo i celti particolarmente “conservativi” poiché liminali, marginali, posti agli estremi. Non si pronuncia “Celt” come “sèlt”, bensì “Kèlt”, ed è un “celtismo” della lingua inglese – fra i non molti che ha –, per cui si mantiene l’antico romano C=K, com’era in origine, poi “c” divenendo “tch” in italiano e “s” in francese, l’inglese prendendo dal francese, per cui vale “s”. Invece in tedesco la “c” è “tz”, la cosiddetta “z dura” italiana.

Il villico irlandese andava in chiesa, faceva tutti i doveri con scrupolosità, partecipava a tutti i sacramenti con convinzione – per quanto le sue idee “dogmatiche” fossero approssimative, ma non era l’unico in tale situazione – e poi, uscendo dalla chiesa, credeva nelle fate … Questa è la realtà di una parte significativa dei paesi celtici. In Scozia era lo stesso, solo che lì c’è stata la Riforma, per cui il Cristianesimo è penetrato assai di più “tra la gente”: tu “non vai in chiesa”, tu “leggi la Bibbia”, per cui la cosa si è attenuata, ma senza MAI E POI MAI sparir del tutto, anche in Scozia. Non bisogna per niente supporre che il contadino irlandese non credesse sinceramente al Cristianesimo, che non credesse in Gesù come suo Salvatore: lo credeva sinceramente, invece (molto più di oggi, tra l’altro!), solo che allo stesso tempo – ed è QUESTO il VERO “paganesimo”, il culto delle campagne (il Cristianesimo è religione delle città, nel suo centro c’è la civitas e non il “rus”, da non confondersi con LA RUS’, la Russia) – allo stesso tempo credeva nelle “fate”. Questo è durato secoli,

Il borghese, in realtà, NON SA cosa sia il popolo. Le libertà che la modernità avrebbe diffuso per il popolo spesso si sono trasformate in nuove schiavitù, e tuttavia per il borghese sono state davvero libertà. Cominciando dalle franchigie che i signori feudali concedevano alle città medioevali, ma in cambio di dazi ed entrate, per poi finire molto oltre. Bene: sono tutte libertà borghesi, per il borghese davvero erano libertà, ma NON ogni abitante delle città un tempo – ED ANCHE OGGI! – è un borghese! Piccolo particolare sgradevole …

Per il borghese la libertà è un fatto individuale, stop. Finisce lì dove comincia. La libertà è libertà d’impresa, di commercio, di produzione, con le garanzie di rispetto dei diritti individuali che ciò necessariamente implica: ed è tutto. Si tratta della “buona gestione”, con “buon senso”, di tali libertà, dove lo stato si limita a sorvegliare, senza punire, gli eccessi, ed interviene solo laddove sia necessario, poi ritorna nelle sue strette competenze. Senso comune, piatto ed anti metafisico, ecco la “cifra” caratteristica della classe borghese.

Inoltre poi, se è vero che il “popolo” non è certo il “borghese”, non è neanche il “sottoproletario” (il Lumpenproletariat, che Marx tanto disprezzava, mentre Stirner lo apprezzava: è il “sottosuolo” di Dostoevskij, sul quale “sottosuolo” Calasso ha scritto pagine illuminanti nel loro fosco e fumoso - fumi avvelenati e chimici, ovvio -, chiarore notturno). Il sottoproletario non sa chi è, fondamentalmente, è il “borgataro” per esempio – figura trapassata, ma già emergeva nell’Italia del “boom” cosiddetto –, ed è “l’arricchito”, ma il popolo sa bene chi e cosa è, cosa vuole: questa è una differenza antropologica fondamentale, incancellabile: chi non la conosce va fuori strada. Tu sei “popolo” se sai – e non solo a parole, anzi soprattutto NON a parole – che fai parte di un contesto, di un qualcosa che CONDIVIDE credenze fondamentali che hai EREDITATOereditare: la chiave – dal PASSATO. E che tramandi non perché “ci pensi”, ma perché quello definisce la tua famosa “identità”, parolina della quale tanti si riempono la bocca e ch’è diventata sempre più diffusa man mano che d’identità se ne vedeva sempre meno! Il “popolo” ha credenze comuni, si riunisce in certe occasioni, non in altre, mangia certe cose in certi momenti perché l’anno non è un mero trascorrere di giorni, ma è “qualificato” in maniere decisive. Tutte cose che il borghese non capisce: per lui conta solo l’individuo; nemmeno il sottoproletario lo capisce, ma è roso dalla rabbia verso il borghese. Quando il borghese decade, diventa sottoproletario: il cane diventa cane rinselvatichito, lupo mai. Perché non lo è nato. Non l’è mai stato, dunque non può esserlo. L’uomo del sottosuolo è il più rabbioso che ci sia. Da qui nasce il populismo, ch’è inseparabile dal dominio borghese, dal mondo borghese del quale rappresenta il sottofondo, nascosto, ma ben presente. Sempre.

Non è però tutto, al riguardo del problema della “conservatività” del “folklore” nel contesto celtico. Perché il contesto precedente – che occorre guardarsi dal confondere con le sopravvivenza “pagane”, senza dubbio fortissime in ambito celticonon vale zero, ed è molto importante. «La Dea bianca sarà in seguito assimilata nella Bibbia alla Donna scarlatta, la Prostituta “seduta sulle acque” e, nei poemi irlandesi viene descritta come un’entità dai costumi sregolati e viziosi, Signora della Magia Nera (Morgana), Madre della mala genia dei Giganti …», M. BIZZARRI – F. SCURRIA, Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes-le-Chateau, Edizioni Mediterranee 1996, p. 188, corsivi in originale. Aggiungeva – ed è interessante, ma qui non possiamo elaborarlo – quel che segue: «E’ significativo che, tra tate “regine”, non ci sia un’Afrodite», ibid., in altri termini: non v’è Venere, il simbolo della tradizione specificamente antico romana, Venere col suo doppio tratto, “Vesper” e “Lucifer”, buona e cattiva insieme, però MAI “infera”, MAI “ctonia”, sempre O terrestre O celeste (“ctonio” è il “sotterra”, ciò che sta SOTTO la dimensione “terrestre”, cioè MATERIALE, simbolizzando così la dimensione NEGATIVA del mondo SOTTILE, del quale ultimo l’ “astrale” fa parte). Prima del Sole chi l’annuncia? Venere. Dopo che il Sole già è tramontato, cosa mantiene una luce, seppur residuale? Venere. Essa saluta, ed annuncia, mantiene la luce residuale quando il Sole – del dì terrestre materiale come del dì cyclico (chi ha orecchie per intendere, intenda) – non c’è più o non c’è ancora. Per riassumere: Venere – seppur con molti aspetti negativi – rimane legata comunque al Sole. Di conseguenza: non può essere questa la potenza  che ha scatenato sulla Terra l’emersione di forze dal sotterra. E non lo farà. Mai. Su ciò cf. G. CASALINO, Il nome segreto di Roma. Metafisica della romanità, Edizioni Mediterranee, Roma 2003, pp. 142-143. Per quanto nel libro si “evoleggi” – come dico – SIN TROPPO (talvolta trattasi proprio di Evola riecheggiato), rimane il fatto che Venere, si manifesta quando il Sole o non c’è più o non c’è ancora: connette i cicli del dì, detto altrimenti. Considerazioni moto interessanti in tali giorni, 7-8 novembre, quando le notti si vede una Venere davvero splendida che si ritrova vicino ad una falce di Luna (poi l’8 ha piovuto moltissimo, come fa di questo periodo dopo un’estate troppo calda, troppo umida e troppo lunga, ma la notte fra il 7 e l’8 si è potuto veder lo spettacolo), ambedue in Scorpio. Solo che Casalino non coglie l’analogia fra il dì e il ciclo umano più vasto, dove Venere comunque svolge la stessa funzione. Per Casalino, lo scopo della Venere “simbolo di Roma” – vero – è quello di risvegliare il Marte, romano anch’esso. Ma così sfugge la tematica essenziale della persistente presenza di Venere NELLE DUE FASI di PASSAGGIO. Essa, insomma, simbolizza la persistenza implicita della Traditio QUANDO IL SOLE NON C’È, nelle DUE fasi, cioè quando O non c’è più O non c’è ancora. Attenzione che Venere NON È il Sole! Non vi si sostituisce! Quest’ultimo fu l’errore – capitale – di J. Evola, ma l’annuncia o ne perpetua la luce NELLE TENEBRE, per meglio dire: dal crepuscolo alle tenebre notturne. Nelal realtà evidente, vi è l’insegnamento profondo: ma occorre seguire le realtà evidente senz’aggiungervi considerazioni o sottolineature “personali”, cosa sempre deleteria e che sempre porta fuori strada.

Ma torniamo al testo di Bizzarri – Scurria citato sopra. Pur con i suoi limiti, questo testo appena citato merita una lettura. Interessante quando Robin cita: «Nimrod è anch’egli stretto “parente” di Seth, di cui condivide numerosi attributi simbolici, e con Marduk [con l’importante differenza che Marduk ha un lato positivo, di nuovo attenzione; in certi campi la precisione, l’attenzione ha un ruolo fondamentale: in pratica, è ce fare un’indagine], il Kernunnos/Mercurio sumero [qui si precisa: è quello sumero, poi “rettificato” a Babilonia]. Riassumendo, si può dire che “sotto una forma o l’altra – Asmodeo, Seth, Nimrod – è alla stessa e ossessiva immagine che siamo riportati: quella del Primo Potere, il cui spirito si è trasmesso in segreto, e il cui Corpo attende nelle caverne della Terra da dove rinascerà alla fine dei tempi [come zombie, aggiungerei “personalmente” … se puòssi osar pensare d’esser capito …]” (J. Robin, Operation Orth, p. 69)», M. BIZZARRI – F. SCURRIA, Sulle tracce del Graal. Il mistero di Rennes-le-Chateau, cit., p. 138, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. Trattasi della parodia del “Ritorno” sotto forma della contraffazione del “Grande Monarca”, tema già denunciato da Guénon illo tempore, sul quale Robi ha poi sviluppato molte considerazioni – utili – soprattutto in relazione al tenebroso affaire di Renne-le-Chateau.

 

 

(3) Sui problemi – nel Sud d’Italia – ricollegati alla strega di Benevento, cf. A. A. IANNIELLO, Pietre che cantano. Suoni e sculture nelle nostre chiese, Vozza editore, Caserta-Casolla, s.d., APPENDICE 2, pp. 93-97.

 

 

 

 

2 commenti:

  1. “Questo è durato secoli,” - qui sopra - va cambiato in: “Questo è durato secoli.” con il punto al posto della virgola; un classico errore di battitura.

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  2. Con t'aggio:
    http://associazione-federicoii.blogspot.com/2018/09/segnalazione-4.html


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