giovedì 27 maggio 2021

Trôn … (e **non** Tlön …, un termine, quest’ultimo, di J. L. Borges)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Regno patisce violenza, dirà il Cristo. Per ottenerlo si può usare la forza; anzi, la forza è il suo preludio: l’ascesi apre alla mistica. […] Il re delle sacre rappresentazioni, che ispirò il sogno del Messia assoluto, prima sconfigge il nemico, sacrifica le vittime: versa il sangue. Il Regno è la sfera della Forza (ghevurah) perché tutta la forza del mondo si ribellerà al giogo del Regno, alla quiete, e sarà represso: «Insorgono i re […] contro il Signore e il suo Messia […] L’abitatore dei cieli ne ride […] poi parla loro della sua ira e col suo furore li atterrisce» (Salmo II, 2-5). La sequenza dei Salmi è immutevole. Prima s’invoca il Nome e poi la Forza che giudica, il Dio delle vendette (Deus ultionum Dominus, El nekhanoth IHVH). «Regna IHVH […] Giudica i popoli con giustizia» (yāshar, che vuol dire anche «spianamento»), dice il Salmo XCVI (10). «Regna IHVH […] Nubi e tenebre lo circondano, giustizia e giudizio sono le basi del suo trono, un fuoco lo precede e consuma tutt’intorno i suoi nemici. I suoi lampi rischiarano il mondo, la terra vede e trema» (XCVII). «Regna IHVH, i popoli tremano» (XCIX, 1). E’ una litania del terrore che i profeti riprendono. «Davanti a lui culmina la peste, la febbre ardente lo segue […] Non germoglierà il fico […] Ma io gioirò nel Signore», sibila Abacuc. Questo culto dell’aspetto penale del cosmo si celebrava in Grecia adorando le auguste Erinni […] all’Areopago, nel tribunale di Marte. L’ Orestiade tanto a conciliarsi con quest’aspetto nero e aspro che non dev’essere «senza onore», quanto con quello chiaro e soave dell’amicizia e della persuasione, poiché la Paura, lo Spavento delle Erinni sta a guardia dei cuori e della città. Dalle Erinni proviene una mania particolare, e la Gorgona sul petto della corazza lo rappresenta ed invoca [(1)]. Questa mistura di orrore e di medicina nella Bibbia s’intreccia alla reminiscenza della Gran festa celebrata sui poggi di Canaan. Quando i vinti s’immolavano in Canaan già si cantava l’immutevole inno che il Libro di Enoc (I, 6) trasforma in un giudizio spirituale e rinvia al futuro messianico: «Per voi peccatori non ci sarà salvezza, su di voi sarà la maledizione. Ma per gli eletti luce, grazia e pace, ed erediteranno la terra». Di questo sogno, s’è detto, gli spirituali davano una versione tutta interiore: la violenza va usata contro i demoni e non contro il loro riflesso terreno. Insegnamento assai sottile e ben profondo, che il Cristo divulga, annunciando, nella corrispettiva beatitudine, che i miti erediteranno la terra. […] A dirla in breve, il Cristo accenna al dono magico della mitezza che evita d’incontrare la furia con la furia, ma si abbandona, si svuota e si scansa. Chi non agisce, chi sabbaticamente si astiene dall’opera concreta, meglio saprà volgere le forme formanti […], mentre di spada ferisce, di spada perisce. E’ l’applicazione dell’omeopatia alchemica all’azione. Nei Salmi non manca traccia di tale esercizio di distacco magico, di marzialità disarmata ma disarmante. […] ([Salmo] XXXVII). […] ([idem] XXXXVIII). Come la mummia-Osiride viaggiante nella notte infernale, «Son rimasto muto in silenzio», ripete il Salmo successivo, e spiega nei particolari l’alchimia interiore che si opera con questo fuoco: «Il mio cuore si è infiammato dentro di me, nella mia meditazione divamperà il fuoco […] Sto muto, non apro bocca, perché sei tu che agisci». Se si annienta la propria «colonna sinistra» esteriormente, nel vuoto si attrarrà IHVH. La meditazione cui il Salmo allude è anche il brontolio dello scongiuro, il sussurro incantatorio, come forse spiega il Salmo XLIX: «La mia bocca proferirà detti di sapienza incantatoria (hokmah) e le meditazioni del cuore saranno giudizi (tebunoth), inclinerò infatti l’orecchio alle parabole e sulla cetra svelerò l’enigma». Anche il Salmo CX è un testo che l’albero sefirotico può spiegare:

Dixit Dominus Domino meo

— Sede a dextris meis

donec ponam inimicos tuos

scabellum pedum tuorum”, E. Zolla, Le Meraviglie del mondo. Introduzione all’Alchimia, Marsilio Editori, Venezia 1991, pp. 455-456, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Sul Principe di Sansevero e la sua nota Cappella (cf. pp. 243-247), sbaglia: non si tratta di “metallizzazione” in senso letterale. Come pure sbaglia su Lambsprinck, l’autore de Il pilota dell’onda viva, l’onda “sottile” eh, talvolta simbolizzata da una freccia, per esempio … E Zolla l’interpreta come necessariamente “satanico”, molto sbagliato: non necessariamente così è, anche se, se avesse puntualizzato che quel “dominio” è – potenzialmente – pericoloso (“Handle with Care”), allora, sì, avrebbe avuto ragione: però va troppo in là. La relazione fra “pietra filosofale” con satanismo è, infatti, del tutto inversa, non diretta, come sembra(va) quasi pensare Zolla, pur essendo verissimo quel che lui denunciava su certi ambienti deviati, che ci son stati – e ci sono ancor oggi … –, nessun dubbio al riguardo … Ho spesso notato al superficialità di certe deduzioni che Zolla operava. Se “certe” cose fossero così facili, così semplici, soprattutto così evidenti ed “aperte”, beh, si sarebbe già da tempo risolta “la” situazione in cui si vive …!, lasituazione del pianeta Terra oggi …! Ma così non è, dunque – ergo – la cosa non è né così facile né così evidente, men che meno “aperta” …

Tornando al tema dell’ “alchimia del cuore”, dunque della “trasmissione” – torniamo alle onde? … forse sì … –, vi è un altro passo, forse, interessante: “Così lo sciamano (o semplicemente il retore, il mercuriale dominatore) estrae le anime dai corpi, immette altre e diverse, per poco o molto tempo. Per concentrarsi ed elevarsi al piano dove questo è possibile l’alchimista non lascia che nulla sussista nell’officina che non sia un simbolo. Il suo rapporto con le sostanze trattate è lo stesso del duellante sacro giapponese con il suo avversario — che è sempre altresì una parte di lui stesso. L’alchimista si «trasmette» al metallo come il guerriero sacro all’avversario. Ecco come il Libro del Fuoco di Shinmen Musashi descrive questo trasmettere, com’era praticato dai samurai:

Molte cose si possono trasmettere, si dice. La sonnolenza si può trasmettere e così lo sbadiglio. Anche il Tempo si può trasmettere.

Nella strategia generale, quando il nemico è agitato e si mostra propenso a precipitarsi, non ve ne date cura. Mostrate una calma totale e il nemico ne sarà preso e si abbandonerà. Quando vedete che questo spirito si è trasmesso, potete vincere attaccando a fondo con uno spirito ‘vuoto’.

Nel combattimento con un avversario, potete vincere rilasciando il corpo e lo spirito per subito afferrare il momento in cui il nemico si rilascia, attaccandolo a fondo e rapidamente, prevedendolo.

Ciò che si suol chiamare ‘far ubriacare’ è cosa affine. Potete contagiare il nemico con uno spirito annoiato, incurante o debole. Questo dovete studiare attentamente”, ivi, p. 226, corsivi in originale, grassetto mio. Senza dubbio, questa è una variante de “La guerra è inganno” (Sun-tzu), però ne pone in luce gli aspetti più interiori, ecco il punto interessante. Chiaramente, ciò può anche applicarsi alla manipolazione delle masse, con alcuni cambiamenti su certi aspetti, e come anche intravedeva lo stesso Zolla, quando parlava di “mercuriale dominatore”, ovviamente qui venendo subito in mente Hitler … che non è certo stato l’unico del “campo”, ma che, di certo, è stato tra gli esempi più chiari ed evidenti del fenomeno in questione 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 

(1) Sulla “testa della Medusa” vi è qualche post in questo blog, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/search/label/Medusa%20Head.