Per non concludere …
“Se ti avvali della Via del Principio per interpretare le situazioni, ma poi ti avvali della logica costruita nelle tue macchinazioni per ingannare le persone mentre mantieni sempre celate le tue vere intenzioni, allora saprai che la tua maestria nelle conversazioni ti porterà automaticamente ad ottenere meraviglie senza sforzo. Tuttavia, quando le emozioni prendono il sopravvento su d te, l’avversario sarà avvantaggiato lasciandoti scarse possibilità di compiere la tua missione. In questo caso dovresti renderti conto che non ha la piena maestria in quest’arte”.
NATORI MASAZUMI, Shonin-ki. L’insegnamento segreto dei ninja, Feltrinelli editore, Milano 2019, p. 160.[1]
“Solo quando il cuore umano diventa specchio di se stesso e del mondo inizia la vera possibilità di vivere”.
F. CHENG, Il Vuoto e il Pieno, Guida editori, Napoli 1989, p. 37.
“Se pur potendoci recare in un certo paese, tuttavia non vi andremo mai, ciò capita perché, se lo facessimo, daremmo al piano divino un movimento ― seppur infimo ― che tale piano non prevede; disturberemmo un equilibrio”.
F. SCHUON, Dal divino all’umano, Edizioni Mediterranee, Roma 1993, p. 51, corsivi miei.
“[…] c’è un particolare che ci colpisce: è la ruota del carro, dipinta come una crux orbis, ossia come un cerchio nel quale è inscritta una croce. Sullo stipite destro della Porta Magica di Roma troviamo scritto: DIAMETER SPHAERAE - THAU CIRCULI - CRUX ORBIS - NON ORBIS PROSUNT; ovvero: ‘il diametro della sfera (il cerchio tagliato dal diametro), la tau [meglio: IL “tau” (i)] del cerchio (tre raggi che si dipartono dal centro del cerchio formando una T), la croce del cerchio (due diametri perpendicolari) non giovano ai ciechi’”.
C. MUTTI, Mystica Vannus, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1979, p. 16, corsivi in originale.
“Chi ha ha orecchie per intendere, intenda” … A BUON INTENDITOR …
“Rotolammo per delle ore, incassati fra due scogliere di pini neri, poi ci fu la regione dei laghi, le cui acque scintillavano immobili fra i tronchi chiari delle betulle, acque che riflettevano integralmente l’azzurro del cielo, come uno specchio […]! Anche Bautenas, pur non avendo per nulla l’anima d’un artista, taceva, conquistato a poco a poco dai grandi silenzi frementi di quella natura invernale, la cui atmosfera traslucida e asciutta, straordinariamente luminosa, era appena turbata dall’aereo passaggio dell’automobile. Il mistero di quel mondo vergine, così pareva, di ogni contatto, di ogni contaminazione umana, aveva qualcosa d’inquietante ed inebriante al tempo stesso”.
T. LEGRAND, Le sette teste del drago verde, a cura di L. Bagnara, GRAAL edizioni 2016, p. 120 (edizione originale: Francia, 1933 … [2]).
“Motus in fine velocior.”
“‘D’accordo … — ammisi … forse la giusta “ginnastica mentale” può consentire di avere un’idea più estesa della realtà. Ma non può mutarla!’
‘Hai un’idea un po’ statica della realtà … La quale, da parte sua, è invece un continuo mutare, una costante opera di trasformazione … Gli alberi crescono, anche se ad una velocità che sfugge ai tuoi sensi; l’uranio si muta in plutonio o […] in piombo; il vetro di quella finestra sta lentamente colando verso terra … e non ha importanza il fatto che occorreranno forse dieci milioni di anni per rendersene conto! Nulla è ciò che sembra: una solida roccia immobile non è affatto solida per un neutrino che l’attraversa come se non esistesse, né immobile per gli stessi atomi che la compongono vorticando. Solo se conosci la Tigre puoi cavalcarla: solo se accetti questa “realtà dinamica ed effimera” puoi arrivare a sintonizzarti con le sue trasformazioni …’”, B. ABIETTI, Kuji-Kiri, Edizioni Mediterranee, Roma 1989, p. 124, corsivi miei.
Da questo genere di dottrine qui, Evola trasse il detto – “cavalcare la tigre”, appunto – che, però, malintese non poco, assieme ai suoi, veri o presunti che siano, seguaci: la tigre non è un gattino. Peraltro, i gattini non si possono cavalcare … Non solo: la tigre non è neppure un cavallo! Devi conoscerla – PRIMA – se vuoi – DOPO – “cavalcarla”, cioè, in altre parole, “addomesticarla”: un cavallo, infatti, si lascia cavalcare solo dopo esser stato addomesticato, appunto. E torniamo, così, al “punto dirimente” cosiddetto …
Credendo di poter “cavalcare” la “tigre” finiscono sempre, poi, per esserne cavalcati … Un “Iter dexterum” assai “classicum” … Sempre in apparenza “critici” per poi finir come “puntello” del “System”, che sia per sostenerlo davvero o per far finta di farlo, e, poi, minarlo, come che sia: zero autonomia, che, pure, presumono avere … No, la tigre NON È certo un gattino, cosa particolarmente da ricordarsi nell’ “anno della tigre” … La verità, è che la tigre non la “cavalchi”, la verità è che i processi posti in moto, per lo meno e per lo più da un “certo” periodo, son sempre più del genere “incontrollabile” … e lo saranno sempre di più, ma – ed ecco la domanda – verso cosa son orientati questi processi? Davvero non vi è controllo in questi processi?
Andrea A.Ianniello
[1] Sulla relazione fra Caserta – sede militare per tanto tempo, sin dai Borbone! – e le arti marziali orientali – nello specifico giapponesi, ma precedente (interessante notarlo) era stato in Italia l’interesse per quelle cinesi come per il Tao-Te-Ching!) –, vi è un passaggio poco noto che ne fa risalir l’interesse sin dagli anni Quaranta del secolo scorso: cf. Introduzione di F. Palmiero in G. TUCCI, Sul Giappone. Il Bushidô e altri scritti, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2006, pp. 32-33.
[2] Su di un altro libro cui ha collaborato Bagnara, qui è la recensione, cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/04/non-vi-e-alcuna-altra-europa_62.html.
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(i) Secondo il Principe di Sansevero, il “TAU” – e cioè simile alla nostra “X” attuale, ma dai bracci uguali, stile “croce greca” e NON latina, per intenderci – fu posta sulla fronte di Caino perché NON venisse ucciso.
Questa è un’allusione molto “massonica”, tra le altre cose, ma pure un riferimento alla “questione di Caino”, che ha rilevanza notevole, o l’ha storicamente avuta, in determinati circoli “occulti” europei, come la questione della “natura ebraica” di Mosè, per esempio (“Mosè è un egiziano, non predestinato, ma solo per caso ebbe accesso ai segreti dei faraoni, li rubò e con essi fuggì? È una domanda che a un giovane di Los Angeles o a un postino di Parigi, oggi, poco importa, ma a una certa parte dei circoli iniziatici europei, alla vigilia del nuovo secolo (il 1900) [l’autore sta parlando della situazione dei “circoli iniziatici europei” tra la fine del XIX e l’inizio del XX sec.] interessava molto [nessun dubbio al riguardo], e continueranno ad avere lo stesso interesse sino ai nostri giorni”, F. G. GIANNINI, I Figli degli Dei, Genesi “Capitolo VI”, Editrice New Style, Crema 1998, sesta edizione, p. 32, corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre). Sono tutte questioni che non interessano in nulla “laggente” né la minoranza colta, men che meno i politicanti, e che, invece, hanno avuto un loro peso, un loro, effettivo, “peso” storico (fra i pochi a considerarlo, G. Galli). Il discorso si farebbe, a questo punto, piuttosto lungo.
Ci si ferma qui, dunque.