«“L’influenza della luna su tutti gli esseri viventi si manifesta in tutto ciò che accade sulla terra. La luna è la forza principale, o meglio la forza motrice più vicina, più immediata di tutto ciò che si produce nella vita organica sulla terra. Tutti i movimenti, tutte le azioni e manifestazioni degli uomini, degli animali e delle piante dipendono e son comandati dalla luna. La sottile pellicola di vita organica che ricopre il globo terrestre è interamente dipendente dall’influenza di questa formidabile elettrocalamita che succhia la sua vitalità. L’uomo, come ogni altro essere vivente, non può, nelle condizioni ordinarie della vita, liberarsi dalla luna. Tutti i suoi movimenti, e di conseguenza tutte le sue azioni, sono controllate dalla luna. Se egli uccide un uomo, è la luna che lo fa; se si sacrifica per gli altri, è ancora la luna. Tutte le cattive azioni, tutti i crimini, tutti i sacrifici, tutte le imprese eroiche, così come il modo di comportarsi nella vita di ogni giorno, è comandato dalla luna. La liberazione che viene dalla crescita dei poteri e delle facoltà mentali è una liberazione dal giogo della luna. La parte meccanica della nostra vita dipende dalla luna, è soggetta alla luna. Ma se noi sviluppiamo in noi stessi la coscienza e la volontà e sottomettiamo ad esse la nostra vita meccanica e tutte le nostre manifestazioni meccaniche, sfuggiremo al potere della luna”»[1].
«“Ho già parlato del destino e dell’ accidente nella vita dell’uomo. Ora esamineremo il senso di queste parole in modo più dettagliato. Il destino esiste, ma non per tutti. La maggior parte delle persone sono separate dal loro destino ed esse vivono soltanto sotto la legge dell’accidente. Il destino è il risultato d’influenze planetarie che corrispondono ad un dato tipo di uomo. Parleremo dei tipi più tardi. Per ora, dovete comprendere questo: un uomo può avere il destino che corrisponde al suo tipo, tuttavia non l’ha praticamente mai. ciò dipende dal fatto che il destino concerne una sola parte dell’uomo: la sua essenza. Ricorderemo che l’uomo è costituito di due parti: essenza e personalità. L’essenza è ciò che è suo. La personalità è ‘ciò che non è suo’. ‘Ciò che non è suo’ significa: ciò che gli è venuto dall’esterno, ciò che ha appreso, quello che riflette; tutte le tracce d’impressioni esteriori rimaste nella memoria e nelle sensazioni, tutte le parole e tutti i movimenti che gli sono stati insegnati, tutti i sentimenti creati dall’imitazione, tutto questo è ‘ciò che non è suo’, tutto questo è la personalità. Dal punto di vista della psicologia ordinaria, la divisione dell’uomo in essenza e personalità è difficilmente comprensibile”»[2].
«“Se l’essenza è sottomessa al destino, domandò uno di noi, ciò significa che, confrontato all’accidente, il destino è sempre favorevole all’uomo? E può un uomo esser condotto al lavoro dal suo destino?”
“No, rispose G., non è per nulla così. Il destino è preferibile all’accidente solo nel senso che è possibile prenderlo in considerazione; il destino può esser conosciuto prima ed è possibile prepararci a ciò che si aspetta. Mentre invece dell’accidente non si può sapere nulla. Ma il destino può essere spiacevole o difficile. In questo caso, tuttavia, ci sono mezzi che permettono all’uomo di liberarsi dal suo destino. Il primo passo in questa direzione consiste nel sottrarsi alle leggi generali. L’accidente generale o collettivo si produce esattamente come l’accidente individuale; e com’esiste un destino individuale esiste anche un destino generale o collettivo. L’accidente collettivo e il destino collettivo son retti da leggi generali. Le leggi generali non sono tutte obbligatorie per l’uomo; egli può liberarsi da un gran numero di esse, se perviene a liberarsi dagli ammortizzatori’ e dall’immaginazione. Tutto ciò si riallaccia a questo problema fondamentale: come liberarsi dalla personalità? La personalità trova il suo alimento nell’immaginazione e nella menzogna. Quando diminuirà la menzogna nella quale l’uomo vive, quando la sua immaginazione si sarà indebolita, anche la sua personalità non tarderà ad indebolirsi e l’uomo potrà passare allora sotto il controllo, sia del suo destino, sia di una linea di lavoro, diretta a sua volta dalla volontà di un altro uomo; in questa maniera, l’uomo può esser condotto sino al punto in cui una volontà può costituirsi in lui, una volontà capace di far fronte all’accidente e, se occorrerà, al destino»[3].
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[1] P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Casa Editrice Astrolabio Ubaldini, Roma 1976, pp. 97-98, corsivi in originale.
[2] Ivi, pp. 179-180, corsivi in originale.
[3] Ivi, pp. 183-184, corsivi in originale.