“Per prima cosa, dovete
sapere che il vostro aspetto esercita un’enorme influenza sul vostro spirito, e
ciò può dar via ad una reazione a catena di eventi. Se apparite forti e
possenti, cominciate a pensare in maniera risoluta.
Questa condizione vi
permette, a sua volta, di agire in maniera risoluta. Il risultato è il
seguente: mostrandoci più forti di quanto realmente siamo, riusciamo spesso a
conseguire più di quello che normalmente riusciremmo a conseguire. Il secondo
sostanziale vantaggio di tal atteggiamento è l’effetto che esso esercita sul
vostro avversario. Un’immagine positiva può spingere il nemico a ritardare, o
persino annullare, i suoi piani d’attacco: le
migliori vittorie sono sempre quelle che vinciamo senza dover combattere. Per
finire, un’immagine positiva è la condizione indispensabile di un vero
stratega. E’ un segno di disciplina personale […]. Anche se dovreste mettere in
risalto il vostro aspetto positivo, possono esserci dei casi in cui è preferibile
assumere un atteggiamento negativo. Ad esempio, se volete indurre il vostro
avversario ad attaccarvi […], dovreste apparire
più deboli di quanto siate in realtà”[2].
Il punto nodale, il “nocciolo”, di tutta questa serie di
stratagemmi è il seguente: “dovreste smettere di pensare alla vostra vera
faccia, a chi siete veramente; al contrario, pensate a cosa vede il vostro
avversario quando vi guarda. Ciò che voi
considerate un aspetto appropriato non è così importante quanto ciò che lui
pensa essere un aspetto appropriato.
Ci son molti fattori da
prendere in considerazione.
L’abbigliamento, la
cura del proprio aspetto e le armi che s’indossano son i fattori più ovvi.
Tuttavia, una cosa ancor più importante è la propria postura. Una postura
solida e possente è universalmente accettata come il segno di un corpo e di uno
spirito forti e stabili. Ad esempio, è
risaputo che i rapinatori scelgono spesso le loro vittime dal loro modo di
camminare. Mentre una persona finirà sicuramente per essere una preda,
un’altra se ne tornerà sana e salva a casa, semplicemente
perché non cammina come una vittima. Agendo come se avesse la certezza
di non venire mai attaccata, molto probabilmente non lo sarà mai. Questa
è un’ eccellente applicazione quotidiana
del ‘minarì no heihò’ [strategia (concreta,
pratica, metodo) dell’aspetto].
[…] Oltre ai vantaggi
psicologici – la giusta postura ci fa sentire più forti mentre il nostro
avversario si sente più debole – una buona postura ci fornisce un vantaggio
fisico nel combattimento. […] Una colonna vertebrale piegata è come un albero
del motore storto.
Per quanto riguarda
l’abbigliamento, la cura del proprio aspetto esteriore e le armi, c’è poco da
dire. […] Gli uomini d’affari sono i più grandi praticanti di questa strategia.
Loro sanno per esperienza che un aspetto florido è tanto importante quanto il
vero e proprio profitto. Molte aziende sopravvivono non perché hanno veramente successo, ma perché sembrano aver successo. In qualunque business, se pensate che la vostra azienda sia la migliore sul mercato e agite di conseguenza, il pubblico presumerà che lo sia davvero,
senza preoccuparsi di verificarlo. […]
Quando […] vi vestite nel modo che gli altri si aspettano un professionista si
vesta, noterete che le persone tendono ad accettare la vostra autorità più
facilmente. Questa posizione psicologica positiva può essere impiegata per
compensare qualunque vostra eventuale debolezza. Anche se esistono alcune
eccezioni a questa regola di abbigliamento formale (come ad esempio il mondo
dell’intrattenimento), sono in realtà piuttosto rare. Nessuno prende sul serio
gli attori se non gli altri attori. Lo stesso vale per qualunque altra
subcultura che indossa costumi invece di vestiti.
In qualunque confitto, dovete
prima di tutto determinare quali siano i modelli di riferimento dell’arena.
Osservate i concorrenti e identificate il loro stile d’abbigliamento, la loro
postura e il loro atteggiamento. Quindi, superate questi modelli, stabilendo un
nuovo modello di riferimento che si trova leggermente al di sopra del loro. In questo modo vi ritroverete in una
situazione di comando. Per un individuo è molto difficile competere con voi quando, a livello inconscio, non si
sente pari a voi”[3].
Generare questo “comando ‘inconscio’” è la “chiave
di volta” in molti campi, anche
a livello di comunicazione di massa. Questo è un punto che non sarà mai e poi mai rilevato abbastanza.
Ed invito l’attento, eventuale, lettor, a ponderarlo con grande attenzione, ma davvero grande ….
Come si controbilancia il “minarì”.
“Per controbilanciare
gli effetti del minarì, dovete imparare a guardare al di là dell’ omote e scorgere l’ oku, ossia [punto, questo, decisivo:
si deve acquisire questa mentalità in tutte le cose]. I samurai dicevano: ‘Non
farti influenzare dal colore dell’armatura del tuo nemico’. Nel Giappone
feudale, gli ufficiali di alto grado indossavano armature molto più colorate
rispetto a quelle dei soldati di fanteria. Trovandosi ad affrontare un
avversario dotato di un’armatura così colorata, un samurai avrebbe potuto far
l’errore di credere che le sue [dell’avversario] capacità combattive
corrispondessero alla sua tenuta. E tale pausa mentale sarebbe potuta essergli
fatale [chi sa usare la “pausa
mentale”, quello acquisisce un vantaggio
fondamentale: ma “usare” la “pausa
mentale” = saper “afferrare” il momento di “vuoto” …].
Quando studiate un
avversario dovete essere in grado di scorgere le sue vere capacità invece della
sua forza apparente [punto decisivo]. Nel campo militare e in quello degli
affari, quest’informazione viene fornita dai vari servizi segreti. Nel
combattimento individuale, dovete essere il vostro stesso servizio segreto, ma
le regole sono le stesse.
A una prima occhiata,
un avversario che è molto più grande di voi può sembrare molto pericoloso.
Osservatelo di nuovo. Osservate la sua postura e il suo modo di camminare.
Questi due elementi vi forniranno indizi preziosi del suo equilibrio. Se il suo
equilibrio è instabile, per quanto forte possa essere, non sarà […] in grado di
far uso di una dose significati di potenza (Un esercizio divertente consiste
nello starsene seduti in macchina o osservare la gente che cammina lungo il
marciapiede. E’ incredibile quante persone sembrano sempre sul punto di cadere
a terra. Inclinano il corpo a ogni passo per poi riprendersi all’ultimo momento).
Adesso osservate
l’abbigliamento del vostro avversario. […] Lo stile dei suoi abiti indicherà se
è un leader o un seguace. I leader si vestono in maniera tradizionale; i
seguaci si vestono in maniera più licenziosa. […] Lo fanno per sentirsi
speciali, e questo è il primo segnale di uno spirito debole [si noti].
Per finire, osservate
il tono muscolare del vostro avversario. E’ un indizio della sua velocità,
della sua forza e della sua resistenza. […] Quando questi elementi vengono
combinati assieme, possono fornirvi un’immagine alquanto diversa della vostra
impressione iniziale. […] Da strateghi, dovete cercare […] debolezze negli
altri e utilizzarle a vostro vantaggio”[4].
Andrea A.
Ianniello
[1]
Sun-tzu in L’arte di vincere. Antologia
del pensiero strategico, a cura di A. Corneli, Guida editori, Napoli 1992, p. 38. Si tratta di un prezioso
libro, proprio perché trattasi di un’ “antologia” (che va dall’Oriente antico
all’epoca nucleare), anche se, ormai, è un libro introvabile. Ancor aggiunge
questo passo (sempre di Sun-tzu [Sunzi]): “Quando si è in grado di attaccare,
si deve apparire incapaci; quando si muovono le truppe, bisogna sembrare
inattivi; quando si è vicini al nemico, bisogna fare in modo ch’egli creda che
si è molto lontani; quando si è lontani, il nemico deve crederci vicini. Lancia
esche per ingannare il nemico: fingi disordine, per esempio, e annientalo. […]
Se il comandante nemico è di temperamento collerico, cerca d’irritarlo: fingendoti debole, aumenterà la sua arroganza. Se cerca un po’ di riposo, non dargli
tregua. Se le sue forze sono unite, fa’ in modo di separarle. Attaccare il
nemico dove è impreparato; mostrarsi dove
non se lo aspetta. Questi stratagemmi militari, che conducono alla
vittoria, non devono essere divulgati
né previsti rigidamente prima della guerra”, ibid., corsivi
miei. In realtà, sarà sempre il nemico
che ti “dirà” come vincerlo. Il libro riporta di seguito l’intero capitolo
sull’ “Uso delle spie”, cf. ivi, pp. 38-39. Questo riflette la
rivalutazione di Sun-tzu nell’epoca della “guerra fredda” cosiddetta, al cui
termine tal libro fu pubblicato: ma la visione di Sun-tzu come limitata all’
“uso delle spie” – seppur importante – risulta riduttivo. Vi è ben di più, in effetti.
Importante la
citazione di un passo di Musashi, perché dà la chiave di tante cose. “E’
basandosi su piccoli particolari che il comandante bushi prende le grandi decisioni. Tutto questo risulta simile a
costruire una grande statua del Buddha partendo da un modellino di pochi
centimetri. Riesce difficile scrivere di cose come queste nei particolari.
Conoscere ‘uno’ è conoscere ‘diecimila’”, in ivi, pp. 60-61, corsivo in originale. La frase-chiave vi è questa:
“E’ basandosi su piccoli particolari
che il comandante […] prende le grandi
decisioni” … Altra osservazione molto importante di Musashi è quella riguardo
al ritmo: tutte le cose hanno un
ritmo, che occorre saper distinguere, per individuare il “punto del cedimento”; se, quindi, esaminiamo le
vicende attuali del System da tal punto di vista, in vista del “punto di
cedimento”, le cose cambiano aspetto. Diventano molto interessanti. Dove sta
tal “punto” allora, oggi? E, poiché il “punto” porta verso il “momento” del
cedimento, questo può aiutare ad individuare le condizioni che portano al momento di cedimento systemico? Questioni decisive, alle
quali, ragionando sulle direttive appena suggerite, si può dare maggior luce.
[2]
F. Lauvret, La via della strategia. I segreti dei guerrieri giapponesi,
Edizioni Mediterranee, Roma 2009,
pp. 165-166, corsivi miei.
[3]
Ivi, pp. 166-168, corsivi miei, miei
commenti fra parentesi quadre.
[4]
Ivi, pp. 168-169, corsivi in
originale, miei commenti fra parentesi quadre.
“I samurai dicevano: ‘Non farti influenzare dal colore dell’armatura del tuo nemico’” (F. LAUVRET, “La via della strategia. I segreti dei guerrieri giapponesi”, Roma 2009, p. 168) ...
RispondiElimina