lunedì 5 maggio 2025

Per l’ 80° della FINE della SECONDA GUERRA MONDIALE, 1 – 1945-2025, ottant’anni dopo 3 – 2005-2025, VENT’anni dopo, 5

 

 

 

 

 

 

Cf. M. BAIGEANT - R. LEIGH, Operazione Valchiria. Stauffenberg e la mistica crociata contro Hitler, Edizioni l’Età dell’Acquario, Torino 2009, pp. 288-290, dove si parla del fatto – fatto! – che le prove del coinvolgimento furono deliberatamente occultate poiché comprovavano l’esplosione di quel che si chiamava (e, ahimè, troppi ancor continuano a chiamare) “irrazionale” nel XX secolo, un qualcosa cui la società NON era preparata ad ammettere – non è neanche oggi preparata, sia detto per inciso! –; e Churchill fu tra quelli che vollero tal “nascondimento” per la ragione che la società non era preparata, non il solo Churchill naturalmente.

Delle rare eccezioni furono più romanzieri che storici: Th, Mann, col suo Doctor Faustus,[1] e G. Steiner, col suo Il prigioniero di San Cristobal; ma, poi, con Il mattino dei maghi degli anni Sessanta il clima cominciò a cambiare: si ebbe un fiorire di queste cose, soprattutto romanzesche, quindi poco affidabili, cosicché alla fine non si riusciva più a capire il limite fra storia e funzione. Poi venne, con gli anni ‘80 del secolo scorso, il primo inizio d’interesse storiografico per queste tematiche: gli autori citati fan riferimento a Goodrick-Clarke[2], ma io citerei anche G. Galli senza dubbio.

Il punto vero rimane, però, la zero consapevolezza di questo genere di cose: il tempo è passato, ma le cose NON sono cambiate in maniera sostanziale. Il fatto si è che la società non ha – né può avere – un’esatta nozione di cosa sia “diabolico” in senso PROPRIO, di conseguenza il lato STRETTAMENTE RELIGIOSO del III Reich gli rimane lontano ed estraneo, incomprensibile nella realtà vera: per questo son pronti per il IV … La “gioia segreta dell’inferno” rimane lì poiché non è cosa per storici o filosofi: direi proprio di no! Infatti, richiede uno sguardo religioso …

 

Ricorda le mie parole, Bormann, io diventerò molto religioso.

Adolf Hitler”.

In P. LEVENDA. Satana e la svastica, Oscar Mondadori, Milano 2005 (ed. originale: 2002), p. 13, corsivi in originale.[1]

 

Quest’anno, pensate due volte alla Germania.

Linee aeree Lufthansa,

slogan pubblicitario, 1970 circa”.

Ivi, p. 255, corsivi in originale.

Anche nel 2025 pensiamo DUE VOLTE alla Germania …

anche TRE VOLTE, se necessario!

 

Si deve allo scrittore Richard Hillary, un eroe della battaglia d’Inghilterra del 1940 (pilota della Raf che, ferito ed abbattuto una prima volta, tornò a combattere, ma non sopravvisse a un secondo attacco), questa frase illuminante: «Combattiamo per una mezza verità contro un’intera menzogna». È una sintesi importante, per chi si occupa di Storia: personalmente ho cominciato a scrivere perché ho capito che con un minimo d’attenzione era facile smontare l’intera menzogna della storia ufficiale del Partito comunista [italiano]; è così che ho potuto pubblicare la prima storia del Pci davvero vicina alla verità [cf. G. GALLI, Storia del Partito comunista italiano, Schwarz Editore, Milano 1958]. La mezza verità d’affrontare nella storia del XX secolo è quella di una democrazia vittoriosa contro i totalitarismi [ritornata sotto mentite spoglie recentemente, ma BEN MENO veritiera stavolta!]; non è una menzogna, ma, appunto, con Hillary, una mezza verità. La seconda Guerra dei trent’anni [il periodo dal 1914 al 1945, stavolta visto come un’unica guerra, ma in due fasi] e la successiva Guerra fredda [suo prolungamento, visto in quest’ottica] sono state anche questo, ma non solo. Questo libro racconta la collocazione di Hitler e del nazionalsocialismo in un contesto di ricerca che vuol indagare l’altra metà della verità: le democrazie hanno combattuto la seconda Guerra dei trent’anni e la successiva Guerra fredda in virtù dei diritti individuali e dei valori di autonomia del pensiero. Ma hanno combattuto anche per interessi di tipo geopolitico [ed anche per “altro Il lato NASCOSTO – cioè “OCCULTO” in senso etimologico – della verità?] di tipo imperialistico. Tuttavia non si esaurisce tutto nell’espansione dell’impero, espansione che approda all’impero virtuale e immateriale [EH NO!] []. È in questo quadro che si può pensare a un ridimensionamento della figura di Hitler, anche se rimane [] un protagonista dello scorso secolo”.

G. GALLI, Hitler e la cultura occulta, BUR Libri, Milano 2013, pp. 6-7, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Il problema rimane sempre questo “altro” che, seppur lasciando tracce nella storia, non è che raccogli e collazioni le tracce così ricostruendo il piede che le ha impresse: non funziona così! [2]

 

Morale dell’opera

In guerra: decisione

Nella disfatta: fermezza

Nella vittoria: magnanimità

Nella pace: buona volontà”.

W. CHURCHILL, La Seconda Guerra Mondiale, vol. I Da guerra e guerra, Oscar Mondadori, Milano 1970, in esergo, corsivi in originale.

Per la verità, tal motto è presente all’inizio d’ognuno dei volumi dell’opera.[3]

 

 

 

Ricordiamo in “The Remains of the Day” (1993) – cioè il cosiddetto “respiro” della cosiddetta “grande” storia, cioè del macello … –, quel passo, dove il delegato americano, nel corso della cena per ambasciatori e politici, offerta da Lord Darlington, dice apertamente che son dilettanti e, in modo particolare, l’onesto (e sincero) Lord Darlington …[4] 

Così funziona, proprio così … Quel vecchio MACELLO, quella “festa CRUDELE” (Cardini, che si riferiva tuttavia alla sola guerra) chiamato “storia” … La differenza: che non è vecchia … È PERENNE! Comunque, quelle cose felpate, discrete, spesso anche molta della “magia” – quella vera!, non le scemenze che si sentono spesso – ha questa stessa natura: felpata, discreta, nascosta, “confidenziale” …

Ma veniamo al punto. Ottant’anni fa vi fu la fine del Secondo Conflitto Mondiale. Diciamo, PER PRIMA cosa, che – ottant’anni dopo – stan realizzando quanto al tempo non riuscì loro di realizzare. SECONDA COSA, di seguito dei passi scelti.

 

Churchill […] ha […] un modo molto particolare di scrivere la storia: «In quest’opera,» spiega nella prefazione, «ho tentato di seguire il metodo usato da Defoe nelle sue Memorie d’un cavaliere, ove l’esposizione dei fatti e la discussione sui grandi avvenimenti militari e politici si affidano all’esperienza personale di un individuo». È dunque un lavoro diviso tra memorialistica, cronaca e storiografia, dove si scorgono tutte le passioni e le idee dell’autore. Non si basa sulla scientificità della storiografia contemporanea, ma piuttosto su quel gusto del ritratto, della narrazione, dell’aneddotica e delle considerazioni morali che reggeva la storiografia ottocentesca e la mano dei grandi biografi inglesi. Poco gli importa delle analisi sociali ed economiche, delle origini profonde dei fatti, ma molto delle frontiere, dei governi, delle razze, delle forze in campo. Per questo Churchill non è – come ha scritto Ernesto Ragionieri – uno storico di società e di civiltà, ma «uno storico dell’attività politica, dello Stato come forma di forza, di potenza». E, tuttavia, è un grande storico”, W. CHURCHILL, Le grandi battaglie della Seconda Guerra Mondiale raccontate da Winston Churchill, a cura di G. Bruno Guerri, Mondadori Editore, Milano 1994, Prefazione del curatore, p. 8, corsivi in originale, grassetti miei. È MOLTO importante sottolinear bene questo punto. I modelli di Churchill eran settecenteschi-ottocenteschi, e questi, a loro volta, come modello avevano gli storici ANTICHI. È un grande storico perché scrive bene, c’è poco da dire: vi è quel che gusto che – mi rendo conto che oggi sia ben poco diffuso –, in PARTE, chi frequenta gli storici antichi sa riconoscer facilmente. Peraltro, al tempo di Churchill, una PARTE delle classi dirigenti occidentali continuava ad essere formata sui classici, mentre oggi sottozero: al massimo – MA PROPRIO AL MASSIMO! – hanno una formazione tecnico scientifica, o legale. Il resto: zero.

E SI VEDE: l’ “Occidente” – non si è mai tanto parlato di “Occidente” che da quando non esiste più – versa in una disastro totale, divenuto cronico, peraltro. Allo sbando, insomma, preda di lobby varie, ormai “incrostate” alla gestione del potere in Europa. “Malattia mortale”, avrebbero detto – da punti di vista molto differenti – sia Kierkegaard che Nietzsche. Diagnosi: giusta. Terapie invece: sbagliate.

Quanto alla storiografia ottocentesca: è vero, ma essa stessa – in realtà – riecheggiava, RIELABORATI chiaramente!, dei modelli provenienti dall’antichità greca e romana.

La condanna di Hitler veniva ridotta da quattro anni a tredici mesi; e durante questi mesi trascorsi nella fortezza di Landsberg, egli trovò tempo a sufficienza per completare nello schema Mein Kampf, un trattato sulla sua filosofia politica, dedicato al fallimento del recente Putsch. Nessun libro, al successivo avvento al potere del suo autore, avrebbe meritato più accurato studio da parte dei capi, politici e militari, delle Potenze alleate [ma ciò, si sa, NON accadde se non quando era troppo tardi, SALVO eccezioni, come Churchill, per l’appunto[5]]. In esso era compreso tutto il programma della rinascita tedesca, la tecnica della propaganda di partito, i piani di lotta contro il marxismo, la concezione d’uno Stato nazionalsocialista, la giustificazione del predominio della Germania nel mondo. In esso era esposto il nuovo Corano della fede e della guerra: enfatico, prolisso, farraginoso, ma traboccante del suo verbo. La tesi principale di Mein Kampf è semplice. L’uomo è un animale battagliero e di conseguenza la nazione, essendo una comunità di guerrieri, è un’unità guerriera. Ogni organismo vivente che abbandoni la lotta per l’esistenza è condannato a perire; il paese o la razza che cessino il combattimento sono del pari destinati ad estinguersi. La capacità di lotta d’una razza dipende dalla sua purezza; di qui la necessità d’espellere le contaminazioni straniere. La razza ebraica, data la sua universalità, è necessariamente pacifista ed internazionalista [manco a dirlo che ciò NON è oggi più vero: si DEVE togliere il “necessariamente” …]. Il pacifismo è un peccato mortale, perché significa la rinuncia della razza alla lotta per l’esistenza. Primo dovere di ogni paese è quindi nazionalizzare le masse. Come fattore individuale l’intelligenza ha una relativa importanza, ciò che conta sono il volere e la forza di decisione. L’elemento uomo adatto al comando ha un valore superiore a quello d’innumerevoli migliaia di temperamenti subordinati. Solo la forza bruta può assicurare la sopravvivenza d’una razza; da questo deriva la necessità dei sistemi militari. L’insieme razziale deve combattere; un insieme razziale che si ferma cade preda dell’inerzia e muore. Se al momento giusto la razza tedesca fosse stata unita, il dominio del globo sarebbe divenuto suo. Il nuovo Reich doveva ricondurre all’ovile tutti gli elementi tedeschi sparsi in Europa. Una razza che ha subito la sconfitta può venir salvata qualora le si restituisca la fiducia in se stessa. Soprattutto bisognava insegnare all’esercito ad aver fiducia nella propria invincibilità. Per innalzare alla primitiva grandezza la nazione germanica, il popolo doveva esser convinto che è possibile recuperare la libertà con l’uso delle armi. Il principio aristocratico è fondamentalmente corretto. L’intellettualismo costituisce un elemento indesiderabile. Estremo ideale dell’istruzione è quello di produrre un tedesco che, con un minimo allenamento, possa mutarsi in soldato. Se non fosse esistita la forza trascinatrice delle passioni fanatiche ed isteriche, i più grandi movimenti tellurici della storia sarebbero inconcepibili. Le virtù borghesi della pace e dell’ordine non possono dar vita a nulla. Il mondo procede ora verso un sommovimento del genere e il nuovo Stato germanico deve preparare la razza alle estreme e più grandi decisioni che l’umanità possa prendere [la “cerniera dei tempi” di cui parlava Rauschning].

Non si devono aver scrupoli in materia di politica estera. La diplomazia non ha il compito di permettere alle nazioni un eroico collasso, ma di provvedere alla loro prosperità e conservazione. Per la Germania esistono soltanto due possibili alleati: l’Inghilterra e l’Italia [siamo al “NODO” di fondo, e cioè alla proposta di alleanza fra Germania nazista ed Inghilterra, che UNA PARTE del vertice inglese avrebbe VOLUTO ACCETTARE, mentre Churchill FORTEMENTE l’avversava]. Nessun paese parteciperà a un’alleanza con una nazione vilmente pacifista, governata da elementi democratici e marxisti. Sin che la Germania non si difenderà da sola, nessuno penserà a difenderla. Le provincie perdute non possono venir riconquistate con solenni suppliche al cielo o con pie speranze nella Società delle Nazioni [attiva in quel tempo, precorritrice dell’attuale, ALTRETTANTO impotente, ONU], ma soltanto con l’uso delle armi. La Germania non deve ripetere l’errore di combattere in una sola volta contro tutti i suoi nemici [come poi HA FATTO!]. Essa deve isolare il più pericoloso e assalirlo con ogni sua energia. Il mondo finirà di essere antitedesco soltanto quando la Germania avrà recuperato la parità di diritti e ripreso il suo posto al sole. Non devono esistere sentimentalismi nella politica estera tedesca; attaccare la Francia per motivi puramente ideali sarebbe assurdo. Ciò che occorre alla Germania è un ampliamento dei suoi territori in Europa. La politica tedesca coloniale d’anteguerra era sbagliata e bisognerà abbandonarla. La Germania deve mirare a un’espansione verso la Russia e soprattutto verso gli Stati baltici. Non si può tollerare il concetto di un’alleanza russo-tedesca [che, poi, è quel che accadrà precisamente con il “Patto Ribbentrop-Molotov”, così contravvenendo a quanto detto, sempre nello stesso Mein Kampf, sulla necessità di EVITAR lo stesso ERRORE della Prima Guerra Mondiale, cioè la guerra su due fronti, ad est e ad ovest; infatti, l’idea era garantirsi l’ovest – ovvero l’Inghilterra! – e poi, solo dopo, attaccar l’est, ovvero la Russia; in altre parole: il piano Rudolf Hess, il qual era rimasto al piano delle origini, da Hitler modificato su SUA “PROPRIA” decisione: con le conseguenze del caso!]. Entrare a fianco della Russia in una guerra contro l’Occidente sarebbe criminale, perché lo scopo dei Soviet è il trionfo del giudaismo internazionale [cosa oggi cambiata: oggi il “giudaismo” è FORTEMENTE nazionalistico, DI QUI l’appoggio da parte delle “destre” di “un CERTO” tipo]. Questi erano i «pilastri di granito» della sua politica”, I grandi protagonisti della Seconda Guerra Mondiale raccontati da Winston Churchill, a cura di G. Bruno Guerri, Mondadori Editore, Milano 1994, cap. “Hitler”, pp. 21-23, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Belle le foto – IN BIANCO E NERO – con cui è corredata l’opera –, in particolare, a p. 112 (del vol. sulle personalità qui su appena citato), vi è la foto con la didascalia: “Caserta, agosto 1944: Churchill fra Tito e Ivan Subasic [Ivàn Šubašić], primo ministro jugoslavo in esilio a Londra”, ibid., grassetti in originale.

Son tutti ben trattati, alla fin fine – certo CRITICATI spesso, ma NON svalutati –, anche gli avversari, e lo stesso Hess – dove, naturalmente, vela la questione intricata del viaggio![6] –, ed ovviamente Churchill ebbe parole di ammirazione per Rommel; tutti ben trattati tranne tre: Hitler, ovviamente! (ça va sans dire!), Ribbentrop e Molotov. Si noterà che Stalin, col quale pur ebbe vari scontri, è comunque ben trattato.

Interessante quel che diceva di de Gaulle, criticato e ben trattato nello stesso tempo: “Ho espresso in varie occasioni giudizi severi sul conto di de Gaulle, dovuti a motivi contingenti; indubbiamente io ebbi continue difficoltà nel trattare con lui e spesso ci furono aspri dissensi. […] Comprendevo e ammiravo, sebbene ne fossi offeso, le sue maniere arroganti. Egli era un profugo, esule dal suo paese che lo aveva condannato a morte; si trovava perciò a dipendere interamente dalla buona volontà del Governo britannico, e ora anche da quello degli Stati Uniti; i tedeschi avevano conquistato il suo paese ed egli non aveva alcuna solida base in alcun luogo. Ma non si curava di ciò: sfidava tutto e tutti. Sempre, anche quando si comportava nel peggiore dei modi, sembrava esprimere l’essenza stessa della Francia: una grande nazione, piena d’orgoglio, di prestigio e d’ambizione. Si è detto, in tono di scherzo, che egli si considerava l’incarnazione vivente di Giovanna d’Arco, della quale, a quanto si affermò, uno dei suoi antenati era stato fedele seguace. Quest’affermazione non mi sembrava assurda come appariva ad altri”, ivi, pp. 100-101.

Vediamo quel che scriveva Churchill dei GIORNI PERICOLOSI della sua salita al potere:

Il 10 maggio 1940 il Re mi ricevette con grande benignità e m’invitò a sedere. […] disse:  «Voglio chiedervi di formare il nuovo Gabinetto». Risposi che avrei ubbidito. Così dunque, nella notte del 10 maggio [si ricordi che, ufficialmente la Seconda Guerra Mondiale termina il 9 maggio (in Europa!), ed il 2 maggio 1945 c’era stata la presa di Berlino, strategicamente inutile, ma che i russi vollero per “arrivar primi” ed il 30 aprile c’era stato il suicidio finale di Hitler nel giorno della Walpurgisnacht; in poche parole: 10 maggio 1940 – 10 maggio 1945 – “cinque anni vissuti pericolosamente”], all’inizio dell’immane lotta, io assursi a quel massimo potere dello Stato, che mantenni in sempre crescente misura durante i cinque anni e tre mesi di guerra mondiale [maggio 1945 – agosto 1945 – bombe atomiche sul Giappone, con conseguente resa del Giappone stesso], alla fine del qual periodo, quando tutti i nemici si erano arresi  o stavano per arrendersi, gli elettori inglesi mi estromisero da ogni ulteriore direzione degli affari pubblici.

Durante questi ultimi affannosi giorni di crisi politica, il mio polso non aveva mai accelerato il suo battito [ecco come si affrontano tali crisi; ovviamente: facile solo a parole]. Avevo preso tutto come veniva [idem]. Ma non posso nascondere al lettore di questo leale racconto che quella notte, alle tre, nel coricarmi fui pervaso da un senso di profondo sollievo.

Finalmente avevo l’autorità di dirigere l’intera scena. Mi pareva di procedere di pari passo con il destino, come se tutta la mia vita precedente fosse stata soltanto una preparazione a quest’ora e a questo cimento. Undici anni d’isolamento politico mi avevano posto al di sopra delle consuete rivalità di partito. Gli ammonimenti che non avevo mai smesso di formulare durante gli ultimi sei anni erano così […] confermati che nessuno poteva ardire di attaccarmi in proposito. […] Ero convinto di conoscere a fondo la situazione […]. Perciò […] dormii profondamente e non sentii la necessità di sogni apportatori di conforto. La realtà è migliore di qualsiasi sogno […] In una guerra totale è assolutamente impossibile tracciare una linea netta di demarcazione fra problemi militari e non militari”, ivi, pp. 8-9, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

PS. Cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/02/la-manica-non-esiste.htm Invece, la Manica … esiste! Perlomeno è – di fatto – esistita, e Hitler NON la superò MAI … Che vuol dire che “La Manica non esiste” …? Che “magismo” è stato usato per poterla “superare” … cioè perché non esistesse? Tuttavia, seppur sia vero che “la Manica NON esiste” ha usato “magismo” anche che “la Manica ESISTE” ha usato del “magismo” …! Cf. “The Misison of Churchill” di G. Van. von Vrekhem, articolo sul periodico indiano The Advent, 2009, dove si parla – ESPLICITAMENTE – dell’aiuto “NASCOSTO” che Aurobindo fornì a Churchill nei più difficili momenti della sua missione …

Su tal tema “magistico” , cf. in questo blog anche il seguente post:

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2018/01/hitler-e-il-bon-questione-ovviamente.html

____

 

[1] Cf. E. JÜNGER – C. SCHMITT, Il nodo di Gordio, Adelphi Edizioni, Milano 2023, pp. 92-95.

 

[2] Ribadiamolo ancora una volta … Cf. M. LAMY, Jules Verne e l’esoterismo, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 192-195 …

 

 

And Remember

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/09/in-relazione-al-film-essi-vivono.html

 

 

 

 

 

 



[1] E ricordo, a tal proposito, le parole di Th. Mann riportate da Levenda, tra l’altro, citate pure in “Impolitiche Considerazioni”, Edizioni Saletta dell’Uva, Caserta 2023, p. 26, in notaA buon intenditor … 

[2] Cf. N. GOODRICK-CLARKE, Le radici occulte del nazismo, SugarCo Edizioni, Carnago (VA) 1993. Prima edizione originale: 1985, seconda edizione inglese: 1992.

[3] Interessante il vol. X, cap. 2°, sempre dell’opera storica di Churchill, nel quale parlava della festa di compleanno – il 30 novembre nel corso della Conferenza di Teheràn (28 novembre – 2 dicembre 1943), poiché si è spesso criticato questo suo resoconto. In ogni caso, quella Conferenza fu decisiva. Cf. Da Teheran a Yalta: verbali delle Conferenze dei capi di governo della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale, Editori Riuniti, Roma 1965.

[4] La scena è su di un filmato youtube, cf. “The Remains of the Day 1993 The Dinner Scene” - link: https://www.youtube.com/watch?v=WmML8iNb_IM, data: 22 mar 2020. Per chi voglia, comunque, riconciliarsi sulla – famosa, ma spesso infame! – (cosiddetta) “grande” storia vi son comunque dei (brevi) brani dalla colonna sonora -, cf. https://www.youtube.com/watch?v=uMP5U79MmDk, data: 18 feb 2011. Tutto vi è come attutito, felpato, su bei pavimenti di legno e di parquet, lo scricchiolio dei passi sul legno, incontri formali, tutti attento e “discreto” e così finché … un impero si perde! Così funziona: non strilli, ma silenzio; e decisioni, decisioni sbagliate prese in belle stanze quiete: così muoiono gli imperi, così cadde Roma antica: un bel giorno, fu sempre più abbandonata finché vennero altri, e la vecchia classe dirigente si era esaurita. Si sono svuotate le classi dirigenti, che, in “Occidente”, si formavano – tempo passato, ed irrimediabilmente – sui “classici” fondamentalmente. Ultimo epigono, ma proprio ultimo, è stato P. Broccoli e il suo (amato) Machiavelli, che si vestiva in abiti **curiali** quando leggeva i classici. Confrontarsi, discorrere con i classici: a che serve si dirà oggi, epoca di cultura tecnica e di tecnicismi a iosa? Serve ad aprire la mente, a questo serve; serve a cercar d’avere una visione la più possibile **complessiva**, cioè senza rinchiudersi dentro segrete celle umide mentali, piene di orrende creature della notte. Senza visione, non vi può essere scelta ponderata, ma solo reazioni emotive oppure “ricettine” imposte, imposte facilmente, poiché non immaginano nemmeno che vi possano essere altre vie. Tu puoi concepire delle altre vie se, appunto, cerchi di avere una visione più larga, più vasta e più complessiva. E a poco serve rimettere lo studio dei classici se non c’è il cuore né la mente per essi: non li amano e non significano niente per loro; solo formalità, una “semplice formalità” naturalmente … di quelle che uccidono. È solo una “piccola cosa” … certo, come i virus! Una piccola cosa che può uccidere. Il mondo è pieno di troppa gente che si vende “per avere un futuro” … 

[5] Non era, poi, facilissimo trovare delle copie, tra le altre cose, soprattutto perché girava una versione “modificata” in alcune cose, adattata per l’estero. Bisognava invece procurarsi la versione originale tedesca, magari anche in traduzione, ma una traduzione che si basava strettamente sulla versione originale. Questa versione “ridotta” era diffusa perché Hitler, come si sa, temeva di aver “detto troppo” ma si sbagliava: non venne preso sul serio, come testo, salvo eccezioni, appunto. Si pensava – molto a torto – che contenesse il programma di massima, del tipo di qualsiasi pubblicistica politica; insomma: “le spara grosse” ma, poi viene “a più miti consigli” – questo credevano fosse – quando, al contrario, era il programma MINIMO. C’era MOLTO di più!

[6] Sul qual tema G. Galli ha riflettuto ripetutamente, con attenzione. In effetti, l’ “affaire” Hess – o “aktion Hess”, come lo chiamavano i tedeschi – è stato il tournement dell’intera guerra.

 

 

16 commenti:





  1. Cf.

    https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2021/08/la-fine-della-democrazia-cancellato-del-2017.pdf


    **####**

    **









    Cf.

    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/01/come-si-puo-accrescere-il-potere.html.



    Cf.

    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2017/08/la-razionalita-la-canapa-e-la-fine-dei.html.









    @i





    RispondiElimina
  2. La lotta fra “Imperium” e Chiesa cattolica romana era per chi dovesse essere il “katèchon” (ecco una cosa che PB capiva bene, fra i pochi, oggi se ne parli sarebbe meglio parlargli della Luna, più vicina!) La funzione – in origine **imperiale** romana (la “spada che si ‘doveva’ comprare” …) – fu poi crescentemente passata alla Chiesa, per esser incarnata dalla figura papale specificamente, per tutto quel fenomeno, complesso, che, dall’Autunno del Medioevo alla prima fase dei “tempi moderni” – avrebbe concentrato il potere, la sua gestione soprattutto, in figure, poi gruppi, sempre più limitati: la Chiesa visse da protagonista tutta la prima fase dei tempi moderni, la fase di accentramento; la seconda, con la nascita della “referenza” – la rappresentanza, un potere indiretto e più staccato, soprattutto meno “visibile” – la Chiesa si ritrova sempre più ai margini: la Chiesa necessita, data la sua profondamente barocca dal Concilio di Trento, di un Dio visibile” e d’immagini, la presenza dev’essere immediata e visibile. Far vedere è il suo motto, come sia “davvero” è secondario: questa è la mentalità barocca. Un potere meno visibile non fa per essa. È tornata in auge con i mezzi di comunicazione di massa, che fan vedere i suoi rappresentanti, soprattutto il suo capo, in modo immediato. La parola chiave sta nel termine: immediato. La funzione “catecontica” – con la decadenza della Chiesa, che però non vi ha MAI ABDICATO, sia ben chiaro! – è stata presa da chi poteva fare una funzione imperiale: la Russia degli zar. La cosa può stupire che una stessa funzione possa essere “presa” da istituzioni tanto differenti: ciò nasce dal fatto che è una funzione! Si dev’esser ben chiari su questo: è una funzione, che vine o può essere sostenuta da istituzioni differenti, che hanno radici diverse. Per esempio, la funzione “catecontica” della Chiesa si è sviluppata storicamente a fronte del crescente insuccesso nello svolgere tale funzione da parte imperiale, per molti e diversi motivi che vanno ben oltre questo commento. Ci basti qui constatar che così è stato; punto. La Russia degli zar ha poi, ma in modo surrettizio, lasciato tale funzione alla Russia sovietica, imperiale: di qui la fissazione europea dell’abbattere la Russia. E, a sua volta, questa stessa funzione poi è passata all’attuale Russia nazionalistica; essa svolge questa funzione in maniera anche più labile della Russia sovietica. Da dove ci si gira, tale funzione appare sempre più labile; sta scritto che alla “fine” sparirà, da sola, come neve al sole.







    RispondiElimina
  3. Occorre poi esser chiarissimi su cosa sia tale funzione catecontica: essa è **un** MALE che ferma però “IL” male, “IL” Male che, nel Cristianesimo, può esser solo l’ “A.” Quando fu chiaro che “LA” fine non sarebbe venuta, e il tempo avrebbe continuato a scorrere, tuttavia che già vi era l’ “A.”, nacque la necessità di “acquistar la spada” del potere temporale, cosa che poteva essere computa solo e soltanto **per mezzo** della cristianizzazione delle strutture dell’ “Imperium” romano, strutture che già esistevano da secoli e che **niente** avevano a che spartire con il Cristianesimo. Nacque così quest’ibrido, caratteristica della cultura “occidentale” in senso proprio, **non** parlo dell’ “Occidente” politico, nato dal liberalismo, e che non rimota a prima della stagione fine XVIII e XIX secolo. Quest’ibrido particolare ci parla di un vecchio amico, e conoscente: la “teologia politica” … Nasceva la “teologia politica” dell’ **Occidente** in senso “proprium” e cioè la sua caratteristica distintiva ed unica. In ambito islamico: non c’è dualismo. In India: non c’è dualismo, in Cina, “a fortioirissimissimissimissimi” (“Imperium et Imperator Unum Sint”) non c’è! [Vi è il caso, assai particolare, del Giappone, una variante originale del modello cinese, ma qui non possiamo diffonderci]. In Occidente invece sì, il dualismo c’è! Ecco la differenza! Doveva dunque sparire ogni forma, ormai solo residuale, del “katèchon” e così sarà … che dico: e così è …!

    Non può esservi un male relativo, un “peggior andare” perché il male possa manifestarsi, ma deve sparire ogni forma di residuo limite. Il “katèchon” – pur essendo male, pur essendo ciò che Gesù NON VOLEVA – proprio col suo “esserci” del tutto ingiustificato (“esistenziale” quasi) ferma, **involontariamente ma inevitabilmente**, il male più profondo dall’emergere, manifestandosi.








    RispondiElimina
  4. Qualsiasi cosa dicano, la realtà è che non han capito i motici della Sedonda Guerra Mondiale, quelli dietro Hitler: ciò al tempo **fu voluto** ma l’incomprensione continua. Per questo la cosa – in salsa **del tutto** differente – ritorna … Si tratta, in definitiva, di cambiare l’etichetta, ma il prodotto – mai dichiarato come tale, peraltro! – ritorna … “La gioia segreta dell’inferno …”









    RispondiElimina
  5. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/12/un-motto-molto-vivo-ed-utile.html







    RispondiElimina
  6. E qual era lo scopo di R. Hess …? Era quello garantirsi la Gran Bretagna per poter attaccare “liberamente” la Russia … e cioè quel che sta dietro ciò che oggi vediamo, in poche parole.






    RispondiElimina
  7. Che senso ha tutta ‘sta critica alle destre cosiddette “estreme” quando le “sinistre” si sono completamente disfatte? Letteralmente disfatte?

    Come le super critiche, quotidiane, a Trump e zero critiche a Biden che ha **condotto** alla vittoria di Trump! La cecità è visione per certe gente!

    Son peggio che ciechi: vi è la **negazione** della REALTÀ delle COSE, della crisi - **finale** - del mondo globalizzato. Ma di questa crisi, qui, ne abbiam parlato per anni … ed ora ci siamo.






    RispondiElimina
  8. Come qualcuno ha – peraltro, giustamente – osservato, la guerra è ormai entrata nelle menti, e cioè quel che si osservava – ormai due anni fa – in “Impolitiche Conversazioni” (libro ben poco “capito” ma ERA SCONTATO!, non è che la cosa mi abbia sorpreso: sarebbe stato sorprendente il contrario! …) hanno il CONSENSO: e, quando “tu” (cioè: “si” …) ha il CONSENSO tu, in democrazia, in effetti HAI TUTTO! Et tutto è possibile da quel momento in poi. Quel che manco sorprende, ma “la dice lunga” come suol dirsi, è, invece, la scarsissima radicalità delle analisi dei sedicenti “oppositori” che, al massimo, parlano di “democrazia” … se la “democrazia” fosse stato un sistema capace di fungere da “filtro” rispetto a “certe” forze, semplicemente, **non** saremmo dove siamo! Punto. Poi che certi calcoli spesse volte vadano male a “certe” forze, non v’è dubbio ma, come si dovrebbe sapere – come si vede chiaramente, peraltro – tali forze, una volta ricevuto uno scacco, alzano la posta: non è che criticano il progetto “a monte” per cui, magari, qualcosina è andata male: no! Riprendono lo scopo del progetto – in mille salse condito, con tante differenti etichette, ma queste si possono cambiare **senza** che cambi alcunché di **sostanziale** –, semplicemente alzando la posta: tutto qui. Dovevano fare il quarto quinto: e lo stan facendo. Cosa in effetti abbiano in mente, insomma lo scopo, il fine, che hanno in vista: ce lo siamo detto, più volte. Due più due quanto fa? Quattro, né tre né cinque … A buon intenditor …









    RispondiElimina
  9. Oggi far film à la Carpenter – quello di “Essi Vivono” (“THEY LIVE”) sarebbe impossibile, questo è super chiaro. Oppure sarebbe facilmente dimenticato, messo ai margini: non avrebbe alcuna eco. Non avrebbe le stesse atmosfere: questo È quanto, sostanzialmente.
    Infatti certe atmosfere sono impossibili a “rendersi” oggi, e NON È casuale questo. Vuol dire che siamo sempre più verso LA “fine” che avviene – sostanzialmente – nell’inconsapevolezza.
    Per questo esserne consapevoli ha così tanto valore.













    RispondiElimina
  10. Il sogno di ritornare alla “chiesa povera” – un’utopia che ha, però, accompagnato la storia della Chiesa per secoli – si è concluso (ed ecco il senso del “Pietro II”) ed è durato quel poco che poteva durare. Si torna così alla via consueta, ma in modo vaticano, cioè con ciò che ha reso la Chiesa così capace di durata: la capacità di cambiare nella continuità e cioè si riconosce che certi temi, portati avanti dal pontificato appena conclusosi, erano – e sono – importanti, se non decisivi. Ma senza più strappi, e in un contesto molto diverso, per cui quegli stessi temi non son più di scandalo ma diventano accettabili. Un’istituzione dura tanto non perché “rimane uguale” – cosa, peraltro, semplicemente impossibile – ma perché, al contrario, sa cambiare, ma **nella** continuità cioè senza troppi strappi. Non che non vi siano mai state, né che non vi siano anche ora, tendenza all’irrigidimento: moltissime ve ne sono! Ma – ed ecco la lezione della storia della Chiesa – si tende sempre a giungere ad un accordo, con il dialogo e la ricerca dei una mediazione: la mediazione, la “medietà” – e cioè la mediazione, in effetti – è la chiave di volta della storia della Chiesa. Laddove non si riesce a raggiungere una mediazione, la crisi esplode, come accade nell’epoca della Riforma e Controriforma. Sta tutto qui. I politicanti pessimi di oggi di cosa sono totalmente incapaci? Di mediazione! Non sanno cercare un compromesso senza compromissione, per cui si compromettono perché promettono senza poter mantenere le promesse, pur sapendolo spesse volte, tuttavia non raggiungono alcuna mediazione. Ne sono incapaci.
    Leone XIII sta(va) tra la il “già” dello Stato della Chiesa – già conclusosi – e il “non ancora” dello Stato Città del Vaticano che, al suo tempo, non ancora era: non fu, dunque, un “papa re” …! Interessante questo punto. Questo significa che Leone XIII non aveva una funzione “catecontica” per così dire … si noti bene.
    Inoltre fu il papa di BS …
    Infine il senso di Malachia – lo “Pseudo Malachia” sarebbe più giusto chiamarlo – è quello detto qui sopra: “da ‘Pietro II’ in poi” e NON che “sotto P. II” dovesse avvenire “‘LA’ fine” come s’è spesso interpretato …















    RispondiElimina
  11. Intanto, a nemmeno ventiquattr'ore dall'elezione, la danza degli pseudo tradizionalisti è già iniziata, ma proprio perché certi temi non sono più di scandalo e gli "strappi" dovranno in qualche modo ripresentarsi, si sente la pressione di una corrente nuova (quindi non più quella dei "progressisti" bergogliani tanto temuti). Forse qualcosa di vicino ai vescovi estremo orientali? Sinceramente, quello di Manila che in certi ambienti un pò "liquidi" volevano come pontefice, a me non piace proprio... (quello si che mi pare "verdognolo") . Anche in quanto mediatore, Leone XIV mi pare una "quadra" tra Benedetto e Francesco. Forse anche lui appartiene al Pietro II dello pseudo-Malachia insieme agli ultimi due, ma sempre se interpretiamo l'ultimo papa come una "fase" e non come un singolo uomo, forse però mi sto spingendo troppo oltre, e in questo commento sto già esprimendo fin troppi sentimenti...

    (Non nascondo la gioia di avere un papa agostiniano, anche questi però sono solo sentimenti... ma sempre preferibili a quelli di stizza per la sua nazionalità, anche prevedibile, per carità, in questo momento storico, a maggior ragione se si tratta del "mediatore"...)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Posso dire che tutto ciò **non** ci sorprende? Quanto ai “tanto temuti” non erano poi così tanto da temere … ma di avvertimenti qui ne abbiam dati da tempo, a sufficienza per chi sa – e vuol – vedere, ché a chi non sa né vuole non serve a nulla dar avvertimenti. Si diceva che “gli dèi accecano chi vogliono perdere” – nel mondo greco latino al quale siamo legati, ma non più i nostri contemporanei – e, poi, si cambiò sostituendo Dio alla parola “dèi” senza, però, cambiarne il significato. Lo vediamo succedere oggi, e sotto i nostri occhi …
      I sentimenti, se controllati, non sono un male. Non è un problema. Certo mediatore, tra Benedetto XVI e Francesco, senza dubbio, due papi “riformatori” di stile completamente diverso, se non opposto, autori tuttavia di “strappi” ripetuti, quasi come un forte, pressante invito al cambiamento, ma il punto è che la “Chiesa come istituzione” vi ha resistito e vi resiste “con le unghie e con i denti” come suol dirsi. Dunque cercano una via di mediazione, piuttosto che strappi vari. Se funzionerà solo il futuro dirlo potrà … Dal punto di vista internazionale così come del destino che attende l’umanità, Leone XIV è atteso allo “snodo” – anche “nodo” – del M.O., poiché lì è dove si decide il destino dell’umanità intera, lì è la radice dell’infezione che si diffonde di qui e di là incontenibile, con tanti focolai. Ma se non curi l’origine dell’infezione non puoi curarne gli effetti: sinora si è dato addosso solo agli effetti. Su quel punto lì è atteso L. XIV …

      Elimina
    2. “He who controls Jerusalem at the End of Days shall rule the world”, “The Omega Code 2” (2001), film di B. Trenchard-Smith – film datato, per la situazione politica cui fa riferimento –, ma la frase rimane giusta …







      Elimina
    3. Il che ci dimostrra che una situazione politica è cosa relativa: è piuttosto ciò che ci passa attraverso il punto vero ...

      Elimina
  12. Com’è che noi siamo seducibili? Con i sentimenti. Com’è che siamo influenzabili? Sempre con i sentimenti. Com’è che siamo suggestionabili? Sempre per mezzo dei sentimenti. Ben altra cosa è, poi, che un tal sentimento si “raddensi” e giunga “in espressione fisica” cioè corporea … tutt’altro discorso, proprio tutt’altro! Ci vuole una forza, ma non corporea. Che si raddensa per mezzo della volontà … Che si crede certa gente, che sia un gioco? Non lo è affatto. Che senso ha sapere tante cose quando i sentimenti non son sorvegliati? La porta rimane aperta. Tanta gente che s’interessa di “certe” cose così è ma, per l’appunto, la porta sta da tutt’altra parte … Si è dei teorici, quando di fronte ci son dei “pratici” … ma non praticoni sbadati e pasticcioni …! È un gioco al massacro, cioè una festa crudele ma **non** È affatto un gioco, in definitiva …
    Proprio perché siamo seducibili ed influenzabili che “anche gli eletti” saranno suggestionati ed alcuni cadranno. Si spera che – siccome Pietro ed i suoi ben tre tradimenti – si “pentano amaramente” siccome recita il Vangelo …






    RispondiElimina