mercoledì 14 maggio 2025

Detti vari – NB. “‘LA ‘fine’ del ‘mondo moderno’” – Dunque: verso COSA “SI” va? …

 

 

 

 

 

Tutta la vita di San Bernardo potrebbe sembrare destinata

 a dimostrare […] che esistono per risolvere i problemi di

ordine intellettuale e anche di ordine pratico, dei mezzi

completamente diversi da quelli che da troppo tempo

si è abituati a considerare come i soli efficaci,

indubbiamente perché essi sono i soli alla portata di una

saggezza puramente umana che non è neppure

l’ombra della vera sapienza”.

(R. Guénon, San Bernardo, Il Cinabro editore,

Catania 1990, corsivi miei).

 

 

E’, poi, forse un mero caso” che, quando il Cristianesimo

perse la capacità d’ integraredei dati simbolici

provenienti da altre forme tradizionali,

che il fenomeno della stregoneriaesplose?

(L’autore)

 

Multa incredibilia vera.

Multa credibilia falsa”.

(In calce a Cosmopolita, Operazione filosofica. L’alchimia segreta dei

Filosofi Incogniti rivelata dai manoscritti, Edizioni Mediterranee,

Roma 2016).

 

Veritatis sigillum simplicitas.

Il segno della verità è la semplicità”.

(MICHAEL SENDIVOGIUS, De lapide philosophorum, 1604,

in calce in ibidem).

 

 

E VENNE IL TEMPO di DISTRUGGERE COLORO

che DISTRUGGONO la TERRA”.

(Apocalisse di Giovanni, 11, 18)

 


 

 

 

Nel “tradizionalismo” (che già Guénon illo tempore, in modo assolutamente preveggente, criticava[1]), insomma, ci si attarda nella critica di una modernità ormai passata, senza capire nulla della POST-modernità “in cui viviamo E siamo”, letteralmente “annacquati” E sommersi dalla “società liquida”, secondo la definizione – molto “AZZECCATA” – di Zygmunt Baumann. Fuor di dubbio che la modernità derivasse da un residuo di “struttura portante” dalle società tradizionali, i cui “residui” permanevano nelle società (e qui si potrebbe far riferimento a certe teorie “sociologiche” di J. Baudrillard, dove quest’autore sosteneva che i residui “simbolici” delle società precedenti permanessero come sottofondo – symbolico! – *nelle* epoche seguenti: ma il trattarne ci condurrebbe troppo lontano dal tema qui). Ma vi È QUALCOSA IN PIÙ: non ha soltanto fallito una civiltà, è l’ uomo tout court che è fallito. NON vi è ALCUN dubbio al riguardo, ma, oggi, tornando a noi, con la fase in cui siamo –  quella de “la fine della modernità[2] –, NON È però successo che tali “immagini” – residuali  risorgessero: la fine della modernità ha sostanzialmente portato via con se stessa pure i residui tradizionali che erano presenti nelle società moderne; ecco ciò che i “tradizionalisti” son del tutto incapaci di vedere.

Di conseguenza, siamo all’interno di quel che, illo tempore, Guénon chiamava la “dissoluzione”[3], e che qualcuno, oggi, ha chiamato “l’età del caos”. Nome, questo di “caos”, NON del tutto corretto, poiché anche al caos corrisponde un ordine. Certo, un ordine “nascosto” in senso etimologico, cioè … OCCULTO! …

 

la modernità è nata dalla religione e solo dalla religione potrà essere abbattuta. Altro che secolarismo

Il secolarismo è stato una fase. Il materialismo è stato una fase anch’esso: attardarsi nella “critica” di fenomeni del genere vuol dire mancare il bersaglio.

Questo però, a sua volta, non significa che siamo “al di là del moderno”, perché la post-modernità non è un vero superamento della modernità, ma una sua dissoluzione interna, e qui sta l’incapacità dei vari “tradizionalismi” di usare tale decadenza e dissoluzione interne per i propri fini. Va ribadito però – a questo punto – che non è casuale la centralità della religione in questi ultimi periodi: è IL “signum” della fine della modernità …! Niente di meno e nulla di più di questo. Ora: la fine della **modernità** È – in sé stessa –  LA fine del ciclo? Ecco la “domandina” (si fa per dire domandina …) … La risposta esiste. Quella giusta.

Ritorniamo al “tradizionalismo” tuttavia.

Troppo spesso, infatti, il “tradizionalismo” viene usato per puntellare i traballanti scranni di una modernità ormai molto “post” ed in pieno - lungo - processo di dissoluzione; non si cada nell’errore di pensare che tal processo sia breve: in realtà, è in atto da più d’un ventennio, ed ha raggiunto una nuova fase d’intensità post-2011. La cosiddetta “destra” e la cosiddetta “sinistra” non sono altro che un sistema di autoregolazione interna del sistema finanziario detto della “Grande Prostituta” (se vogliamo usare il termine dell’ Apocalisse di Giovanni), la “destra” compie i cambiamenti sistemici - cosa che “a destra” non si ama vedere, su ci si “glissa” -, e la “sinistra” interviene una volta che siano compiuti, quando si necessita dell’elaborazione del “consenso”: gli eventi dell’ultimo decennio, e più, in Italia  lo attestano “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Forse l’unica differenza vera - ma del tutto residuale - fra “destra ‘E’ sinistra” è che a “destra” per lo meno rimane un barlume (nulla di più) di quanto sia illusoria la democrazia, anche se quasi sempre la si vuole “usare”, con un’incoerenza caratteristica delle destre, mentre nelle “sinistre” quasi sempre prevale un atteggiamento da ingenuo credente nella democrazia.

Che poi, quest’atteggiamento spesso mascheri “altre intenzioni”, nessun dubbio, ma si parla qui di atteggiamenti.

Viviamo nelle duplici “degenerescenza” E “senescenza” del mondo moderno.

Tra i pochi, POCHISSIMI!, ad aver capito di tal sistema di “regolazione INTERNA sistemica”, si può ricordare Anthony C. Sutton, ricercatore su materie economiche “controverse”. Per quanto decada, dunque, per quanto “post-moderna” sia la nostra epoca, SIAMO ANCORA dentro l’ “AUTUNNO DEL MODERNO” e nel suo – *GIGANTESCO* – processo di AUTO-dissolvimento.

Viviamo nel processo di dissolvimento della modernità, ma NON abbiamo davvero superato la modernità stessa, NONOSTANTE gli sforzi di TALUNI autori.


 

 

L’aquila scaccia le tenebre dal cuore dell’uomo”.

(Proverbio dei Kazaki dell’Altaj)

 

Presso i popoli sedentari la spirale doppia si trasforma […]

in un ornamento di carattere vegetale, lo stelo ondulato.

[…] Essa conserva generalmente la propria forma

primitiva nell’arte dei popoli nomadi […]. E se tuttavia,

attraverso il contatto con una civiltà sedentaria,

un’arte nomade subisce l’interferenza di un’arte figurativa

[…], sono piuttosto le forme animali e non quelle

vegetali ad essere assimilate agli ornamenti derivati dalla

spirale. La corrispondenza logica tra alcuni simboli

spiraloidi come lo yin-yang e la coppia di serpenti

o di draghi n’è probabilmente l’origine”.

(T. Burckhardt, Considerazioni sulla Conoscenza sacra, SE,

Milano 1989, capitolo I (“Il folklore nell’arte ornamentale”), p. 16).

 

 

Un esempio: Sant’Eligio a Napoli. [Si può leggere al link, cf.

https://www.scribd.com/document/47674156/7-Sant-Eligio-Napoli]

 

 

PS. Altro che sogni di “restaurazione”! Prendiamo atto della REALTÀ, e diventiamo capaci di “andare oltre”, ecco la via VERA, qui-ed-ora oggi, hic et nunc.



[1] Cf. R. Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi edizioni, Milano 1982, cap. 31 “Tradizione e tradizionalismo”, pp. 205-210. La confusione tra i due ambiti si è fatta, nel corso dei decenni, terrificante, cosicché oggi ci si può facilmente imbattere in “tradizionalisti” inneggianti all’ “identità” che, però, di ciò che davvero la Tradizione sia, non hanno la benché minima menoma idea.

Nella distinzione interna al “mondo della Tradizione” fra “esoterismo” basato sul “ intellettuale”, ed “essoterismi” basati sul “Tu devozionale”, vi è un altro fronte di divisione: quello fra i due volti del mondo iniziatico stesso. In certe “fratture del mondo della Tradizione” - fratture che han dato inizio al mondo moderno – si deve vedere il riflesso di questa divisione interna al mondo iniziatico stesso, vale a dire interna a chi segue il cammino del “Sé intellettuale” ovvero spirituale: “L’eterna lotta fra le forze della luce e delle tenebre, si è perpetuata nel corso dei secoli, con adoratori del Dio unico che non ama il rito di sangue, contrapposti a coloro che hanno preferito servire gli altri Dei inferiori, spesso divenendone schiavi e succubi e succubi delle loro iniquità. I ‘Piccoli Misteri’ che a loro conducono, e i ‘Grandi Misteri’ che li superano sono i ‘sette gradini della sapienza’. Chi percorre solo i primi tre e in essi si perde, amerà sempre la violenza, dichiarandola forza” (F. G. Giannini, I figli degli Dei. Genesi Capitolo VI, Editrice New Style, Crema, Nuova edizione rivista e corretta 1998, p. 91. Come diceva Guénon, vi è, dunque, una contro-iniziazione, un cammino che, partendo dai Piccoli Misteri, vi si smarrisce, e poi mena verso le tenebre … 

[3] Cf. R. Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cit., particolarmente i capp. 32-40, pp. 211-270, in particolare i due ultimi capp. 39 e 40, pp. 261-270. Ma son considerazioni particolarmente “ostiche” alle orecchie “tradizionaliste”, peccato però che il mondo stia da tempo andando nella direzione studiata e prevista da Guénon, piccolo problema … La soluzione che costoro sanno dare è tanto semplice quanto inefficace: basta non vedere il problema, e questo sa tanto, ma tantissimo, da mondo “liquido” dei “social network”, del flusso costantemente incostante, dell’inconsistenza dell’opinione tanto mutevole quanto alla fin fine del tutto inefficace. Un capitolo-chiave nel libro appena citato siano altresì i capp. 28 (“Le tappe dell’azione anti-tradizionale”, in ivi, pp. 187-191) e 29 (“Deviazione e sovversione”, in ivi, pp. 192-197). Sulla questione che qui si tratta, delle figure animali simboliche – i cui legami con lo Sciamanesimo sono effettivi – qualche spunto si può trovare nel cap. 26, intitolato “Sciamanesimo e stregoneria”, in ivi, pp. 173-179.

In Heliodromos. Contributi per il fronte della Tradizione, n. 25-26, Equinozio d’Autunno - Solstizio d’Inverno 2014, son raccolti vari interventi, diversi per accezione, qualcuno davvero ponendo l’accento, ed a ragione, sulla “solitudine” di Guénon ed il suo ruolo davvero inestimabile, ma tutti, chi più chi meno, questi contributi son viziati dall’idea di dover ricostruire un preteso “fronte” della Tradizione, che dovrebbe o potrebbe agire in modo “rivoluzionario” nel mondo attuale; si parla della vexata quaestio dell’ “élite intellettuale occidentale”, per usare la precisa espressione di Guénon stesso. Trattasi di un Guénon “filtrato” da Evola, insomma. Occorre, a questo punto, esser ben chiari, ed è assolutamente necessario, dato che si leggono tali cose ancora nel 2014, come se nulla fosse passato; occorre esser ben chiari sia a riguardo di Guénon, sia a riguardo di Evola. Guénon parla sì di “élite intellettuale occidentale”, ma, proprio ne Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, pone la questione ormai in un’ottica “escatologica” e “finale”, che, si capisce bene, può non piacere a molti, ma tant’è. Quanto ad Evola: qui, senz’alcun dubbio, il livello dell’ “applicazione” politica e sociale vi è ben più presente, e tuttavia persino l’ultimo Evola sembra rivedere certe sue certezze precedenti, come si può leggere in J. Evola, Ultimi scritti, Controcorrente, Napoli 1977. Nella Prefazione, infatti, Gabriele Mazzocco non mancava di rilevare queste “oscillazioni” evoliane, ovviamente schierandosi per l’Evola dell’azione e via dicendo. Era, però, il lontano 1977, e se ne deve tener conto, salvo vivere nei propri sogni e nelle proiezioni dei propri desiderata, come tanti, che si dicono “tradizionalisti”, continuano a fare. Sembra più una modalità per dar significato alla propria vita invece di una visione tersa della realtà delle cose: senza visione vera, poi l’azione seguente sarà inevitabilmente cieca, e mi pare che Evola non consigliasse affatto un’azione cieca.

Oggi si possono solo piantare dei semi, en attente della fine di un sistema in gravissima crisi, però non ancora mutato. Attenzione che la “mutazione sistemica” vien portata vanti da quegli stessi che hanno costruito detto sistema, gli “architetti del binario”; qualcuno così li chiamava. La cosa è, dunque, molto meno lineare d quanto tanti, troppi si figurano. Quindi mutazione sistemica, e poi si deve veder come giocarsi le carte, in quel preciso momento in cui le cose accadono: di nuovo, le cose sono assai meno lineari che fare appello all’ “identità”.

Non è che parlare d’identità o di “élite intellettuale occidentale” faccia recuperare ipso facto quel centro che si è, di fatto, effettivamente perduto!


 

 

 

7 commenti:

  1. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/08/detti.html








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  2. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2018/08/una-segnalazione.html







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  3. Precisazione: il link di qui sopra non esiste più ...
    Il che dimostra come si tratti di un vecchio post ripubblicato ...








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  4. Un nuovo passetto - senza Borgo - nel processo di dissoluzione ... in atto da molto tempo, però ...

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  5. Quanto al “popolo sovrano” non è che illusione: il “popolo” non è mai stato “sovrano” né lo sarà MAI. PUNTO e basta. Non vi è alcuna discusisone possibile a tal proposito.
    Non lo sarà mai.
    Quanto al “risveglio” - pseudo grande - ma come si fa a non vedere che si tratta dell’ennesima illusione? Il “risveglio” potrà “darsi” ed avvenire **solo e soltanto** quando tutto il malefico e maligno percorso - TUTTO! - sarà stato COMPLETATO. Non prima.
    Non vi sarà dunque alcun “risveglio” se non illusorio, e la fine - vera - potrà darsi solo dopo il fallimento del falso, ultimo (pseudo) “risveglio” ... che sarà seducente davvero poiché il mondo è in crisi finale davvero! ...


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  6. Ci sta un mio intervento sul sito ariannaeditrice sulla fine del mondo moderno ... come sul blog idee/inoltre ...

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    1. Cf.
      https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=48516

      Nella nota finale n.5 vi è il link del post sul blog idee/inoltre, relativo alla fine del mondo mdoerno, post del **2014**!!, cf.
      http://ideeinoltre.blogspot.it/2014/01/andrea-ianniello-la-fine-del-mondo.html







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