martedì 29 aprile 2025

“Black out” – RIPROPOSIZIONE, 3 – c.a. – [Frammento 4 (di J. VALLÉE) –]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Si ripropone qui un vecchio post – cancellato –, con un passo tratto da un testo di J. Vallée.]

L’intero mistero di cui stiamo discutendo contiene tutti gli elementi di un mito, e potrebbe essere utilizzato per scopi politici o sociologici. Un fatto, questo, illustrato dal curioso legame tra i contenuti dei rapporti stessi e il progresso della tecnologia umana, dalle navi aeree ai dirigibili, ai razzi fantasma, ai dischi volantiun legame che non ha mai ricevuto un’interpretazione soddisfacente in un quadro sociologico.

Per quanto riguarda l’ultimo punto, trovo notevole che la prima istanza di un blackout causato da un UFO si trovi ne Il bar del crepuscolo, un’opera teatrale scritta da Arthur Koestler nel 1933. Durante lo spettacolo, che si svolge su una piccola isola dove sta per scoppiare una guerra civile, un enorme ‘meteorite’ vola sopra la città con un fischio acuto mentre tutte le luci si spengono. Il velivolo si tuffa in mare e due esseri, vestiti con tuta bianca che si muovono come in trance, arrivano a terra e si presentano come messaggeri inviati ad avvertire l’umanità che ha tre giorni di tempo per rimediare alle proprie miserie e sofferenze. Altrimenti, dicono le creature, l’umanità sarà distrutta e ripopolata da una razza superiore. Allo stesso modo, son in debito con Donald Hanlon per aver sottolineato che il primo riferimento agli effetti degli UFO sul funzionamento delle auto apparve in un romanzo scritto nel 1950 da Bernard Newman ed intitolato The Flying Saucer. È vero che quando Newman ha scritto il suo libro, circolavano già alcuni rapporti UFO riguardanti disturbi magnetici (delle bussole). Già nel 1944 i militari avevano accumulato notevoli informazioni su oggetti volanti non identificati, e la prima indagine scientifica su larga scala era stata fatta l’anno precedente. Ma rimane il fatto che la coincidenza tra queste opere di fantasia e i dettagli reali dei resoconti che provengono dal pubblico è notevole, e apre la strada ad una speculazione senza limiti. Sfortunatamente, questo è proprio il punto in cui dobbiamo smettere di fare congetture”, J. VALLÉE, Passaporto per Magonia, Venexia Editrice, Roma 2021, pp. 208-209, corsivi in originale, grassetti miei.

Si notino le date: 1933 e 1950 (ed anche 1944, significativo); dunque sono cose, son temi noti da tantissimo tempo …

Comunque che i militari abbiano “accumulato notevoli informazioni” non ci dice niente né ci serve ad alcunché; possono accumulare ciò che vogliono, “scumulare”, dire, o NON dire, DISPERDERE, o far ciò che credono, è tutto “un versare del nulla nel vuoto”, è cercare di riempire un bicchiere senza fondo: troppa è la distanza tra il modo di pensare che si necessita per “capire” queste “cose” rispetto alla mentalità che hanno effettivamente. BEN ALTRO è “in gioco” rispetto ad “armi” di “avversari politici” dell’America! “Palloni spia” cinesi ce ne saranno, però non hanno niente a che spartire con gli “UFO”!

Ma ciò NON POSSONO proprio capirlo. Quindi è del tutto inutile che abbiano “accumulato notevoli informazioni” e che continuino a farlo.  

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

PS. Il vecchio link, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/04/frammento-4-di-j-vallee.html

[cancellato]

 

 

lunedì 28 aprile 2025

1995-2025, TRENT’ anni dopo, 3 – [SE LO] “Sa l’Omone” … E [sello] SA l’omo, ne’ – o: un **ALTRO** “ANELLO” (anch’esso UNICO, tuttavia **non** quel *ANELLO*) – 2005-2025, vent’anni dopo, 4 – 1925-2025, CENT’ anni dopo, 2 –

 

 

 

 

 

 

 

 

19.1. Ed io, Salomone, me ne stavo onorato da tutti gli uomini che son sotto il cielo, sia perché avevo costruito il Tempio di Dio, sia perché il mio regno andava bene. 2. Tutti i re vennero presso di me  per osservare il Tempio di Dio che stavo costruendo, e provvidero portando oro ed argento, BRONZO, FERRO, PIOMBO E RAME per le suppellettili del Tempio. 3. Tra loro SABA, LA REGINA DEL SUD, che era una strega, venne con grande arroganza e s’inchinò davanti a me”.

Testamento di Salomone, a cura di A. Cosentino, Città Nuova Editrice, Roma 2013, pp. 58-59, grassetti e maiuscole miei.[*]

 

Cf. W. BECKFORD, Vathek, Tascabili Bompiani, 1990 (prima edizione: 1987), p. 27.[1] 

NB. Vi è ancora il prezzo in lire, poi, aggiunto, vi è quello in Euro …[2]

 

Persistendo ad interrogare il nostro prigioniero, apprendemmo alcuni particolari sull’isola del massacro, i suoi abitanti e i costumi di questi; ma come posso intrattenere il lettore su tali cose? Dirò che l’arcipelago si componeva di otto isole governate tutte da un unico re, chiamato Tsalemon o Psalemoun, il quale risiedeva nell’isola più piccola”.

E. A. POE, Le avventure di Gordon Pym, Oscar Mondadori, Milano 1981, p. 211, corsivi in originale. SI VEDE SUBITO che “Tsalemon” = SALOMONE …

 

La rosa,

l’immarcescibile fiore che non canto,

quella che è peso e fragranza,

quella del nero giardino nella notte profonda,

quella di qualunque giardino e di qualunque sera,

la rosa che risorge dalla tenue

cenere per arte d’alchimia [la palingenesi, in Paracelso],

la rosa dei persiani e di Ariosto,

quella che è sempre sola,

quella che è sempre la rosa delle rose,

il giovane fiore platonico,

l’ardente e cieca rosa che non canto,

la rosa irraggiungibile”.

J. L. BORGES, Poesie, BUR RCS Rizzoli Libri, Milano 1989, p. 61, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

Invano è svariato il mondo. La giornata

che ciascuna compie già è stata fissata”.

Ivi, p. 275.

 

So di fiumi di sabbia e pesci d’oro

che regge il Prete Gianni nelle regioni

oltre il Gange e l’Aurora

e del hai ku che fissa in poche

sillabe un istante, un’eco, un’estasi;

so di quel genio di fumo imprigionato

nel vaso di giallo rame

e di quel che fu promesso [a Salomone] nelle tenebre”.

Ivi, pp. 291-293, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

 

 

Cf. G. de NERVAL, La Regina di Saba, a cura di G. Mariotti, Adelphi Edizioni, Milano 2013, p. 104, p. 126.

Il “vero” nome di G. “de Nerval” era: G. Labrunie.

Una serie di note a pie’ pagina, dello stesso Labrunie, sono interessanti poiché in esse de Nerval, talvolta, solleva – ma solo in parte! – “il velo” sulle sue “fonti”, problema sul quale – sia detto “per inciso” – M. Bizzarri ha visto giusto [**] … 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

[*] Su Salomone nella Bibbia e nel Corano, cf. C. M. GUZZETTI, Bibbia e Corano. Confronto sinottico, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1995, p. 201 e sgg. In particolare, su Salomone e la Regina di Saba, le pp. 202-205.

Ecco le note di Guzzetti: “Secondo tutti gli esegeti musulmani, la regina di Saba si chiamava Bilqîs; la tradizione popolare afferma che era figlia di un ginn o spiritello”, ivi, p. 203, nota “a” a pie’ pagina, corsivo in originale, grassetti miei. Diciamo che: 1) un “ginn” (jinn) NON È necessariamente uno “spiritello” …; 2) insomma, la regina di Saba sarebbe come Melusina … In altre tradizioni, sarebbe come Lilith …

Guzzetti si corregge subito dopo: “I ginn sono creature intermedie tra gli uomini e gli angeli”, ibid., nota “b”; appunto: intermedie, quindi – tra le altre cose – son chiamati genericamente jinn delle “creature” MOLTO DIVERSE fra loro: unica costante fra di loro è il far parte del “mondo intermedio” cosiddetto. Tal mondo “intermedio” ha in sé creature molto più diverse che gli animali fra loro, per fare un esempio. L’episodio della regina di Saba che si alza la gonna credendo di dover superare uno specchio d’acqua è ricordato nello stesso Corano ed il passo è riportato da Guzzetti, nel suo confronto sinottico, a p. 205. Tal episodio è riportato dallo stesso de Nerval. Altro episodio coranico, riportato anche da Nerval, è quello della morte di Salomone, ma con varianti – significative – in de Nerval.

Riportiamo il passo coranico come riprodotto da Guzzetti: “Sura 34 — 14 E quando decretammo che Salomone morisse, la sola cosa che ne rivelò la morte fu un animale della terra che ne rosicchiò il bastone, quando infatti Salomone crollò a terra, i ginn videro chiaramente che se avessero conosciuto l’invisibile non avrebbero continuato in quell’umiliante castigo”, ivi, p. 209, grassetti di Guzzetti.

Ora “quell’umiliante castigo” sono i lavori che i jinn han fatto per costruire il Tempio di Gerusalemme, in particolare “il mare di bronzo” … Salomone li teneva in pugno per mezzo dell’ … ANELLO! Guzzetti ricorda gli episodi coranici del furto, da parte dei jinn, dell’ “ANELLO” salomonico …

La nota di Guzzetti: “Il versetto allude alla leggenda secondo cui Salomone sarebbe morto seduto in trono ed appoggiato al suo scettro. Fu solo quando le termiti rosicchiarono lo scettro, e il cadavere del re crollò a terra, che se ne scoprì la morte, e i ginn smisero i loro faticosi lavori”, ibid., nota “e”; il versetto è il n.14 su riportato.

Sul “sigillo di Salomone” – che sarebbe incastonato sull’anello salomonico – ecco la nota di Guzzetti: “Secondo una leggenda d’origine talmudica, Dio punì Salomone per aver sposato una donna idolatra, permettendo che un ginn gli rubasse l’anello magico con impresso il suo sigillo e regnasse per quaranta giorni assumendo il suo aspetto, mentre il vero re non era più riconosciuto da nessuno; alla fine Salomone riuscì a riprendersi l’anello. La leggenda si basa su 1Re 11, 11, dove Dio minaccia Salomone di togliergli il regno e di darlo ad uno dei suoi servi. Nel mondo islamico, il «sigillo di Salomone» ha la forma d’una stella a sei punte ed è un motivo ornamentale assai diffuso”, ivi, p. 207, nota “b”.

Importante riferimento: cf. MUHYI-D-DÎN IBN ‘ARABÎ, La Sapienza dei Profeti, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, a cura di T. Burckhardt, il capitolo su Salomone, p. 103, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

E cf. ivi, p. 106, nota n.9 del curatore. Sempre per l’episodio secondo cui la regina di Saba scambia un pavimento di cristallo per uno specchio d’acqua: cf ivi, pp. 109-110.

In due note a pie’ pagina, Burckhardt – il curatore – riporta il passo coranico, da un lato, e, dopo, lo commenta così nella nota successiva: cf ivi, p. 111.

Questo passo richiederebbe qualche altro, piccolo, commento …

[**] Cf. M. BIZZARRI, Rennes Le Chateau, dal vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 153-157.

 

 

 



[1] Va detto che – seppur venendo da degli ambienti “simili” – ancorché PRECEDENTI, però – a quelli di de Nerval – cioè Labrunie –, Beckford ha una visione NEGATIVA di “Vathek” il quale, alla fine, viene condannato a stati post mortem infernali (cf. ivi, p. 256) … Questo va precisato. Quanto a “certe” montagne, dove sarebbe la “sede” della “porta d’ebano” del “Giaurro” (ovvero il jinn malefico!) cosiddetto, Beckford le pone fra Iran e Iraq attuali. La sede di Vathek è “Samarah” cioè Samarra, nell’ “Irak babilonese” (cf. ivi, p. 29) … Ma guarda un po’ ma guarda … In ogni caso, questo testo a me ricorda À rebours (“A Ritroso”) di Huysmans – che quando lessi, tanti anni fa, m’impressionò negativamente: cominciai così – finalmente! – a “vederci chiaro” su “che” cos’è “davvero” il “satanico” …! –, con la stessa – **duplice** – attrazione, ma insieme paura, verso la dimensione del “satanico” … Vathek ricercava, per ambizione, un sapere al quale l’uomo non ha l’accesso: egli ricercava, schiavo della madre, “magista” (o meglio: strega!) d’origine greca, il noto “talismano di Salomone” … Ovviamente, non ce la fa, “IN FINE” …

Sul “giaurrro” – inteso in Beckford come jinn malefico con **apparenze** di un “moro” cosiddetto –, in realtà in origine aveva un senso differente, cf.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giaurro.

[2] Trovato su di una bancarella tempo fa …