“19.1. Ed io, Salomone, me ne stavo onorato da tutti gli uomini che son sotto il cielo, sia perché avevo costruito il Tempio di Dio, sia perché il mio regno andava bene. 2. Tutti i re vennero presso di me per osservare il Tempio di Dio che stavo costruendo, e provvidero portando oro ed argento, BRONZO, FERRO, PIOMBO E RAME per le suppellettili del Tempio. 3. Tra loro SABA, LA REGINA DEL SUD, che era una strega, venne con grande arroganza e s’inchinò davanti a me”.
Testamento di Salomone, a cura di A. Cosentino, Città Nuova Editrice, Roma 2013, pp. 58-59, grassetti e maiuscole miei.[*]
Cf. W. BECKFORD, Vathek, Tascabili Bompiani, 1990 (prima edizione: 1987), p. 27.
NB. Vi è ancora il prezzo in lire, poi, aggiunto, vi è quello in Euro …
“Persistendo ad interrogare il nostro prigioniero, apprendemmo alcuni particolari sull’isola del massacro, i suoi abitanti e i costumi di questi; ma come posso intrattenere il lettore su tali cose? Dirò che l’arcipelago si componeva di otto isole governate tutte da un unico re, chiamato Tsalemon o Psalemoun, il quale risiedeva nell’isola più piccola”.
E. A. POE, Le avventure di Gordon Pym, Oscar Mondadori, Milano 1981, p. 211, corsivi in originale. SI VEDE SUBITO che “Tsalemon” = SALOMONE …
“La rosa,
l’immarcescibile fiore che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nella notte profonda,
quella di qualunque giardino e di qualunque sera,
la rosa che risorge dalla tenue
cenere per arte d’alchimia [la palingenesi, in Paracelso],
la rosa dei persiani e di Ariosto,
quella che è sempre sola,
quella che è sempre la rosa delle rose,
il giovane fiore platonico,
l’ardente e cieca rosa che non canto,
la rosa irraggiungibile”.
J. L. BORGES, Poesie, BUR RCS Rizzoli Libri, Milano 1989, p. 61, mie osservazioni fra parentesi quadre.
“Invano è svariato il mondo. La giornata
che ciascuna compie già è stata fissata”.
Ivi, p. 275.
“So di fiumi di sabbia e pesci d’oro
che regge il Prete Gianni nelle regioni
oltre il Gange e l’Aurora
e del hai ku che fissa in poche
sillabe un istante, un’eco, un’estasi;
so di quel genio di fumo imprigionato
nel vaso di giallo rame
e di quel che fu promesso [a Salomone] nelle tenebre”.
Ivi, pp. 291-293, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Cf. G. de NERVAL, La Regina di Saba, a cura di G. Mariotti, Adelphi Edizioni, Milano 2013, p. 104, p. 126.
Il “vero” nome di G. “de Nerval” era: G. Labrunie.
Una serie di note a pie’ pagina, dello stesso Labrunie, sono interessanti poiché in esse de Nerval, talvolta, solleva – ma solo in parte! – “il velo” sulle sue “fonti”, problema sul quale – sia detto “per inciso” – M. Bizzarri ha visto giusto [**] …
Andrea A. Ianniello
[*] Su Salomone nella Bibbia e nel Corano, cf. C. M. GUZZETTI, Bibbia e Corano. Confronto sinottico, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1995, p. 201 e sgg. In particolare, su Salomone e la Regina di Saba, le pp. 202-205.
Ecco le note di Guzzetti: “Secondo tutti gli esegeti musulmani, la regina di Saba si chiamava Bilqîs; la tradizione popolare afferma che era figlia di un ginn o spiritello”, ivi, p. 203, nota “a” a pie’ pagina, corsivo in originale, grassetti miei. Diciamo che: 1) un “ginn” (jinn) NON È necessariamente uno “spiritello” …; 2) insomma, la regina di Saba sarebbe come Melusina … In altre tradizioni, sarebbe come Lilith …
Guzzetti si corregge subito dopo: “I ginn sono creature intermedie tra gli uomini e gli angeli”, ibid., nota “b”; appunto: intermedie, quindi – tra le altre cose – son chiamati genericamente jinn delle “creature” MOLTO DIVERSE fra loro: unica costante fra di loro è il far parte del “mondo intermedio” cosiddetto. Tal mondo “intermedio” ha in sé creature molto più diverse che gli animali fra loro, per fare un esempio. L’episodio della regina di Saba che si alza la gonna credendo di dover superare uno specchio d’acqua è ricordato nello stesso Corano ed il passo è riportato da Guzzetti, nel suo confronto sinottico, a p. 205. Tal episodio è riportato dallo stesso de Nerval. Altro episodio coranico, riportato anche da Nerval, è quello della morte di Salomone, ma con varianti – significative – in de Nerval.
Riportiamo il passo coranico come riprodotto da Guzzetti: “Sura 34 — 14 E quando decretammo che Salomone morisse, la sola cosa che ne rivelò la morte fu un animale della terra che ne rosicchiò il bastone, quando infatti Salomone crollò a terra, i ginn videro chiaramente che se avessero conosciuto l’invisibile non avrebbero continuato in quell’umiliante castigo”, ivi, p. 209, grassetti di Guzzetti.
Ora “quell’umiliante castigo” sono i lavori che i jinn han fatto per costruire il Tempio di Gerusalemme, in particolare “il mare di bronzo” … Salomone li teneva in pugno per mezzo dell’ … ANELLO! Guzzetti ricorda gli episodi coranici del furto, da parte dei jinn, dell’ “ANELLO” salomonico …
La nota di Guzzetti: “Il versetto allude alla leggenda secondo cui Salomone sarebbe morto seduto in trono ed appoggiato al suo scettro. Fu solo quando le termiti rosicchiarono lo scettro, e il cadavere del re crollò a terra, che se ne scoprì la morte, e i ginn smisero i loro faticosi lavori”, ibid., nota “e”; il versetto è il n.14 su riportato.
Sul “sigillo di Salomone” – che sarebbe incastonato sull’anello salomonico – ecco la nota di Guzzetti: “Secondo una leggenda d’origine talmudica, Dio punì Salomone per aver sposato una donna idolatra, permettendo che un ginn gli rubasse l’anello magico con impresso il suo sigillo e regnasse per quaranta giorni assumendo il suo aspetto, mentre il vero re non era più riconosciuto da nessuno; alla fine Salomone riuscì a riprendersi l’anello. La leggenda si basa su 1Re 11, 11, dove Dio minaccia Salomone di togliergli il regno e di darlo ad uno dei suoi servi. Nel mondo islamico, il «sigillo di Salomone» ha la forma d’una stella a sei punte ed è un motivo ornamentale assai diffuso”, ivi, p. 207, nota “b”.
Importante riferimento: cf. MUHYI-D-DÎN IBN ‘ARABÎ, La Sapienza dei Profeti, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, a cura di T. Burckhardt, il capitolo su Salomone, p. 103, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.
E cf. ivi, p. 106, nota n.9 del curatore. Sempre per l’episodio secondo cui la regina di Saba scambia un pavimento di cristallo per uno specchio d’acqua: cf ivi, pp. 109-110.
In due note a pie’ pagina, Burckhardt – il curatore – riporta il passo coranico, da un lato, e, dopo, lo commenta così nella nota successiva: cf ivi, p. 111.
Questo passo richiederebbe qualche altro, piccolo, commento …
[**] Cf. M. BIZZARRI, Rennes Le Chateau, dal vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 153-157.
Sul “giaurrro” – inteso in Beckford come jinn malefico con **apparenze** di un “moro” cosiddetto –, in realtà in origine aveva un senso differente, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Giaurro.