martedì 15 aprile 2025

Possiamo “dir che” … ovvero: “n’è rimasta SOLO una” … (“T:”)

 

 

 

 

 

Tule, mitica terra del nord, venne creduta per molti secoli il confine superiore della Terra, e, per ancor meglio assegnarle questa sua prerogativa, il suo nome venne sempre accompagnato nelle antiche letterature da aggettivi quali: ultima, estrema, brumosa … Molte sono state le interpretazioni degli studiosi a riguardo della reale posizione della reale posizione geografica di Tule, che è stata di volta in volta identificata con la Groenlandia, l’Islanda, la Norvegia settentrionale, le Isola Shetland, le Ebridi e le Faroer, e su di essa sono state talvolta avanzate le ipotesi più incredibili”.

R. D’AMICO, Le Terre del Mito. Viaggio alla ricerca delle terre leggendarie, Casa Editrice MEB, Torino 1979,  p. 19.[1]

 

Certo è […] che, una volta ritornato in patria, i racconti che Pitea fece d’una terra senza sole e di strane isola galleggianti, dure come il metallo e trasparenti come l’acqua, che svanivano sotto il calore del sole, furon considerati della gente alla stregua delle solite fantasticherie di marinaio, e così Tule entrò a far parte della leggenda. Una leggenda che venne ripresa da molti autori classici, tra i quali, oltre a Seneca, Virgilio, nelle “Georgiche”, e Plutarco, in uno dei suoi discorsi laddove egli fa dire a Silla: «Ogni trent’anni gli abitanti di Tule sbarcano sulle rive opposte, abitate da greci, per festeggiar Saturno; ed in quelle terre si vede, per un mese, il sole tramontare un’ora appena al giorno»”.

Ivi, p. 22, corsivi in originale.

 

Concludiamo la lunga serie di città la cui sorte venne segnata dal mare parlando della città d’Ys. La sua leggenda narra che, fondata dai romani all’estremità del promontorio bretone, nelle vicinanze dio quel capo Raz che abbiamo già incontrato seguendo il viaggio di Pitea, passò verso il V secolo sotto il governo d’un certo re Grallon o Gradlon”.

Ivi, p. 231.

 

 

 

 

[Possiamo dire che la penultima “T.” – “GIOVIANA” – si stia “IN FINE” attivando: ne rimane una sola]

I racconti di lunghi viaggi, la nostalgia d’una terra simile all’Eden, la situazione polare di questa terra, tutto ciò lascia perplesso colui che guardando un mappamondo vede in luogo del preteso paradiso solo un’impressionante distesa di ghiaccio. Se oggi il Nord è sinonimo di freddo, non è stato sempre così. Paul-Emile Victor in Boréal ha raccolto vecchie leggende esquimesi, secondo le quali “in tempi molto antichi la Groenlandia non era coperta di ghiacci come oggigiorno. C’erano grandi alberi ed altre piante e faceva molto caldo. Il paese si è coperto di ghiacci solo allorquando due inverni si son succeduti senza esser separati dall’estate, ed è dai tempi memorabili che la Groenlandia è un paese freddo (…). Ora, son stati trovati un po’ dappertutto fossili di felci arboree che mostrano come la Groenlandia, in tempi remoti, avesse avuto una vegetazione ed un clima simili a quelli della foresta vergine. Simili resti di vegetazione adatta a paesi caldi sono stati scoperti nell’isola Spitzbergen.

La menzione di due inverni consecutivi NON è senza interesse. L’ Edda evoca FIMBULVETR,”spaventoso inverno”, “ci saranno tre inverni di seguito e nessuna estate nel frattempo”.

Si può presupporre che questa glaciazione in alcune regioni fu repentina pensando ai mammut, congelati in poco tempo poiché i loro corpi non si son decomposti, ritrovati intatti nel nord della Siberia, vicino all’Oceano glaciale artico ed ai diversi mari che lo compongono. Ciò non esclude tuttavia che in altre zone l’abbassamento della temperatura sia avvenuto più lentamente. Così il Sud della Groenlandia restava ancora abitabile in un’epoca relativamente recente, poiché una colonia vikinga vi prosperò fino al XVI secolo, data in cui un ulteriore abbassamento delle temperature la fece sparire [qui la causa, però, è diversa, e rientra nelle variazioni all’ INTERNO del NOSTRO attuale ciclo[2]]. Per ciò che concerne la posizione geografica dell’Iperborea, abbiamo già visto che il suo territorio era esteso in latitudine, considerato che alcune popolazioni ricevevano luce solo per sette mesi, ed altre per sei, otto, nove, dieci, ciò che equivale allo spazio situato tra il polo ed il circolo polare artico, e quello si rivela piuttosto considerevole.

Al contrario, è più difficile situare l’Iperborea in longitudine. La sua condizione polare fa sì che si accavallino diversi continenti. Se ci si affida agli assi di dispersione, la Terra del Sole si trova compresa tra la Groenlandia (inclusa) e quella che oggi si chiama la Terra del Nord. Posizione, dunque, che comprende la Groenlandia, l’Islanda all’estremo Sud, l’isola Jan Mayen, le Svalbard, l’Isola degli Orsi, la Terra di Francesco Giuseppe, la Novaja Zemlja e l’estremo Nord del continente Eurasiatico fino alla Terra del Nord [dunque anche la punta estrema Nord della – lunghissima, ma non altissima – catena degli Urali, dove, VERSO la Novaja Zemlja[3] per l’appunto, ESSI (URALI) TOCCANO la Terra del Nord …].

I Celti si dichiaravano originari del Nord-Ovest, il che situa la loro terra natale vicino alla Groenlandia ed all’Islanda [il tutto in pieno contrasto con i dati archeologici di oggi, ma è probabile assai che questa sia la “genealogia ‘mythica’” dei Celti-Kèltoi]. Le leggende relative alle “quattro isole a Nord del mondo” originali sembrerebbero indicare che l’Iperborea non comprendeva un territorio solo, senza soluzione di continuità, bensì parecchie isole. I Celti provengono probabilmente da una terra posta ad Ovest dell’Iperborea, che influenzò l’Atlantide a causa della sua vicinanza, così come afferma Guénon [in ID., Forme tradizionali e cicli cosmici, Mediterranee, Roma 1974][4].

Il centro, la quinta terra [il “quinto” clima], il “regno di mezzo” [quello delle “Origini” = originale], era sicuramente quello che i greci designarono con il nome generico di Thulé, i Toltechi Tula, ed i Celti trascrissero come Tara, capitale del regno di mezzo. Queste differenti denominazioni indicano il centro primordiale del nostro ciclo e per analogia il centro di tutti i cicli, che servì da modello, man mano che si attuava la discesa ciclica fino a quando fosse rimasto vivo un barlume di memoria presso i mortali [che, poi, è ciò che si sta quasi perdendo DEL TUTTO: LA MEMORIA], ai diversi centri edificati dai popoli venuti dalla terra di Luce o influenzati dalla tradizione polare.

Per quanto riguarda la popolazione diverse indicazioni convergono a favore di un insieme di popolazioni di razza bianca [ma in nota, l’autore precisa che tal colore va inteso solo in parte come fatto fisico, quanto invece come fatto spirituale: il “bianco” dello Spirito]. Purtuttavia è possibile che nei pressi del circolo polare artico popolazioni di razza gialla avessero strette relazioni con gli Iperborei. Ciò spiegherebbe numerosi tratti e molteplici riferimenti comuni. Così si potrebbe capire la designazione del Nord come terra degli antenati dei semidei, dell’origine, nella tradizione cinese.

Alcune consuetudini sono testimonianze di questa alta considerazione, persino venerazione, per il Nord. L’antica Cina ASSOCIAVA a questa direzione la tartaruga, intermediario fra la terra e il cielo. Quando un re riuniva i suoi vassalli nessun altro oltre a lui doveva mettersi a Nord rivolto a Sud [in cinese, “aver il volto verso Sud” = essere imperatore; il che implica che quest’ultimo stesse a NORD!].

I morti venivano sepolti a nord della città con la testa orientata verso settentrione. Il nord era considerato come la regione della terra più vicina al cielo, dunque più vicina alla saggezza divina. Su questo Marcel Granet osserva: “Il cielo è come la sede delle potenze d’ordine morale che donano la forza alle maledizioni: ‘Io prenderò questi calunniatori - li getterò ai lupi ed alle tigri (animali del nord!) - Se i lupi e le tigri non li divorano - li getterò ai maestri del nord! - Se i maestri del nord non li prendono - li getterò ai maestri (del cielo) augusto!’” [in ID., La religione dei cinesi, Adelphi, 1978].

Un altro segno dei legami che dovettero esistere tra i gialli e gli Iperborei è lo swastika inciso sull’anello di Gengis-Khan. Si tratta in qualche modo d’una legittimazione del Cielo attraverso il Nord.

Un altro parallelo, molto interessante anche se non se ne può trarre una chiara conclusione, vien tracciato da Vladimir I. Georgiev, specialista d’indo-europeo, tra l’indoeuropeo antico ed il cinese: “L’indoeuropeo antico o proto-indo-europeo è durato approssimativamente una quindicina di migliaia di anni dopo la fine del paleolitico [probabilmente si tratta di un errore: Georgiev vuol dire che il proto-indo-europeo si sviluppò nei quindicimila anni **prima** della fine del paleolitico che, convenzionalmente, si situa circa 10000 anni fa, cioè 8.000 anni – circa, non dimentichiamo mai questo “circa” …! –, vale a dire in corrispondenza con l’ INIZIO dell’introduzione dell’ AGRICOLTURA]. Durante questo periodo l’indo-europeo è stato univocalico e monosillabico, e non esisteva alcun genere di morfologia (…). Questo stadio dell’indo-europeo assomiglia grosso modo al cinese in cui la maggior parte delle parole è monosillabica e non esiste morfologia [un po’ sì che ci sta, ma è molto ridotta; direi che la tendenza semplificante dell’inglese pare un ritorno, deviato, alle origini, anche se, chiaramente, permangono in inglese dei resti di declinazione]”.

Il primo sovrano della Cina, Fou-Hi [traslitterato “alla francese” cioè sarebbe oggi: Fuxi o Fu-hsi], era bianco. Chiamato con il titolo di “Augusto”, incarna una figura mitica la cui azione civilizzatrice ha potuto esercitarsi a lungo prima dei tempi storici e fuori dal contesto cinese, o, altra possibilità, personifica l’Iperborea. Queste diverse interferenze han potuto anche prodursi ulteriormente nel corso della discesa ciclica [nessun dubbio]”, Ch. LEVALOIS, La Terra di Luce. Il Nord e l’Origine, Edizioni Barbarossa, Saluzzo (CN) 1988, pp. 28-31, corsivi in originale, grassetti e maiuscole miei, miei commenti fra parentesi quadre. Se dunque la penultima “T.” è da ricollegarsi a GIOVE, l’ ULTIMA “T.” rimasta – nelle sue NORDICHE solitudini – è la versione inversa – “l’ OMBRA” – della tradizione primordiale, cioè polare

Chi ha orecchie per …

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

PS. Su di una nota in questo stesso testo … Oggetto di rampogna da parte di Levalois è il martello che,d a simbolo del dio Thor, è divenuto simbolo del comunismo, che all’epoca c’era, parliamo del 1988 … Abbiam però visto quali ““splendide” cose” ha provocato al fine della dottrina che voleva che “l’ultima casta” predominasse, cosicché – con il predominio delle ““grandi”” destre – abbiamo il predominio del “sottocasta” (volendo usare questo parallelo) … E non si citi la Cina, che, secondo Mao, il comunismo poteva durar molto meno della dinastia T’ang [Tang] per la semplice ragione che, se cambiava la “contraddizione dominante”, cambiava pure, inevitabilmente …, il sistema politico (peraltro, secondo lui, qualora non vi fossero più contraddizioni nella storia, sarebbe finita la storia stessa) … 

Ma veniamo al punto. “Il martello, equivalente della scure, rappresenta il lampo, legame soprannaturale tra cielo e terra, fecondazione divina. Da strumento delle forze dell’Alto è diventato oggetto delle forze del Basso per distruggere ogni giorno di più [sic]. Non si tratta  più del martello di Thor, ma di quello di Eefesto(**)”, ivi, p. 43. Segue quindi la nota aggiuntiva (**) di R. Del Ponte, dove si “difende” Efesto e … si accusa Thor!

A tanto si è giunti nel XX secolo! A cosa serve l’erudizione se poi tutto si scarica in polemicucce da due soldi? A niente. Così le sciocchezze del XX secolo ci han condotto qui, nel VERO DISASTRO – “astro cattivo” – del XXI secolo! Veniamo al punto, in breve: qui si parla dei metalli e del loro duplice senso, in relazione al “martello di Thor” (Thorshamarr) che, come si sa, è DI METALLO[5]. Non vi è altro che questo. E la polemica su “chi ha la rogna” niente ha potuto contro la deriva, cioè la degenerazione dell’uso dei metalli. Si tratta del doppio significato dei symboli, nella sostanza questo è quanto. Tutto qui. Ma il punto è dato dalle forze che hanno spinto a tale degenerescenza: il punto vero è questo. Ed è sempre stato e rimasto questo.

 

 



[1]La menzione di Eforo toglie l’ultimo velo al dubbio, collegando direttamente i Cimmeri con questa regione dei Campi Flegrei”, ivi, p. 67. Negli Allegati si parla – ed è interessante! – dei ciclopi siciliani e dei “giganti” citando fonti antiche. Poco note. Su Atlantide.

[2] Si tratta, in effetti, della cosiddetta “Piccola era glaciale” che va dal XIV – seconda metà – fino alla prima metà del XIX secolo.

[3] Non lontano da essa vi è il “punto centrale dell’evoluzione dell’Eurasia” di cui scriveva G. Georgel illo tempore. E non siamo lontani nemmeno dalla parte polare degli Urali

[4] Su Atlantide, sono note le varie fonti presenti nelle opere di Platone.

[5]  Peraltro qual era la forma del – peraltro famoso – “monogramma” che Costantino vide? “Thor non era invocato soltanto durante le furiose tempeste settentrionali, ma anche dai soldati prima della battaglia, affinché concedesse la vittoria e il riconoscimento degli atti di valore. Dato che il martello del dio era raffigurato spesso non soltanto come martello, ma come multipunta da getto o come ascia da battaglia, se non come boomerang (poiché dopo il colpo mortale tornava al suo proprietario), ed anche come croce uncinata (svastica) sempre più frequentemente raffigurata come una vera croce, ci si può domandare come si raffigurassero la croce vista da Costantino gli antichi autori cristiani riferendosi alla visione del Ponte Milvio nel 312 d.C.”, R. BOSI, I miti dei Vichinghi, Convivio/Nardini Editore, Firenze 1993, pp. 85-86, corsivi e grassetti miei. Ascia da battaglia, ma DI METALLO! Una “pietra del tuono” – sì –, ma di metallo, attenzione …! 

 

 

16 commenti:

  1. “… ma ‘il Re del Mondo’ / ci tiene prigioniero il cuore …”













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  2. Ricordo di aver letto (ma non ricordo bene) che secondo un certo mito, il Fu Xi civilizzatore è partito per l'estremo occidente per apprendere come governare, andando su un isola che per certi versi poteva ricordare l'Irlanda (?), anche se a questo punto poteva essere una qualunque isola dell'Iperborea (che infatti, e per esempio, Tara è anche il nome del regno centrale dell'Irlanda, quindi chissà se ho letto da qualche parte quest'associazione o l'ho "vista" nella mia testa. È proprio vero che si sta perdendo la memoria... in tutti i sensi). Ricordo anche che Lao Tze parlava di un tempo in cui "la colonna del cielo" è crollata: se la colonna è (anche) l'asse terrestre, di certo la Groenlandia era posta più a sud...

    Sul martello di Thor: notare che non solo Efesto, ma anche i Nani hanno il martello... Si potrebbe dire che quest'ultimi e il dio fabbro vengano dalla stessa regione (?) macché, forse peggio...

    [P.S. Ma quanto è bello il Cristogramma?]

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    1. Ricordo quel mito e, sì, Tara è il nome del centro dell’Irlanda, ma son sempre certi nomi a ritornare, in vari contesti culturali, tradizionali e storici, come sappiamo. Eh sì che la memoria si sta perdendo, ma non solo al livello individuale: la memoria collettiva cosiddetta si sta proprio perdendo! Altro fenomeno che non sanno spiegare con le solite, trite interpretazioni correnti. Oui Lao-tzu parlava di quella colonna, ma pur il mito di Niu-Kua e Fu-Hsi [o Fuxi] lotta contro Kung-kung [o Gongong] che – ma guarda un po’ sette teste e dieci corna (!) ed anche Ràvana era così descritto, se non ricordo male (idem!) – il quale (Kung-kung) attenta al “pilastro del cielo” e fa sì che “l’angolo nord-ovest” (lo stesso angolo che, nella Kaaba, è l’angolo “d’ispirazione diabolica” legata alla figura dell’Uomo nel Tetramorfo ed è chiamato: “l’angolo iraqeno” …) del cielo si “abbocchi” e così – sempre secondo questi antichi miti – si sarebbe generato il fenomeno delle stagioni …! di conseguenza, come dici, la “colonna” essendo l’asse terrestre, di sicuro la Groenlandia era posta in una latitudine diversa da quella in cui è sita oggi, dunque non aveva un clima polare: i vari “tasselli” combaciano, dunque. Certo che i Nani hanno martelli: lavorano il metallo! … Nani e Giganti son parte delle stesse forze = il modo in cui si manifestano è relativo (vallo a far capire sulla questione Ufo!) = se stai appresso al “come si manifestano” non potrai mai capire COSA SONO!

      Oui il “Christogrammaton” è bello …

      PS.


      “Si potrebbe dire che quest'ultimi e il dio fabbro vengano dalla stessa regione (?)” … Diciamo che più che “venire dalla stessa regione” hanno la stessa natura di fondo … In altre parole, i “Nani” sono i “servi” del “dio fabbro” … “Chi ha orecchie per …”











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    2. Va precisato che rimane - in vista di attrivazione - solo la t. **saturnina** … quella gioviana è stata - definitivamente - attivata. Il “signum” è sempre un ulterior passo verso la dissoluzione, i confini tra le cose sfumano, come fossero fango, né acqua né terra … e via dicendo, ne abbiam parlato varie volte.








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    3. Ora non vorrei buttarla sul personale, ma giacché le Muse sono figlie di Memoria, ed essendo sempre stato io stesso un tipo "acquatico" ed incline alle arti e alla scrittura, posso dire che anche da questo punto di vista le cose sono assai peggiorate. Non è solo la qualità dell'ispirazione che si abbassa, ma è "l'accesso" a quest'ultima che sembra impedito, come una porta che va chiudendosi rapidamente, e se è vero che "ogni conoscenza è reminiscenza" (Platone) allora non solo gli endecasillabi se la passeranno male...

      Né vorrei buttarla sul "magico/sciamanico" di sorta... ma anche i sogni notturni hanno perso di qualità e chiarezza (se va bene) e quasi sempre si ricorda poco e nulla. Forse per i più sarà una condizione normale, ma non per chi faceva spesso "un sogno che è simile ad uno specchio" (Yeats).

      Per non parlare del punto di vista meramente emotivo... anche le persone più vicine sembrano diventare come sconosciuti, e se il loro "spettro" prima permaneva a lungo nella memoria, adesso pare dissolversi anche quello. Forse (anzi probabile) con la settima t. sogno e realtà diventeranno un'unica melma irriconoscibile, con tutte le conseguenze del caso che, a questo punto, sono facili da prevedere...

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    4. Davvero notevole eh?! Interessante che anche eprsone vicine paiano chissà quanto lontane: ma questa forza - liberata su tutta la Terra - una qualche origine pure debono avere! Chiaro, no? Non esiste conseguenza senza causa ... si è che spesso non conosciamo le cause, ma è **altro** discorso. I sogni si fan confusi. Ci si allontana (leggi: polverizzazione in atto) ma non è ancora il colpo decisivo verso la “dissolutio” IN ATTO. In atto: cioè trattasi di un processo in azione, “agente” avrebbe detto Guénon. “Come una porta che va chiudendosi rapidamente” hai detto, e giustamente. Ma fu detto, non è vero? Chi lo **ricorda** ...? Ah ah, si noti questa - terribile, peraltro - nera ironia ... Anche la - cosiddetta - “fine” va ricordata ... sennò è “come se” non esistesse.

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    5. Con la “finale” apertura, chiaro che il processo di “dissolutio” - IN ATTO da tempo - andrà verso le sue conclusioni ... due più due quanto fa? Fa quattro, né cinque né tre ...







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    6. «Huginn e Muninn | volano ogni giorno | alti intorno alla terra. | Io ho timore per Huginn | che non ritorni; | ma ho ancora più timore per Muninn.»

      (Edda poetica - Grímnismál - Il discorso di Grímnir XX)

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    7. In “Fine” NON “RITORNANO” … faccio discretamente osservare: lo stesso “ritorno” del “Martello di Thor” e del “tao” sia detto per inciso … quindi: che cosa – di preciso – “manca” …? Tra l’altro, sempre secondo la “mythologia” norrena il “Martello di Thor” viene usato nella “Battaglia finale” contro il “Gran Serpente” che “circonda il mondo” – “symbolismo” piuttosto esplicito, direi! – et tuttavia, a “L’” INIZIO (“novi cycli”) “Il ‘Martello’ di Thor” – l’ascia “pietra-del-cielo” ma metallica – vien “ritrovato” dai “figli” di Thor …


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    8. Oui la memoria si “perde” in “fine” cosiddetta: caso? Non credo. Non è tanto “fusione” tra sogno e realtà quanto discesa nell’ “indistinzione” alias “dissolutio” …

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  3. Nani o ciclopi , martelli , ascia bipenne , dorje, vajra, saetta, e finanche la spada , simboli assiali/solari.
    Ricordo una notazione di GUenon , in simbolismo della croce mi pare, dove cita tua lo swastika e panama , quindi centro America, più Atlantide che borea, ma ovviamente tutto si tiene .
    Ultimo ma non ultimo Ayanamsa , o precessione degli equinozi , se consideriamo i 26° di inclinazione dell'asse terrestre , quello che è l'attuale nord del pianeta , non sarebbe ghiacciato ma un clima temperato un eterna primavera , un eden .
    Buona Pasqua a tutti.

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    1. Grazie altrettanto. Se non ricordo male il riferimento a **lo** svastica sulla bandiera di un popolo indigeno di Panamà – credo i Cuna –sta ne “Il Simbolismo della Croce, cap. X, nota 1 – ricordi bene –, ma sta pure in “Forme tradizionali e cicli cosmici” sempre in nota … Peraltro, un riferimento a Tula legata con l’Aztlàn azteca sta ne “Il Re del Mondo” cap. X … Simboli dell’ “Axis” CHE PROMANA dal “Centro” – che NON È – il “mondo sotterraneo”!, pur essendo “sotterraneo” **anche** “IL” Centro, di qui la confusione, spesso voluta! … ma “symboli” con sfumature anche MOLTO diverse … Certo cambiando il grado d’inclinazione dell’asse terrestre – ma NON È certo uno scherzo cambiarlo!, ci vuole un’energia fortisima … – il Nord avrebbe il posto di una sorta di “Giardino di Edèn” primordiale, cosa che, se vogliamo dar ascolto alle fonti tradizionali, effettivamente un tempo era …







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    2. Un refuso: un’energia fortisima va cambiato con: un’energia fortissima - due esse -







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  4. Sempre in tema
    https://images.app.goo.gl/fDurk

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  5. Sulla “lucidità” cf. C. CASTANEDA, “A scuola dallo stregone” nella vecchia edizione Astrolabio – il cui c’era sul blog, ora non so se sia sopravvissuto –, in ogni caso, cf. ID., “Gli insegnamenti di Don Juan” [stesso testo], BUR, Milano 2018, cap. 3, pp. 95-99, laddove parla dei “nemici dell’ ‘uomo di conoscenza’” (così era tradotto nella vecchia edizione Astrolabio, e qui è tradotto “uomo di sapere”) –, nemici che sono: la **paura**, la **lucidità** (qui tradotta o come “chiarezza” o “chiarezza di pensiero” e talvolta con “lucidità” - ma era meglio lucidità! -) e poi il **potere **sottile**** (attenzione! **non** il potere esteriore, che è una catena di determinismi esterni che **non** toccano la “persona” …) e, per finire, la vecchiaia, che non si può mai vincere, ma che va sempre allontanata –. Il discorso sarebbe lungo, ma è interessante sottolineare come la lucidità possa essere un falso potere: tu vedi le cose, ma ciò non significa proprio per niente l’aver “potere” su di esse. Il che, a sua volta, NON vuol dire che la lucidità sia insignificante, poiché proprio essa è lo strumento che estingue la paura, che, a contatto con il dominio “SOTTILE” – o “astrale” se piace di più – è del tutto **inevitabile** che si provi. Ma la lucidità – se da un alto estingue la paura –, però d’altro canto anche acceca, con una falsa luce. Fa sì che ci si affretti quando si deve invece star fermi, e viceversa.






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