venerdì 16 febbraio 2024

Riproposizione 1 (inizio della nuova serie per “l'anno del Drago”) – Vecchio titolo: Frammento 5 (di J. VALLÉE sugli “anelli delle fate” e sui “nidi di dischi volanti”) – [POI RIPUBBLICATO come: Frammento 10] (“Aquariana 1”)

 

 

 

 

 

 

L’immaginazione dell’uomo, come ogni potere conosciuto,

funziona secondo leggi fisse, di cui è possibile tracciare l’esistenza e il funzionamento: e lavora sulla stessa materia – l’universo esterno,

la costituzione mentale e morale dell’uomo e le sue relazioni sociali.

Così, diversi come possono sembrare a prima vista

i risultati tra gli europei colti

e i disprezzati Ottentotti, gli Indù filosofici e i pellerossa del Far West,

a ben vedere, presentano caratteristiche assolutamente identiche.

Edwin S. Harland, The Science of Fairy Tales – An Inquiry into Fairy Mythology”.

J. VALLÉE, Passaporto per Magonia, Venexia Editrice, Roma 2021, p. 43, corsivi in originale, edizione originale in inglese: 1969. Quest’edizione  del 2021 in Italia viene, a sua volta, dalla riedizione in inglese, del 2014.

 

 

 

 

 

 

«Questa sezione è dedicata a diversi tipi di artefatti che la tradizione popolare sostiene di essere d’origine soprannaturale. Gli “anelli delle fate” e i “nidi dei dischi volanti” rientrano ovviamente in questa categoria. Anche se questi casi son trattati come casi “borderline” dagli specialisti delle indagini sugli UFO, credo che i “nidi” meritino un’attenzione non superficiale e debbano essere considerati alla luce di specifiche credenze popolari sul significato dei “cerchi magici” che per secoli i contadini hanno trovato nei loro campi. La letteratura su quest’argomento è naturalmente abbondante, e selezioneremo solo alcuni casi per illustrare il punto», ivi, p. 53, corsivi miei.

«Un altro scrittore, riferendosi alle leggende scandinave, ha notato ce gli elfi son raffigurati come esseri con teste sovradimensionate, gambe minuscole e braccia lunghe. […] È divertente notare come nei primi tempi del Razionalismo, si è cercato di spiegare gli anelli delle fate come fenomeni elettrici, conseguenza degli effetti atmosferici. P. Marranzino, per esempio, cita un piccolo distico di Erasmus Darwin, il nonno del naturalista inglese, scritto nel 1789:

‘Così dalle nuvole scure scaturisce il gioco dei fulmini,

Spacca l’immobile quercia o imprime gli anelli delle fate.’

[…] Una riformulazione di quest’idea in termini di moderna fisica del plasma, senza dubbio, sarà presto fornita dagli studioso più attenti [e così È STATO]. Farebbero bene, tuttavia, a tener presente il diametro del cilindro menzionato dall’anziano Darwin [si tratta della “forma cilindrica” che la nuvola, carica d’elettricità, prenderebbe secondo E. Darwin, quindi scaricandosi sul terreno, sul quale darebbe appunto luogo alla forma rotonda dell’ “anello delle fate” cosiddetto]: “dai due ai dieci metri” – il diametro medio dei dischi volanti», ivi, pp. 60-61, corsivi miei, miei commenti fra parentesi quadre.

«Era necessaria una nuova mitologia per comare lo stupendo abisso che si apre al di là di un presente privo di significato. Ma chi sono loro [in effetti, questo è il vero punto, non è vero?]? Esseri reali o fantasmi dei nostri sogni ridicoli e insignificanti [la nota interpretazione razionalistica e riduttivistica, con qualche variante in Jung, dove i sogni non son più “ridicoli ed insignificanti”, però sono pur sempre ancora – e solo – dei sogni!]? Ci hanno parlato, “in un inglese fluente” [o in una qualsiasi altra lingua, ma NON MAI usando un “linguaggio scientifico”!]. Non hanno parlato con i nostri scienziati [SI NOTI]; non hanno inviato complessi segnali univocamente decifrabili, come farebbero gli alieni […] e come farebbe qualunque extraterrestre che osi penetrare nel nostro sistema solare [perché NON SON “alieni”!, perché NON SONO “extraterrestri”!]. No: hanno scelto Gary Wilcox. E Simonson. E Maurice Masse [il che sarebbe a dire: una persona comune, NON uno “scienziato” (MODERNO, chiaro)]. Che cosa hanno detto [e direi che questo è un punto decisivo]? Che vengono da Marte. Che sono i nostri vicini. E, soprattutto che son superiori a noi, che dobbiamo obbedire a loro. Che sono buoni. Andate a Valensole e chiedete a Masse. Vi dirà, forse, di quanto sia rimasto perplesso quando di colpo, senza preavviso, ha sentito dentro di sé una sensazione calda e confortante, di quanto buoni fossero i nostri buoni vicini. Il Buon Popolo. S’interessano molto degli affari degli uomini, e son sempre “schierati a favore della giustizia e del diritto”. Possono apparire nelle forme più diverse. […] in tempi passati, anche gli Irlandesi parlavano con esseri simili. Anche in quei tempi si chiamavano, come in Scozia, Buon Popolo: i Buoni Vicini, gli Sleagh Maith. Che ci hanno detto allora? “Siamo di gran lunga superiori a voi”. “Potremmo eliminare metà della razza umana”. Tutto ha un senso. Questi sono i fatti che ci erano sfuggiti, senza i quali non avremmo mai potuto mettere insieme il puzzle degli UFO. Uomini di chiesa e di scienza ci hanno lasciato interi libri sulle leggende del loro tempo riguardanti questi esseri. Questi libri avrebbero dovuto esser cercati, aperti e studiati [con la mentalità moderna, però, ciò era – oggettivamente – molto ma molto difficile, così NON È successo affatto!]. Non contengono soluzioni, soltanto espressioni di grande perplessità. Ma questa perplessità è stata documentata. Insieme queste storie presentano un quadro coerente dell’aspetto, dell’organizzazione e dei metodi dei nostri strani visitatori. L’aspetto era – vi sorprende? [no, a me no, affatto!, però a tantissimi: sì!] – esattamente quello dei piloti degli UFO di oggi. I metodi, gli stessi. Si racconta la visione improvvisa di “case” brillanti di notte, case che spesso potevano volare, che contenevano lampade particolari [quelle “incombustibili” cosiddette?], luci radianti che non avevano bisogno di combustibile [idem?]. La creature potevano paralizzare i loro testimoni [vi è un accordo pressoché totale nelle varie testimonianze, seppur provenienti da contesti culturali diversissimi, su questo specifico punto]. Cacciavano gli animali [che ne avevano – e ne hanno! – terrore] e portavano via le persone [anche qui: nil sub sole novum]. La loro organizzazione aveva un nome [il “NOMEN ANTIQUUM”, per i “coinnoisseur”, ovviamente]: la Comunità Segreta [sì, è QUESTO “QUEL” nome]. In The Magic Casement, un libro pubblicato da Alfred Noyes nel 1910 [SI NOTI LA DATA!, questo genere di cose sono note da moltissimo tempo], trovo questa piccola poesia di William Allingham, che vorrei che tutti gli ufologi imparassero [ovviamente: cosa impossibile!, però mi si lasci dire che ne apprezzo molto l’intenzione] […]:

‘Lassù sulle cime ventose,

Laggiù nelle valli di giunchi,

Non osiamo andare alla caccia

Per paura dei piccoli uomini;

Brava Gente, Piccolo Popolo,

Si raccolgono insieme a frotte;

Verde giacca, rosso berretto,

E bianca penna di gufo!

Lungo le spiagge rocciose

Alcuni han preso dimora,

Vivono di focacce croccanti

Di gialla schiuma marina;

Alcuni in mezzo ai canneti

Del nero lago fra i monti,

Con rane per cani da guardia

In veglia per tutta la notte.’», ivi, pp. 73-75, corsivi in originale, grassetti miei, miei commenti fra parentesi quadre.

Si necessita un minimo – se non un massimo … – di seria riflessione su tali temi …       

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/04/frammento-5-di-j-vallee.html

[cancellato]

 

Vecchio link, utile:

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/11/una-leggenda-celtica-su-michael-scot.html

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento:

  1. Si comincia qui una serie – nuova – , specifica per “l’anno del Drago” ...

    RispondiElimina