lunedì 26 febbraio 2024

“Aquariana” 7 – “No Comment” – Vada se … se va, va …

 

 

 

 

 

 

 

N come Nacht un Nebel [“Notte e nebbia”, nome dato dalle SS all’operazione dei campi di sterminio nazisti], N come Nemo - Nessuno. Ecco una logica della storia perfettamente coerente con quella di Jules Verne. Nemo è l’uomo della bandiera nera, quella degli anarchici, ma anche quella delle rune d’argento delle SS. Quella di Nemo porta una N inquartata d’oro, non molto lontana, per la sua forma, dalla runa della folgore, la ben nota [segue la “S” di “Sig” (o “Siegel”), Vittoria, l’interpretazione posteriore, nazista della lettera “Sòwilo” dell’alfabeto runico: “ᛋ”, ed è una runa del Sole]: sarebbe sufficiente ruotare un poco la lettera [vero, ma vale pure per una Zeta]. Il personaggio [di quelli “verniani”] più vicino a Nemo è senza dubbio Robur il Conquistatore, che possiede anch’egli una bandiera nera disseminata di stelle con un sole d’oro al centro. Anch’egli fa parte degli esseri che dicono no, del mondo dell’angelo nero. Nemo, spiegando la sua bandiera al Polo Sud, si rivolge al Sole: “‘Addio, Sole!’, gridò. ‘Sparisci astro radioso! Tramonta su questo libero mare, e lascia che una notte lunga sei mesi stenda le sue ombre sul mio nuovo regno’”. Ma Nemo non è soltanto Saturno: in un certo modo egli rappresenta lo stesso Jules Verne, nel momento in cui, dopo aver rifiutato Dio e Maestro, esclamò prima di morire: “Dio e Patria”. Come Verne, Nemo appare assalito da dubbi; come Nerval [Gérard de Nerval, **molto simile**, seppur letterariamente ben lontano, a Verne *come* “itinerario” interiore; più vicino, però, al centro propulsore vi era stato Nerval [*]; peraltro ambedue si erano legati alla, cosiddetta, “Società Angelica” e a simili gruppi, Verne aveva in più legami con la Golden Dawn, all’origine di tanti sviluppi seguenti, però], abbandona la sua rivolta per sperare nella redenzione del Cristo”, M. LAMY, Jules Verne e l’esoterismo, Edizioni Mediterranee, Roma 2005 (edizione originale francese: 1994), p. 205, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. Diciamo che, più che esoterismo, per la precisione, al riguardo di Verne, si deve dire: fra esoterismo - ed occultism-i. Al plurale, sì, al plurale …

L’ “esoterism-o”, GLI occultism-i” … La dice lunga, ciò.

A questo punto, direi questo: i commenti son superflui, poiché il “messaggio” è chiarissimo … Non è chiarissimo? Forse, in tal caso, si dovrebbe cambiare il “proprio” modo di vedere? Si darebbe il caso … Il cumulo, enorme, di pregiudizi oggi vela lo sguardo in maniera pressoché totale a tanti, a troppi senz’alcun dubbio! A tal proposito, cf. ivi, p.194, sulle opposizioni apparenti: cosa che, ancor oggi, è zero capita. Il “piano” è dialettico. Lamy diceva che le “società segrete ‘superiori’” non seguono le “opposizioni esteriori”, e citava un noto passo di Guénon a tal proposito: son l’ultimo a poter dire che non è così, anzi!

Si conferma che proprio così è!

Ma voglio qui sottolineare un altro lato della questione, quello “pratico”, che manca sia nella dotta trattazione di Lamy, sia nell’enunciazione “di principio” di Guénon.

Lo farò con un breve dialoghino.

- Tu vuoi rompere una noce?

- Sì.

- E come lo fai?

- Con uno schiaccianoci?

- E lo schiaccianoci si costruisce di un braccetto solo o di due braccetti?

- Di due.

- Dunque non è possibile schiacciare la noce, ovvero romperne il guscio, con un lato solo dello schiaccianoci.”

Lo stesso funziona qui, a livello “macro”, certo, ma l’idea di fondo è la stessa, molto semplice. Ci vogliono DUE FORZE opposte ma convergenti, mai una sola.

Fra i pochissimi a capir questo ci fu A. C. Sutton: il “piano” è “dialettico”, cioè non si costruisce MAI di un lato solo, ma DEVE presentare un’opposizione, che **poi** si cercherà di “gestire”, guidandola. E qui, aggiungerebbe chi scrive: spesse volte NON RIUSCENDOCI a guidarla. Per questo preciso motivo, il loro “piano” presenta sempre un’accelerazione, puntano sempre più “in alto”: non riescono che in parte, ma questo non fa loro ripensare al piano come tale – che qualcosina pur di sbagliato avrà –, eh no! Lo ripresentano, ma che punta ancor più in alto! In tal modo, si va verso la dissolutio. È questo il meccanismo della “dissoluzione”, fenomeno che, al livello – solo – “sociale”, Baudrillard chiamava: implosione (del sociale) nelle società sempre più digitalizzate, in “glaciazione” del loro senso, cioè  prive di obiettivi condivisi; noi aggiungiamo: questi obiettivi, ormai assenti, son sempre di più sostituiti da “progettualità” calate dall’alto di volta in volta.

Lamy si chiede se J. Verne fosse un “EREDE SPIRITUALE DEGLI ILLUMINATI”, ivi, p. 166, maiuscoletto in originale (qui maiuscolo), “Illuminaten von Bayern” ovviamente, quelli di Weishaupt, per intenderci. NO. Non lo era.

Ma era legato a delle società segrete che portavano avanti certi aspetti di quei gruppi precedenti: spesse volte le “filiazioni” iniziatiche NON funzionano secondo le leggi comuni.

 

Va detta, però, qualcosina in più sulle lettere.

N” vale per Nemo, ma N.N. – che vale per “figlio di padre ignoto – vale anche per una “Zeta”, se rovesciato: per ora c’è una Zeta sola … Come dico, per scherzare: la “n” ha solo due “gambette”, deve diventare “m”, gli manca una gambetta … E finché gli mancherà, possono far ciò che vogliono (ricordarlo, lo so, farebbe “schiumare di rabbia” certe forze) ma il loro “piano” – per quanto sia ben eseguito, per quanto ben fatto sia – mancherà sempre della conclusione, del termine … nel duplice “significato” del termine “termine” … Quel dio antico di Roma: “il” Termine.

 

 

@i

 

 

 

[*] Parlando di un romanzo sui Carpazi, di Verne, dove quest’ultimo parlava pure di “vampirismo” – per smascheralo, ma pure per alludervi con chiarezza [1], scriveva dunque Lamy: “Ed eccoci al punto: fantasmi! Nome curioso quello di Gortz, che ci ricorda un monastero luciferino in Palestina, ancora esistente nel XVIII secolo, il quale ospitava un culto del serpente: l’eremo di El Ghor”, ivi, p. 141, grassetti miei. Chi ha orecchie per intendere …, in tenda vada …

 

[1] “Beninteso, come sua abitudine Jules Verne si farà beffe di costumi e leggende e darà una spiegazione razionale e scientifica al suo enigma. Ma, in realtà, il suo proposito è quello di d’illustrarci con parole velate, un fenomeno assai reale, sebbene abitualmente relegato nel dominio del fantastico. La prassi, in fondo, è la stessa di Bram Stoker”, ibidem, corsivi miei.

E Bram Stoker era, guarda caso, membro della “Golden Dawn” … Tout se tient, “dicheno” lè fransè …

Il cerchio si chiude: si ritorna, quindi, alle considerazioni qui all’inizio. 

 

 

2 commenti:

  1. Qui sopra: “N come Nacht un Nebel - va cambiato in: “N come Nacht und Nebel - si deve aggiungere la “d ”a “un”.






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  2. Qui vi sarebbe altro da dire, ma non è detto se ne abbia la possibilità (di farlo, intendo), in particolare le analisi di Bizzarri, nel suo testo del 2005, e che si è riportato più volte in vari scritti (spesso in pdf), analisi molto giuste, che coincidono con quanto da me ritrovato, e che, però, contengono, nella parti finali, alcuni errori, non sul caso dell’ “affaire” tenebroso – sulla cui tenebrosità *son d’accordissimo*! –, ma su temi più generali, “apocalittici” cosiddetti. Una discussione più approfondita non so se sarà possibile, se lo fosse ci si risentirà sul tema. Ma, per quanto l’eziologia – per usar (ironicamente) il “gergo” medico – sia interessante, oggi è **più** importante la “fenomenologia” e la risposte che si possono dare ad essa, che sono pochissime, tra l’altro. Non farsi ingannare dalle parodia della “Traditio” è oggi al chiave di tante cose. Questo è – **oggi** – *decisivo*, e viene prima di tutto il resto. Poi, se ci sta spazio per il resto, per carità, lo si farà senza problemi. Ma non è detto si possa, l’altro punto – quello “decisivo” – rima e come un’ “invariante” matematica, una “conditio sine qua non” PER e DI tutto il resto.






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