Le forze oggi al
comando del mondo non vogliono la
guerra, lo si è detto varie volte (il che però non vuol dire che l’Iraq non sia
un pantano, e che, anche senza volerlo, alla fine gli Usa o lo lasceranno, o se
ne “disimpegneranno” crescentemente, volenti o nolenti), ma “esse” vogliono il
gran casino per poter esprimersi[1]:
e tutto dipende da quando e da cosa “forerà” il pallone della bolla
mondiale …
Sicuramente il petrolio
è una delle variabili, ma non
l’unica …
Siamo dunque nella
classica “trappola di liquidità”, della quale s’è parlato illo tempore (2015) su
questo blog: cf.
Il problema nel
capitalismo è sempre la liquidità, sempre: cf.
Improvvisamente,
infatti, a settembre dell’anno scorso, le banche si son fermate – in America,
centro del sistema della “Grande Prostituta” di Babylonia – dal prestarsi
liquidità, e cioè lo scenario del 2008, ma lo scenario di tutte, assolutamente tutte,
le crisi nel sistema detto “capitalismo”: di
tutte. Solo ch’è avvenuto in un momento in cui nessuno se l’aspettava
(senza dimenticare la domandina da un milione centodiecimila trecento dollari,
al recente cambio: e le tonnellate di liquidità che han pompato nel e sul
mercato, che fine hanno fatto …??).
E cos’ha fatto la Banca
centrale americana (Fed) a fronte di questa sorpresa settembrina? Ha iniettato
liquidità, e cioè non ha fatto che accrescere ancor di più la famosa “trappola
di liquidità” ricordata da Triffin illo
tempore. So che alcuni criticano questo fatto: questo iniettare liquidità. Ma
aveva altre alternative? Assolutamente no!
Non
aveva altre alternative nel sistema che funziona come oggi.
Non il sistema del
tutto teorico degli “economisti”, ma quello reale, il “capitalismo reale” – come c’è stato “il socialismo reale” e, poi, l’ utopia marxiana: due cose diverse –. Personalmente son interessato
a come funziona il capitalismo reale,
non me ne può fregar di meno di
quello teorico, peraltro basato su “idee” che non solo non condivido – intendo
il capitalismo “teorico” o “utopico”
(direi “distopico”, dal mio punto
di vista) – ma che fanno ridere. E, nel capitalismo reale, tutte le crisi sono sempre di liquidità.
Sempre.
Non vi è alcuna eccezione.
E perché? Beh chi fosse
interessato inizi a ricercarne le risposte …
Dato questo “dato”, che
oggi è riconosciuto a livello pubblico – spesse volte, però, dal punto di vista
sbagliato, cioè da quello dei “puristi” del capitalismo (un’aggressiva setta
americana) – alcuni obiettano che son i governi che non spendono la causa della
trappola, perché le Banche centrali, alla fin fine, fanno il loro dovere.
Quest’ultimo fatto – che le Banche centrali facciano il loro dovere – è chiaro
ed è vero. Ma costoro non rispondono mai al duplice problema, che trasforma le
loro affermazioni in mere, “pie illusioni”, come suol dirsi: 1) perché le politiche “keynesiane” che
costoro invocano – perché di questo stiam parlando, in realtà – oggi nessuno ne
faccia, salvo qualche residuo qua e là, e in forme molto blande, non nel modo
massiccio che Keynes invocava illo tempore; 2) che cos’è dovuto
cambiare – e perché – nel sistema capitalistico perché le politiche keynesiano
dovessero essere ridimensionate, se non proprio eliminate: perché costoro non
spiegano mai questo, la necessità interna al sistema perché ciò accadesse. Tale
cecità li consegna nelle mani del sistema, cosa ben nota, soprattutto alle
“sinistre”, che oggi sono sparite, perché no han mai capito questi cambiamenti.
E l’abbiam visto nelle pubbliche
riunioni, delle quali s’è dato conto su questo blog, commemorando Marx, e non certo per “nostalgismo” o per
tornare alla “lotta di classe” (concetto, peraltro, non inventato da Marx ma da
lui soltanto usato, per cui non è
l’essenza di Marx la “lotta di classe”): zero consapevolezza delle “mutazioni
di pelle” subite dal sistema. Questi fatti pubblici consentono di misurare la
quasi completa “cecità” di fronte a questi temi, nell’agone come nel dibattito pubblici.
Come andrà
probabilmente a finire: che dovranno mettere i soldi nelle tasche dei
“cittadini” o di certe “categorie” di essi: non v’è altra soluzione. Il resto:
chiacchiere, oggi. quando imperava J. M Keynes il discorso era diverso, ma
guardiamo il capitalismo reale, non le chiacchiere dei modelli puramente
teorici. La cosa deve funzionare
e, perché funzioni – nelle condizioni date, ovvio – non vi è alcuna concreta ed altra soluzione. Lo potranno
fare le Banche centrali? E: saranno loro a poterlo fare? Tutte domande oggi
senza risposta: siamo entrati in territorio sconosciuto. Non siamo già più
dentro il vecchio sistema, perché i vecchi modi di rimetterlo in moto non funzionano, e non possono
funzionare, oggi. Che, poi, proprio quest’ultimo punto (che “non possono
funzionare, oggi”) è quel che tanto pochi oggi capiscono. Vi son dei blocchi
interni.
Intanto tutto ciò non
significa che nel Golfo e qui sotto, in Libia, la situazione sia “calma”, ma
solo che tale crisi ha una sua fenomenologia profondamente diversa dalla
“terza” guerra mondiale come “replica” della Seconda, concetto più volte da me
criticato su questo blog. Vuol dire solo ch’è una crisi da XXI secolo e non da
XX. Il mondo è cambiato nel frattempo, e credere nelle “repliche” è
antistorico; niente si ripresenta uguale. Su questo no si può aver alcun
dubbio. Ma non solo il petrolio, il problema è che l’enorme “bolla” sui
mercati, per quanto fortissima – grazie all’autoreferenzialità che, l’abbiam
visto, è uno delle caratteristiche salienti del capitalismo dopo la sua
“mutazione di pelle” cominciata negli anni Settanta –, non può durare per sempre, oppure dura “per sempre”, sì, ma
come “l’ammore” … Lo stesso peso dell’acquosa “bolla” fa sì che, pian piano,
scenda giù.
E finché la discesa è
“pian piano”, vi son pochi problemi[2].
Se, però, questa bolla, degna de la serie televisiva “old times” intitolata “Il Prigioniero” (1967-1968)[3],
trovasse sul suo tragitto uno spillo – uno dei quali è il petrolio, ma non è
l’unico – ecco che la discesa sarebbe meno degna di quelle levitazioni “pian
piano” che sembra facciano tanto bene a certi prodotti da forno …
Andrea A.
Ianniello
NB
[Addendum
del 13/01/2020].
Che si farà uso del
cosiddetto “ascensore”[1a]
– seppur come extrema ratio –, non
accadrà per una “crisi”, che, al massimo, accorcerà i tempi, ma per un fatto strutturale: che “l’inflazione non cresce”,
spia di un cambiamento “strutturale”, e cambiamento
avvenuto
già … Infatti, tanti non riescono a
spiegarsi i fenomeni che hanno sotto gli occhi, il perché di reazioni che
contraddicono abitudini conclamate del sistema capitalistico: basta studiare,
da qualche punto di vista diverso da quelli dominanti, e si troveranno le
risposte …
[1]
E’ il loro scopo – strumentale – ed ovviamente mai pienamente raggiungibile,
come avrebbe detto Guénon, ma rimane che è il loro fine (sempre G.), che non
può che portare alla dissoluzione (idem)
con anche degli altri fattori (altrettanto importanti) e, per poter raggiungerlo, non ci vuole la fantomatica
“terza” guerra mondiale, che ce ne sono state molto più di tre di “terze”
guerre mondiali, come detto … Il problema è il fine che hanno in mente, sul
quale cf.
[2]
I “pochi problemi” significa che l’implosione sociale in atto continuerà con
pochi intoppi e solo proteste del genere che siamo venuti a conoscere.
[3]
In Italia, però, significativamente trasmessa dal 1974 al 1981, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_prigioniero_%28serie_televisiva%29.
Anche gli Iron
Maiden fecero una canzone dallo stesso titolo, “The Prisoner” (del 1982), che
cita proprio uno dei passaggi iniziali della serie, proprio al cominciare della
canzone, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=a7LH__BPqSY.
Tutto ciò
appartiene alla serie di 1984, il
famoso libro di G. Orwell, sin troppo famoso, e cioè sulla lotta per la
“libertà” contro i “totalitarismi”, cioè dei domini alla fin fine molto
evidenti ed esteriori, e dunque facenti parte dell’ “umano troppo umano”,
infatti, una delle frasi di P. McGowan – il protagonista de “Il Prigioniero” –
è quella che si legge sotto, nella
didascalia ricollegata con
quest’immagine (Wikimedia Commons), cf.
https://en.wikiquote.org/wiki/The_Prisoner#/media/File:Portmeirion_-_Piazza_4.jpg.
Ma se – oggi – siamo tutti “pushed, filed, stamped, indexed, briefed,
debriefed, or numbered”!, e volontariamente! Paghiamo per esserlo … E cioè uno
schiavo paga per esser tale, cioè schiavo … Questa cosa qui per tanti
sembra quasi impossibile da capire: è il controllo
“dolce”, tutti questi che – nel 2020 – “s’intostano” ancora sulla “libertà” ci
si chiede dove vivano, in quale mondo: tu paghi per essere controllato. Tu
stesso ti autocensuri. Tu stesso ti autodenunci, cosa però, quest’ultima, che, come
ho già spiegato, è impossibile che l’Anticristo farà, per cui tante sciocchezze
sul “Dejjàl” (che avrebbe due pupille in un sol occhio), per favore, sono del
tutto fuori posto. Ma, se l’umanità può auto illudersi così tanto, è chiaro che
può essere manipolata ben più facilmente di quanto si pensi comunemente: ed
ecco la chiave di volta. Qui Gurdjieff studiò approfonditamente queste
debolezze della mente umana, pur dicendone solo in parte, e in frammenti, cosa
ovvia peraltro. Nessuno ne parlerà mai del tutto apertamente, per ovvi motivi.
Lui questa sorta
di “ipnotismo di massa” lo chiamava “mekheness”, o “revoca delle
responsabilità”, e cioè indurre le
persone ad agire senza sentire
alcuna responsabilità (considerazioni molto appropriate alla luce dei recenti
sviluppi mondiali, non è vero?), interessante, non è vero?
La “bolla” la si
può vedere in questo “clip”, nella sua parte finale: cf.
https://www.youtube.com/watch?v=op7IgFbT8l0.
E qui la famosa
affermazione di McGowan, il protagonista, insomma “il prigioniero” senza nome,
che dice di essere un “uomo libero”, e si ride, giustamente, di lui, cf.
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