giovedì 9 gennaio 2020

La “BOLLA” – ovvero la “TRAPPOLA di liquidità “ –






















Le forze oggi al comando del mondo non vogliono la guerra, lo si è detto varie volte (il che però non vuol dire che l’Iraq non sia un pantano, e che, anche senza volerlo, alla fine gli Usa o lo lasceranno, o se ne “disimpegneranno” crescentemente, volenti o nolenti), ma “esse” vogliono il gran casino per poter esprimersi[1]: e tutto dipende da quando e da cosa “forerà” il pallone della bolla mondiale …
Sicuramente il petrolio è una delle variabili, ma non l’unica …

Siamo dunque nella classica “trappola di liquidità”, della quale s’è parlato illo tempore (2015) su questo blog: cf.
Il problema nel capitalismo è sempre la liquidità, sempre: cf.
Improvvisamente, infatti, a settembre dell’anno scorso, le banche si son fermate – in America, centro del sistema della “Grande Prostituta” di Babylonia – dal prestarsi liquidità, e cioè lo scenario del 2008, ma lo scenario di tutte, assolutamente tutte, le crisi nel sistema detto “capitalismo”: di tutte. Solo ch’è avvenuto in un momento in cui nessuno se l’aspettava (senza dimenticare la domandina da un milione centodiecimila trecento dollari, al recente cambio: e le tonnellate di liquidità che han pompato nel e sul mercato, che fine hanno fatto …??).
E cos’ha fatto la Banca centrale americana (Fed) a fronte di questa sorpresa settembrina? Ha iniettato liquidità, e cioè non ha fatto che accrescere ancor di più la famosa “trappola di liquidità” ricordata da Triffin illo tempore. So che alcuni criticano questo fatto: questo iniettare liquidità. Ma aveva altre alternative? Assolutamente no!
Non aveva altre alternative nel sistema che funziona come oggi.
Non il sistema del tutto teorico degli “economisti”, ma quello reale, il “capitalismo reale” – come c’è stato “il socialismo reale” e, poi, l’ utopia marxiana: due cose diverse –. Personalmente son interessato a come funziona il capitalismo reale, non me ne può fregar di meno di quello teorico, peraltro basato su “idee” che non solo non condivido – intendo il capitalismo “teorico” o “utopico” (direi “distopico”, dal mio punto di vista) – ma che fanno ridere. E, nel capitalismo reale, tutte le crisi sono sempre di liquidità.
Sempre. Non vi è alcuna eccezione.
E perché? Beh chi fosse interessato inizi a ricercarne le risposte …
Dato questo “dato”, che oggi è riconosciuto a livello pubblico – spesse volte, però, dal punto di vista sbagliato, cioè da quello dei “puristi” del capitalismo (un’aggressiva setta americana) – alcuni obiettano che son i governi che non spendono la causa della trappola, perché le Banche centrali, alla fin fine, fanno il loro dovere. Quest’ultimo fatto – che le Banche centrali facciano il loro dovere – è chiaro ed è vero. Ma costoro non rispondono mai al duplice problema, che trasforma le loro affermazioni in mere, “pie illusioni”, come suol dirsi: 1) perché le politiche “keynesiane” che costoro invocano – perché di questo stiam parlando, in realtà – oggi nessuno ne faccia, salvo qualche residuo qua e là, e in forme molto blande, non nel modo massiccio che Keynes invocava illo tempore; 2) che cos’è dovuto cambiare – e perché – nel sistema capitalistico perché le politiche keynesiano dovessero essere ridimensionate, se non proprio eliminate: perché costoro non spiegano mai questo, la necessità interna al sistema perché ciò accadesse. Tale cecità li consegna nelle mani del sistema, cosa ben nota, soprattutto alle “sinistre”, che oggi sono sparite, perché no han mai capito questi cambiamenti. E l’abbiam visto nelle pubbliche riunioni, delle quali s’è dato conto su questo blog, commemorando Marx, e non certo per “nostalgismo” o per tornare alla “lotta di classe” (concetto, peraltro, non inventato da Marx ma da lui soltanto usato, per cui non è l’essenza di Marx la “lotta di classe”): zero consapevolezza delle “mutazioni di pelle” subite dal sistema. Questi fatti pubblici consentono di misurare la quasi completa “cecità” di fronte a questi temi, nell’agone come nel dibattito pubblici.
Come andrà probabilmente a finire: che dovranno mettere i soldi nelle tasche dei “cittadini” o di certe “categorie” di essi: non v’è altra soluzione. Il resto: chiacchiere, oggi. quando imperava J. M Keynes il discorso era diverso, ma guardiamo il capitalismo reale, non le chiacchiere dei modelli puramente teorici. La cosa deve funzionare e, perché funzioni – nelle condizioni date, ovvio – non vi è alcuna concreta ed altra soluzione. Lo potranno fare le Banche centrali? E: saranno loro a poterlo fare? Tutte domande oggi senza risposta: siamo entrati in territorio sconosciuto. Non siamo già più dentro il vecchio sistema, perché i vecchi modi di rimetterlo in moto non funzionano, e non possono funzionare, oggi. Che, poi, proprio quest’ultimo punto (che “non possono funzionare, oggi”) è quel che tanto pochi oggi capiscono. Vi son dei blocchi interni.   



Intanto tutto ciò non significa che nel Golfo e qui sotto, in Libia, la situazione sia “calma”, ma solo che tale crisi ha una sua fenomenologia profondamente diversa dalla “terza” guerra mondiale come “replica” della Seconda, concetto più volte da me criticato su questo blog. Vuol dire solo ch’è una crisi da XXI secolo e non da XX. Il mondo è cambiato nel frattempo, e credere nelle “repliche” è antistorico; niente si ripresenta uguale. Su questo no si può aver alcun dubbio. Ma non solo il petrolio, il problema è che l’enorme “bolla” sui mercati, per quanto fortissima – grazie all’autoreferenzialità che, l’abbiam visto, è uno delle caratteristiche salienti del capitalismo dopo la sua “mutazione di pelle” cominciata negli anni Settanta –, non può durare per sempre, oppure dura “per sempre”, sì, ma come “l’ammore” … Lo stesso peso dell’acquosa “bolla” fa sì che, pian piano, scenda giù.
E finché la discesa è “pian piano”, vi son pochi problemi[2]. Se, però, questa bolla, degna de la serie televisiva “old times” intitolata “Il Prigioniero” (1967-1968)[3], trovasse sul suo tragitto uno spillo – uno dei quali è il petrolio, ma non è l’unico – ecco che la discesa sarebbe meno degna di quelle levitazioni “pian piano” che sembra facciano tanto bene a certi prodotti da forno … 







Andrea A. Ianniello













NB [Addendum del 13/01/2020].
Che si farà uso del cosiddetto “ascensore”[1a] – seppur come extrema ratio –, non accadrà per una “crisi”, che, al massimo, accorcerà i tempi, ma per un fatto strutturale: che “l’inflazione non cresce”, spia di un cambiamento “strutturale”, e cambiamento avvenuto già … Infatti, tanti non riescono a spiegarsi i fenomeni che hanno sotto gli occhi, il perché di reazioni che contraddicono abitudini conclamate del sistema capitalistico: basta studiare, da qualche punto di vista diverso da quelli dominanti, e si troveranno le risposte …




[1a] Cf. qui sopra, leggere da: “Come andrà probabilmente a finire” …  















[1] E’ il loro scopo – strumentale – ed ovviamente mai pienamente raggiungibile, come avrebbe detto Guénon, ma rimane che è il loro fine (sempre G.), che non può che portare alla dissoluzione (idem) con anche degli altri fattori (altrettanto importanti) e, per poter raggiungerlo, non ci vuole la fantomatica “terza” guerra mondiale, che ce ne sono state molto più di tre di “terze” guerre mondiali, come detto … Il problema è il fine che hanno in mente, sul quale cf.
[2] I “pochi problemi” significa che l’implosione sociale in atto continuerà con pochi intoppi e solo proteste del genere che siamo venuti a conoscere.
[3] In Italia, però, significativamente trasmessa dal 1974 al 1981, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_prigioniero_%28serie_televisiva%29.
Anche gli Iron Maiden fecero una canzone dallo stesso titolo, “The Prisoner” (del 1982), che cita proprio uno dei passaggi iniziali della serie, proprio al cominciare della canzone, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=a7LH__BPqSY.
Tutto ciò appartiene alla serie di 1984, il famoso libro di G. Orwell, sin troppo famoso, e cioè sulla lotta per la “libertà” contro i “totalitarismi”, cioè dei domini alla fin fine molto evidenti ed esteriori, e dunque facenti parte dell’ “umano troppo umano”, infatti, una delle frasi di P. McGowan – il protagonista de “Il Prigioniero” – è quella che si legge sotto, nella didascalia ricollegata con quest’immagine (Wikimedia Commons), cf.
https://en.wikiquote.org/wiki/The_Prisoner#/media/File:Portmeirion_-_Piazza_4.jpg. Ma se – oggi – siamo tutti “pushed, filed, stamped, indexed, briefed, debriefed, or numbered”!, e volontariamente! Paghiamo per esserlo … E cioè uno schiavo paga per esser tale, cioè schiavo … Questa cosa qui per tanti sembra quasi impossibile da capire: è il controllo “dolce”, tutti questi che – nel 2020 – “s’intostano” ancora sulla “libertà” ci si chiede dove vivano, in quale mondo: tu paghi per essere controllato. Tu stesso ti autocensuri. Tu stesso ti autodenunci, cosa però, quest’ultima, che, come ho già spiegato, è impossibile che l’Anticristo farà, per cui tante sciocchezze sul “Dejjàl” (che avrebbe due pupille in un sol occhio), per favore, sono del tutto fuori posto. Ma, se l’umanità può auto illudersi così tanto, è chiaro che può essere manipolata ben più facilmente di quanto si pensi comunemente: ed ecco la chiave di volta. Qui Gurdjieff studiò approfonditamente queste debolezze della mente umana, pur dicendone solo in parte, e in frammenti, cosa ovvia peraltro. Nessuno ne parlerà mai del tutto apertamente, per ovvi motivi.
Lui questa sorta di “ipnotismo di massa” lo chiamava “mekheness”, o “revoca delle responsabilità”, e  cioè indurre le persone ad agire senza sentire alcuna responsabilità (considerazioni molto appropriate alla luce dei recenti sviluppi mondiali, non è vero?), interessante, non è vero?
La “bolla” la si può vedere in questo “clip”, nella sua parte finale: cf.
https://www.youtube.com/watch?v=op7IgFbT8l0.
E qui la famosa affermazione di McGowan, il protagonista, insomma “il prigioniero” senza nome, che dice di essere un “uomo libero”, e si ride, giustamente, di lui, cf.





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