Ricordo quel passo da
Guénon (ne “Il Regno della Quantità”),
secondo cui la mentalità “solidificata”
poteva sussistere nell’occidentale moderno indefinitamente, poiché divenuta
ormai una “seconda natura”, ma non era
più lì che si sarebbe svolta l’azione deviante, o più che deviante, ormai; era il lontano **1945**,
ne son passati d’ anni!, e danni
enormi son stati fatti, ma pare
Guénon abbia parlato invano.
Quando leggo certe cose
pare non sia mai stato letto, o seppur letto, non
sia stato inteso.
Cose da “far cadere le
braccia” ... mah ...
Oggi la “materia” è un
flusso, un pulviscolo, inconsistente: ad essa mancano le caratteristiche tipiche della “materia”, come – tra l’altro, ma *non** solo lì – chi sa qualcosina solo delle basi, non dei calcoli (difficilissimi), di meccanica quantistica sa bene; solo che un
certo Monsieur G. lo vedeva ... nel 1945!
... qualche annetto è passato? No, oh!, è solo ieri?
… Solo ieri …
Prima
delle fasi finali: avviene la polverizzazione
dell’ormai ex “materia”, non più “positivisticamente” intesa … La
“materia” del positivismo – e delle varie forme di ridicolo scientismo – conservava tuttavia delle
caratteristiche della materia signata
quantitate della scolastica, a sua
volta derivata da Aristotele.
Cosa che l’attuale
pulviscolo non possiede più; e tal pulviscolo è immagine perfetta dell’attuale società slabrata e
frammentata, che alcuni s’illudono di poter chiamare “popolo” e di poter così,
per mezzo di questo simulacro,
tornare all’ “età delle nazioni”, ormai definitivamente passata.
Guénon aggiungeva che
il “flusso”, il pulviscolo, **non è
ancor sufficiente** per poter, poi,
operare davvero “il Passaggio di stato”
cosiddetto: qui è la “Clavis”, Magna Clavis ... Chi ha orecchie per intendere, in tenda (vada) …
Se tutto è un flusso, ergo anche gli “eventi” son fluttuanti.
Ci posson, dunque,
esser “eventi” come quelli postulati
da certi, i “momenti” style vecchie
guerre??[1]
Oggi anche la guerra è un flusso, a volte avvolto in indistinte
nebbie ...
Viviamo tra flussi di
eventi a loro volta fluttuanti, ed è
difficile capire quelli importanti separandoli dall’indistinto flusso che tutto mescola: chi vuole “nozioni chiare
e precise” ben poco ha capito della “nostra” epoca.
Quindi – se così stanno
le cose (così stanno) – e se la direzione dello “sviluppo” è quella, dunque: “velo”
dico molto piatto e chiaro: vivete dei e nei resti del ‘900. E che noi, oggi,
si viva nel mondo delle conseguenze di ciò ch’è stato, è scontato. Ciò però non significa, per niente, che la
direzione degli eventi si attardi nel
passato, perché non è così affatto. Pertanto, le cose vanno nella direzione
dell’illusione crescente, di un mondo secondo, che non è più “materiale”in
senso ottocentesco, dove i referenti sociali svaniscono sempre più,
frammentandosi crescentemente.
Appunto la potenza dell’illusione:
e dove cavolo sta, qui, la “materia”?? … Questo Guénon lo scrisse apertamente,
fu scritto, ma, a quando vedo, non si è letto, o, se lo si è fatto, non si è
capito. La solidificazione “is over”,
e da qualche decennio, per lo meno eh, per lo più credo anche da più tempo ...
La sostituzione dei
corpi, cioè la simulazione di un altro corpo, cioè il sogno della Totale
Manipolazione: e cos’ha a che spartire col “positivismo”? Colle macchine
puzzolenti di olio e i calessi e i treni a vapore?
Secondo me, tanti –
veri o presunti non sembra fare differenza – “guénonisti” non riescono, costitutivamente,
ad andare oltre la “solidificazione”;
degli evolomani meglio non parlar proprio: è impossibile si schiodino da certezze che, al massimo, giungono alla prima
metà del secolo passato.
Se il Guénon de Il Regno ha ragione, dunque il paradigma è cambiato – il
paradigma di riferimento – ed dunque
rimaner legati ad “ateismo” e “materialismo” è fuori
epoca.
Solo perché ne
rimangono i resti – e sarebbe impossibile sparissero in due minuti, anzi per
inerzia permangono sine die – non significa che lì stia la forza oggi
attiva. Di conseguenza, che coloro i quali sostengono che gli “alieni” – od “Ufo”
– sarebbero “angeli”, a livello personale possono anche essere “atei”, non è
questo che conta, poiché sono usati da altre forze e non possono che ritrovarsi
sulla via di queste forze, che lo sappiano o non, che credano in tali forze o
non.
Allo stesso modo, oggi
la scienza “materialista” e “positivista” è usata per altri fini, ha modificato
i suoi obbiettivi. Che tanti siano ancora “positivisti” non significa che i
fini siano quelli ottocenteschi o dell’inizio del secolo scorso. Anzi, tanto
meglio permangano tali resti: son come un “punto cieco” per cui chi vive di
tale passata mentalità non potrà che seguire passivamente l’andamento preso, proprio perché non lo vede!
Che non potesse – ma in
alcun modo – il “materialismo” essere il prossimo passo fu ben compreso da
Guénon – sembra esser tra i pochissimi, però – nel lontano 1945! **1945** … Svegliatevi un po’, se potete …, please … Mi sa non possano.
Infatti **nessuno** – **nessuno**,
quanto a centralità in un sistema di relazioni internazionali –può prendere il
posto della “Merica”, e crisi di un modello non si equivale, sic et simpliciter (o sic et grass …), ad un novello modello.
Un modello è in crisi, ma nessun altro modello può prenderne il posto: questo è oggi.
Ma le cose non potranno
andar a lungo così, in questo vuoto, per cui vi sarà un “pieno” che si
manifesterà, cf.
Che così la “dissoluzione”,
in realtà. Essa è quel fenomeno per il quale le società si perdono: cioè le **basi** stesse della società **marciscono**, e cioè non vengono
abbattute da “atei” o pericolosi “bolscevichi”, ma **marciscono**, un fenomeno qualitativamente **differente** …
Vediamo di capir meglio
questo punto, in relazione al recente passato, con una citazione di un autore
dimenticato: “Anche nelle parole del Signore [Matteo, XXIV, 38] l’analogia tra i tempi quantitativi che precedettero il diluvio e i tempi che precederanno
il Suo ritorno, vale a dire i tempi anch’essi quasi del tutto quantitativi in cui si affermerà il
regno dell’Anticristo, è perfetta ed evidente”[2].
No che non è affatto così, non è come dice
l’autore, un tipico
“tradizionalista” cattolico, per cui la polemica era tutta contro il mondo
“ateo e materialista”, insomma “comunista”, dell’epoca. Ecco che quel mondo è
passato – dall’interno, non ci si dimentichi mai di questa circostanza storica!
– e state peggio di prima: una costatazione del tutto aliena a costoro, ma,
purtroppo per loro, è un fatto. Oggi, poi, è la democrazia liberale la “grande
malata” della storia, in un modo o nell’altro, per una via o per un’altra. Essa
si va decomponendo sotto i nostri occhi.
Il punto che questa
gente non ha mai e poi mai capito – e che continua a non capire: il blocco è
sostanziale, un “punto cieco” della visione – è stato che hanno scambiato una fase per il processo, ch’è ben più vasto di quanto i loro occhi
potessero vedere. Per cui, alla fin fine, questi stessi che tanto parlavano
contro “il materialismo” erano – e sono ancor oggi – altrettanto “materialisti”
di coloro ai quali si opponevano, ma il punto è che questi ultimi (quelli contro cui si
opponevano) non ci son più, per
cui stan lì, a cercare spaventapasseri contro cui andare, ed eleggono – e
sopravvalutano tantissimo – fenomeni tutto sommato più che secondari, non
riuscendo però mai e poi mai a vedere quel che – davvero – sta succedendo,
sulla Terra, oggi.
Vediamo di rimettere le
cose in chiaro, allora, e di riporre “sulla testa” quel che costoro vedono “a
testa in giù”, perché ha natura radicale l’errore commesso, e che
continuano a commettere, tutti costoro, un errore che li porta inevitabilmente
fuori strada: e, a questo punto, che possano esser soggetti a determinate
“suggestioni” diventa, per questi stessi, del tutto inevitabile.
Come prima cosa: l’anticristo
non è chi segua la “quantità” o il
“mondo quantitativo”, come scriveva Mordini. Quindi egli non appartiene al “regno della quantità”
di guénoniana memoria.
Questo punto è decisivo.
E l’anticristo non ha
niente a che spartire – pur avendolo “sponsorizzato” in altri tempi, ma solo
come mero strumento e nulla più –
con la fase della “solidificazione” cui tutto costoro, alla fin fine, son
rimasti legati, nemmeno lontanamente potendo immaginare che ve ne potesse
essere un’altra di fase, seguente alla solidificazione, che si caratterizzava
per stati grandi e potenti e “materialisti” molto. Sia detto per inciso: ecco
la ragione per la quale non vi sono al giorno d’oggi delle guerre come la Prima
e la Seconda Mondiali, pur essendovi incontestabilmente un conflitto mondiale,
o “globale”, come dicesi oggi. Il conflitto nella “nostra” epoca non può
prendere le forme dei passati conflitti “mondiali” perché non vi son più stati
“solidi” a sufficienza per poter farli.
Punto. Molto chiaro. Ma il conflitto permane, anche “globale”, solo che prende
altre forme. Punto: ed anche questo è molto chiaro.
Secondo punto: il
“quantitativo”, riferito all’anticristo, rivela un errore alla radice, una totale incomprensione del Il Regno di Guénon, la cui influenza,
peraltro, si può leggere “tra le righe” del e nel
libro di Mordini. Il punto è questo: il “Passaggio delle acque” – cui si è
fatto qualche sparso riferimento qua
e là in questo blog –, il “Passaggio delle acque” non può avvenire per mezzo
della mera frammentazione che oggi vediamo imperare quasi dovunque, e crescere
sempre. esso può avvenire solo dopo –
dopo – che si abbia una fase in
cui qualcosa di “non solo ‘materiale’” si manifesti. E l’anticristo è allora
colui che evocherà questo particolar “qualcosa”, provenendo esso lui da questa
dimensione,quella di questo Qualcosa
…
Dunque non parliamo in
alcun modo di “quantitativo”, anzi dice Guénon con chiarezza che l’anticristo
tenterà il reinserimento della “qualità” nel mondo quantitativo – chi ha
orecchie per intendere, intenda – solo che sarà un qualitativo all’ inverso, à rebours …
Andrea A.
Ianniello
[1]
Gli eventi han perso la loro “caratteristica” anche spettacolare, per eccesso
di “spettacolarizzazione”, per anche il “situazionismo” à la Guy Debord è ormai
fuori mercato. “Più generalmente, il socialismo ha forse per unico risultato
quello di favorire una società in cui non v’è traccia di antisocietà?, oppure è
esso stesso la risultante di una storia in cui poco a poco ogni progetto di
antisocietà, in altre parole ogni progetto di un’ altra società […] è svanito? […] L’ultimo grande soprassalto di
anti-società, il Maggio ’68, ha ritardato il suo avvento di dieci anni. Finché
è rimasto un fermento minimo d’insubordinazione, di fronda, di rifiuto,
d’ironia e di disaffezione, di esigenza radicale (anche fantasma-gorica) –
niente socialismo. Non è la destra, trasparente, limitata e polverosa, che si
oppone veramente a che la sinistra ‘pass’, come si dice (e in effetti è passata),
è un altro genio maligno, più radicale e più testardo, che ha finito per estinguersi negli anni Settanta. (Perciò il
socialismo, la forma riconciliata del sociale, fa la sua comparsa molto prima
nei paesi liberali e protestanti del Nord, imponendosi come il regime normale,
il regime di gestione […] d’una società moderna, che in quelli latini, nei
quali la forma estetica, culturale, ironica, il progetto di sovversione, di
rivolta e di gioco son rimasti più vivi – l’Italia rimane il miglior esempio di
questo socialismo ‘ritardato’ [l’Italia degli anni Settanta, però, non quella di oggi, epoca la “nostra” dove per
quanto i risultati volgano a destra, ma non
sempre, i partito social democratici sono in recessione ovunque: quindi vi è
dell’altro, la fine del “riformismo incrementale”, per usare la giusta
espressione di Wallerstein)”, J. Baudrillard,
La sinistra divina, Feltrinelli
Editore, Milano 1986, p. 59, corsivo
in originale, grassetti miei, miei commenti fra parentesi quadre. All’epoca,
come poi s’è visto: “la sinistra resta perché ci sarebbe un’affinità certa (che
andrebbe misurata) fra una sinistra ideologicamente
defunta e una società politica indifferente,
fra una sinistra trasparente e una società senza segreti, fra la rassegnata rinuncia da parte della sinistra ad
ogni obiettivo storico e la rinuncia,
da parte della società civile, ad
ogni volontà politica. Ma non si
potrebbe dire lo stesso della destra? Certo, ma l’ inesistenza ideologica della destra è di lunga data, mentre la sinistra è una forza storica pentita […]. La
sinistra si adopererà a far dimenticare
il suo passato [e così è
successo], come tutti i pentiti, e a dar prova delle proprie capacità. La
destra, invece, si metterà in cerca di nuove ‘idee’ – un cattivo segno per lei,
perché una destra che avesse delle idee perderebbe ogni legittimità [il
problema l’han risolto con il “populismo” e il ritorno alla nazione, il neo nazionalismo: si torna indietro,
alle idee moderne, ma di una fase precedente, così si risolve il problema, per
lo impossibile, di avere “nuovo” sedicenti “idee”]”, ivi, p. 75, corsivi miei, miei commenti fra parentesi quadre. La “destra”
che cerca idee? Ma scherziamo? Vince perché non ne ha! Il social figurativo più
becero che c’è, senza l’ipocrisia ch’è la cifra caratteristica delle “sinistre”
– plurali per definizione – che hanno qualche barlume della “crisi”, ma Dio ce
ne guardi dal prenderne atto (ah ah)!, mentre nella “destra” c’è il social
figurativo più ottuso ma senz’alcuno spirito “critico”, dunque “il” popolo, “la” nazione (l’ “interesse nazionale”) son presi come sono,
non vi può esser alcun retrobottega o retroscena, che vien lasciato a qualche
Soros eletto malgré lui meme
rappresentante di chissà cosa e di qui il “complott®ismo” caratteristico di chi
è meno “sintonizzato” a capirlo. Per loro c’è sempre un qualche cattivo che fa
qualche complotto, ma attribuiscono a detto “cattivo” la loro mentalità: manco
gli passa per l’anticamera del cervello che non potrebbe – tal “cattivo” –
“manipolare il mondo” se la pensasse come quelli che manipola. Hanno la
mentalità da poliziotto de “I soliti sospetti” (1995), di B. Singer. Tutto
è sempre semplice per i poliziotti: “To a cop, the explanation is never that
complicated. It’s always simple. There’s no mystery to the street, no arch
criminal behind it all. If you got a dead body and you think his brother did
it, you’re gonna find out you’re right”, cf.
https://en.wikiquote.org/wiki/The_Usual_Suspects#Roger_%22Verbal%22_Kint. “La” destra riesce sempre nel gioco
delle tre carte in cui fa coincidere, in sostanza, le sinistre con “la”
modernità (anch’essa plurale, in realtà: ma la destra deve far sì che la
modernità sia unica, cosicché potrà farla coincidere con le sinistre), ma è
altrettanto moderna: i suoi referenti son sempre il “basso”, il popolo e cose
simili, ma il punto è che ne postula un’unità che non esiste: le serve per far
sì che “la” modernità sia come “la” tradizione (anch’essa plurale, in realtà).
Ma torniamo al
punto di partenza, cioè alla perdita di rilevanza degli eventi: “Ciò che si è
perduto o si è sfumato negli ultimi anni è la tonalità degli eventi, il piccolo
evento singolare prodigioso, che faceva di alcuni di essi una situazione
paradossale, originale […]. Mi sembra […] che gli ultimi vent’anni, gli anni
Sessanta e Settanta, abbiano offerto una molteplicità d’indizi, di peripezie
fornite d’un carattere spiritoso, paradossale, di una trasversalità, di una
tonalità singolare. Il Maggio ’68 fu appunto un evento del genere […]. Sembra che questa congiuntura un po’
prodigiosa sia completamente scomparsa, che gli aventi non abbiano più
conseguenze energiche, […] non riescano più a rimbalzare. Forse perché il
terreno è troppo imbevuto d’acqua […]? Il socialismo è così un evento-clone, non sessuato, senza
tonalità, nato in modo puro e semplice dalla storia di Francia. Ma si può dire
lo stesso della Polonia [i famosi eventi polacchi degli anni ‘80]. I cui
sussulti si susseguono su uno sfondo di monotonia inquietante. Non sono né il
coraggio né la determinazione dei protagonisti ad essere in causa: m le
condizioni di apparizione dell’evento stesso: la cassa di risonanza della storia non funziona più, le sole a
funzionare sono le camere d’eco artificiali, in cui l’evento è concepito e forzato
e decodificato in anticipo, dato con le istruzioni per l’uso: precessione della storia morta sulla storia
vivente. Citatemi qualche evento che vi abbia veramente sorpreso negli
ultimi anni, che non faccia parte di una routine crudele o di una solidarietà
altrettanto rituale”, J. Baudrillard,
La sinistra divina, cit., p. 83,
corsivi in originale, grassetti miei. Quel che Baudrillard notava negli anni
Ottanta del secolo scorso era solo l’inizio di una deriva che oggi è la condizione
normale.
[2]
A. Mordini, Il mistero dello Yeti, Società Editrice Il Falco, Milano 1977, p. 33, corsivi in originale: libro
datato, ma con qualche spunto ancor interessante.
Il 1977, che è
come la fine di un ciclo, quarantadue anni fa: quell’anno veniva pubblicato un
libro alcuni passi del quale son a questo link, cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/01/lo-zombie-del-potere-oggi.html.
In quel tempo, il sistema si ristrutturava in maniera decisiva, ed ecco la
cosiddetta “globalizzazione”, nome errato per il passaggio alla simulazione, al
codice, dopo l’era della “produzione”, della quale parlava, per l’appunto,
Baudrillard nel libro alcuni passi del quale son al link appena riportato. Vi
sarebbe molto, ma molto ma molto da dire a tal proposito … è la storia “vera”
della fine del XX secolo … Non quella “ufficiale”, ma nemmeno quella dei “complott®isti”
che non son altri se non al servizio – inconsapevolmente per la loro grande maggioranza, il che, poi,
è anche peggio – di quelle forze che stan
minando il System “proponendo” un impossibile “ritorno” all’epoca delle nazioni
come grimaldello per far stallare il sistema. Tu la gente la manipoli solo “proponendole”
(cioè indirettamente imponendole) qualcosa che già conosce. E come tutti i tentativi di “ritorno”, non può che far
scender ancor più giù, non dimentichiamoci come, nella storia, i tentativi di
“ritorno”, infatti, sempre abbiano spinto ad una discesa.
Non è possibile
semplicemente riportare indietro l’orologio della storia, si veda la frase
citata qui, dal libro sugli Hohenzollern, cf.
Comunque
qualcosa queste forze hanno alla fine ottenuto, non ciò che volevano – ma è
impossibile – e, come sempre, volendo il ritorno al passato spingono il futuro
ulteriormente nella direzione della perdizione, ma quest’ultimo fatto l’hanno
avuto, alla fin fine: cf.
Nondimeno – ma
con zero nostalgia – eran tempi
nei quali c’era più tempo: ma proprio quei tempi furono proprio quelli dove si
ponevano i semi della ristrutturazione che oggi sta al suo termine, e della
quale ristrutturazione le “sinistre” – mentalmente sinistrate – non capirono il
bel resto di nulla. Vi era però più tempo, oggi tutto è “hectic”, tutto troppo
rapido: un disastro, dove cose importanti e scemenze stanno sullo stesso piano.
Comunque, si va verso il falso radicale crescente, cosa intravista in quel
tempo, ma tutt’altro che “capita”, non lo è neanche oggi!! Per un suggerimento di “atmosfera” sul “falso”,
WarGames OST - 12 - Edge of the World (End Title) -, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=WaRpkYL3LmM.
Lo scienziato di
questo vecchio film (un cui link, della colonna sonora, è stato appena
riportato) ricorda un po’ J. Vallée: in quei tempi si aveva la corretta
percezione ella debolezza della civiltà e della natura transitoria delle sue
strutture. Si vide, tuttavia, nella tecnica e nel suo sviluppo la via per
fermare tale debolezza intrinseca, in un nuovo patto “faustinizzante” fra tecno-scienza
e grande capitale, che vedeva i suoi saggi di profitto inesorabilmente scendere,
e che, per questo, decise di ristrutturare la società - sconfiggere ogni
critica vera nel suo interno, e “globalizzarsi”, come si dice oggi, dove, però,
la “globalizzazione” non era il fine, ma il mezzo. Ci sarebbe molto da dire a
tal proposito, come pure sulle cause – vere
– delle crisi attuali nel sistema capitalistico, ma ci sono ben poche orecchie
cui dirlo: dunque ci si ferma qui.
Molto interessante, non è vero?
RispondiEliminaProbabilmente non è vero (che è interessante, dico) . . .
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