“Non c’è
nulla di mistico nel ninjutsu. A
volte la mente è sostanziale e la forma e la realtà sono insostanziali, questa
è l’idea di verità e di vacuità. Colui che è maestro del ninjutsu parla sempre in modo consono alla situazione.
[…]
Ciò che è insostanziale include anche ciò che è sostanziale, questa è una
chiave per la realizzazione della vera via dello shinobi, dunque non perderti sul sentiero sbagliato e non essere
accecato da false idee, aiuta te stesso a capire che devi seguire i veri
principi di questa tradizione”[1].
“Non farti coinvolgere troppo dalle cose. Rimani irretito in un problema perché non
riesci a lasciar andare, ma sei
ansioso di ottenere solo il tuo beneficio. […] Devi realizzare la somma ragione.
Questo è incutere rispetto e
soggezione senza il bisogno di una dimostrazione di forza, manifestare il proprio
potere esclusivamente attraverso lo spirito allo stato puro, senza violenza e
senz’agire, come un’aura di supremazia. Un’altra metafora […] è il frutto che cade dall’albero [metafora
symbolica usata da Guénon ne Il Regno della Quantità a proposito della
fine del cyclo, “chi ha orecchie per intendere, in tenda”]. Per il frutto è impossibile rimanere sull’albero
quando è maturo e pronto a cadere [chiave
di volta]. Se agisci troppo prematuramente, le cose non saranno pronte e
fallirai e, se è troppo tardi, fallirai parimenti. Per essere in grado di capire la mente degli uomini devi agire con
l’esatto tempismo. […] Mostra l’abilità di fronteggiare i nemico e penetrare i sui piani. Con le parole più
sottili puoi uccidere senza una lama
o salvare senza un farmaco, tutto
questo grazie al valore della tua mente, del tuo intuito e del tuo eloquio. […]
Tutto questo si ottiene grazie alla tua mente”[2].
Andrea A.
Ianniello
PS. Oggi la “porta” ai “re dell’Oriente” è stata finalmente aperta,
e non si è verificata nessuna “terza” guerra mondiale – o già si è verificata, solo che non
è stata la mera “copia” della seconda – “come-se-l’immaginano” i soliti illusi.
A tal proposito, cf.
[1]
Natori Masazumi, Shonin-ki. L’insegnamento segreto dei ninja,
Feltrinelli Editore, Milano 2019, pp. 64-65, corsivi in originale. Nell’Introduzione,
di M. Panatero e T. Pecunia, si dice che la ben nota iconografia dei ninja
nel costume nero ben poco hanno a
che fare con i veri ninja, cf. ivi,
Introduzione, p. 31. “L’obiettivo dei
ninja era la sopravvivenza, non la conservazione dell’onore”, ivi, p. 41, corsivo in originale. Il
famoso “Goemòn” – sì, quello della serie di cartoni giapponesi “Lupin” ed incorrettamente pronunciato (à l’italienne) “Ghèmon” – era in realtà
un “ninja” (meglio detto: shinobi), cf. ivi, p. 35.
Dal Glossario, è
correttamente tradotto kami: “Spiriti
della natura nella religione Shinto”, ivi,
p. 174, dunque non come deus o theòs, perché così è, son concetti differenti. In realtà, i ninja
sono le spie giapponesi, e la base si trova anche nel Sun-tzu – cap. finale dell’opera. Chiaro che, poi, essi fossero
specialisti nel “far apparire” cose che non esistono, nell’usare l’ illusione, insomma: “Tendo chido: l’arte di lasciar apparire
nel cielo qualcosa di sospetto o di creare cose strane o distraesti nel
territorio per sviare l’attenzione delle persone verso l’alto o verso il basso
e lontano da ciò che si vuole tener nascosto”, ivi, p. 176, corsivi in originale.
[Su questo tema
dell’ illusione “magica” – come
distinta da quella “cosmica” e dalla quella “sociale” – cf.
[2]
Natori Masazumi, Shonin-ki, cit., pp. 166-167, corsivi
miei, mie osservazioni tra parentesi quadre.
Molte visualizzazioni di questo post.
RispondiEliminaIl post il cui link si riporta alla fine poi è satto cancellato, ma salvato qui, cf.
RispondiEliminahttps://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2021/04/altro-materiale3-del.pdf