sabato 1 marzo 2025

1924-2024 [anno scorso] – “100 anni fa”, 7 – “E Così Tutto ebbe Inizio …” Cioè: COME Iniziò – “DAVVERO” – “l’ ‘ÈRA NUCLEARE’”

 

 

 

 

 

Cf. M. LAMY, Jules Verne e l’esoterismo, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 190-192.[*]

 

Introdotto dal direttore, presentava il biglietto numero 514, serie 23. Il direttore ebbe un sussulto”.

M. LEBLANC, Arsenio Lupin contro Herlock Sholmes, Einaudi editore, Torino 2008, p. 17.

 

C D E H I N O P R S - 237”.

Ivi, p. 182.

 

CDEINOPRSEOR – 237

Un sole di piombo gravava sul fiume”.

Ivi, p. 200. Significa, nel testo: “«[…] “Echo de France, annunci economici, numero 237»”,

ivi, p. 211.

 

La sua mente, come quella di tanti altri studiosi di queste cose segrete, non faceva che rimuginare sulla Massoneria e rinvenirla in strani luoghi”.

W. B. YEATS, Magia, Adelphi Edizioni, Milano 2019, p. 23. Parole scritte nel 1901, ancor oggi continua questa fissazione: al massimo, la Massoneria può avere un ruolo “intermedio”, questo sì, ma non di più. Tra l’altro, Yeats e Crowley non si amavano affatto …

 

Deirdre e Cuchulain e tutte le altre figure della leggenda irlandese stanno ancora nel ventre della balena.

Ivi, p. 380, grassetto mio; frase del 1937. Ne usciremo mai dal “ventre della balena”? Certo!

 

[…] dalla Rosa Gialla innanzitutto”.

Ivi, p. 156, grassetti mii; frase del 1906.

 

In Sneffels Yoculis craterem kem delibat

umbra Scartaris Julii intras calendas descende,

audas viator, et terrestre centrum attinge.

Kod feci. Arne Saknussem.

Questo cattivo latino può esser voltato così:

Discendi nel cratere dello Yocul di

Sneffels che l’ombra della Scartaris viene

a lambire innanzi alla calende di luglio,

viaggiatore audace, e perverrai

al centro della Terra. La qual cosa io feci.

Arne Saknussem.

J. VERNE, Viaggio al centro della Terra, RBA Italia, Milano 2023, p. 32, corsivi in originale.

 

Stapi è un borgo composto d’una trentina di capanne, fabbricate nella lava, sotto i raggi del sole riflessi dal vulcano. […] Questa era l’ultima tappa del nostro viaggio terrestre.

Ivi, p. 89, grassetti miei.

 

Et quacumque viam dederit fortuna, sequamur.

Ivi, p. 75, corsivi in originale.

 

“— Ora il nostro errore si spiega: ma quale fenomeno ha potuto produrre tal rovesciamento dei poli?”.

Ivi, p. 269, grassetti miei

 

 

 

Nessuno dei senatori americani che dopo la guerra visitarono ufficialmente l’Europa, né dei generali che si recarono a Norimberga per vedere il bottino radunato dai nazisti nel bunker sotterraneo dell’Obere Schmied Gasse, mostrò il minimo interesse per l’antica leggende della Lancia di Longino [non sorprende affatto: totalmente lontano dalle loro abitudini mentali, molto limitatissime]. Vi fu un’unica eccezione, il generale Patton, uno dei personaggi più caratteristici ed uno dei migliori comandanti alleati della seconda guerra mondiale. Il generale Patton, che aveva una mentalità storica, credeva nella reincarnazione ed aveva compiuto uno studio sulla cerca del Santo Graal, rimase affascinato […] alla vista della Lancia del Destino. Tolse il talismano del potere dalla custodia di cuoio e staccò la ghiera d’oro che tiene uniti i due pezzi. Quest’enigmatico personaggio, che nel bel mezzo della battaglia di Sicilia volle andare a visitare il castello di Klingsor a Caltabellotta, sulle vette di Monte Castello, richiese la presenza degli storici locali, perché l’informassero della storia dell’antica arma legata alla leggenda del destino del mondo. Patton volle sapere la data esatta in cui era stato inserito il Chiodo, e s’infuriò quando gli dissero che nessuno la conosceva. Fu molto brusco con i servili funzionari che mostravano una simile ignoranza circa la sorte della Lancia attraverso i secoli. «Le flange alate alla base sono state fatto con il metallo tolto per far posto al chiodo?» chiese. «Quale re o imperatore fece inserire le croci alla base della lancia e sul chiodo?». I suoi funzionari dovettero correr parecchio, per trovare le risposte alle sue interminabili domande. Patton fu l’unico generale americano a comprender il significato del fatto che gli Stati Uniti fossero i possessori ufficiali della Lancia del Destino; e conosceva anche il significato terribile dell’imminente compimento della sua leggenda. Infatti gli Stati Uniti avevano scoperto il segreto della fabbricazione della bomba atomica, e si prevedeva che il lancio di quelle armi tremende sul Giappone avrebbe portato alla fine immediata della guerra in Estremo Oriente [come poi è stato]. Per l’anziano generale, che credeva ancora nella guerra cavalleresca [cioè non di sterminio ma con rispetto fra i contendenti, pur guerreggiando] ed avrebbe preferito combattere insieme ad Annibale a Canne piuttosto che contro Kesselring nelle Ardenne, l’era atomica significava la fine di un’epoca in cui l’individuo aveva ancora un significato [e così è]. E mentre teneva fra le mani il talismano del potere disse ai suoi aiutanti che l’umanità si trovava sull’orlo dell’era più malvagia della storia del pianeta [idem]. I suoi giovani collaboratori non sapevano nulla della bomba atomica [NB], che era a quel tempo un segreto gelosamente custodito [e come faceva Patton a saperlo? Non sarà stato questo legato al suo attentato, ché “perse” la vita “in circostanze poco chiare”, come suol dirsi?]. Si chiedevano cosa potesse esservi di peggio dei campi di concentramento nazisti, e pensarono che forse il loro generale era impazzito. Patton lasciò il bunker di malumore. Un destino tragico attendeva il mondo [“ma NEL COMFORT!”], se gli esseri umani non avessero imparato a vivere in pace [non l’han fatto di certo! …], ed egli vedeva chiaramente il pericolo d’un nuovo confronto tra America e Russia [che, poi, si è ripresentato di recente, pur se ora sta lentamente diminuendo ma che, in realtà, non è MAI sparito! MAI!].

I soldati della Terza Divisione montavano la guardia davanti alle massicce porte del bunker dell’Oberdan [è in realtà: Obere] Schmied Gasse, quando gli aerei americani sganciarono le prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.

Era incominciata l’era atomica. [Ed è così ch’è iniziata … un po’ difficile a credersi, ma così è stato, con questa “concomitanza”, o “coincidenza significativa”, se si vuole …]

Incominciò una controversia sulla destinazione dei Reichskleinodien e dei Reichsheiligtümer. L’esercito americano non era in grado di fornire un servizio di guardia per quei tesori inestimabili [son detti: “tesori del sacro Romano Impero” infatti …]. Il governo austriaco, appena ricostituito, chiese che le insegne imperiali degli Asburgo ritornassero a Vienna. I tedeschi protestarono che quelle antiche insegne germaniche appartenevano a loro. […] La decisione finale fu presa dal generale Dwight Eisenhower, comandante delle forze […] alleate in Europa. Disse chiaro e tondo: Riconsegnate il tesoro degli Asburgo all’Austria. Il generale Muller, governatore militare americano della Baviera, inviò un cablo […]. Le porte del sotterraneo dell’Obere Schmied Gasse furono riaperte il 4 gennaio 1946 ed i tesori imperiali furono caricati su un convoglio di jeep. Sotto l’occhio vigile del primo tenente Albright, «ufficiale delle arti» presso il governo militare di Norimberga, le insegne imperiali vennero caricate a bordo di un Dakota all’aeroporto di Furth e trasportate direttamente a Vienna. Due giorni dopo, il 6 gennaio, il generale Mark Clark consegnò i Reichskleinodien ed i Reichsheiligtümer al borgomastro di Vienna. Fu una breve cerimonia informale, senza discorsi ufficiali. Il borgomastro depositò provvisoriamente i tesori degli Asburgo nel sotterraneo della Banca del Risparmio Postale austriaca. Oggi [cioè: NEL TEMPO in cui scriveva Ravenscroft] la Lancia di Longino è ritornata nel Weltliche Schatzkammer nel «Hofburg». Il talismano del destino storico mondiale sta sullo sbiadito velluto rosso nella custodia di cuoio aperta, esattamente dove stava quando Adolf Hitler la vide per la prima volta nel 1909. Il pubblico può visitarla dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18.

L’ingresso è libero”, T. RAVENSCROFT. La Lancia del destino, Edizioni Mediterranee, Roma 2003 (prima edizione it.: 1989), pp. 368-372, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre. Ho controllato: la differenza è che oggi si paga – cioè: l’ingresso non è più libero come al tempo di Ravenscroft (“croft” ovvero: “un **piccolo** appezzamento di terra”, piccola fattoria; Raven’s, cioè il genitivo di “raven”, cioè corvo) –; ed eccola la “differenza” con i tempi nei quali scrisse Ravenscroft … L’ingresso non è più “libero”; per il resto, i tesori son tutti ancora lì … “A buon intenditor …”

@i

 

 

[*] “Nicolas Poussin aveva scelto per sé un sigillo assai curioso, che rappresentava un uomo che sorreggeva una navata o un arco, con il motto Tenet confidentiam, che si può tradurre sia Ho fiducia che Sono in confidenza, o ancora Mantengo il segreto, ivi, p. 68, nota n.17, corsivi in originale. “Secondo Serge Hutin, Hignard sarebbe stato Venerabile d’una loggia alla quale forse appartenne Gérard de Nerval. Non è curioso veder quest’ultimo, che impiega la lingua degli uccelli, evocare ornato da piume di ghiandaia la “Regina del Sud” coronata di stelle, con un piede appoggiato su[r] un ponte e l’altro  su [d’]una ruota, e una mano posata su un’alta roccia, mentre al di là del mare s’eleva un’altra cima su cui s’inscrive il nome di Meroveo?”, ivi, p. 92, nota n.2, grassetti miei. Non è curioso vedere quest’uso del termine “curioso” …? Piuttosto “curioso” direi … e “Pan darei” sePanta rei” …

Nel Padrone del mondo, Jules Verne ci dice che in qualche modo l’oro non si trova più a Roco Negro”, ivi, p. 113, nota n.26, corsivi in originale, grassetti miei. “E tutto questo bel mondo è legato al castello dei Carpazi. Secondo gli abitanti della regione, “non vi era alcun dubbio ch’esso ospitasse draghi, strigi, forse perfino alcuni fantasmi della famiglia del barone di Gortz”. Ed eccoci al punto: fantasmi! Nome curioso [ecco di nuovo tornare il “curioso” …!], quello di Gortz, che ci ricorda un monastero luciferino in Palestina, ancora esistente nel XVIII secolo, il quale ospitava un culto del serpente: l’eremo di El Ghor. Torniamo però ai nostri fantasmi”, ivi, p. 141, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Ma voglio qui terminare con le parole conclusive – ma non l’Epilogo – del libro di Lamy. “Questo vestibolo-arca, che ritroviamo proprio accanto alla chiesa di Santa Maddalena a Rennes-le-Château, questo passaggio verso l’Altrove, è quello con cui gli adepti del Sogno di Polifilo caratterizzano spesso le proprie tombe, servendosi d’una testa di bue – o bucranio – e della famosa sigla D.M. cara a Nostradamus. [Lamy riporta questa quartina] […] Eric Mauraise, analizzando questi versi, scriveva: “La quartina indica che a partire dalla sigla DM si troveranno in una caverna sia la Regina che il Duca (Duca nel senso di Dux, condottiero), la prova giuridica della legittimità d’un Re (legge del Re formulata da Ulpiano, celebre giurista romano). Tutto ciò ci conduce ancora una volta nella regione di Rennes-le-Château dove si gioca la legittimità dei re merovingi. […] DM significa Diis Manibus, ovvero “consacrato agli dèi Mani”: vale a dire, queste due lettere servivano ad assicurare l’inviolabilità delle tombe. D’altro canto, Nostradamus è assolutamente esplicito […] quando intitola una strofa: “Come si chiamavano gli dèi infernali a cui ci si rivolgeva con l’appellativo di Mani D.M.?”. D’altro canto, in un testo in prosa, Nostradamus precisava: “Molte cose occulte e segrete NELLA CONCAVITÀ DELLA TERRA, tanto vicine ai fiumi, quanto nient’affatto lontane saranno manifestate per mezzo d’inondazioni e altre persecuzioni segrete. […]”; e in un altro punto: “I continui tuoni, la grandine, le tempeste e le piogge impetuose faranno sì che i torrenti scoprano antichissime sepolture e tesori”. Torniamo a Jules Verne. La sua angoscia prima di morie può essere meglio compresa, se si pensa che egli forse prese parte ad un’opera il cui obiettivo finale era la riabilitazione degli dèi decaduti. Non ridiamo d’una simile idea, e stiamo attenti a non lasciarsi avviluppare dal mantello fin troppo confortevole della ragione e del positivismo. Persone note per il buon senso e il razionalismo, come Anatole France, han creduto nella possibilità d’ipotesi del genere. E una volta di più, è necessario porsi la domanda cui alcuni ricercatori nazisti [allusione ad Otto Rahn (oltre che all’ “Ahnenerbe”)] credevano d’aver dato risposta: esistono forze sepolte insieme ad antiche credenze che non attendono altro che essere risvegliate, simili a Dracula nella sua tomba? […] Nelle antiche civiltà, i sacrifici umani offrivano agli dèi (o a forze fantasmatiche altrettanto venerate e che assomigliano a quelle che vengono definite “larve” [a questo punto, si rilegga l’articolo “Le feste carnevalesche” di Guénon, ma CON **ATTENZIONE**]) il sangue e l’energia vitale capaci di consentirne la manifestazione. Ai nostri giorni alcune sette […] praticano il vampirismo nella più pura tradizione di quelle antiche religioni [NON si deve intendere come il “vampirismo” letteralistico né le mode del tutto esteriori, attenzione!]. Quanto alla società Thule e al nazismo, potremmo vedere nell’olocausto una riattualizzazione di questi sacrifici a quelle che siamo soliti chiamare forze occulte. In queste condizioni, è lecito chiedersi quali fossero i pensieri dell’autore del Castello dei Carpazi, di quest’uomo che la tomba ci mostra mentre si strappa il sudario e che tradusse così bene i princìpi di misteriose società segrete. Avrà potuto anch’egli affermare: Et in Arcadia Ego? [ah probabilmente ]”, ivi, pp. 213-214, corsivi in originale, grassetti miei, maiuscole in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. Quanto a noi: certo che NO! “Strano è il suo destino, ma al momento stesso sublime. Non l’ho forse capito da me? Non ho vissuto dieci mesi di quell’esistenza soprannaturale? Alla domanda fatta seimila anni fa dall’Ecclesiaste. «Chi ha mai potuto scandagliare le profondità dell’abisso?, due uomini fra tutti hanno ora il diritto di rispondere: il capitano Nemo e io»”, J. VERNE, Ventimila leghe sotto i mari, RBA Italia, Milano 2023, p. 508, corsivo e grassi miei. Qui Verne parla DI SÉ!

Uno dei più grandi misteri della vita di Jules Verne risiede, oserei dire, nella sua morte. Egli rispettò, ricordiamolo, i precetti degli Illuminati di Baviera distruggendo taccuini di conti, note, chiavi e metodi di decifrazione della sua opera. Soltanto suo figlio Michel ebbe forse il diritto di conoscere una parte del suo segreto. […] Mi chiedo quante delle persone che lo accompagnarono all’ultima dimora si resero conto dell’ironia della sorte – o del segno del destino – che lo riguardava. Forse l’ambasciatore straordinario Flotow, delegato speciale di Sua Maestà Guglielmo II, […] la cui presenza colse di sorpresa la famiglia, dal momento che […] Verne non si era mai dimostrato tenero con i cugini tedeschi. In tal caso, se vi recate ad Amiens, non mancate di far visita alla tomba dello scrittore. Dopo aver vagato nel labirinto della cattedrale di Nôtre-Dame, cercando di decifrare gli enigmi gotici ricoperti [al tempo in cui Lamy scriveva; nota mia] da una patina nera di sporcizia secolare, lasciate quest’edificio […] e raggiungete la […] Somme, che dovete attraversare per recarvi nel punto dove Verne è sepolto. Ricordatevi allora di […] Rennes-le-Château, e pensate alla Maddalena, che […], in una zona un tempo paludosa, custodisce il tesoro dei Re di Francia. Pensate all’interesse che avvicinò Jules Verne a questa storia […]. Il destino talvolta strizza l’occhio ai grandi uomini, e si potrebbero rilevare curiosità [di nuovo questo termine, nota mia!] analoghe per Gérard de Nerval [ma guarda un po’ …!], anch’egli membro della Società Angelica”, M. LAMY, Jules Verne …, cit., p. 211. corsivi e grassetti miei. Peraltro – e NON È un caso, per quanto ciò sia detto qui solo en passantil prossimo plenilunio (del 15 novembre) è ricollegabile a Maria Maddalena, così **centrale** nel tenebrosoaffaire” di Rennes-le-Château … Ricordo che Mère diceva che due periodi dell’anno son più pericolosi – vale a dire febbraio (-marzo) e novembre (-ottobre) –, il secondo essendo il “mese di Kalì” non per caso … Bene, febbraio 2022 **e** novembre 2024 … **NON È** certo un caso. E Kalì festeggia … Ma d’altro canto, NON È certo possibile restare nella *parodia* della guerra fredda che s’è vissuto per due (lunghissimi) anni e che, come si è detto in “Impolitiche Considerazioni[§], tanto più si va su questo vecchio cammino, tanto peggio sta la società, cioè la sua crisi – al contrario della fase della “guerra fredda”, che portò una stabilizzazione “sistemica” – si accresce! Com’è poi stato. Beh, urge un nuovo stato sistemico, una nuova fase deve pur venire fuori: la “G. P.”, con il suo – ormai vecchio – sistema, va superata, che sia in un modo o in un altro davvero poco importa … La “G. P.” è cotta, il vecchio sistema non funziona più, con il sistema delle relazioni internazionali nato dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale che, anch’esso, è stracotto, e a cominciare dal 2011-2012, cioè 12 anni fa, ormai! Non da ieri cioè - ma ora **deve** cambiare. Sta cambiando. Piaccia o non …

Ma ci siamo capiti che il cosiddetto “tesoro” NON STA PIÙ LÌ …? Mah! Non credo proprio! Continueranno a “cercare Maria per Napoli” quando “a Napule Maria nun ce sta cchiù” … Si è trasferita! Emigrata, in cerca di lavoro … La pagavano poco … (scherzo ma NON TROPPO!) Cioè continuano a cercar “tesori” laddove non ci son più, anche se Saunière – dai dati che abbiamo AL MOMENTO! (possono cambiare tali dati!) – ritrovò solo UNA PARTE del “tesoro” cosiddetto. Evidentemente, qualcosa MANCA, ed ancor oggi (sennò avrebbero “concluso” l’ “AFFAIRE” …! e NON da ieri … si è che qualcosa MANCA … ed ancor oggi)

Che Verne avesse un suo lato “nascosto” – il senso etimologico di “occulto” – mi fu chiaro non solo da La Sfinge dei ghiacci, ma, soprattutto, da Parigi nel XX secolo, pubblicato postumo nel 1994, e che lessi anni dopo, però quando ancora nelle stazioni dei treni vi erano edicole che vendevano quei libretti a poco prezzo, e li mantenevano per anni, per cui non avevi problemi, come invece oggi, nel ritrovarli. Avevo il sospetto che Verne avesse un tal lato, ma mai mi fu chiaro se non in quel periodo, quando, per vari motivi, dovevo prender il treno molto presto al mattino, d’inverno, quando l’inverno era davvero tale, non sfuriate pazzesche e poi caldo, come oggi è divenuto. Nel freddo delle mattine, molto presto, sul treno, la luce si annunciava lontano, ed un debole chiarore si faceva spazio: e lessi quel piccolo libretto, in quella specifica, particolare “atmosfera mentale”; mi fu chiaro, allora, e per sempre, chi fosse – davvero – Verne, o, come l’ho sempre chiamato, Žül, col nome, come una persona che conosci, un vicino di casa che non frequenti ma è una presenza costante: dà sicurezza. Fin allora ne avevo il sospetto; avevo letto taluni famosi suoi scritti, ma da ragazzo: quando sei ragazzo certe cose non le noti! Non puoi! Te ne mancano le corrispondenti esperienze, non puoi far paragoni con cose tue. Solo anni dopo ebbi la conferma del mio sospetto … Come ho detto – e lo ribadisco: manco La Sfinge dei ghiacci scherza, coi suoi chiari riferimenti a Poe –, ma solo in Parigi nel XX secolo Verne parla, nella figura del protagonista, della sua – di Verne stesso! – disperata condizione … Non ho mai visto una disperazione così totale, così assoluta, così senza speranza proprio … non ci credevo quasi! Questi era “l’alfiere” dell’ “ottimismo” della tecnica! Devo dirlo: una disperazione del genere (= ASSENZA totale di SPERANZA) l’ho letta solo in **alcuni passi** di Bulwer Lytton, e in pochi, pochissimi altri (Gérard de Nerval? Oui!) … Lovecraft? Sovraesposta, dunque in parte fasulla: qualche tratto, qua e là, ma non vera. La vera disperazione, in realtà, è privilegio di pochi … Sembrava che il treno fosse sperduto per solitudini artiche – ovviamente non era certo così! –, diretto verso una Parigi di spettri, di larve, d’immagini vive, che di fronte a me prendevano forma … Riposi quel libretto, con un brivido. Il futuro sarebbe stato quello? Al tempo la cosa ingenerava in me ferma ribellione, ma la risposta giusta era: sì; ovviamente NON letteralmente, tuttavia, sì: quello era il FUTURO … La cosa bella è sempre questa: mentre tu – la tua parte “individuale ‘cosciente’ (cosiddetta!)’” – si ribella, “in” te “qualcosa” SA: l’ho SEMPRE saputo. Quello era il futuro: evocazione.

E come si chiama il protagonista de Il giro del mondo in ottanta giorni? Phileas Fogg = Fog = Nebbia … “NEBBIA e NOTTE” – per l’appunto la “N” … cioè la LETTERA “NUN(“I misteri della lettera NUN’, R. Guénon … –: dalla NEBBIA, dunque, si va verso la NOTTE (**Cyclica**! Cyclica!), cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2024/02/aquariana-7-no-comment-vada-se-se-va-va.html

[§] Cf.

https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2023/06/impolitiche-con.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 commenti:

  1. Ma certo che intendono continuar così senza gli Usa, e non sono “impazziti” ma nullità e zero politici. Come s’è già detto nel 2023 – marzo –, in “Impolitiche Considerazioni” … Non era difficile. Certo che avevano ragione quei due, ma certo! È stato pensato per questo …!
    Le reazioni emotive valgono sottozero: si è che non han capito perché ciò sia successo e perché – tanto più agivano – tanto più s’infilavano dentro la trappola, finché l’unica via d’uscita sarebbe stata quella che gli Usa si togliessero dallo scacco, lasciandovi eventualmente solo l’Euro Pina. Dire a iosa – mattina e sera – “democrazia” mattina e sera non risolve niente!
    La fine ha potuto aver inizio quando tutti battevano le mani: ed è così avvengono i veri – grandi – disastri della storia! Quelli veri, quelli grandi! Come s’è già detto nel 2023 – marzo –, in “Impolitiche Considerazioni” …






    RispondiElimina
  2. Il momento peggiore, come peraltro dicvesi in “Impolitiche Considerazioni” (marzo 2023, due anni fa ormai), è stato fra ottobre-novembre 2022. Si è andati mooolto vicino ad un confluitti nucleare, per ovvie cause, ovvi zampini - chiamiamoli così per dire - ... Poi luglio 2024, ma per altri motivi ... certe forze (D.V.) puntavano al mantenersi sullo stesso cammini, ma in modo meno aggressivo ... luglio 2024 è stato tremendo nel lato non evidente della vita, dicamo così per dire ...
    Adesso è una nuova fase, ma è ancor ancora in gestazione, per così dire, quindi: attenzione.







    RispondiElimina