martedì 3 novembre 2020

Pssst ...

 

 

 

 

 

 

 

 

PS. Diciamo che, in questa crisi, siam giunti ad un “punto di svolta”, nel bene come nel male … (cioè nel male …).

Il 2 novembre, giorno della Festa dei Morti, è morto G. Proietti, rappresentante di un’Italia di certo “incasinata” e pure “caciarona” (per es., “Febbre di Cavallo”, tra gli altri film: il sequel però non è neanche lontanamente sulla stessa lunghezza d’onda mentre il primo, l’originale, catturava una determinata stagione che sarebbe, inevitabilmente, passata e svanita), un’Italia senza dubbio confusa (ma quando mai non l’è stata?), tuttavia talentuosa e mentalmente aperta, ben diversa da quella di oggi, rancorosa ed incattivita, segnata dai populismi vari. Quell’Italia è “un bel Po, un bell’Adige, un bel Tevere, un bel Volturno” che non c’è più, sostituita da quest’ondata di piccoli borghesi arrabbiati ma senza speranza: non se hanno, non ne danno, e son solo di danno. Né può esserci più. Qualcuno ha detto che un “mattatore” – l’ultimo, per la verità – non può più nascere: questo è vero, ma per delle ragioni moto diverse. Le ragioni sono queste: quand’anche nascesse, seppur vi fosse, non potrebbe mai venir fuori, perché la situazione non glielo permetterebbe, perché l’Italia è incattivita, malamente invecchiata, imborghesita nel peggio, totalmente appiattita e mediocrissima, di una mediocrità opprimente invero.

Pertanto, uno come lui quand’anche ci fosse, non potrebbe mai emergere oggi, quand’anche ci fosse. Stesso ragionamento va fatto – ari pari (non pari e dispari) – esattamente, propriamente, ugualmente, identicamente, in tutti – e dico tutti – i campi delle umane attività nella pessima (non cattiva: pessima) Italia di oggi. non abbiamo classe dirigente perché non c’è nessuno. E in tutto l’Occidente un identico cahier de doléance può esser riempito senza problemi e facilmente.

Ovunque ci si rigiri è al stessa solfa ovunque, dovunque: terrificante. Chi dunque “difenderà l’Occidente” nella sua crisi peggiore?

Nessuno. Nessuno. Nessuno. La realtà è solo questa.

Il resto sono chiacchiere per il giorno delle elezioni.

 

In ogni caso, è stata interessante questa “coincidenza significativa”, questa concomitanza di eventi di cui s’è appena, in breve, detto. 

 

Ricordo che – nello stesso giorno in cui ho messo delle foto (marzo anno scorso) – feci delle foto alla riproduzione del Globe Theatre di Shakespeare voluto da Proietti a Villa Borghese (Roma). Ricordo i commenti scritti marzo scorso (durante la “prima ondata”) rivedendo quelle foto dell’anno prima (e che avevo cancellato, ma poi mi ri-decisi di ri-postare sul blog[1]), cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/08/lunghezza-crescente-le-risposte-sono.html.

Aggiungo le foto con il Globe Theatre, (foto sempre del marzo dell’anno scorso, dunque sempre “Roma prima dell’ ‘Effetto Covid’”).  

 

 












Statua (busto) di Costantino, l’imperatore Costantino (I, detto il Grande), in un busto della prima parte dei tempi moderni (secc. XVI e XVII), sopra, però, ad una iscrizione romana antica vera. Interessnate che un raggio di sole gli stesse quasi andando su ... 



 

Ed ecco il Golden Globe voluto da Proietti, quel dì: era chiuso, ed era visto dal una angolazione particolare. 

 


 

Idem

 

 

 

Quel dì tutto aveva questa particolare aria soffusa. 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

@i

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Le avevo cancellato pensando: “Ma tanto, che m’importa?, non sono neanche belle, prese di sfuggita in un frammento di tempo fugace”. Questo “che m’importa” lo dicevo nel senso che si fanno le cose per dovere, non certo pensando che quest’umanità possa cambiare: nulla di più impossibile. C’ha provato gente ben migliore di chi scrive, pure ha fallito: figuriamoci se posso farcela io, che senso ha condividere cose non capibili (per principio) da colui con il quale le si condivide? Non ha proprio alcun senso. Poi si generò la “situazione eccezionale” – non nel senso schmittiano, ad essa non credo: come ho avuto modo di dire, ribadire, ridire varie volte, per me siamo in una forma mista – e quelle foto “sposavano” con un determinato “stato d’animo” (mood), per cui presi atto della mutazione, come sempre, peraltro. Ne trassi le conseguenze rivedendo la mia precedente decisione. Le foto sono di sfuggita, qualcuna non ben centrata, niente di che, né m’importa che lo siano (non son fotografo né mai ho avuto la passione della fotografia, della quale, in sostanza, non me ne importa niente se non per il valore meramente documentario, e nulla più). Ma posso assicurare che c’era davvero quell’atmosfera soffusa (si veniva da giorni piovosi), atmosfera che mi colpì, a quel tempo, come un qualcosa che s’annunciasse “nell’aria”, che s’annunciasse per una strana calma.   

 

 

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