giovedì 4 giugno 2020

Quando il **COSIDDETTO** “impossibile” invece accade, ovvero: HITLER A PARIGI









 

 










E se io fossi venuta a te, o giovane, per annunciarti, come la profetica Sibilla, la gloria futura? Tu sei l’unico essere vivente fra tutti questi morti. […] Che importa che le tue ali non sono bianche come quelle dei cigni, ma nere e tenebrose? […] Io amo tutti i ribelli, amo le aquile solitarie più che i bianchi cigni. Sii ancor più forte, più inesorabile. E devi esserlo fino alle estreme conseguenze. Mentisci senza vergogna; meglio mentire che rassegnarsi. Non temere l’odio. Esso è la forza tenebrosa delle tua ali. Vuoi che facciamo un patto? Tu mi darai la forza, io ti darò il dono della bellezza: vuoi, Giuliano?”.
D. Merezkovskij, Giuliano l’Apostata (La morte degli dei), Edizioni A. Barion, Sesto San Giovanni (Milano) 1932, p. 129, corsivi miei.



Tutti hanno scritto, nel corrente 1984, sul mondo totalitario, ma obnubilati dalla tecnologia e dalla scienza hanno trattato le estensioni umane in superficie. I veri profeti non sono agrimensori. Essi comunicano con il nucleo centrale”.
Nota di V. Dimitrijević in A. Caraco, Post Mortem, Adelphi Edizioni, Milano 1984, p. 130, corsivi miei. Ecco un altro “1984”, non quello di Orwell … Come ho detto e ribadito più volte, oggi non siamo in presenza del “ritorno” al cosiddetto”totalitarismo” né a repliche del passato, quanto invece a qualcosa di mai visto prima. I “difensori” della “libertà” del XIX sec., divenuta oggi solo individualismo becero, si quietino, le cose stanno andando per tutt’altri sentieri … E non sarà “l’era dell’individualismo e della ragione” (Aurobindo) divenuta era “infrarazionale del ciclo” (Id.), ed era delle masse, che ce ne porterà mai fuori.



– «Perché? Come? Queste domande sono così utili che non ce le rivolgeremo mai troppo frequentemente» –. Napoleone Bonaparte”.
C. F. Coppola, La guerra lampo di Adolf Hitler, Danzica a Parigi, Editrice Fiorentino, Napoli 1983, p. 6, corsivi in originale.



«Si può dire, in modo paradossale, che la Guerra Mondiale scoppia perché i dittatori fascisti che la vogliono non sanno di che si tratta; la scambiano per un’altra cosa». Giorgio Bocca («La 2a Guerra Mondiale» a cura di Enzo Biagi)”.
Ivi, p. 156, corsivi in originale.



Si resta dolorosamente pensosi a meditare sulle intelligenze, sui gruppi attivi, sulle affermazioni umane dedicatesi corpo e anima al perfezionamento costante, atavico di un così affilato strumento di guerra, soltanto di guerra. La Germania è affogata per questo, su questo. Terminiamo. Sun-Tzu affermò che la migliore vittoria è quella senza morti, definendo così la piena, globale padronanza di un avversario sull’altro; Clausewitz, che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra-lampo fu una spada lucente, ma unica e sola fra gli altri mezzi violenti – il dominio del mare o quello del cielo, il blocco economico e le interrelazioni commerciali e gli affari, le ideologie, la propaganda eccetera. E quella spada lucente non fu al servizio o al seguito di una politica intelligente e serena”.
Ivi, p. 157, corsivi miei.














Il 4 giugno del 1940, cioè settant’anni fa, le truppe tedesche marciavano a Parigi, sotto l’Arco di Trionfo. Accadde, dunque, il cosiddetto “impensabile”, un po’ com’è accaduto recentemente per il coronavirus, anche se, quest’ultimo, è più cigno bianco che vero cigno nero (come s’è detto più volte) … L’anno scorso, in relazione sempre al settantenario – ma dell’inizio della Seconda Guerra Mondale – si è condiviso un passo da Rauschning, cf.
In quest’ultimo post vi sta il passo da Rauschning con il piano di Hitler a Parigi, già nella seconda metà degli Anni Trenta del secolo scorso.
Qui s’integra con una serie di link, sia di Hitler a Parigi, dove ci sarebbe andato il 25 di giugno (la giornata si ritrova descritta in A. Speer, Memorie del Terzo Reich, Mondadori Editore, Milano 1995, pp. 206-210[1][i]), sia delle truppe che marciano, come previste da Hitler nello scritto di Rauschning.
Per l’esattezza, poi, questa possibilità – ma nella forma ricordata da Rauschning, e cioè l’entrata di truppe nascoste in Francia, per farvi poi un rovesciamento dall’ interno – era già stata intravista da A. Machen.


German Tank Panzer Division parades on streets of Paris in France. HD Stock Footage

https://www.youtube.com/watch?v=j_EuUcVD_pU

Paris 1940 - Deutsche Besatzung – German Occupation – l’Occupation allemande, film: color/bw

https://www.youtube.com/watch?v=qHxkmSiKu4I

German Troops In Paris: World War II (1940) | British Pathé

https://www.youtube.com/watch?v=txlve5Ws07E

Fall of Paris

https://www.youtube.com/watch?v=_1rO0_lZFBk

German troops decorated and troops pass in review along Avenue Foch, Paris, durin...HD Stock Footage

https://www.youtube.com/watch?v=ggQ2JLwNEfs

Germans entering Paris

https://www.youtube.com/watch?v=VcrxENPArDE

German troops in Paris, Adolf Hitler at the Eiffel Tower and the French and the ...HD Stock Footage

https://www.youtube.com/watch?v=06oTChN3kSw


Pix

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Andrea A. Ianniello










[1] Passi dalle memorie di Speer son citati qui, cf.
https://allthatfezz.blog/2018/03/11/hitler-a-parigi-1940/.
In questi passi (solo alcuni dei quali son nel link suddetto), Speer accenna al proposito – che dunque Hitler già in quel periodo manifestava – di totalmente distruggere Parigi, proposito che fu fermato in quel momento dall’intenzione del dittatore tedesco di far sì che Berlino divenisse “più grande e più bella che pria”, ma che ritornarono nella fase calante della sua (di Hitler) parabola. E’ nota la sua intenzione di distruggere Parigi quando le truppe tedesche avrebbero dovuto lasciarla, intenzione fermata da varie influenze: vi è stato chi ha parlato di “un congetturabile incontro tra Gurdjieff e l’esoterista Ernst Jünger a Parigi, dove il russo si era trasferito, può aver contribuito, nel 1944, a salvare la capitale francese dalla distruzione progettata da Hitler”, G. Galli, Hitler e la cultura occulta, RCS Libri, Milano 2013, p. 11. L’ipotesi non è affatto peregrina. In ogni caso, Galli ha ragione quando parla della fase tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale come della “seconda Guerra dei trent’anni”, terminata nel 1945, poi sostituita da un ordine globale che ha iniziato a crollare nel 2011. Ed oggi è terminato, è terminato il NWO (ci si ricordi la relazione, “strana”, con gli anni che terminano con “1”, 1991, 2001, 2011, quindi l’anno prossimo dovrebbe aver un suo senso in e con direzioni che, ovviamente, “stupiranno” i perenni “gonzi”, ma che, leggendo tra le righe, saranno comunque un “cigno bianco” e non un vero “cigno nero” …).  
Per l’opinione di Hitler su Parigi – e precisiamo che siamo sempre nel suo periodo di massimo fulgore, fra il luglio 1941 e il luglio 1942 – cf. H. Picker, Conversazioni di Hitler a tavola, Edizioni Res Gestae, Milano 2015, pp. 266-267. Ci sono tante opinioni detta da Hitler, di quelle che poi sarebbero state citate qua e là, come quelle su Mussolini, favorevoli, e contrarie alla corte italiana, o su Stalin (“Stalin, un genio”, ivi, p. 78, corsivi in originale), o su tanti argomenti “sparsi”. Ecco cosa pensava degli italiani del Sud, per lo meno al tempo in cui sono state annotate le minute delle conversazioni a tavola (cioè fra il luglio del 1941 e il luglio dell’anno seguente): “La frugalità degli italiani del sud Hitler accenna poi alla straordinaria frugalità degli abitanti dell’Italia meridionale, dove almeno un milione di individui vive esclusivamente di esca, di frutta e simili. Le città marinare dell’Italia meridionale non sanno cosa sia una carestia, anche perché il mare, oltre al pesce, fornisce molluschi, conchiglie e tanta altra roba che soddisfa pienamente le modeste esigenze di quella gente. Ma proprio questa frugalità nasconde un grande pericolo. Infatti la maggioranza della popolazione tende a prendere tutte le cose con calma e perde facilmente la voglia di fare qualche cosa, giacché si accorge di poter vivere benissimo anche senza affaticarsi”, ivi, p. 177, corsivi in originale. Un tempo davvero era così, ma non son più stati “frugali”, tuttavia i difetti li hanno conservati. Questo “perdere facilmente la voglia di fare qualche cosa” è proprio tipica. 









[i] Interessante osservare cosa scriveva Jünger nei giorni decisivi (4 giugno e 25 giugno), dove non c’ètraccia d’alcun interesse per tali eventi, cf. E. Jünger, Giardini e strade. Diario 1939-1940. In marcia verso Parigi, Guanda Editore, Parma 2008, pp. 142-143 (4 giugno) e pp. 179-182 (25 giugno). Interessante l’ultima nota per quel dì: “Un pensiero che ci sfugge è come un pesce che si sgancia dall’amo. Non dovremmo dargli la caccia; continuerà a nutrirsi in profondità, e tornerà su più robusto”, ivi, p. 182.
In questo blog vi è una recensione di un libro di Jünger, sull’ LSD, cf.

















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