sabato 6 giugno 2020

“EFFETTO COVID”













Quanto alla libertà, essa cesserà ben presto del tutto, in tutte le sue forme. Vivere dipenderà da una sottomissione rigorosa a disposizioni rigorose che non sarà più possibile trasgredire. Il passeggero di un aereo non è libero. I passeggeri della vita futura lo saranno ancor meno: passeranno la loro durata attaccati al seggiolino[1].
Questo stare “attaccati al seggiolino” è il populismo, è la sua molla profonda, ed è una molla ormai molla. Quindi, ora, cosa ci attende? Cosa davvero “manipola” tutto questo complesso gioco di “riprogrammazioni”?



Secondo gli antichi, la pantera è l’unico animale che emana un odore gradevole. Essa utilizza questo suo profumo per catturare le vittime. […] Ma che vuol dire che la pantera seduce con il profumo? Cosa seduce nel profumo? (e d’altronde cosa fa sì che questa leggenda sia a sua volta seducente? […]). […] Una forza d’attrazione nascosta, la potenza di un desiderio? Termini vuoti. No: […] non un desiderio significato, ma la bellezza di un artificio. Il profumo della pantera è anch’esso un messaggio insensato – e, dietro, la pantera è invisibile, come la donna sotto il trucco. Non si vedevano neppure le sirene. L’incantesimo è costituito da ciò che è nascosto”[2].



















Il problema è, oggi, precisamente che l’emergenza globale non fa emergere una situazione eccezionale nel senso schmittiano[3]: non c’è nessuno che dica “io” o “noi” vi risolviamo i vostri problemi.
Non può esserci, questo è il punto vero. E l’idea errata di “Anticristo” che certi ambienti continuano a veicolare – basata sul calco di Hitler o di Stalin – in realtà sarebbe quella di qualcuno” che “ti” risolve “tutti” i “tuoi” problemi. Questo “qualcuno” non c’è mai stato, non c’è, non ci sarà. Mai.
Accade dunque il contrario, e qui senza dubbio Cacciari ha ragione (in un suo recente intervento su “L’Espresso”), cioè che la politica peggiora le cose: nessun dubbio al riguardo, nel senso che accresce le spaccature quando dovrebbe invece unire, i una situazione di crisi sistemica (la parola chiave questa è: crisi sistemica). Si è inceppato il sistema, insomma. La “Grande Prostituta”[4] (ch’è un’espressione simbolica, e “Grande Prostituta” di “Babylonia”, dettaglio non ininfluente) è una nave che si è arenata sui bassifondi, si diceva tempo fa su questo blog.
Oggi traducendo la cosa si può dir questo: si è frenata la domanda globale. Che è un fatto sostanziale, che è ciò che ha fatto entrare il sistema in crisi: come si diceva tempo fa, se il sistema del commercio internazionale s’inceppa – causa “effetto Covid” – allora l’intero sistema entrerà in crisi, appunto, sistemica, strutturale, fondamentale, radicale o come la si voglia dire non ha proprio importanza: l’importante sta nel capir bene il concetto e l’ “amplitudine” del fenomeno.
Allora i piccoli aggiustamenti, chiunque li faccia, per qualunque motivo e in qualsiasi modo li faccia, non saranno sufficienti. Non era poi tanto difficile capirlo, bastava fare 2+2=4.
Torniamo al punto.
Si diceva che la politica dovrebbe “unire”, in una situazione di crisi sostanziale del sistema che ha retto per così tanti decenni. Ma unire implica: un nuovo **patto sociale**, che non si costruisce col verbalismo risibile dei politicanti, dove basta dire “nuovo” e le cose sono nuove davvero: mica funziona così.
Non solo questo, perché, oltre al verbalismo ci sono le difficoltà proprio alla radice del problema: ma, scusate, dov’è la “società” con la quale si dovrebbe fare questo “nuovo” patto? Non c’è. E ciò non da ieri, al contrario: la società è andata implodendo pian piano[5].  


Vi è chi, a questo punto, invoca la decisione: per carità, nessun dubbio, ha ragione, però solo in teoria; infatti, **chi** la prende la decisione? Ma come si fa a non vedere che le decisioni politiche oggi, **tutte** le decisioni politiche, sono simulacri? E la realtà dove sta, ormai … domanda retorica. Noi ci avviciniamo ad un tempo in cui distinguere il grano dalla mala erba sarà sempre più difficile …[i]
La politica si è votata alla potenza della tecnica: essa decide, ed essa “fa”; ora non è che possono dir nulla contro di essa (tecnica) né intaccare la sua logica, che è autoreferenziale per principio. L’errore sta a monte, l’errore è alla radice: oggi solo ne stiamo pagando le conseguenze. Se non s’intacca la causa, l’effetto non può che continuare: sublata causa tollet effectus. Ma, se la causa permane, anche l’effetto permarrà: è inevitabile. Che i partiti siano uno o mille, non fa proprio alcuna differenza a riguardo di questo grosso problema. Quindi né le solite tiritere sulla democrazia hanno valore, ma nemmeno le fascinazioni reazionarie o la seduzione del partito unico, all’uso di Russia o Cina. Né tanti partito né un sol partito possono alcunché, se si tratta di decidere sulle opzioni fondamentali. Questo è oggi un fatto conclamato.
Nessuno “vince” nel “Grande Disordine Globale”, NWD.
Le decisioni politiche oggi sono simulacri di una realtà che cammina **da sola** e che nessuno, sulla faccia della terra, oggi, può non dico cambiare (non pretendiamo l’impossibile) ma solo anche **intaccare**, solo meramente influenzare.
Tutta la storia dell’ “inquinamento” non è altro se non la serie di conseguenze dello sviluppo tecnico, che si sarebbe dovuto disciplinare, indirizzare: qualcuno c’è mai riuscito? Nessuno. Nessuno. Nessuno.
E tuttavia ci son oceani di cosiddette “decisioni” che non intaccano in alcunché i processi in atto. Decidere vuol dire incidere sui processi in atto, se possibile dirigerli, se non possibile – ed oggi nessuno sulla faccia della Terra può pretendere di avere un tal potere – allora perlomeno condizionare i processi in atto.
Questo vuol dire, davvero, l’ “avere” potere.
Puoi avere tutte la cariche che vuoi, ma puoi non avere alcun potere reale. Perché le tue decisioni non sono in grado di condizionare fortemente quei meccanismi sistemici che sono autoreferenziali, cioè si producono e si riproducono, anzi: si replicano, come i virus.
E l’ “effetto Covid” ha mostrato la natura “replicante” del sistema, che è “mezzo vivo” e “mezzo morto” proprio come un virus, il quale virus prende ad agire come cosa vivente se e solo se può “predare” un organismo “ospite”, quest’ultimo, sì, essendo una creatura vivente, cioè capace di produrre da sé le cose che lo sostentano estraendole dall’ambiente. Il virus no, non può farlo[6]: ha necessità d’insediarsi dentro un organismo, ed usare frammenti del suo DNA o RNA per replicarsi: esso è un replicante.
Il virus non si “riproduce” (qui ovviamente penso al marxiano “processo di riproduzione capitalistica”), ma invece si replica. Come la replica di una trasmissione televisiva. E’ sempre la stessa cosa. Le variazioni nascono su basi solo statistiche e sui “grandi numeri”, in senso matematico. Il virus (l’ “effetto Codiv”) ha intaccato non la capacità operativa della tecnica, ma la sua capacità predittiva, la “predittività”, cioè la capacità di costruire dei modelli che possano predire – in pratica: son dei simulacri digitali – il comportamento di un qualcosa. Li ha colti di sorpresa, comunque vada, perché anche se sparisce come non fosse mai stato, di certo anche quest’ultimo comportamento sarà stato sorprendente. Il punto vero è che non ne puoi prevedere il comportamento. Ora, il sistema tecnico si basa su due gambe: l’operatività, non intaccata da questa crisi, e la “predittività”, che invece intaccata lo è stata. La loro cosiddetta “idea” – in realtà è un cammino necessitato – è proprio quella di cambiare su questo punto. Come? Qual è l’unica e sola “idea” che hanno in mente? Il controllo. Dunque accresceranno il controllo, molecolare, diffuso, auto regolantesi, cibernetico e digitalizzato: non ci sarà, al limite (nella loro distopia) “stato”, che c’è stato ma oggi è un simulacro, né un “Grande Dittatore” (nemmeno il “Grande Inquisitore” di Solov’ev[7]), ma un’emulsione che copra l’intera Terra, una maglia di rete digitale o elettromagnetica – elettromagnetico digitale, per dir meglio – che si auto regola in modo cibernetico e dalla quale il meno che sia possibile ne venga fuori. E nessuno vi sarà in sala comando, ma si autoregolerà – “ciberneticamente”[8] – da solo. Una cosa del genere non può che accrescere i fenomeni implosivi in “ciò che resta della società”, creando ulteriori problemi. Finché “qualcuno” chiamerà all’ “esplosione” …
Ma comunque, tornando al punto: forse qualcuno si opporrà se venisse un ritrovato tecnologico, che modifica certe produzioni e certi servizi rendendoli meno costosi? chi ne ha il **potere**? Nessuno. Nessuno. Nessuno.
Non c’è potere, e questi se n’escono col “fascismo”, col “Nwo”, le “dittature” ecc. ecc.
Quel che oggi vediamo che ci **son “ombre di ombre che combattono contro ombre”** …


Il passeggero di un aereo non è libero”, vero. E se l’aereo va in stallo? L’aereo si riprende dallo stallo con alto costo di carburante. Bene. Ma riprende la stessa rotta di prima?
Siamo sicuri che l’aereo possa farlo?
Oppure quella non è proprio l’occasione giusta per modificarne – definitivamente – la rotta? Certo, non certo su ed in direzioni del tutto sorprendenti: ciò sarebbe impossibile, ma, di certo, in una “certa” direzione, differente da quella precedente.








Andrea A. Ianniello








[1] J. Baudrillard, La sinistra divina, Feltrinelli Editore, Milano 1986, p. 96, corsivi miei, maiuscoletto in originale. Si osservi la data di pubblicazione: in quel tempo “certe cose” sembravano molto lontane, tant’è che tanti ne favoleggiavano: se favoleggiano, se ne fanno film o ne scrivono libri o pezzi teatrali, dunque” la cosa è lontana … Ciò significa: tanto più sei vicino ad un qualcosa, tanto meno lo vedi! E, si osservi bene: sottomissione a disposizioni, non ad un “mega leader” o “lìder maximo” che dir si voglia, non parliamo qui di riedizioni dei regimi militari novecenteschi, ma della realizzazione – nella misura del possibile! – di una distopia
[2] Id., Della seduzione, Cappelli editore, Bologna 1980, pp. 106-107, corsivi in originale.
[4] Riferimento ai culti della fertilità condannati nell’Antico Testamento. Tra l’altro, la lingua ebraica ha un termine specifico per designare la prostituzione “sacra” cosiddetta (come ben distinta dalla prostituzione comune, cioè dal fare mercimonio del corpo in cambio di denaro): qedeshah, cf. Dizionario della Bibbia, Zanichelli editore, Bologna 2003, p. 689. Il che sottolinea la differenza tra la prostituzione detta “sacra” e la comune prostituzione, che non sono la stessa cosa, dunque. Pertanto, la riprovazione, o la caratterizzazione, unicamente “morale” della “Grande Prostituta” manca il bersaglio e ne oblia la natura. In tal senso, questa forza – che è la tecnica capitalistica – è stata la forza seduttiva, ecco il punto, con la quale “tutti i re della terra” son andati. E’ una forza seduttiva – Ishtàr sulla sua pelle di leopardo (anche questa caratterizzazione symbolica non è casuale) – che ti fa vedere solo i vantaggi. Per questo “seduce”, cioè svia: ha sviato l’ intero destino umano, l’ intera umanità, non è cosa da poco! Tu vedi “ciò che puoi fare”, insomma, ma non vedi mai il costo, tanto in termini umani che in termini di natura. E questa è, precisamente, la seduzione, o lo sviamento, la deviazione. L’ “immoralità” della “Grande Prostituta” non è quella di singoli “uomini cattivi”, ecco perché non vedremo la riedizione delle dittature militari novecentesche, ed ecco perché risulta del tutto chimerico paventare ritorni di tal genere. Insomma, manca loro del tutto la percezione dell’ “ordine di grandezza” delle cose, tutto è sempre “personale”, ci son dei “cattivoni” (magari quelli di Wall Street, per carità, nessuna simpatia per costoro, ma non basta invocare questi gruppi, che siano poi “ebrei e massoni” è solo una variante della stessa tendenza)che “pervertono” un sistema “in sé” buono (il leit motiv dei “populismi” questo è), mai che gli venga per la testa che è il sistema che non è buono … Gli uomini non son in grado di resistere a questa seduzione: questo è quanto, questa è la realtà dei fatti. Alti o bassi, bianchi o neri, di destra o di sinistra, di questa o quella religione, ci cascan tutti: è la loro natura. Resistono solo i “bastian contrari” – che però son pochi e, comunque, si opporrebbero a chiunque, del tutto indipendentemente da cosa vogliano fare: si oppongono sempre perché questa è la loro natura – e si oppongono quelli con una mente “critica” per natura (come chi scrive). Ma sono piccole minoranze, il grosso ha dato, e dà, il consenso. Ora, però, che il sistema si è inceppato, vi è un problema di sostanza, che il sistema stesso sta tentando di risolvere replicandosi. Sfociando in “qualcos’altro”, dunque … Il problema – vero – è proprio questo “qualcos’altro”, Terra Incognita, con la quale siam fuori dalla terra conosciuta della quale, tutto sommato, fa parte il sistema oggi fallito.
[6] E di qui la mia idea – in realtà è un’interpretazione molto estensiva di qualche vecchia intuizione di Marx – per la quale il sistema capitalistico è un “revenant”, un “dybbuk”, una formazione – che, in realtà, senza “predare” gli uomini non può sussistere – la quale solo e soltanto usando cose dall’esterno e consumando sostanza “vitale” può replicarsi. La “riproduzione del capitale” fa parte del passato: oggi c’è la sua replicazione. Quel che abbiam visto sotto i nostri occhi – chiaramente senza poterne capir bene le fattezze – si è che il sistema si è replicato” sotto i nostri occhi: ecco il capitalismo 2.0. Ed esso è ancor più “digitale” di prima.   
[7] Di conseguenza, “l’anticristo”, in tal senso, di “Grande Inquisitore”, di “Conquistatore globale” che tiene in pugno “la Terra”, non può esserci, non può darsi: ora né mai.
[8] Dal greco kybernetes, che significa pilota: avrà, insomma, il pilota automatico … In realtà, il pilota automatico già ci sta: come si è detto, stiamo assistendo al compimento di ciò che fu deciso negli anni Settanta. Che cosa ci attende, dunque, ora: ecco la domanda, l’unica vera, il resto sono solo parole, che servono a nutrire un sistema che si nutre di autoreferenzialità. 









4 commenti:

  1. Maiuscoletto non presente nella citazione, ma nell’originale, vi si legge: “San Antonio”, sempre alla stessa pagina, ed è l’autore della frase citata da Baudrillard qui sopra, alla nota n°1.





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    1. Anche qui sopra occorre correggere: “i una situazione” con “**in** una situazione” . . .

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  2. Possiamo rispondere ora alla domanda finale: rotta cambiata.
    E non è il cosiddetto “reset”, ma invece si va verso “Set(h)” come re . . .






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