martedì 9 giugno 2015

“E Venne ‘Il’ Giorno...”

 

“E Venne ‘Il’ Giorno...”

 

Una notte profonda, l’uomo guardò in alto verso il cielo stellato, e disse “Io”; nacque ciò che ci differenzia irreversibilmente dagli animali, da ogni animale, anche se “umanizzato” - e, dunque, quelli che trattano il loro cane “come se” fosse un umano sono individui dalla consapevolezza scarsa, ché, per prima cosa, nulla hanno inteso della propria umanità, perché l’essere umano è l’essere consapevole di se stesso.

Sono state le stelle, dunque, a rendere l’uomo un “Io”.

La meraviglia della volta stellata fu, secondo Aristotele, la “molla” che spinse l’uomo a guardarsi dentro, ed a filosofare, cioè ad interrogarsi ed interrogare, in cerca della ragione delle cose. Ma, in quell’epoca - lontana e precedente ancora l’uso della parola scritta -, il “non-Io” non era ancora tale.

Era un “Tu”!

Nello stesso Kosmos l’uomo vedeva il “Tu” divino, ed a tale “Tu” egli attribuiva il suo esser “Io”, e cioè effettivamente diverso dagli animali, nei quali pure vedeva il Divino stesso, ché n’erano gli emissari, e tuttavia non erano, direttamente, quello stesso “Tu” divino.

In una lunga fase intermedia, le religioni “rivelate” fornirono un terzo “medio” della (e nella) relazione: Dio, che sussisteva in un Cosmo ormai solo semi-divino.

In una terza fase, l’Io, da tempo nato, e dopo che l’IO si era tante volte interrogato - senza però giungere ad un punto fermo che fosse comune -, iniziò a interrogarsi meno e, poi, cominciò a moltiplicarsi.

Infine, ogni individuo umano rivendicò il suo “Io-ino”, il suo “micro-io”, spesse volte incapace di quella stessa interrogazione sostanziale, centrale che, unica, potette, in un tempo ormai lontano, dare a tale Io l’Origine: l’Io e l’Origine andavano su due binari separati, ormai! Ed incapaci di congiungersi...

E l’Io si fece sempre più ristretto e restrittivo, e l’Io si ruppe in frammenti sempre più piccoli.

Cominciò sempre più a produrre oggetti, finché il sistema degli oggetti, vivificato dalle energie elettro-magnetiche, ormai funzionava per suo conto, fino a, di fatto, dominare l’uomo.

L’Io era divenuto schiavo del non-Io, del sistema semovente ed automatico degli oggetti elettronici ed elettrificati.

L’uomo si sente ormai alla mercè di tale sistema oggettivato ed oggettivante lui stesso.

In un tale momento della storia del mondo, l’uomo ritorna a vedere il cielo.

Ma non c’è più alcun “Tu” in esso, e tuttavia vi cerca di nuovo “un ‘che’ di divino”, preso com’è da una nostalgia tanto nascosta quanto insondabile, come il suono che, forse, Ulisse dovette ascoltare, il suono delle sirene.

Ed allora, le potenze demoniache, che lo attendevano al varco, al termine della lunga avventura-disavventura chiamata da noi uomini “storia”, le potenze demoniache ritornano sulla scena visibile di quella stessa “storia”, per proiettarsi nella realtà umana, di nuovo, ancora una volta, perché i fantasmi prendan vita e gli incubi si corporeizzino... 

 

 

Era un giorno qualunque, e Carlo si alzò stanco, per un motivo non apparente. Pensò che forse aveva dormito dal lato sbagliato, o che forse aveva mangiato troppo la sera precedente, ma, se vi faceva mente locale, aveva mangiato solo un po’ di verdura e del pesce lesso.

In una parola: non sapeva perché diavolo si era svegliato così devitalizzato quel giorno. Si rifiutò di accendere la Tv, non voleva rimbambirsi col cumulo di notizie presentate in modo filtrato per condizionare l’opinione pubblica, né voleva connettersi per parlocchiare su qualche “a-social network”, ancora imperante, sfogo di un mondo in piena crisi, non più solo economica ormai.

Fece la sua classica colazione: caffellatte – molto caffè poco latte! -, poi müsli alla frutta secca, energizzante, messo in dell’altro latte. Nel latte, del miele come dolcificante. Infine, fette biscottate con burro e marmellata.

Si rifocillò, ne aveva ben donde dopo una nottata passata male per chissà quale motivo, né benché minimamente prevedeva, quel calmo mattino, che la sua solita colazione sarebbe avvenuta in un giorno particolare...

Ah, non era sposato, viveva da solo, in un appartamentino in periferia, quarto piano, niente di che, molto piccolo, ma passabile.

Non si poteva certo definirlo ricco, riusciva comunque ad arrivare a fine mese, con il fiato grosso certo, ma ce la faceva ancora.

Ascoltava la trasmissione della radio, un po’ di notizie: il mondo andava a rotoli. Cambiò perché non voleva sentire dei disastri, dell’impotenza, né voleva sentire qualche dannatissimo programma di cosiddetto “intrattenimento”, non aveva nulla di e con cui intrattenersi.

Decise allora per un programma di musica, blues e jazz, ma con incursioni nella classica e nella commistione dei generi, che ora era piuttosto diffusa, più di una volta.

Terminata la colazione, si era recato a lavarsi.

Dopo lo attendeva il suo dannato lavoro, noiosissimo ma, di ‘sti tempi, non c’era una grande scelta... E, in ogni caso, arrivava a fine mese.

Fece, come ogni mattino, buon viso a cattivo gioco, come suol dirsi. Venuto fuori dal bagno, continuava comunque ad ascoltare i diversi brani che si succedevano, molto brevemente presentati, quando la radio prese a fare cose strane!

Dei suoni strani si sovrapponevano alla musica, distorcendola. Per quanto dovesse uscire per andare al lavoro, gli dava fastidio che la sua nuova radio già facesse delle bizze: quindi cominciò ad armeggiare cercando di risintonizzarla: usando la sintonizzazione elettronica, accese e spense, ma le cose non andarono meglio, finché tutto fu una sorta di ffffffffff... 

 

ffffffffff... 

 

qqqqqqqqqquuuuu.... 

 

fffffff.... 

 

ffffffffff... 

 

sssssshhhhhhh..., ffffffffff... 

 

shhhhffffqqqqquuufffffsssshhhhh... 

 

Stizzito spense tutto! “Dannazione!”, disse ad alta voce.

Avendo spento finalmente la radio per la prima volta, come un velo che cada dagli occhi, si accorse che intorno a sé non vi erano i soliti rumori, un po’ ovattati, provenienti della strada.

Un silenzio tombale.

Un silenzio totale.

Un silenzio così assordante.

Non l’aveva.

Mai.

Ascoltato...

Pensò che, se anche i ragnetti facessero le fusa come gatti, pur nella loro inaudibile voce, ora stavano zitti!

Tutto!

Zitto!!

Incuriosito si precipitò alla finestra del suo quarto piano. Sotto le macchine stavano ferme!

La gente aveva tutta il naso in aria...

Che diavolo...!”, esclamò ad alta voce.

Prese di corsa la giacca e si recò sul tetto dello stabile condominiale, qualche piano più su di lui, usando l’ascensore.

Uscì.

Guardò.

In alto, su di sé.

E vide!

Vide una moltitudine di strane sfere, che parevano metalliche, ma non lo erano, che parevano luminose, ma non lo erano.

Stavano coprendo tutto l’orizzonte.

Si dirigevano chissà dove.

“Diavoli!”, disse.

Si guardò attorno a sé: non c’era nessuno.

A nessuno era venuto in mente di salir su a vedere!

“La dannata piattezza mentale umana! Il loro conformismo innato” pensò, senza dirlo, sarebbe stato come confessare i mali costitutivi della specie umana.

Ed una sola cosa era certa: quella roba lì non era umana...

Nello scender giù, stava per prendere l’ascensore, ma qualcosa lo riscosse, come un dubbio.

A volte l’istinto salva.

Non vi entrò.

Immediatamente l’ascensore fu chiamato da giù.

Scese a piedi.

Stava per rientrare in casa, quando sentì battere con forza sulle pareti metalliche delle porte dell’ascensore.

Controllò: l’elettricità non c’era più.

Prese le chiavi, andò su a piedi ad aprire la cabina dell’ascensore, manualmente portò l’ascensore al piano più vicino, dove scese, forzò la porta e n’estrasse la persona intrappolatavi. “Per fortuna siamo al mattino, e la gente non è al lavoro, sennò qui...”, pensò.

Trafelata e spaventata, ne venne fuori la signora Giovanna, pensionata di due piani sotto di lui. L’accompagnò in casa, e le disse: “Per fortuna ho tardato ad andare al lavoro signora Giovanna! Non si preoccupi, vedrà, tutto si aggiusterà, sarà solo un calo della potenza elettrica, cosa non inusuale di questi tempi, con tutti i problemi di bilancio che ci sono. Non si preoccupi e si chiuda bene dentro, eh!”, le disse.

Ma in testa sua pensava: “All’occorrenza so mentir bene, eh!”. Questo suo retro-pensiero, sebbene la signora si sprecasse in ringraziamenti, la influenzò in qualche modo, per cui chiuse la porta e si chiuse a chiave, però aveva il viso poco convinto...

Tornato in casa, chiamò all’ufficio col cellulare, che aveva ancora la carica, lo usava poco e dunque era ben in carica.

Gli dissero che poteva anche non venire, era tutto fermo!

Dappertutto, dovunque, in tutto il mondo.

“Ma che succede, Jim?”, chiese.

Gli fu risposto: “Nessuno sa nulla. Nessuno, e dico nessuno, sa un cavolo di nulla!”.

“Bah”, pensò.

Guardava la gente da sopra, come impazzita, gioivano di non si capisce cosa.

Saltavano e ridevano, chi portava da bere.

Difatti le sfere metallico-luminose non avevano nessuna cattiva intenzione verso nessuno e, dopo, si sarebbe saputo che stavano sopra le principali città di tutta la Terra, senza distinzioni.

Non volevano nulla, non chiedevano nulla, non reclamavano nulla, nessuna rivendicazione, non siamo nei film, con il solito “cattivo” che vuole ricattare le nazioni esibendo il suo potere.

N-u-l-la.

Nulla di nulla.

Ah, solo una cosa.

Con la loro sola presenza… la storia esplose, finì, terminò, un cammino di secoli non aveva più alcun senso...

In un momento terminò, né grandi stragi o lotte, né sangue, né discorsi magniloquenti, terminò e basta, come un capitolo secondario, o come un attrezzo troppo usato, che ha stancato.

Guardando la folla festante quel giorno, festante perché aveva capito che le sfere metallico-luminose non ce l’avevano con lei, pensò: “Qualcosa non va”, ma non aveva tempo per pensare troppo a cose troppo più grandi di lui.

Allora si mise a leggere qualcosa, finché decise di mangiare.

Si fece dei toast di formaggio e verdura e dell’insalata con pomodori. “Sto mangiando molto sano di questi tempi e le notti non dormo”, pensò.

“Qualcosa non va” si ridisse...

Intanto, poco prima di pranzo, la corrente elettrica era stata ripristinata.

Dopo pranzo, dunque, accese – si era deciso! – la Tv per vedere un po’ che aria tirava.

Tutti parlavano solo di quell’evento, che aveva sconvolto le genti.

Ogni altro problema precedente – e ce n’erano di problemi!! - era stato, letteralmente, dimenticato, messo da parte, accantonato!

Gli sembrava che la gente fosse presa da una sorta di epidemia psichica.

Ovunque s’invocava la divulgazione delle notizie sugli Ufo, da parte di qualunque governo, e di qualunque tipo esso fosse.

Una sorta di movimento globale per “la verità” era, di fatto, nato...

E nessuno l’aveva fondato, od annunciato! Spuntato come un fungo dopo una pioggia autunnale, di quelle, regolari, che si ricordava c’erano quando era giovane, e che ora erano strane, aleatorie, o secco totale o diluvio!

Quante volte aveva pensato a queste cose, che aveva leggiucchiato qui e lì, quante volte si era chiesto come sarebbe stato se...

Ma mai nulla era successo, il flusso degli eventi si era succeduto, chiuso e regolare, una cosa dopo l’altra, per anni ed anni per danni e danni...

Ed ora...

Era lì!

E lui era in esso.

Ed ora...

Era qui!

Qui ed Ora!

E capitava a lui!

“Dannazione!”, pensò.

Ma fu solo un lampo.

Le difficoltà si affrontano, senza troppo pensarci. Questa era sempre stata la sua filosofia di vita.

Vabbeh”, si disse, “facciamo quel che si può. Stiamo a vedere come le cose evolvono nel tempo”.

Il giorno dopo, nulla era come prima.

Nulla!

In ufficio non si faceva che parlare di questo.

Gli stessi capi confabulavano tra loro, chiusi nelle loro stanze.

Per la verità, questo era il comportamento delle “autorità”, di ogni colore politico, di ogni colore religioso, di ogni colore razziale.

L’umanità, unita per una volta!

Che cosa incredibile, incredibile davvero!

Stentava a crederci, ma era sotto i suoi stessi occhi... Gli venne in mente quel vecchio discorso di R. Reagan all’Onu, ma tanti e tanti anni fa….

Insomma, le cose andavano per la loro strada, strane, come giorni fermi.

Non si parlava che di questo, come se si fosse entrati in un’ansa di un fiume, un’ansa temporale, però, dalla durata indefinita.

E tutto era indefinito.

Gli stessi rapporti umani erano indefinibili.

Pace o guerra? Boh! E chi lo sa...

Si decide “A” o “B”? Mah! Vallo a capire tu...

Si limitava a non lasciare che la mente abbandonasse la quotidianità, e teneva sempre chiusa la Tv.

Sempre.

La radio pure la chiuse.

Dai social network si allontanò, usava solo le e-mail con qualche amico di vecchia data.

Qualche sito starnazzava, e la gente rideva di questi, talvolta davvero imprensentabili, individui.

Poche cose si salvavano e con esse rientrò in contatto.

Tenne duro al lavoro e ritirò pian piano i soldi dal conto corrente, che dopo chiuse, chiuse pure l’assicurazione previdenziale, andò dal dentista per l’ultima volta.

E prese a comprare provviste e cose paramediche.

 

 

Era un giorno qualunque, e Carlo si alzò stanco, per un motivo non apparente. Pensò che forse aveva dormito dal lato sbagliato, o che forse aveva mangiato troppo la sera precedente, ma, se vi faceva mente locale, aveva mangiato solo un po’ di verdura e del pesce lesso.

In una parola: non sapeva perché diavolo si era svegliato così devitalizzato quel giorno.

Si rifiutò di accendere la Tv, non voleva rimbambirsi col cumulo di notizie presentate in modo filtrato e per condizionare l’opinione pubblica, né voleva connettersi per parlocchiare su qualche “a-social network”, ancora imperante, sfogo di un mondo in piena crisi.

Totale!

Lesse solo delle e-mail, mangiando patate lesse con l’olio d’oliva, a crudo, sopra. Le condì anche con delle gocce di tabasco ed accompagnate da molto yogurt.

Frutta.

Latte e miele.

The verde.

Andò ancora in ufficio dove guardava altamente il silenzio.

Si limitava ad esser d’accordo, qualche volta dava delle dimostrazioni “fattive” di condividere il punto di vista generale, perché, come mentitore, non era proprio un granché, ed ovviava a questa sua evidente mancanza con degli atti e delle manifestazioni esterne, convincenti più delle parole: dava sostegno alla causa per la rivelazione di tutta la materia Ufo.

In apparenza, era diventato un “credente”!

Finché...

Finché, un bel dì, andando al lavoro – non poteva saperlo perché non vedeva la Tv e su internet leggeva solo le e-mail ed andava solo su “certi” siti, quanto alla radio l’aveva anch’essa abolita... -, andando al lavoro, si diceva...

Tutti a parlare!

E che fermento!

Non si parlava d’altro se non di una famosa trasmissione televisiva, durante la quale sarebbero avvenute guarigioni!

E tutto ciò in quell’atmosfera già surriscaldata, con i vari fedeli di varie religioni in subbuglio, vuoi per questo, vuoi per quello...

Chi diceva: “E’ tutto vero!”, e chi: “Tutto falso!”, e chi la voleva cotta e chi la voleva cruda.

Futile per lui, giunti a quel punto, discutere: “Che c’è da discutere, ormai?”, pensava, e tal era pure l’idea di quelli con i quali aveva qualche relazione, soprattutto e-mail, ma ormai anche i cellulari...

A quel punto, seppe cosa fare, finalmente!

“Ora, ora so!”, si disse.

Andò a casa, prese le cose che aveva accumulato, qualche libro d’interesse, prese la macchina, e lasciò definitivamente la città ed il lavoro.

Son sicuro che nessuno mi noterà immediatamente”, si disse.

“Sono un pesce ben piccolo”, si disse.

Con qualche amico aveva stabilito una località dove vedersi, per quelli che stavano ragionevolmente vicini.

Per il resto, se anche non si fossero visti, come dice il detto: “Ognun per sé, e Dio per tutti”...

A tanto eravamo giunti, ormai.

Era un mondo in cui ognuno era battitore libero, ma tutti era schiavi, resi totalmente impotenti a decidere alcunché, in qualunque forma. Nessun legame sociale legava gli atomi, in folle moto browniano, tra loro.

 

 

Baita.

Da qualche parte, laggiù, o lassù, o là, o lontano...

Con un amico, uno piuttosto colto, discuteva, al lume di un camino acceso, la notte fonda.

Il rosso nettava piccoli variopinti arabeschi sulle lignee nude pareti.

Un frondoso pino fuori, con un buon melo montano.

Erano in tre, che si erano riusciti a ritrovare.

Con altri erano in contatto via cellulare, l’odiato aggeggio si dimostrava utile. Ed era, in effetti, intendo l’uso dei telefonini, come una sorta di auto-denuncia, ma chi, ormai, aveva l’illusione di essere “alternativo”? Di esser “fuori” del sistema? Se volevano, potevano prenderli senza problemi. No, l’unica vera difesa era solo e soltanto l’esser piccoli, pesci molto piccoli.

C’era sempre il problema di scroccare la presa per la corrente, e di pagare per usare il servizio!

Nessuno navigava nell’oro, in realtà, e chissà per quanto tempo ancora sarebbero potuti andare avanti.

Nessuno lo sapeva, il futuro era quanto mai incerto.

Parlavano, tranquilli conversari serotini in un tempo inquieto, un tempo di fine di cose, di assenza di prospettive, se non fasulle.

Un’inquietudine nuova, mai esperita prima, era nell’aria, e loro non potevano negarlo, potevano solo sottrarvisi.

I religiosi e le persone colte discutevano...

Di aria fritta!

I giochi son fatti, illustri ottusi!

Dov’eravate in tutto questo tempo, eh?!

Ed ora fanno aria fritta!

L’aria!

Sì, anch’essa era invasa da tale atmosfera, un’inquietudine sì, ma dolce, cui era molto facile abbandonarsi e, una volta fatto questo, non la si percepiva più come inquietudine, ma era come carne cruda, come un miasma primordiale.

Però ben profumato!

Bastava concentrarsi sul profumo… O non concentrasi sul profumo...

 

7 commenti:

  1. È uscito pochi mesi fa, ma l'ho scoperto solo adesso, il nuovo album dei Dream Theater, gruppo progressive rock, che qualche anno fa mi piaceva particolarmente. Quest'album è un' "opera rock", ovvero un concept album basato su una storia "distopica".
    La trama è curiosa: in un futuro distopico (intorno al 2280) il "Great Northen Empire", situato nel nordamerica, controlla il mondo, e un gruppo di ribelli della citta di "Ravenskill" mediante "il potere della musica e dell'amore" cerca di riottenere la libertà. Fondamentale sarà l'apporto dato da un "prescelto" che sorgerà tra le loro file.
    La cosa interessante è che in questo "impero del nord" è fondamentale la presenza dei "NOMAC", macchine volanti di forma sferica che hanno il compito di controllare la popolazione.
    Immagine della copertina: http://images.wired.it/wp-content/uploads/2016/02/1454319706_DT.jpg

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    1. L'album si chiama "The Astonishing", e mi pare proprio che sottolinei proprio lo stupore di questa riemersione del "mitico"...

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  2. Interessante spunto, grazie. Ovviamente, le cose stanno andando in senso inverso, nel senso dell’indebolimento dell’ “Impero” americano (ricordo una frase di R. Calasso, ne “La rovina di Kasch”, qualcosa come: “Un giorno gli Stati Uniti si ritrovarono ad essere un Impero. Ma non sapevano che cosa significa essere un Impero, pensarono che fosse solo la più grande delle corporations” ... [cito a memoria]).

    Ma ovviamente, “verrà ‘IL’ GIORNO”, per cui la cosa più interessante, lo spunto più significativo, son queste “macchine”, se così vogiamo chiamarle, ricollegabili al “potere della musica e dell’amore” ... ! !


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  3. Infatti la cosa più interessante mi sono dimenticato di scriverla: la prima canzone di quest'opera in 2 CD è un pezzo di pochi secondi chiamato "Descent of the nomacs", e solo il secondo brano è l'introduzione ("Dystopian overture"), proprio a sottolinearne l'importanza. Questo fatto, più il titolo "The Astonishing" mi ha portato a riportarlo qui.
    Che poi il resto sia sviluppato secondo un quadro di riferimento passato è evidente, è un dato che ormai sei riuscito a fissare nella mia mente, si potrebbe perfino festeggiare!
    Per Incánus hip hip...!

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  4. Ah ah, hip hip. Ringrazio per il festeggiamento, anche se non è che ci sia molto da festeggiare... La situazione è quella che si ha tutti sotto gli occhi, solo con bassa consapevolezza diffusa, ecco il punto dolente.

    “Dystopian Ouverture”, bel titolo in effetto... (“In effetto” è la forma vestusta de “in effetti”, nota espressione)

    Diciamo che certe cose non son più affatto “astonishing” per noi, OGGI. Diciamo che l’ “acclimatazione” possiamo considerarla ormai quasi COMPIUTA.



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  5. Una nota a margine: che cosa sta facedndo OGGI il “Systema”, per rafforzarsi e non annegare nel QE, che, a sua volta, non è un “epifenomeno”, ma è qualcosa che **non può non fare**?

    STA RAFFORZANDO IL DOLLARO.
    Dunque vi è una logica. E precisa.

    Come negli Anni Ottanta? Sì, esattamente, dunque vi son delle costanti.


    P.S.

    Consigli di lettura, da parte di un amico, soprattutto **il secondo** è interessante:

    “Il Segno dei Nove”, in http://www.delosstore.it/delosbooks/40003/sherlock-magazine-24/

    “Uno Studio in Blu”, in http://www.delosstore.it/delosbooks/22404/sherlock-magazine-6-i-nuovi-studi-di-sherlock-holmes/

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  6. In effetti, l’idea che – un dì – della “astronavi” possano mostrarsi apertamente, non è affatto nuova, in fantascienza. Per esempio, A. C. CLARKE, “Le guide del tramonto” (1953), Mondadori Urania 2016, pp. 17-20, dove – in questa tipica fantascienza anni Cinquanta (dove, per esempio, i poteri “psichici” son considerati “buoni” e, soprattutto, “compatibili” con la scienza moderna, idea che lo stesso A. C. Clarke avrebbe affermato, nel “Prologo” aggiunto nel 1989, di non più condividere, che differenza di “clima” mentale!) – si parla dell’emersione di questa astronavi, che avrebbero stazionato, **senza far nulla eh**, e senz’attaccare tranne che i recalcitranti (pochissimi!), sopra tutte le grandi città del mondo. Finché la loro presenza fosse divenuta accettata come fatto “naturale”, ed una **benevola** “direzione” fosse proposta al mondo intero, finalmente libero da contrasti e lotte … Suona familiare …




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