“E Venne ‘Il’ Giorno...”
“E
Venne ‘Il’
Giorno...”
Una
notte profonda, l’uomo guardò in alto verso il cielo stellato, e
disse “Io”; nacque ciò che ci differenzia irreversibilmente
dagli animali, da ogni animale, anche se “umanizzato” - e,
dunque, quelli che trattano il loro cane “come se” fosse un umano
sono individui dalla consapevolezza scarsa, ché, per prima cosa,
nulla hanno inteso della propria
umanità, perché l’essere umano è
l’essere consapevole di se stesso.
Sono
state le stelle, dunque, a rendere l’uomo un “Io”.
La
meraviglia della volta stellata fu, secondo Aristotele, la “molla”
che spinse l’uomo a guardarsi dentro, ed a filosofare, cioè ad
interrogarsi ed interrogare, in cerca della ragione delle cose. Ma,
in quell’epoca - lontana e precedente ancora l’uso della parola
scritta -, il “non-Io” non era ancora tale.
Era
un “Tu”!
Nello
stesso Kosmos
l’uomo
vedeva il “Tu” divino, ed a tale “Tu” egli attribuiva il suo
esser “Io”, e cioè effettivamente diverso dagli animali, nei
quali pure vedeva il Divino stesso, ché n’erano gli emissari, e
tuttavia non erano, direttamente, quello stesso “Tu” divino.
In
una lunga fase intermedia, le religioni “rivelate” fornirono un
terzo “medio” della (e nella) relazione: Dio, che sussisteva in
un Cosmo ormai solo semi-divino.
In
una terza fase, l’Io, da tempo nato, e dopo che l’IO
si
era tante volte interrogato - senza però giungere ad un punto fermo
che fosse comune -, iniziò a interrogarsi meno e, poi, cominciò a
moltiplicarsi.
Infine,
ogni individuo umano rivendicò il suo “Io-ino”, il suo
“micro-io”,
spesse volte incapace di quella stessa interrogazione sostanziale,
centrale
che,
unica, potette, in un tempo ormai lontano, dare a tale Io l’Origine:
l’Io
e l’Origine andavano su due binari separati,
ormai! Ed incapaci di congiungersi...
E
l’Io si fece sempre più ristretto e restrittivo, e l’Io si ruppe
in frammenti sempre più piccoli.
Cominciò
sempre più a produrre oggetti, finché il sistema degli oggetti,
vivificato dalle energie elettro-magnetiche, ormai funzionava per suo
conto, fino a, di fatto, dominare
l’uomo.
L’Io
era divenuto schiavo del non-Io, del sistema semovente ed automatico
degli oggetti elettronici ed elettrificati.
L’uomo
si sente ormai alla mercè di tale sistema oggettivato ed
oggettivante lui stesso.
In un
tale momento della storia del mondo, l’uomo ritorna a vedere il
cielo.
Ma
non c’è più alcun “Tu” in esso, e tuttavia vi cerca di nuovo
“un ‘che’ di divino”, preso com’è da una nostalgia tanto
nascosta quanto insondabile, come il suono che, forse, Ulisse dovette
ascoltare, il suono delle sirene.
Ed
allora, le potenze demoniache, che lo attendevano al varco, al
termine della lunga avventura-disavventura chiamata da noi uomini
“storia”, le potenze demoniache ritornano sulla scena visibile di
quella stessa “storia”, per proiettarsi nella realtà umana, di
nuovo, ancora una volta, perché i fantasmi prendan vita e gli incubi
si corporeizzino...
Era
un giorno qualunque, e Carlo si alzò stanco, per un motivo non
apparente. Pensò che forse aveva dormito dal lato sbagliato, o che
forse aveva mangiato troppo la sera precedente, ma, se vi faceva
mente locale, aveva mangiato solo un po’ di verdura e del pesce
lesso.
In
una parola: non sapeva perché diavolo
si
era svegliato così devitalizzato quel giorno. Si rifiutò di
accendere la Tv, non voleva rimbambirsi col cumulo di notizie
presentate in modo filtrato per condizionare l’opinione pubblica,
né voleva connettersi per parlocchiare su qualche “a-social
network”, ancora imperante, sfogo di un mondo in piena crisi, non
più solo economica ormai.
Fece
la sua classica colazione: caffellatte – molto caffè poco latte!
-, poi müsli
alla
frutta secca, energizzante, messo in dell’altro latte. Nel latte,
del miele come dolcificante. Infine, fette biscottate con burro e
marmellata.
Si
rifocillò, ne aveva ben donde dopo una nottata passata male per
chissà quale motivo, né benché minimamente prevedeva, quel calmo
mattino, che la sua solita colazione sarebbe avvenuta in un giorno
particolare...
Ah,
non era sposato, viveva da solo, in un appartamentino in periferia,
quarto piano, niente di che, molto piccolo, ma passabile.
Non
si poteva certo definirlo ricco, riusciva comunque ad arrivare a fine
mese, con il fiato grosso certo, ma ce la faceva ancora.
Ascoltava
la trasmissione della radio, un po’ di notizie: il mondo andava a
rotoli. Cambiò perché non voleva sentire dei disastri,
dell’impotenza, né voleva sentire qualche dannatissimo programma
di cosiddetto “intrattenimento”, non aveva nulla di e con cui
intrattenersi.
Decise
allora per un programma di musica, blues e jazz, ma con incursioni
nella classica e nella commistione dei generi, che ora era piuttosto
diffusa, più di una volta.
Terminata
la colazione, si era recato a lavarsi.
Dopo
lo attendeva il suo dannato lavoro, noiosissimo ma, di ‘sti tempi,
non c’era una grande scelta... E, in ogni caso, arrivava a fine
mese.
Fece,
come ogni mattino, buon viso a cattivo gioco, come suol dirsi. Venuto
fuori dal bagno, continuava comunque ad ascoltare i diversi brani che
si succedevano, molto brevemente presentati, quando la radio prese a
fare cose strane!
Dei
suoni strani si sovrapponevano alla musica, distorcendola. Per quanto
dovesse uscire per andare al lavoro, gli dava fastidio che la sua
nuova radio già facesse delle bizze: quindi cominciò ad armeggiare
cercando di risintonizzarla: usando la sintonizzazione elettronica,
accese e spense, ma le cose non andarono meglio, finché tutto fu una
sorta di ffffffffff...
ffffffffff...
qqqqqqqqqquuuuu....
fffffff....
ffffffffff...
sssssshhhhhhh...,
ffffffffff...
shhhhffffqqqqquuufffffsssshhhhh...
Stizzito
spense tutto! “Dannazione!”, disse ad alta voce.
Avendo
spento finalmente la radio per la prima volta, come un velo che cada
dagli occhi, si accorse che intorno a sé non vi erano i soliti
rumori, un po’ ovattati, provenienti della strada.
Un
silenzio tombale.
Un
silenzio totale.
Un
silenzio così assordante.
Non
l’aveva.
Mai.
Ascoltato...
Pensò
che, se anche i ragnetti facessero le fusa come gatti, pur nella loro
inaudibile voce, ora stavano zitti!
Tutto!
Zitto!!
Incuriosito
si precipitò alla finestra del suo quarto piano. Sotto le macchine
stavano ferme!
La
gente aveva tutta il naso in aria...
“Che
diavolo...!”, esclamò ad alta voce.
Prese
di corsa la giacca e si recò sul tetto dello stabile condominiale,
qualche piano più su di lui, usando l’ascensore.
Uscì.
Guardò.
In
alto, su di sé.
E
vide!
Vide
una moltitudine di strane sfere, che parevano metalliche, ma non lo
erano, che parevano luminose, ma non lo erano.
Stavano
coprendo tutto l’orizzonte.
Si
dirigevano chissà dove.
“Diavoli!”,
disse.
Si
guardò attorno a sé: non c’era nessuno.
A
nessuno era venuto in mente di salir su a vedere!
“La
dannata piattezza mentale umana! Il loro conformismo innato” pensò,
senza dirlo, sarebbe stato come confessare i mali costitutivi della
specie umana.
Ed
una sola cosa era certa: quella roba lì non
era umana...
Nello
scender giù, stava per prendere l’ascensore, ma qualcosa lo
riscosse, come un dubbio.
A
volte l’istinto salva.
Non
vi entrò.
Immediatamente
l’ascensore fu chiamato da giù.
Scese
a piedi.
Stava
per rientrare in casa, quando sentì battere con forza sulle pareti
metalliche delle porte dell’ascensore.
Controllò:
l’elettricità non c’era più.
Prese
le chiavi, andò su a piedi ad aprire la cabina dell’ascensore,
manualmente portò l’ascensore al piano più vicino, dove scese,
forzò la porta e n’estrasse la persona intrappolatavi. “Per
fortuna siamo al mattino, e la gente non è al lavoro, sennò
qui...”, pensò.
Trafelata
e spaventata, ne venne fuori la signora Giovanna, pensionata di due
piani sotto di lui. L’accompagnò in casa, e le disse: “Per
fortuna ho tardato ad andare al lavoro signora Giovanna! Non si
preoccupi, vedrà, tutto si aggiusterà, sarà solo un calo della
potenza elettrica, cosa non inusuale di questi tempi, con tutti i
problemi di bilancio che ci sono. Non si preoccupi e si chiuda bene
dentro, eh!”, le disse.
Ma
in testa sua pensava: “All’occorrenza so mentir bene, eh!”.
Questo suo retro-pensiero, sebbene la signora si sprecasse in
ringraziamenti, la influenzò in qualche modo, per cui chiuse la
porta e si chiuse a chiave, però aveva il viso poco convinto...
Tornato
in casa, chiamò all’ufficio col cellulare, che aveva ancora la
carica, lo usava poco e dunque era ben in carica.
Gli
dissero che poteva anche non venire, era tutto fermo!
Dappertutto,
dovunque, in tutto il mondo.
“Ma
che succede, Jim?”, chiese.
Gli
fu risposto: “Nessuno sa nulla. Nessuno, e dico nessuno, sa un
cavolo di nulla!”.
“Bah”,
pensò.
Guardava
la gente da sopra, come impazzita, gioivano di non si capisce cosa.
Saltavano
e ridevano, chi portava da bere.
Difatti
le sfere metallico-luminose non avevano nessuna cattiva intenzione
verso nessuno e, dopo, si sarebbe saputo che stavano sopra le
principali città di tutta la Terra, senza distinzioni.
Non
volevano nulla, non chiedevano nulla, non reclamavano nulla, nessuna
rivendicazione, non siamo nei film, con il solito “cattivo” che
vuole ricattare le nazioni esibendo il suo potere.
N-u-l-la.
Nulla
di nulla.
Ah,
solo una cosa.
Con
la loro sola presenza… la storia esplose, finì, terminò, un
cammino di secoli non aveva più alcun senso...
In
un momento terminò, né grandi stragi o lotte, né sangue, né
discorsi magniloquenti, terminò e basta, come un capitolo
secondario, o come un attrezzo troppo usato, che ha stancato.
Guardando
la folla festante quel giorno, festante perché aveva capito che le
sfere metallico-luminose non ce l’avevano con lei, pensò:
“Qualcosa non va”, ma non aveva tempo per pensare troppo a cose
troppo più grandi di lui.
Allora
si mise a leggere qualcosa, finché decise di mangiare.
Si
fece dei toast di formaggio e verdura e dell’insalata con pomodori.
“Sto mangiando molto sano di questi tempi e le notti non dormo”,
pensò.
“Qualcosa
non va” si ridisse...
Intanto,
poco prima di pranzo, la corrente elettrica era stata ripristinata.
Dopo
pranzo, dunque, accese – si era deciso! – la Tv per vedere un po’
che aria tirava.
Tutti
parlavano solo di quell’evento, che aveva sconvolto le genti.
Ogni
altro problema precedente – e ce n’erano di problemi!! - era
stato, letteralmente, dimenticato,
messo da parte, accantonato!
Gli
sembrava che la gente fosse presa da una sorta di epidemia psichica.
Ovunque
s’invocava la divulgazione delle notizie sugli Ufo, da parte di
qualunque governo, e di qualunque tipo esso fosse.
Una
sorta di movimento globale per “la verità” era, di fatto,
nato...
E
nessuno
l’aveva
fondato, od annunciato! Spuntato come un fungo dopo una pioggia
autunnale, di quelle, regolari,
che
si ricordava c’erano quando era giovane, e che ora erano strane,
aleatorie, o secco totale o diluvio!
Quante
volte aveva pensato a queste cose, che aveva leggiucchiato qui e lì,
quante volte si era chiesto come sarebbe stato se...
Ma
mai
nulla era
successo, il flusso degli eventi si era succeduto, chiuso e regolare,
una cosa dopo l’altra, per anni ed anni per danni e danni...
Ed
ora...
Era
lì!
E
lui era in esso.
Ed
ora...
Era
qui!
Qui
ed Ora!
E
capitava a lui!
“Dannazione!”,
pensò.
Ma fu
solo un lampo.
Le
difficoltà si affrontano, senza troppo pensarci. Questa era sempre
stata la sua filosofia di vita.
“Vabbeh”,
si disse, “facciamo quel che si può. Stiamo a vedere come le cose
evolvono nel tempo”.
Il
giorno dopo, nulla era come prima.
Nulla!
In
ufficio non si faceva che parlare di questo.
Gli
stessi capi confabulavano tra loro, chiusi nelle loro stanze.
Per
la verità, questo era il comportamento delle “autorità”, di
ogni
colore
politico, di ogni
colore
religioso, di ogni
colore
razziale.
L’umanità,
unita per una volta!
Che
cosa incredibile, incredibile davvero!
Stentava
a crederci, ma era sotto i suoi stessi occhi... Gli venne in mente
quel vecchio
discorso di R. Reagan all’Onu, ma tanti
e tanti anni fa….
Insomma,
le cose andavano per la loro strada, strane, come giorni fermi.
Non
si parlava che di questo, come se si fosse entrati in un’ansa di un
fiume, un’ansa temporale, però, dalla durata indefinita.
E
tutto era indefinito.
Gli
stessi rapporti umani erano indefinibili.
Pace
o guerra? Boh! E chi lo sa...
Si
decide “A” o “B”? Mah! Vallo a capire tu...
Si
limitava a non lasciare che la mente abbandonasse la quotidianità, e
teneva sempre chiusa la Tv.
Sempre.
La
radio pure la chiuse.
Dai
social network si allontanò, usava solo le e-mail con qualche amico
di vecchia data.
Qualche
sito starnazzava, e la gente rideva di questi, talvolta davvero
imprensentabili,
individui.
Poche
cose si salvavano e con esse rientrò in contatto.
Tenne
duro al lavoro e ritirò pian piano i soldi dal conto corrente, che
dopo chiuse, chiuse pure l’assicurazione previdenziale, andò dal
dentista per l’ultima volta.
E
prese a comprare provviste e cose paramediche.
Era
un giorno qualunque, e Carlo si alzò stanco, per un motivo non
apparente. Pensò che forse aveva dormito dal lato sbagliato, o che
forse aveva mangiato troppo la sera precedente, ma, se vi faceva
mente locale, aveva mangiato solo un po’ di verdura e del pesce
lesso.
In
una parola: non sapeva perché diavolo
si
era svegliato così devitalizzato quel giorno.
Si
rifiutò di accendere la Tv, non voleva rimbambirsi col cumulo di
notizie presentate in modo filtrato e per condizionare l’opinione
pubblica, né voleva connettersi per parlocchiare su qualche
“a-social
network”, ancora imperante, sfogo di un mondo in piena crisi.
Totale!
Lesse
solo delle e-mail, mangiando patate lesse con l’olio d’oliva, a
crudo, sopra. Le condì anche con delle gocce di tabasco ed
accompagnate da molto yogurt.
Frutta.
Latte
e miele.
The
verde.
Andò
ancora in ufficio dove guardava altamente il silenzio.
Si
limitava ad esser d’accordo, qualche volta dava delle dimostrazioni
“fattive” di condividere il punto di vista generale, perché,
come mentitore, non era proprio un granché, ed ovviava a questa sua
evidente mancanza con degli atti e delle manifestazioni esterne,
convincenti più delle parole: dava sostegno alla causa per la
rivelazione di tutta
la
materia Ufo.
In
apparenza, era diventato un “credente”!
Finché...
Finché,
un bel dì, andando al lavoro – non poteva saperlo perché non
vedeva la Tv e su internet leggeva solo le e-mail ed andava solo su
“certi” siti, quanto alla radio l’aveva anch’essa abolita...
-, andando al lavoro, si diceva...
Tutti
a parlare!
E che
fermento!
Non
si parlava d’altro se non di una famosa trasmissione televisiva,
durante la quale sarebbero avvenute guarigioni!
E
tutto ciò in quell’atmosfera già surriscaldata, con i vari fedeli
di varie religioni in subbuglio, vuoi per questo, vuoi per quello...
Chi
diceva: “E’ tutto vero!”, e chi: “Tutto falso!”, e chi la
voleva cotta e chi la voleva cruda.
Futile
per lui, giunti a quel punto, discutere: “Che c’è da discutere,
ormai?”, pensava, e tal era pure l’idea di quelli con i quali
aveva qualche relazione, soprattutto e-mail, ma ormai anche i
cellulari...
A
quel punto, seppe cosa fare, finalmente!
“Ora,
ora so!”, si disse.
Andò
a casa, prese le cose che aveva accumulato, qualche libro
d’interesse, prese la macchina, e lasciò definitivamente la città
ed il lavoro.
“Son
sicuro che nessuno mi noterà immediatamente”, si disse.
“Sono
un pesce ben piccolo”, si disse.
Con
qualche amico aveva stabilito una località dove vedersi, per quelli
che stavano ragionevolmente vicini.
Per
il resto, se anche non si fossero visti, come dice il detto: “Ognun
per sé, e Dio per tutti”...
A
tanto eravamo giunti, ormai.
Era
un mondo in cui ognuno era battitore libero, ma tutti era schiavi,
resi totalmente impotenti a decidere alcunché, in qualunque forma.
Nessun legame sociale legava gli atomi, in folle moto browniano, tra
loro.
Baita.
Da
qualche parte, laggiù, o lassù, o là, o lontano...
Con
un amico, uno piuttosto colto, discuteva, al lume di un camino
acceso, la notte fonda.
Il
rosso nettava piccoli variopinti arabeschi sulle lignee nude pareti.
Un
frondoso pino fuori, con un buon melo montano.
Erano
in tre, che si erano riusciti a ritrovare.
Con
altri erano in contatto via cellulare, l’odiato aggeggio si
dimostrava utile. Ed era, in effetti, intendo l’uso dei telefonini,
come una sorta di auto-denuncia, ma chi, ormai, aveva l’illusione
di essere “alternativo”? Di esser “fuori” del sistema? Se
volevano, potevano prenderli senza problemi. No, l’unica vera
difesa era solo e soltanto l’esser piccoli, pesci molto piccoli.
C’era
sempre il problema di scroccare la presa per la corrente, e di pagare
per usare il servizio!
Nessuno
navigava nell’oro, in realtà, e chissà per quanto tempo ancora
sarebbero potuti andare avanti.
Nessuno
lo sapeva, il futuro era quanto mai incerto.
Parlavano,
tranquilli conversari serotini in un tempo inquieto, un tempo di fine
di cose, di assenza di prospettive, se non fasulle.
Un’inquietudine
nuova, mai
esperita prima, era nell’aria, e loro non potevano negarlo,
potevano solo sottrarvisi.
I
religiosi e le persone colte discutevano...
Di
aria fritta!
I
giochi son fatti, illustri ottusi!
Dov’eravate
in tutto questo tempo, eh?!
Ed
ora fanno aria fritta!
L’aria!
Sì,
anch’essa era invasa da tale atmosfera, un’inquietudine
sì, ma dolce,
cui era molto facile abbandonarsi e, una volta fatto questo, non la
si percepiva più come inquietudine, ma era come carne cruda, come un
miasma primordiale.
Però
ben profumato!
Bastava
concentrarsi sul profumo… O
non
concentrasi sul profumo...
È uscito pochi mesi fa, ma l'ho scoperto solo adesso, il nuovo album dei Dream Theater, gruppo progressive rock, che qualche anno fa mi piaceva particolarmente. Quest'album è un' "opera rock", ovvero un concept album basato su una storia "distopica".
RispondiEliminaLa trama è curiosa: in un futuro distopico (intorno al 2280) il "Great Northen Empire", situato nel nordamerica, controlla il mondo, e un gruppo di ribelli della citta di "Ravenskill" mediante "il potere della musica e dell'amore" cerca di riottenere la libertà. Fondamentale sarà l'apporto dato da un "prescelto" che sorgerà tra le loro file.
La cosa interessante è che in questo "impero del nord" è fondamentale la presenza dei "NOMAC", macchine volanti di forma sferica che hanno il compito di controllare la popolazione.
Immagine della copertina: http://images.wired.it/wp-content/uploads/2016/02/1454319706_DT.jpg
L'album si chiama "The Astonishing", e mi pare proprio che sottolinei proprio lo stupore di questa riemersione del "mitico"...
EliminaInteressante spunto, grazie. Ovviamente, le cose stanno andando in senso inverso, nel senso dell’indebolimento dell’ “Impero” americano (ricordo una frase di R. Calasso, ne “La rovina di Kasch”, qualcosa come: “Un giorno gli Stati Uniti si ritrovarono ad essere un Impero. Ma non sapevano che cosa significa essere un Impero, pensarono che fosse solo la più grande delle corporations” ... [cito a memoria]).
RispondiEliminaMa ovviamente, “verrà ‘IL’ GIORNO”, per cui la cosa più interessante, lo spunto più significativo, son queste “macchine”, se così vogiamo chiamarle, ricollegabili al “potere della musica e dell’amore” ... ! !
Infatti la cosa più interessante mi sono dimenticato di scriverla: la prima canzone di quest'opera in 2 CD è un pezzo di pochi secondi chiamato "Descent of the nomacs", e solo il secondo brano è l'introduzione ("Dystopian overture"), proprio a sottolinearne l'importanza. Questo fatto, più il titolo "The Astonishing" mi ha portato a riportarlo qui.
RispondiEliminaChe poi il resto sia sviluppato secondo un quadro di riferimento passato è evidente, è un dato che ormai sei riuscito a fissare nella mia mente, si potrebbe perfino festeggiare!
Per Incánus hip hip...!
Ah ah, hip hip. Ringrazio per il festeggiamento, anche se non è che ci sia molto da festeggiare... La situazione è quella che si ha tutti sotto gli occhi, solo con bassa consapevolezza diffusa, ecco il punto dolente.
RispondiElimina“Dystopian Ouverture”, bel titolo in effetto... (“In effetto” è la forma vestusta de “in effetti”, nota espressione)
Diciamo che certe cose non son più affatto “astonishing” per noi, OGGI. Diciamo che l’ “acclimatazione” possiamo considerarla ormai quasi COMPIUTA.
Una nota a margine: che cosa sta facedndo OGGI il “Systema”, per rafforzarsi e non annegare nel QE, che, a sua volta, non è un “epifenomeno”, ma è qualcosa che **non può non fare**?
RispondiEliminaSTA RAFFORZANDO IL DOLLARO.
Dunque vi è una logica. E precisa.
Come negli Anni Ottanta? Sì, esattamente, dunque vi son delle costanti.
P.S.
Consigli di lettura, da parte di un amico, soprattutto **il secondo** è interessante:
“Il Segno dei Nove”, in http://www.delosstore.it/delosbooks/40003/sherlock-magazine-24/
“Uno Studio in Blu”, in http://www.delosstore.it/delosbooks/22404/sherlock-magazine-6-i-nuovi-studi-di-sherlock-holmes/
RispondiEliminaIn effetti, l’idea che – un dì – della “astronavi” possano mostrarsi apertamente, non è affatto nuova, in fantascienza. Per esempio, A. C. CLARKE, “Le guide del tramonto” (1953), Mondadori Urania 2016, pp. 17-20, dove – in questa tipica fantascienza anni Cinquanta (dove, per esempio, i poteri “psichici” son considerati “buoni” e, soprattutto, “compatibili” con la scienza moderna, idea che lo stesso A. C. Clarke avrebbe affermato, nel “Prologo” aggiunto nel 1989, di non più condividere, che differenza di “clima” mentale!) – si parla dell’emersione di questa astronavi, che avrebbero stazionato, **senza far nulla eh**, e senz’attaccare tranne che i recalcitranti (pochissimi!), sopra tutte le grandi città del mondo. Finché la loro presenza fosse divenuta accettata come fatto “naturale”, ed una **benevola** “direzione” fosse proposta al mondo intero, finalmente libero da contrasti e lotte … Suona familiare …