Sul
libro di M. Liverani (“Oltre
la Bibbia”),
recentemente ripubblicato
E’
stato recentemente ripubblicato il libro di M. Liverani, Oltre
la Bibbia. Storia antica di Israele,
Laterza, Roma-Bari 2013
(ed. or. 2003, dieci anni prima
cioè).
Il
libro si compone di Tre
Parti:
Parte Prima,
“Una Storia normale”; Parte
seconda, “Una
Storia inventata”, cui segue l’Epilogo “Storia locale e valori
universali”, che è una riflessione su questo tema, piuttosto
interessante d’altro canto. Le due Parti son separate da un
Intermezzo che è la “chiave” del libro stesso.
Diciamone
qualcosa in breve.
L’idea
di fondo è che la storia d’Israele sia, in realtà, una storia del
tutto comparabile a
quelle di coevi regni semitici. La strada di Liverani è quella della
“de-mitologizzazione”, strada comprensibile, anche se, diciamo,
tende a spingersi troppo in là, in quanto tende quasi a negare del
tutto che la storia d’Israele sia diversa da quelle di popoli
semitici coevi, mentre, parrebbe di notare, che, se ad Israele è
avvenuto quel che altrove non è avvenuto, evidentemente ve n’erano
le basi, per meno potenziali e nascoste, basi assenti altrove.
Anzi
Liverani, nella seconda parte, afferma chiaramente che, quella
posteriore – cioè post
esilica – non
è solo (o
meramente) una “rilettura” del passato, ma quasi una invenzione
dello stesso passato. Direi che va troppo oltre, pur essendo la
sostanza
senza dubbio giustissima. Si è trattato non
di mera “rilettura”, ma
di vero e proprio cambiamento;
tuttavia, non
si è trattato di “invenzione” tout
court, poiché vi
erano delle basi precedenti,
le quali basi, comunque, non
era affatto detto potessero dare quell’esito che sappiamo,
o soltanto
l’esito che conosciamo: la
storia biblica
cioè.
Qualcosa
è intervenuto nel frattempo.
E qui, a mio avviso, vi è l’elemento più interessante di
Liverani, nell’Intermezzo ricordato qui sopra, il cui titolo è
tripartito: “L’età assiale”, titolo molto significativo; poi
viene: “La diaspora” ed infine: “Il paesaggio desolato”.
Vorrei
attirare sul primo titolo dell’Intermezzo: “L’età assiale”,
perché, a mio avviso, costituisce la “chiave di volta” di ciò
che è “intervenuto”, trasformando la storia, tutto sommato
locale,
del mondo ebraico, in qualcos’altro, in qualcosa di più e di
oltre.
E possiamo affermarlo senza problemi, perché l’epoca
assiale, termine
coniato da Jaspers nel 1949 – e che andò dal 800 al 200 a.C.1
-, ha influito profondamente su tutti i “cosmi religiosi” della
erra, al punto di esser la “chiave di volta” delle basi del
pensiero religioso ovunque sulla Terra, fatte eccezioni pochissime
sperdute aeree, particolarmente lontane dai flussi basici di civiltà.
Ebbene,
vorrei attirare l’attenzione su di un punto: qual è il senso
basilare dell’epoca assiale. Il senso di base dell’epoca assiale
è mettere al centro la responsabilità individuale rispetto a quella
sociale o generale, che dominava
prima. Per esempio, la teologia “assiale”, nella Bibbia, è
quella
di Ezechiele. Che cosa fa Ezechiele? Insiste sul fatto che la
responsabilità degli atti è del singolo, non è una sorta di
“miasma” che impesta l’aria,
concezione, quest’ultima, che tuttavia perdurò tantissimo, anche
nell’antica Roma ed in Etruria, tant’è che solo il
Cristianesimo, per lo meno in Occidente, essa fu superata. In Cina,
per esempio, vi fu Confucio, il quale insisté sulla possibilità del
singolo di migliorarsi, divenendo “gentiluomo”, al di là dei
legami rituali o meramente sociali.
Si
trattava, in ogni caso, di fuoriuscire dai concetti di colpa e meriti
generali, non individuali che, come “miasmi”, colpivano
e “passavano” senza tener conto dei diversi individui e dei loro
ruoli diversi, rispetto a quel merito, a quella colpa.
Nessun
dubbio che tale “rivoluzione culturale” abbia fatto un gran bene
all’umanità. Ma oggi noi dobbiamo chiederci: è tale mentalità
ormai sufficiente?
Se
osserviamo, infatti, tutti i problemi che, qual pietra al collo,
portano giù l’umanità intera, noteremo immediatamente che la loro
natura è sovraindividuale. E che non si possono risolvere
nell’ambito di una mentalità focalizzata sulla colpa e sul merito
dei singoli, essendo, invece, sia le colpe che i meriti ormai meriti
e colpe di gruppi;
e sono questo tipo di cose quelle che portano l’umanità al
disastro. Non a caso, dunque, le religioni attuali non riescono a
fornire una soluzione, rispetto a problemi la cui sostanza è
sovraindividuale. Vi
son tendenze che potremmo chiamare di “allargamento” di concetti
già noti, per far sì che “comprendano” anche questo genere di
problemi, per esempio: la “salvaguardia del creato”, ma son
sempre allargamenti del noto, e non emersioni di altro.
Stiamo
dunque parlando di uno “strato” molto profondo, precedente alle
differenziazioni religiose e culturali. Sarebbe interessante
focalizzare l’attenzione su tali questioni.
[@i]
1 Cfr.:
http://it.wikipedia.org/wiki/Periodo_assiale.
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