sabato 29 marzo 2014

Sul libro di M. Liverani (“Oltre la Bibbia”), recentemente ripubblicato


Sul libro di M. Liverani (“Oltre la Bibbia”), recentemente ripubblicato

E’ stato recentemente ripubblicato il libro di M. Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza, Roma-Bari 2013 (ed. or. 2003, dieci anni prima cioè).
Il libro si compone di Tre Parti: Parte Prima, “Una Storia normale”; Parte seconda, “Una Storia inventata”, cui segue l’Epilogo “Storia locale e valori universali”, che è una riflessione su questo tema, piuttosto interessante d’altro canto. Le due Parti son separate da un Intermezzo che è la “chiave” del libro stesso.
Diciamone qualcosa in breve.
L’idea di fondo è che la storia d’Israele sia, in realtà, una storia del tutto comparabile a quelle di coevi regni semitici. La strada di Liverani è quella della “de-mitologizzazione”, strada comprensibile, anche se, diciamo, tende a spingersi troppo in là, in quanto tende quasi a negare del tutto che la storia d’Israele sia diversa da quelle di popoli semitici coevi, mentre, parrebbe di notare, che, se ad Israele è avvenuto quel che altrove non è avvenuto, evidentemente ve n’erano le basi, per meno potenziali e nascoste, basi assenti altrove.
Anzi Liverani, nella seconda parte, afferma chiaramente che, quella posteriore – cioè post esilicanon è solo (o meramente) una “rilettura” del passato, ma quasi una invenzione dello stesso passato. Direi che va troppo oltre, pur essendo la sostanza senza dubbio giustissima. Si è trattato non di mera “rilettura”, ma di vero e proprio cambiamento; tuttavia, non si è trattato di “invenzione” tout court, poiché vi erano delle basi precedenti, le quali basi, comunque, non era affatto detto potessero dare quell’esito che sappiamo, o soltanto l’esito che conosciamo: la storia biblica cioè.
Qualcosa è intervenuto nel frattempo. E qui, a mio avviso, vi è l’elemento più interessante di Liverani, nell’Intermezzo ricordato qui sopra, il cui titolo è tripartito: “L’età assiale”, titolo molto significativo; poi viene: “La diaspora” ed infine: “Il paesaggio desolato”.
Vorrei attirare sul primo titolo dell’Intermezzo: “L’età assiale”, perché, a mio avviso, costituisce la “chiave di volta” di ciò che è “intervenuto”, trasformando la storia, tutto sommato locale, del mondo ebraico, in qualcos’altro, in qualcosa di più e di oltre. E possiamo affermarlo senza problemi, perché l’epoca assiale, termine coniato da Jaspers nel 1949 – e che andò dal 800 al 200 a.C.1 -, ha influito profondamente su tutti i “cosmi religiosi” della erra, al punto di esser la “chiave di volta” delle basi del pensiero religioso ovunque sulla Terra, fatte eccezioni pochissime sperdute aeree, particolarmente lontane dai flussi basici di civiltà.
Ebbene, vorrei attirare l’attenzione su di un punto: qual è il senso basilare dell’epoca assiale. Il senso di base dell’epoca assiale è mettere al centro la responsabilità individuale rispetto a quella sociale o generale, che dominava prima. Per esempio, la teologia “assiale”, nella Bibbia, è quella di Ezechiele. Che cosa fa Ezechiele? Insiste sul fatto che la responsabilità degli atti è del singolo, non è una sorta di “miasma” che impesta l’aria, concezione, quest’ultima, che tuttavia perdurò tantissimo, anche nell’antica Roma ed in Etruria, tant’è che solo il Cristianesimo, per lo meno in Occidente, essa fu superata. In Cina, per esempio, vi fu Confucio, il quale insisté sulla possibilità del singolo di migliorarsi, divenendo “gentiluomo”, al di là dei legami rituali o meramente sociali.
Si trattava, in ogni caso, di fuoriuscire dai concetti di colpa e meriti generali, non individuali che, come “miasmi”, colpivano e “passavano” senza tener conto dei diversi individui e dei loro ruoli diversi, rispetto a quel merito, a quella colpa.
Nessun dubbio che tale “rivoluzione culturale” abbia fatto un gran bene all’umanità. Ma oggi noi dobbiamo chiederci: è tale mentalità ormai sufficiente?
Se osserviamo, infatti, tutti i problemi che, qual pietra al collo, portano giù l’umanità intera, noteremo immediatamente che la loro natura è sovraindividuale. E che non si possono risolvere nell’ambito di una mentalità focalizzata sulla colpa e sul merito dei singoli, essendo, invece, sia le colpe che i meriti ormai meriti e colpe di gruppi; e sono questo tipo di cose quelle che portano l’umanità al disastro. Non a caso, dunque, le religioni attuali non riescono a fornire una soluzione, rispetto a problemi la cui sostanza è sovraindividuale. Vi son tendenze che potremmo chiamare di “allargamento” di concetti già noti, per far sì che “comprendano” anche questo genere di problemi, per esempio: la “salvaguardia del creato”, ma son sempre allargamenti del noto, e non emersioni di altro.
Stiamo dunque parlando di uno “strato” molto profondo, precedente alle differenziazioni religiose e culturali. Sarebbe interessante focalizzare l’attenzione su tali questioni. 


 [@i]

1 Cfr.: http://it.wikipedia.org/wiki/Periodo_assiale.

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