“O la faremo ‘noi’ – che sarebbe “l’umanità”, ma vi sarebbe di che ridire al riguardo … – oppure lo farà la natura”, qualcuno ha detto.
Lo farà la natura, nessun dubbio al riguardo … Il 2050, che poi neanche è stato accettato – con in cima non solo la Cina (“cattiva” per definizione) ma pure la democratica India (che sarebbe “il bene” secondo la “vulgata” in voga, perché “democratica”) – già è troppo tardi. Si pensa che il 2030 sarebbe la data più giusta. Quindi la famosa “Agenda 2030” è già nata come aborto. Ma qualcosa in ogni caso ne verrà fuori: l’ulteriore digitalizzazione, che però non risolve niente. Fa solo proseguire sulla via già intrapresa, che, al contrario, si dovrebbe cambiare, ed ecco il famoso “Reset”, che non esiste, ma c’è solo l’Iperset, come lo chiamo.
Ora la questione – vera – è questa: cosa faranno, cosa succederà, quando sarà stra chiaro – già lo è, ma “laggente”, si sa, capisce molto ma molto ma molto lentamente –, sarà super chiaro che più che parole, poco si può fare, o solo in tempi molto lenti a paragone della rapidità dei fenomeni attuali climatici?
Questa è la questione – vera – ed è il punto nodale.
Non possono far nulla di concreto perché non son in grado di controllare quel sistema chiamato “capitalismo”, ecco il punto.
E non sono in grado di farlo perché la politica moderna è tale – cioè “moderna” – esattamente nonché precisamente perché non può far da filtro al sistema, non importa la giustificazione che tale politica si dà, sia sia verde, gialla, rossa, nera, blu, bianca o come si voglia: il problema non è il suo “colore”, ma che è moderna.
Se fa da filtro allo scatenamento della tecnica, immediatamente si ritrova fuori dall’arena politica. Punto. Stop. Così stanno le cose. Il resto sono davvero solo parole.
Tuttavia il problema rimane, ben oltre l’insipienza della politica moderna. Il destino del mondo della tecnica sta oggi – da tempo, invero – attentando alla stabilità della tenuta naturale su questo pianeta. Occorre decidere FRA la tenuta del sistema naturale e la tenuta del sistema capitalistico: cosa sceglie il grosso dell’umanità, DEL TUTTO INDIPENDENTEMENTE da credenze, opinioni, religioni, ideologie politiche, dottrine scientifiche, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc,? La tenuta del sistema capitalistico. Semplice, chiaro, brutale, banalmente brutale (la banalità della brutalità è una delle caratteristiche distintive del “nostro” tempo, sia detto per inciso). Ma così stanno le cose.
Non è che non voglion “farci nulla”, è che non ne vogliono pagarne il costo, come disse Reagan già negli anni Ottanta. Dunque, qualcun altro dovrà pagare: se la tecnica può pagare per tutti, “tutto bene Madama la Marchesa”, sennò: palleggio. I paesi ricchi dicono: “Pagate voi, perché noi inquiniamo di meno di voi”, ma Cina ed India rispondono: “No, no. Pagate voi, noi paghiamo solo se prima pagate voi”. I paesi poveri dicono: “Non possiamo pagare, punto”. Quei paesi, poi, che già son investiti dalle conseguenze della crisi climatica rispondono, a loro volta: “Fate qualcosa, perché stiamo già pagando”.
E questo è il catastrofonico sconcerto che si ha l’improntitudine, la sfrontatezza, di osar chiamare la “comunità” internazionale. Non vi è nulla di “comune” in questa sedicente “comunità”.
I soliti “complottardi” paventano la “fine delle nazioni” a fronte dello “strapotere” di ciò che osano chiamare “New World Order”, quando qui c’è solo lo “Actual World Disorder”, acuito dalla crisi dell’unica superpotenza rimasta: gli USA, crisi più che prevedibile, qui detta da tempo, mentre i soliti “complottardi”, sordi ad ogni buon senso, abbaiavano agli USA paventandone chissà quale strapotere! La risposta gli è arrivata: Kàbul agosto 2021, eccola la super forza USA. Gli USA sono, sì, ancora, un gigante, ma dai piedi d’argilla. Sulla pandemia: i film americani sempre parlavano della pandemia, e gli USA vi si comportavano super bene, ecc. ecc., conosciamo la storiella. La realtà è stata ben diversa, ben diversa! Questa è l’ “America reale”, come c’è stato il “comunismo reale”; poi ci son gli USA dei film, della propaganda: in tal caso, e in tal campo, son stati storicamente i NUMERO UNO al mondo, nessun dubbio, ma l’ubbia dei “complottardi”, e C., è stata – ED È – quella di prendere questa propaganda per la realtà: quest’ultima è ben diversa, ben diversa. Qui Baudrillard – illo tempore – avrebbe scritto parole glaciali sull’ormai piena commistione fra “ex potenza ‘reale’” e simulazione di potenza: ne diceva qualcosa in L’America, pubblicato nel 1988 in Italia. Qualche annetto fa …
Ma tutta l’analisi della transizione digitale è stata lettera morta per questa gente qui, che continua col resuscitare zombie di cose novecentesche: il modello del mondo è diverso, il paradigma è irreversibilmente cambiato, piaccia o non.
Dunque cosa succederà? Questa è la “situazione eccezionale” (1) che può risolversi **NON CERTO** con le sciocchezze di ritorno alla nazione, di “difesa della democrazia” – con la quale intendono “l’individuo ‘über alles’”, una cosa stravecchia –, o di riforme “green” cosiddette, che sono tutte azioni che sono prese, saranno prese, certo, ma toccano il nodo della questione? No. Là sta il “nodo” vero, dunque.
In altre parole: quando è IL SISTEMA in crisi, “CHI” fa “COSA”?
E se un tal “fare ‘qualcosa’” si risolve o in piccole misure oppure si risolve in un’ulteriore **blindatura** del sistema, cosa succede?
**Questa** è, dunque, la “situazione eccezionale” (2), cui “certe forze” (3) volevano portare il mondo, portare **non** con i mezzi dei complotti – che ci sono, sì, ma anche – quanto piuttosto col metodo dialettico delle due forze che incidano su di un sol punto. Azione genera reazione, la reazione genera un terzo effetto: il terzo è IL fenomeno; ed è così si guida il mondo, tanto verso il bene quanto verso il male. Il fatto che un gruppo si alzi ed imponga se stesso brutalmente sta solo nelle menti di chi non sa nulla della manipolazione delle menti delle masse. La chiave sta sempre nel consenso: è questo si manipola. E si manipola anche il dissenso, sia detto per inciso: ecco una cosa che “complottardi”, e C., non amano sentire. Non è solo “scienza”, ma è pure *arte* in senso proprio: l’arte della suggestione. E l’arte, in realtà, È – ANCHE – suggestione. Dunque SE vi è la suggestione dell’arte, vi È ANCHE l’ arte della suggestione.
Andrea A. Ianniello
(1) Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/01/lo-stato-di-eccezione-globale-c-schmitt.html.
Post ormai dell’anno scorso, ma di stato d’emergenza mondiale già parlava Virilio negli anni Ottanta del secolo scorso, ma sono cose ormai non mature, ma sfatte, solo certa gente continua imperterrita ad essere mentalmente nel secolo scorso pur vivendo nelle condizioni del presente secolo. E’ il mondo dei “social” che genera questo, il mondo del narcisismo diffuso, dove uno sente solo dalla campana che gli piace, stop. Tutto vi è autoreferenziale. Arredo solo col mobilio che mi piace.
(2) La “situazione eccezionale” è, sempre, quella che, nella storia, fa emergere il “càrisma” del “leader”, buono o cattivo ch’esso sia, come ricordava un autore che si è citato in qualche vetusto post: “La storia mostra, come Weber notava, che il leader che, per brevità, chiameremo carismatico emerge usualmente in «situazioni straordinarie» – sicché da lì conviene muovere anche nella ricerca”, L. CAVALLI, Carisma. La qualità straordinaria del leader, Laterza & Figlio, Roma-Bari 1995, p. 16. Ma ci rendiamo conto: 1 9 9 5! Queste cose sono “in cottura” da un bel po’, ma la puerpera non dà mai niente “alla luce”: alla fine, abortisce sempre … chi ha orecchie per intendere, intenda … Già in quel tempo Cavalli sosteneva che la relazione fra democrazia e leadership per i tempi “eccezionali” era molto problematica, e che ci sarebbe stato il “leader populista” – previsione azzeccatissima! – che si limita a seguire gli umori del pubblico-votanti (due cose molto simili oggi), nel mondo spettacolarizzato, e dice: VOI siete la soluzione!, non dice mai: IO sono la soluzione e cioè ciò di cui la leadership È FATTA! La leadership È FATTA precisamente di questo: IO sono LA soluzione. Già in quei tempi vedeva la crisi: “ma il fatto è che, per una serie di ragioni, i sistemi politici occidentali non producono leader con la creatività, l’energia e il fascino che la crisi mondiale urgentemente richiede”, ivi, p. 98. Si nota, per carità di patria solo en passant, che queste frasi sono del lontano 1995, e cioè già in quel tempo vi era “la crisi mondiale” che “urgentemente richede[VA]” la leadership. Dal 1995 al 2021 son passati BEN VENTISEI ANNI, e NON SI È VISTO NULLA. Semplicemente “i sistemi politici occidentali” (e non solo) hanno continuato a non produrne di leader all’altezza del compito, e i populismi sono un succedaneo la cui unica caratterizzazione possibile può riassumersi allora in un sol termine: miseri. Anzi: miserrimi. Dove “laggente” va appresso ad un Trump la loro famosa “democrazia” – così tanto difesa da un Cacciari, per esempio (il quale però ha più che ragione sul tema delle decisione, solo che chiede ad uno zoppo di correre: assurdo l’osservazione giusta, ma la soluzione proposta non esiste, “non si dà”, come si dice in gergo) – è già morta e stramorta. Non solo morta, ma stramorta. Tra l’altro, lo stesso cavalli già parlava di “«carisma contraffatto»”, ivi, p. 93. aggiungeva: “Il «falso carismatico», il «populista», segue […] l’opinione dominante, espressa dai sondaggi e interpretata dagli esperti [un effetto che ancora non c’era nei tempi nei quali scriveva Cavalli è quello della disparità di opinione fra “social” ed elettorato: sui “social” l’opinione dominante può essere “A”, nell’elettorato, per vari motivi, può essere “non A”]; e cerca di appropriarsi dei luoghi comuni più radicati [cosa che fanno, sempre, tutti i populisti, questo È il populismo, e QUI vi è il punto comune, poiché il locus communis può esser sui social “A” ma fra gli elettori “non-A”, tuttavia il populista sempre lo seguirà – sempre –, sempre se ne approprierà, sempre] – come già anticipavano le notazioni di Freud sul capo plebeo. Ma, in tempi normali, la differenza si rivela solo quando il vero leader e il leader inventato dagli esperti e dalle banche [o col “fai da te” della costruzione della leadership populista, cioè del falso carismatico; un esempio: Trump; uno meno riuscito e meno paradigmatico: Berlusconi, ambedue uomini del marketing, e non è certo casuale questo punto] siano messi direttamente a confronto, sapientemente e secondo regole molto stringenti; il che, com’è ovvio, accade di rado [direi: quasi mai …]”, ibid., corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
La realtà vera è che manca lo spazio per produrre leadership. Quelle che abbiamo non sono leadership, son germi di forse future leadership che, però, non arriveranno mai a costruirsi, perché ne manca lo spazio – come già detto –, ma ne manca pure il tempo: la crisi corre troppo. E’ come per il virus: il problema è la velocità, e gli organismi decisionali, elefantiaci e mortuari, cadaverici e fatti quasi solo di apparenza e d’immagine, polverulenti e stantii, non riescono a seguire la crisi nel suo concreto evolversi. Tu puoi far tutto, in teoria parlando, ma se la crisi corre, che fai? Chiacchiere, con pochissime decisioni vere? **Questa** – della velocità decisionale –, in realtà, è la vera “lezione d’Ottobre (rosso)”. Deduzione: qualcosa d’ “altro” DEVE intervenire nella situazione che, sennò, rimane BLOCCATA nella sua sostanza.
Il che fa sorgere un problema: quali spazi ha, di manovra, questo detto “qualcosa”, per poter “intervenire”? Non molti. Se ne costruisce, allora, di spazi, per mezzo del dissenso accuratamente “rinforzato” (nel senso di Vallée …). Il che spiega tante cose, per chi occhi per vedere …
Quindi perveniamo alla risposta che può darsi alla domanda di qui su: ci sarà un leader, un vero leader – ma nefasto – ed “essolui” (siccome diceasi un tempo) È l’ “A.”, il vero “A.” (non quello di registi e romanzieri e fanatici religiosi vari), il quale “A.” NON È affatto la mera “replica” – “virale” – di Adolf Hitler, salvo – come detto e ridetto – il “càrisma” della parola. Su tal ultimo tema – cioè quello del “càrisma” della parola – potrei buttar giù senz’alcun dubbio un trattatello sapido ed agile, ma sarebbe fatica del tutto inutile laddove manchino le orecchie. Questa (della nascita di una VERA leadership ma FUORI DELLA POLITICA, ECCO “LA” clavis) è la risposta vera alla domanda di qui sopra, che nasce quando si vedrà sempre più – lo si vede già, eh, ma la formidabile macchina della propaganda (termine desueto: della simulazione, termine più corretto) devia lo sguardo – che “il re è nudo”, solo che si è “convenuto”, per molte ragioni, di non dirlo.
Dunque anche qui non stiamo affatto dicendo che “il re sia nudo”, no: egli non è nudo, per carità: egli è assai ben vestito … e si comprerà pure dei nuovi vestiti! Fantastico! Ed è così vestito, così ben vestito da sembrare … Nudo … Ma sì!, sembra solo nudo, lo è solo allo sguardo, in realtà è vestititissimo!
(3) Si vedrà, sempre che ve ne sia l’occasione, di precisar qualche aspetto di dette “certe” forze in un recensione.
PS. Il termine “nodo” è qui scelto in quanto termine afferente “in modo particolare” al linguaggio del “magismo” cosiddetto …
Per quanto riguarda il "marchio" su fronte e mano potrebbe essere veicolato con tatuaggi di questo tipo
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=lCk5k-W-_jo
Potrebbe ma pensiamo più in grande, a cosa meno evidenti, salvo non avvenga che un tuauggio abbia un senso del tutto superiore a quello dei tatuaggi normali. In poche parole: ci deve essere un cambiamento **qualitaitvo**, poi il “supporto” lo si trova.
EliminaPrima risolvere il “nodo”, scioglierlo (e non lo è affatto, perlomeno non ancora), poi, dopo averlo “scioltto” - in senso “magistico” - si procede al supporto, che può esser vario: mica è detto debba esser uno solo . . .
Per esempio, se si diffondesse un “culto” che implicasse – anche – un tatuaggio con sopra un segno, un symbolo, le cose sarebbero diverse … per esempio …
EliminaVeniamo per prima cosa, dunque, alle correzioni. Qui sopra: ed è così va cambiato in: “ed è così **che**” . . .
RispondiEliminaEd “O la” all’inizio va cambiato in: “O lo”.
“è questo si manipola” = “è questo **che** si manipola”.
Inoltre l’ultimo “ecc” non ha il punto, ma invece la virgola, e quindi va messo, al posto della virgola, il punto.
Infine, “ sia sia” = se sia.
Potrebbe spiegare il perchè da pochissimi anni è stata sdoganata specie nei giovani la moda di tatuarsi pesantemente in tutto il corpo-vedi trapper- per rendere acettabile una pratica -quella del tatuaggio-che fino a poco tempo fa ovunque non era vista di buon occhio visto i danni sottili che questa comporta-...Chissà in cosa consisterà il "culto" è qui secondo me il punto chiave...
RispondiEliminaCertamente il punto chiave sta sempre nell’inserimento di un qualcosa di **non** materiale, senza questo si rimane all’interno del “regno della quantità” e della sua – irreversibile ma lunghissima – crisi senza uscite, ma, se senza uscite, pure **inerziale**, cioè persevera nel suo moto finché non trovi un ostacolo, ostacolo che sinora non s’è visto: questo Titanic della “crisi (**perenne**) del mondo moderno” (per dirla con Guénon) non incontra il suo iceberg: evidentemente il riscaldamento globale ha alterato la circolazione degli iceberg nel Nord Atlantico della storia … ed effettivamente le cose sono cambiate: la “crisi” è ridivenuta il “principio di realtà” del sistema, che, senza crisi, avrebbe dovuto “passare la mano” da un bel po’ di tempo, come intuì correttamente Baudrillard sin dagli anni Ottanta del secolo scorso! Questo tramonto che non tramonta mai … Viviamo in un film “catastrofista” americano di basso livello, un “B movie”, del resto molti “complottardi” seguono queste costruzione di scarso livello, costruite per adattarsi al loro scarso livello … la “fine” come “marketing” … la dice lunga sull’alterazione, profondissima, della “realtà” umana nei “nostri” tempi, dove si getta l’arancia e si mangia la buccia … Il punto chiave sta sempre dell’inserimento d’una realtà “altra”, ma **non è uno scherzo** (ed occorrerebbe parlare qui di cose un po’ indigeste per il nostro contemporaneo, col rischio di grossi malintesi, per cui “il gioco non vale la candela”, suol dirsi) …
EliminaIn ogni caso, si spiega bene questo “nodo” – e questo “snodo” .- qui, cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/03/due-precisazioni_5.html
Grazie della risposta,dice bene "tramonto che non tramonta mai",l'atmosfera forte di decadenza stile caduta dell impero mi fa pensare alla Gotham della trilogia di Nolan,in the dark knight il tema è quello della ledership e la decadenza dell Occidente se si legge tra le righe... Tra l altro la "setta delle ombre" che appare in begins è una perfetta rappresentazione di una società controiniziatica.
RispondiEliminaIn effetti, sì, la “setta delle ombre” si avvicina abbastanza – tra le poche cose nell’ambito delle produzioni di massa e cosiddette “maistream” – ad una società controiniziatica. La leadership oggi non esiste in Occidente, trattasi di semplice fatto, e le società occidentali si dibbatono prese da energie come quelle d’un corpo in dissoluzione, spesso in nome di cose già trapassate come le “libertà individuali”, che non sono altro se non un “dreckeffekt” …
EliminaRicorda senza dubbio il **processo**, non la data, della “caduta dell’Impero romano d’Occidente” (sul quale vi è un vecchio link d’un vecchio articolo) – ma, come si dice nel post consigliato qui appena su, “non sufficit”, è richiesta la presenza di “altro” … poi, come detto, le **modalità** possibili di “giunzione” fra le due correnti sono più d’una, non certo infinite, ma nemmeno trattasi di una sola possibilità (come pensan tanti), manca però all’appello la cosa più importante, cui si è andati vicini più d’una volta nella storia recente, però mai si è superata “la soglia” che – per i scherzo – chiamo “la sogliola” … quasi, quasi, quasi, 9 virgola nove, poi … stop!, il processo recede a sei o sette … e lì ristagna …