mercoledì 29 settembre 2021

J. Robin, sui “contadini (‘arretrati’) bretoni o irlandesi” …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un contadino bretone o irlandese del secolo passato (il XIX) non si sarebbe ingannato, in quanto la sua vita quotidiana era strettamente mescolata alle peripezie che agitavano il mondo delle fate o dei folletti. La celebre etnologa americana Evans-Wentz, che studiò le tradizioni popolari dei paesi celtici, riferisce per esempio queste parole di John Glynn, un prete della città di Tuam, in Irlanda: ‘Negli anni 1845-1847 la raccolta delle patate in Irlanda fu un disastro e ne derivarono molte sofferenze. A quell’epoca i contadini di queste regioni attribuivano la carestia ad avvenimenti negativi … nel mondo delle fate … Il vecchio Teddy Stead mi ha parlato una volta di circostanze ineluttabili in quel tempo. “Certamente le cose non potevano andare diversamente, ho visto le brave persone [così i contadini chiamavano le fate] e centinaia di uomini come me le hanno viste combattere nel cielo sopra Knoch Magh e, più lontano, dalle parti di Galway”. E ne ho sentiti di altri che mi dicevano di aver pure loro visto il combattimento’.

Quindi questi contadini ‘arretrati e superstiziosi’ non dovrebbero pure loro essere riabilitati? Infatti il loro universo familiare, essendo ‘parallelo’ o ‘transdimensionale’ quanto quello dei piccoli uomini verdi, è certamente molto più poetico, e soprattutto […] molto meglio attestato e da più lunga data”, J. Robin, Ufo, la grande parodia, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1984, pp. 59-60, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi tonde, quelle in originale fra parentesi quadre. “Transdimensionale”, che brutta parola! E che totale incomprensione denota del dominio “sottile” (del quale l’ “astrale” costituisce **una** “parte”) l’uso di tale parola! Peraltro, Robin cita Vallée nel suo testo.

(*)

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

(*) Cf.

https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2021/09/un-vecchio-passo-di-guenon-e280a6-molto-presente-o-forse-futuro-post-cancellato-nel-2018.pdf.

Quando Evola veniva fuori dalle sue fissazioni, sapeva esser realista, sapeva dirsi la verità delle cose. Ma l’ha fatto così poco spesso … Che senso ha star lì, a coltivare illusioni? Ad avere paura? Nessun senso. Per chi sa quali siano le “potenze” – e stavolta questo termine calza benissimo, e **nel senso** che gli conferiva Evola … –, chi sa queste cose, si diceva, si rende ben conto che queste buffonate fan solo ridere; ad esse si son dati troppi sin troppo. Esse, al massimo, servono per cattivarsi la simpatia del pubblico in qualche cosa che interessi questo stesso pubblico, ma, in se stesso, non hanno proprio alcun valore: la potenza obbedisce solo alla potenza, e, se non ce l’ “hai” (la potenza), il resto non ha proprio alcun valore. Quanto alle parole, se ne fanno sin troppe, ma nulla possono e niente han potuto contro la deriva, esiziale, nella quale siamo, e da un bel po’ di tempo. Allora, si cerchi d’esser seri una buona volta, non la serietà dei visi tirati, ma quella di chi si rende conto di ciò con cui “Si” ha davvero a che fare. Finita è la recita, l’attore riponga le sue stanche vesti di buffone nella vecchia valigia: l’epoca delle recite, delle farse, degl’inutili strilli, È FINITA. Non servono più queste vesti da farsa: la stanca farsa, che manco fa più ridere, chiamata “mondo moderno” è al termine [°]. Siamo sollevati dal dovere di salvare chi non vuol salvarsi. Eventualmente, chi sente che lo deve, dal parlarne, ma niente di più, il mondo continua, e continuerà, per la sua via.

Ricorda il verso finale di quella canzone, in gaelico (ma questa n’è la traduzione in inglese), che dice: “The ocean is too wide to swim”, cf.

https://www.youtube.com/watch?v=TwPHdbgyWVQ.

Gli uomini, nel corso della loro vicenda nei millenni, con il cumulo d’azioni sbilanciate, han generato una forza – che i vecchi “teosofisti” chiamavano “il Guardiano della Soglia” (ma in realtà viene da Bulwer Lytton) – che, se si scaricasse in un sol momento, ridurrebbe in cenere la terra. Ovviamente, ciò non può accadere: per questo si scarica in “fasi”, secondo momenti determinati. E questo è il karma planetario. L’insieme di tali forze squilibrate accumulate davvero è come “un oceano troppo vasto per nuotarci”, per cui la cosa non può avvenire in un sol momento, ma viene attraversato a fasi ed in momenti successivi.

 

[°] Ne scrissi illo tempore, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2014/01/link-online-dal-blog-ideeinoltre-la.html.

Nel frattempo, le cose sono solo, e soltanto, peggiorate, ma le loro linee fondamentali non sono affatto cambiate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 commenti:

  1. Non basta, dunque, che “il mondo moderno termini” – anche solo “virtualmente” – perché la “bestia” cosiddetta possa manifestarsi? No che non basta …


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il file [che] qui [era] segnalato, nel Commento cancellato, è stato modificato (vi era un errore di trascrizione, per cui “alpha Draconis” era stato scritto con – al posto dell’alpha – il segno zodiacale del Cancro …), ed dunque questo è il link dello **stesso file** con, però, la correzione fatta, cf.
      https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2021/09/ripubblicazioni-8-1-1.pdf

      Elimina
  2. “Il terrore che si prova dinanzi al comando di abbandonare lo stesso Io, di realizzarlo come un **errore**, non è privo di relazione con quel «Guardiano della soglia» di cui, dopo lo **Zanoni** di Bulwer Lytton, tanto si è fantasticato in certi ambienti «occultistici» contemporanei. E Gichtel parla appunto di un Cherub che fa la guardia alla via che conduce all’albero interiore della vita, posto nel mondo del fuoco. L’anima bisogna che sia trafitta dalla spada di questo Cherub, così che «superi Dio e l’uomo» per poter incontrare Sophia (I, 12, 17). il sangue che stilla dal cuore della tav. IV si riferisce certamente a questa ferita, che spezza il «guscio» che imprigiona l’Io”, ARVO ed EA, “LA DOTTRINA ESOTERICA DEI «CENTRI»” in “Introduzione alla magia, a cura del Gruppo di UR”, Vol. II, Edizioni Mediterranee, Roma 2011 (edizione originale: **1971**), p. 26, nota (1) a pie’ pagina, corsivi designati da “**”.






    RispondiElimina
  3. Al post https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/08/inno-al-nilo-cioe-hapi.html, vi è questo commento, che riporto qui di seguito:

    “Questo «mare» corrisponde al «Mar Rosso» (la relazione simbolica dell’ «uscire dall’Egitto» con l’ «uscire dal **corpo**» si trova p. es. nelle dottrine gnostiche riportate da Ippolito, **Philos.**, V, 1, 6) da traversare, al «Nilo Celeste» [NB] o «Acque primordiali del Gran Verde» [NB] — di cui nella preghiera di Ptah della **Papiro di Harris** — nella più antica tradizione egizia attraversate dalla barca del Sole, condotta da Horo [Horus], il Dio [sic!] dei rigenerati. Un simbolismo analogo si ha nel **Sogno Verde** di Bernardo Trevisano, ove un Vegliardo, dichiarantesi il Genio dei Saggi, in visione fa attraversare all’autore le regioni aeree, ignee e sideree, infine lo avvolge in un turbine e lo fa trovare in un’isola circondata da un mare di sangue, cioè rosso”, ARVO ed EA, “LA DOTTRINA ESOTERICA DEI «CENTRI»” in “Introduzione alla magia, a cura del Gruppo di UR”, Vol. II, Edizioni Mediterranee, Roma 2011 (edizione originale: **1971**), p. 28, corsivi designati da “**”, mie osservazioni fra parentesi quadre. Nella nota (2) a pie’ pagina, si legge: “Sul piano della tecnica si potrebbe qui pensare alla relazione della «ignificazione della luce strale» col sistema sanguigno […]. Nell’ermetismo il Mare e il passaggio delle Acque si trovano distintissimamente nella tavola a p- 192 del **Chymica Vannus** (Amsterdam, 1666): vi si vede un uomo che esce dalla selva di Marte (Marte — dice G. BRACCESCO, **Esposizione di Geber**, Venezia, 1551, p. 58 — è **solfo fisso**, cioè l’elemento che nel fuoco supera il fuoco) e si accinge ad attraversare un «fiume» sull’altra sponda del quale si vedono esseri alati (gli esseri dell’ «aria»). La stessa tavola reca un mare salpato da una nave che va verso un **litus secretus** (simbolo corrispondente all’ «isola»); nella parte superiore vi è Mercurio, e, sotto ad esso, nella parte **infera**, la cosiddetta Fontana di Bernardo Trevisano, che non è azzardato porre in una certa relazione con la **kundalinî** ridestata”, ibid., corsivi designati da “**”, n e d sottolineate sono pronunciate con la punta della lingua che tocca il palato.


    RispondiElimina