lunedì 1 marzo 2021

Il cosiddetto “Reset” …

 

 

 

 

 

 

 

“Un’idea penosa: che al di là di un certo punto preciso del tempo la storia non sia più stata reale. Senza rendersene conto, la totalità del genere umano avrebbe d’improvviso lasciato la realtà. Tutto ciò che sarebbe accaduto in seguito non sarebbe più vero ma noi non potremmo più rendercene conto. Il nostro compito e il nostro dovere sarebbero ora quelli di scoprire tal punto e, finché non lo avessimo trovato, non ci resterebbe che perseverare nella distruzione attuale. Canetti”.

(J. Baudrillard, La sinistra divina, Feltrinelli Ediitore, Milano 1986, p. 45, corsivi miei).

 

 

 

 

 

 

 

Dunque – come primo punto – se si “può ‘fare’ qualcosa”, si chiedono; ma scusate? Non dovevano “fare ‘tante’ cose”?

La realtà è che non possono “far nulla” né “sovranisti”, né populisti e complottisti né tanti altri “isti” d’ogni risma e forma, perché – l’ **apparente** – “caduta di consenso” (seguita alla crisi del 2008, ormai 13 anni fa) è del tutto irreale: non è mai stata volta verso il “sistema”, bensì verso i residui statali che “impedivano” al “sistema” di poter proseguire il suo cammino (i cui fini sistemici **son sempre stati quelli**, sin dal principio).

 

Poi – come secondo punto –: nessun “reset” – che darebbe l’idea di un “re settaggio”, come un computer che si blocca – perché qui, al contrario, si tratta di proseguire sul cammino definitivamente intrapreso, secoli fa ormai. Eliminando le residue resistenze, residuali, ridicole, fra le quali i populismi non ci sono: i populismi non son mai stati una “resistenza” rispetto a questo cammino, ecco il gioco delle tre carte che andrebbe detto tale una buona volta. Quindi: ma quale “Re 7”?, né “Re 8”, né “Re 1”, non c’è alcun Re, ci sarà.

Sul “katèchon”, poi, ci sarebbe da dire: è la Chiesa “il” **“katèchon”** o “tò” **“katèchon”**?

Questa è solo un’interpretazione possibile, senza contare, poi, che l’ “anticristo” si manifesta **se e solo se** il **“katèchon”** già – già … – sia sparito, sennò **non può** manifestarsi … piccolo particolare, sul quale la famosa – e tanto (mal) commentata – Lettera paolina insiste con forza … Secondo alcuni, il “katèchon”, individuale, sarebbe il Papa, e, prima, l’ “imperàtor”, cosa possibile ma che lascia molti spazi di dubbio come interpretazione …

Altri hanno interpretato la cosa come un effetto del potere temporale della Chiesa, di qui tutte quelle storie ottocentesche sull’anticristo quando il Papa non aveva più il suo Stato, dunque dal 1929 sarebbe tutto a posto … Ed anche quest’interpretazione non convince: vi è, insomma, qualcosa – dovrebbero cercar di pensarlo – che sfugge alla mera “corporeizzazione” in un ente, in una funzione, in un’istituzione: “ciò che trattiene” (o il “trattenente”) dev’esser dunque anche qualcos’altro, oppure i conti non tornano. Non puoi meramente farlo corrispondere ad una figura, ad una funzione “tradizionale” o a un’istituzione tradizionale: vi è dell’altro, evidentemente.

Cosa sia questo “ciò”, l’apostolo Paolo non reputò dover dirlo. Non è detto che “qualcuno” c’abbia detto di dirlo, se magari venissimo a saperlo … non è affatto detto …

Temo che il mondo debba restare nel dubbio, che vi fosse o sia sparito questo “katèchon”, in realtà, il mondo non può “misurarlo”, gli manca il “raggio di sole” … Il mondo rimarrà nel dubbio, perché nessuno potrà conoscere “il” momento prima che si manifesti, sennò la “prova” sarebbe solo inesistente. Vi è, dietro quest’affermazione, il concetto che la manifestazione dell’ “anticristo” non è un evento “neutro” ma è, in realtà, una “prova” per l’intera umanità. 

 

Quanto al “delitto perfetto”, chi lo chiama in questione in relazione al sedicente “Re 7” compie un’ovvia citazione da Baudrillard (per chi conosce quest’ultimo), ma in quest’autore rientrava in tutt’altro discorso, quello della simulazione universale, alla quale – per principio – proprio la risposta (o **non** risposta!) nel senso di un “recupero” – per lui del tutto impossibile, del tutto! – del principio di rappresentanza (tipo fra “popolo” e “istituzioni”) era la prosecuzione della simulazione, non certo il combatterla.

Per Baudrillard, infatti, quando c’è l’autoreferenzialità sistemica, inevitabile con la simulazione – **inevitabile** –, allora una logica che pretenda di opporsi sul piano della rappresentazione è perdente per principio.

Non è, infatti, quello il piano dove avviene – o: **è avvenuto** – il cambiamento che oggi, solo, si accresce, ma non è nato col Covid 19!!

Lui suggeriva, “illo tempore” …, di far saltare la logica autoreferenziale che si basa sull’equivalenza dei segni. Fa’ saltare i segni.

Scompaginali: questo diceva.

Non accettare la logica del potere, che oggi può esser solo tecnologica: lo è da tempo in realtà; diciamolo meglio: diciamo che oggi può esser solo quella della tecnologia digitale, e l’esser rimasti a tempi novecenteschi costituisce il “peccato originale” di tutti questi che oggi straparlano: non si rendon conto che, se mai vi fu partita, loro l’han persa alla fine degli Anni Settanta.

Persa **per sempre**, e non v’è ritorno possibile.

Non v’è, infatti, alcuna “via d’uscita ‘politica’” dalla “Crisi del mondo moderno” (Guénon) …

Non solo, ma non puoi neppure tornare indietro ad una fase precedente del sistema, che poi è il “peccato originale” di tutti i cosiddetti “No Euro”, che bramerebbero avere la cosiddetta “sovranità monetaria”, impossibile laddove i titoli di credito son crescentemente dei valori solo virtuali.

E ci si appresta ormai all’entrata delle Banche centrali nelle valute digitali, spacciate per “libertà”, e torniamo alla completa e assoluta incomprensione delle logiche fondanti di quel sistema nel quale pur viviamo, incomprensione totale dimostrata, per soprammercato, da tutti questi “critici” secono i quali il sistema sarebbe stato privato del “consenso”, quando han privato solo taluni **governi** del consenso, la cosa è molto diversa, e questa gente di preteso nuovo conio che li ha sostituiti spesso è stata peggiore di quelli che c’erano prima, per tornare alla grande sedicente “alternativa” che la cosiddetta “caduta di consenso” avrebbe comportato.

Son solo borghesi impoveriti che vorrebbero qualche forma di “para fascismo”, senza tornare agli eccessi passati, per carità: punto, ecco tutto; ed è come, poi, sempre han fatto. Ma non è che con ‘ste cose “para fasciste” qui risolvano proprio alcun punto di fondo. 

Nel mondo della tecnica non può esistere la “libertà” se non come un simulacro, ottocentesco, da preservarsi, sennò la famosa “maschera oligarchica” della “democrazia” si manifesterebbe un po’ troppo come maschera, per l’appunto. Non succederebbe niente, non per questo il consenso sparirebbe: non facciamoci alcuna illusione, ma i residui del sistema “old style” – ancor presenti nei vecchi gangli – potrebbero essere indotti di nuovo a fare qualche resistenza, proprio ora, che le loro resistenze – era questi a resistere, in realtà, non l’inesistente “popolo” – sono vinte.

Non ha senso tornare a prima …

Il “delitto perfetto” è già successo, successo quando non puoi più distinguere tra la cosa “reale” e la cosa simulata: questo è il delitto perfetto, secondo Baudrillard. E questo nasce non quando si “discute”, ma quando la cosa virtuale si riferisce a se stessa, non più alla cosa “reale”, quando i dati di un sondaggio si riferiscono ad altri dati d’un sondaggio, e ciò ad libitum. Inizia un qualcosa che, in realtà, non finisce se non quando ha consumato sufficientemente la realtà “corporea”, come un virus, che si placa solo quando la sua “carica virale”, per un motivo qualsiasi, va infine a dissiparsi: per un motivo qualsiasi, ed oggi non è che li si conosca tutti bene questi motivi. Le cose, ad un certo punto, tendono a dissiparsi, buone o cattive che siano, ma non senza prima, però, aver ottenuto, realizzato, fatto quel che potevano per seguire il proprio scopo generatore.

Cosa pensare, poi, dei convinti nel “compl’8”, che, secondo costoro, sarebbe “sanitario”? Che son loro il complotto, quello vero, quello “post moderno”, poiché la modernità ormai ha fatto il suo tempo, col “razionalismo”, il “materialismo”, e cose così, puoi solamente opporti alla Traditio com’era prima, ma, giunti allo “stato moderno”, non puoi andar oltre: per andare oltre, penetrare in un “nuovo” stadio, hai bisogno di qualcos’altro, ed ecco le varie tendenze, tutte verso un falso ritorno, quel falso ritorno segnalato da Jünger illo tempore. Per entrare in uno stadio successivo puoi, comunque sempre usare la tecnica, non è che il passato moderno venga eliminato, ma invece focalizzato ad altro scopo.     

 

 

 

@i

 

 

 

 

 

 


 

 

6 commenti:

  1. Adesso sappiamo chi comanda: chi gestisce l’emergenza - in parte anche “stato di eccezione” schmittiano -: per tornare al vecchio post, cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/01/lo-stato-di-eccezione-globale-c-schmitt.html

    E chi gestisce l’emergenza? La parte centrale, la più importante, delle burcrazie “nazionali” **più** - ed ecco la differenza - l’intervento, anche diretto, delle burcrazie “**sovra** nazionali” ...





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    1. Cf.
      https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/03/tutto-sommato-2009.html





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  2. Anche cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2016/11/il-bignamino-della-storia.html





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  3. Sui disastri del neonazionalismo, un vecchio post, cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2016/09/europa-neo-nazionalistica-e-prima.html

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  4. Sullo stato di emergenza globale, nel quale già si vedeva che ci si sarebbe poi entrati, anche qui un vecchio post: cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2016/03/lo-stato-di-emergenza-virilio-ma-globale.html





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  5. Il “comando accettato” (detto in termini di teoria dell’ipnosi), “Seth è il ‘Re’”.
    Una volta datolo, tutto va “perla” (quella “ypsilon”) sua strada, cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/01/il-grande-cosiddetto-reset-davvero.html






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