venerdì 25 dicembre 2020

In relazione alla recente “MAGNA CONJUNCTIO” (Albumasar), un’osservazione (tra l’altro, c’era Federico II di Svevia quando ci fu il precedente, **1226**)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In relazione alla recente Magna Conjunctio (Albumasar), un’osservazione (tra l’altro, c’era Federico II di Svevia quando ci fu la precedente, 1226), vi è un passo interessante di un libro, peraltro, già citato in un post precedente[1]; dopo aver detto che, sotto l’Acquario: “Non conviene curare gli infermi, eccetto coloro che soffrono ai piedi”, G. Bezza, Le Dimore celesti. Segni e simboli dello zodiaco, Xenia Edizioni, Milano 1998,[2] p. 121, così continua: “E’ d’altro canto questo segno connesso con quanto non è appariscente,con ogni cosa che dura nel tempo oltre l’esperienza umana. Per questo non è opportuno presentarsi di fronte al re o al giudice, ma conviene darsi ai colloqui con i chierici e i prelati, con gli abati, vescovi ed ogni religioso che ha una particolare autorità. Non è inoltre estraneo agli Ebrei, che hanno Saturno come pianeta significante la loro fede [tra l’altro, secondo Albumasar[3] (Abū Maʿšar), ogni religione sarebbe nata signata da una Magna Conjunctio fra Giove – pianeta “religioso” (non della “mistica”, non dell’aspetto “soteriologico” e “sapienziale”, ma della religio come fenomeno sociale – ed un altro pianeta], secondo Abū Maʿšar e tra i segni l’Acquario secondo Ibn Ezra[4]”, ivi, pp. 121-212, corsivi miei, miei commenti fra parentesi quadre.

Si legge poi: “Abraham Bar Hiyya[5] afferma che, benché non vi sia un segno che abbia  sua tutela Israele [diversamente da quel che ne pensava il già citato Ibn Ezra], la grande congiunzione che significò il regno d’Israele fu l’ingresso di Saturno e Giove in Acquario, nell’anno 2365 dalla creazione del mondo”, ivi, p. 212, corsivi miei. E cioè la stessa Magna Conjunctio che si è verificata dal 20 al 24 c.a., questo stesso mese, che, poi, è – precisamente – “l’ingresso” nell’ Acquario, in termini astrologici. In tutto ciò, in altri termini, si deve veder di più che un mero “fatto” astrale, interpretabile come “tensione astrale” che, come accade sesso, eventualmente può dar luogo a vari fenomeni, come terremoti o sommovimenti sociali: vi è qualcosa in più, e, in altre parole, qui dobbiamo vedere il “seme”, il “germe” non certo del “regno d’Israele” storico, quanto della “ricostruzione” del Terzo Tempio, ricostruzione che non sarà la versione “filologicamente corretta”, la “copia”, del Secondo Tempio: l’ho detto a sfinimento e lo ripeto ancora, ma che sarà la ripresa del culto che vi era nel Tempio per la semplice ragione che ciò significa che “Cristo non è mai venuto ‘nella carne””, e “l’anticristo” – quello vero, non “Gengis Khan redivivo” (ed anche questo l’ho detto e ripetuto alla noia …) – è “colui che nega che ‘Cristo è venuto “nella carne”’”.

Veniamo alla data “dalla creazione del mondo”.

Vi son tre computi, a tal proposito: quello bizantino, quello di Eusebio di Cesarea e quello ebraico. Poiché l’autore citato da Bezza – Abraham Ibn Hiyya – era ebreo, probabilmente si tratta del computo “dalla creazione del mondo”, ma quello ebraico, che inizia o il 29 marzo o il 22 settembre del 3760 a.C. Il che darebbe la data del 1395 a.C. Come che sia, il significato è più importante del computo.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 


 

 

 




[2] Essendo pubblicato a Milano, ecco uno sfizioso link, un “Dizionario Milanese italiano”, cf.

https://ia600207.us.archive.org/6/items/vocabolariomila05chergoog/vocabolariomila05chergoog.pdf.

[3] Visto che l’anno prossimo sarà l’anno “dantesco”, vi è un articolo Treccani sulla relazione fra, per l’appunto, Albumasar e Dante, cf.  

https://treccani.it/enciclopedia/albumasar_(Enciclopedia-Dantesca)/.

[4] Cf.

https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_ibn_%E2%80%9BEzra.

[5] Cf.

https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_bar_Hiyya.

6 commenti:


  1. In G. de Santillana - H. von Dechend, “Il mulino di Amleto”, Adelphi Edizioni, Milano 1983, alla figura 9, si vede lo schema della “Magnae Conjunctiones” di Saturno e Giove, proiettate in un cerchio zodiacale, con dentro la scritta (in latino), “Schema magnarum Coniuctionum Saturni et Jovis, earumque saltus per octena signa, atque transitus per omnes quatuor Zodiaci triplicitates”; a questa illustrazione, il commento (la didascalia) dei due autori così recita: “In che modo Kronos dà di continuo a Zeus «tutte le misure dell’intera creazione»: ecco come Keplero presenta il Trigono formato dalle Grandi Congiunzioni di Saturno e Giove ogni vent’anni. Lo spostamento di questo Trigono lungo i segni zodiacali suddivideva il grande ciclo della Precessione, fungendo per così dire da verniero [che è il metodo per leggere la parte frazionaria di un cerchio graduato]. Per compiere il giro completo dello zodiaco un angolo del Trigono impiega circa 2400 anni; lo spostamento da un segno di una triplicità elementale al segno successivo del medesimo elemento richiede circa 800 anni”.
    Anche la fig. 22, dallo stesso testo, riparla delle “Magnae Conjunctiones”, e così recita la didascalia: “Un’illustrazione particolareggiata dello spostamento del Trigono delle Grandi Congiunzioni dal 1583 al 1763”, ivi.

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  2. Lleuad Medi - Steve Eaves (geiriau / lyrics)**
    https://www.youtube.com/watch?v=jvEgTDYClOo
    “Leuad Medi” significa: Luna dii settembre, questa splendida Luna che si è vista, con Saturno e Giove in Acquario, significazione ben poternte quest’ultima . . .

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  3. Voglio anche ricordare, pur non sembrando attinente: Armand Amar - “Poem of the atoms” (Rumi) -
    https://www.youtube.com/watch?v=CpF7V69BBvU
    Musica citata in “Uno”, di L. Sangalli . . .






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    1. Allora L. Sangalli, “UNO” (2014), cf.
      https://vimeo.com/196858075


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    2. Anche ID., “Finis Gloriæ Mundi” (2012), cf.
      https://vimeo.com/195198494

      Ho collaborato ai testi in ambedue i filmati.







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  4. Si parla della giovenca rossa (“red heifer”) e del suo valore, dovuto alla sua rarità, in A, COHEN, “Il Talmud”, Edizioni Laterza & Figli, Roma-Bari 2000, p. 225, nota a pie’ pagina, Reprint dell’edizione originale del 1935.



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