Quelle che seguono sono
frasi di 25 anni fa (1995)! Poi
facenti parte della sua riedizione: un libro uscito, in edizione inglese, nel 2002, in quella italiana nel 2005, cioè quindici anni fa ormai.
Dunque alcune cose
vanno corrette: il punto è che non si attende una “replica” del nazismo, ma
invece: quelle forze che stavano dietro
il nazismo, ritrovano una diversa
presentazione, non più la replica di
Hitler (tipo “Lui è tornato”, il film), ma uno “Hitler hippie”; sì, vi era
questa tendenza nel nazismo.
Ricordiamo il culto
della natura.
E ricordiamoci che
Hitler era astemio e vegetariano: la prima cosa – astemio –
era necessaria perché era una sorta di medium.
Anche lo stesso Evola ammise che c’era la possibilità che Hitler fosse come un
medium, di un tipo, però, molto
particolare, ma che fosse tale comunque.
Ma veniamo a questo
passo.
Va precisato che
l’autore citato è specializzato nella ricerca dei nazisti rifugiatisi nel Sud
America, e narra delle sue, davvero fortunose, vicende nel corso delle sue
ricerche in Cile, il Cile della fine
degli anni Settanta … Occorre inoltre precisare che proprio la prima metà degli anni Novanta del
secolo scorso furono gli anni nei quali s’iniziò a parlare di questi temi in
maniera molto più diffusa, ma questo dimostra solo che “certe cose” hanno
radici profonde … un tal “piano” comincia proprio a prendere forma
specifica con la seconda metà degli stessi anni, per mezzo di un “cambiamento
di livello”, cioè quando decisero – tali forze, tali gruppi – di uscire dalla
“clandestinità” dei piccoli gruppi, delle conventicole – ch’erano proprie di
quel tempo –, gruppi che “guardavano la fiamma” salvaguardando i “semi” e il
retaggio ricevuto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Lo scopo era l’uscire
dalla clandestinità per poter presentare una forma, per l’appunto, “presentabile”
(non solo: recepibile da parte del cosiddetto “grande pubblico”), di un qualcosa
le cui radici la gente comune – né
la stragrande maggioranza dei politicanti o del “ceto colto” (comunque denotato) – è in grado di poter
vedere.
Da tal punto di vista, quel che “si diceva”,
in quel tempo, è, dunque, tutto vero,
solo che ha preso delle forme ben diverse:
chi si attendeva la mera ripetizione
di forme passate è risultato deluso. Dopo di ciò, pian piano si è avuta una crescente
“emersione” di “certe” tematiche,
a livello di “opinione pubblica” cosiddetta.
Lo scopo? Lo scopo è
abbattere la globalizzazione, questo è.
I mezzi? Sfruttarne le
debolezze, della globalizzazione – processo caotico
come pochi e sommamente ingestibile – per poter poi spingere il
mondo nella direzione che stiamo esperendo[1].
Ed epidemie varie non possono che favorire una tale direzione. Che, poi, anche
costoro siano usati è ovvio, e neanche costoro sono in grado di potere vedere …
Ma questo è un altro discorso.
Veniamo al passo in
questione: sono le conclusioni del libro, prima del resoconto della
disavventura vissuta dall’autore in Cile, che, per sua grandissima fortuna, si sarebbe risolta bene.
“Se dopo tutto quanto si è
detto nelle pagine precedenti ancora si dubita che Hitler fosse il leader di un
culto (e che il Partito nazista fosse
un culto [e non si vede grossa
comprensione di tutto ciò, ancor oggi,
e chiaramente il Partito nazionalsocialista era il culto dell’individualità di Hitler il quale – a sua volta – era al centro del vero
culto, nel senso quasi di “setta”, come s’intende tal termine di “culto” in inglese]), probabilmente
è perché ha avuto tanto più successo di
tutti gli altri. Più acuto, più pragmatico e più carismatico della maggior
parte di leader occulti [vero, e qui
si chiarisce che l’autore citato intende
per “culto” quasi una setta “occultistica”], arrivò al
momento giusto in una Germania che soffriva
l’umiliazione della sconfitta nella Prima guerra mondiale, che
pativa una grave crisi economica e
che vedeva i paesi confinanti annettersi i suoi territori. La sensazione di subire un assedio, che così spesso prelude all’adozione di un culto
[ma guarda un po’, ma guarda …], era già ben viva prima che Hitler entrasse
in scena e promettesse il paradiso sulla Terra a coloro che erano disposti a morire per la causa. Alla resa dei conti, le uniche milizie di cui si fidava (in
particolare dopo l’attentato del
1944) erano le nere ss di Himmler [cioè i veri “aderenti”
al culto], l’ ordine scelto ideato su un modello esclusivamente pagano – oltre che
anticristiano e antiebraico –, una casta sacerdotale [o parodia di essa …] che a Wewelsburg, una sorta di Camelot
nietzschiana, doveva ricevere il Santo
Graal ariano”,
P. Levenda, Satana e la svastica, Oscar Mondadori, Milano 2005, p. 322, corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre[i].
Ma questo per il passato: l’incomprensione
del “culto”, in realtà, ha segnato,
tuttavia, tutte le vicende post Secondo conflitto mondiale,
veniamo a quanto scriveva Levenda, e si ricorda che l’originale del libro è di ormai ben venti cinque anni fa
…
“Se l’Occidente perdesse
completamente la fiducia nei suoi rappresentanti [frasi di venticinque anni fa eh, tra l’altro non è necessario che perda fiducia “completamente”, vi è una soglia al di sotto della quale la fiducia sociale
non può sostenere la società stessa, per cui basta si raggiunga la soglia minima
e si vada appena un pochettino al di sotto e la reazione si potrà
porre in moto facilitata da un catalizzatore], nei suoi organi politici
e giudiziari [lo spettro dell’ “anomia”],
ecco che questa patetica manciata di
culti sparsi sul territorio
darebbe vita a un nuovo Messia [stavolta non
“occulto”, come invece fu per il “caso
Hitler” … chi ha orecchie per intendere, intenda] e gli americani [ma è vero dovunque in Occidente, questo va detto, e potenzialmente
in tutto il mondo, a giudicare dal
successo dei capi politici “neonazionalisti”]
– molti dei quali non credono nemmeno che l’Olocausto sia avvenuto, anche se
sanno che cos’è [dati recenti, del 30 gennaio di quest’anno, dimostrano che gli italiani che non credono che l’Olocausto
sia mai avvenuto (pur anch’essi “sapendo cos’è”) in 15 anni, dal 2004 al 2019,
quand’è stato fatto il sondaggio (l’anno scorso), son cresciuti sette volte, passando dal 2,7 al 15,6] – abbraccerebbero un leader di culto di cui non si è mai visto l’eguale
[qui Levenda, pur non rendendosi davvero conto della portata di
quel che dice, ha un’ intuizione notevole,
forse per le sue lunghe ricerche su “certi”
gruppi: una sola cosa va, però, corretta, che, cioè, non si può trattare, né si tratterà, d’una “riedizione” di Hitler,
e i vari “gruppi” che credono alla mera “riedizione”, o alla “vendetta”,
stanno, in realtà, lavorando per “qualcos’altro”,
ed è questo qualcos’altro che sta cercando di “dare vita (si noti questo termine)”
ad un “leader di culto di cui non s’è mai
visto l’eguale”, leader di “culto” che, però, come Hitler, avrà un ruolo pubblico, e cioè non dirà mai apertamente le sue intenzioni,
come Hitler, ma presenterà, di nuovo come Hitler,
un volto pubblico “accettabile”]. Il panico millenarista
di fine secolo [ridiamo di esso,
oggi, perché era solo un prodromo] farà nascere culti
apocalittici [questo c’è stato, ma molto
meno di quanto sospettabile] che prometteranno la salvezza a spese del
resto dell’umanità [questo è venuto,
sì, ma non come “culto ‘apocalittico’” ma come dottrina (pseudo) politica, cioè neonazionalista,
il vero problema sarà proporre la salvezza “come
tutta l’umanità”, deduzione: il pericolo dev’essere “globale” …]: un processo di autoselezione che comprenderà eletti e non eletti [ma per fare
questo la “razza” sarà sufficiente??, non
credo]. Gli odi razziali saranno manipolati e sfruttati da tutti i contendenti
[questo è successo, e succede ancora], perché sarà più facile
discriminare sulla base di caratteristiche oggettive, come il colore della
pelle, che sulla base di valutazioni filosofiche, politiche o religiose [che c’abbiano
tentato e ci tentino, è chiaro, che,
però, sia così è un errore:
il gran cambiamento è stato il lasciare il terreno strettamente razziale
per giungere a quello “culturale”, lato sensu inteso: questo “certe” forze
hanno attuato, senza essere viste né capite
dai “globalisti”]. […] Segni e
premonizioni diranno della venuta di un Uomo Nuovo, un Messia al quale si dovrà
obbedire per evitare un’imponente
distruzione [ecco la chiave di volta: “per evitare un’imponente distruzione”, questo è il punto vero]. E
la gente – confusa, amareggiata, arrabbiata, impaurita [si noti che l’ iter è stato esattamente questo: 1)
confusione, 2) amarezza da delusione per
la globalizzazione, 3) rabbia, la fase post 2010, 3) ed ora: la paura, anche grazie a certe concomitanze naturali, il virus] – piegherà la testa e accetterà l’inevitabile
[questa è la reazione la più probabile possibile: basti vedere il consenso
del quale godono politicanti
neonazionalisti mediocrissimi]. Rinuncerà a essere libera per sempre per sentirsi protetta nell’immediato [basti
vedere le recentissime vicende sul virus: è una reazione normale, prevedibile: bisogna vedere chi
la usa, chi la piega per i propri interessi, e quali siano tali “interessi”
…]. E l’inferno, ancora una volta, sarà colmo di gioia segreta”,
ivi, pp. 322-323, corsivi miei, mie
osservazioni fra parentesi quadre. E non
sarà, per niente, la “copia” di Adolf Hitler: di questo possiamo
star certi.
Andrea A.
Ianniello
[i]
“Chi interpreta il nazionalsocialismo solo
come un movimento politico non ne sa
praticamente nulla. E’ più che una religione: è la determinazione a creare un uomo nuovo. Adolf Hitler”, in P. Levenda,
Satana e la svastica, cit., p. 299,
maiuscoletto in originale, corsivi miei. La fonte della frase di Hitler è: J. C. Fest. Hitler, Rizzoli editore, Milano 1974 ed edizioni seguenti.
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