martedì 3 marzo 2020

La fine della globalizzazione
























Hitler aveva tratti che – oggi – noi diremmo di tipo “new age”, è un fatto questo, non lo dico io. Era vegetariano ed astemio, ed amava la natura e gli animali. Di certo più della maggior parte degli uomini li amava.
Tutti i profughi potenzialmente venienti in Europina non potranno esser messi da nessuna parte: i “sovranisti” faran casini e gli ottusi “globalismi” sogneranno di stare in un mondo che non c’è già più.
Come si è detto, in tempi non sospetti, il Nwo è finito: cf.

Matematico – ed anche questo è stato detto– che la “soluzione” sarà un ulteriore procedere nella direzione della malattia sociale che fa imploder il mondo … In quanto le strutture del mondo globalizzate son sotto stress, i voli aerei, il turismo, ecc. ecc., insomma quel mondo di “turisti e terroristi”[1] sta prendendo una legnata epocale, il famoso “cigno nero” che qualcuno tanto evocava è giunto, cioè l’imprevisto che scompagina i calcoli e le previsioni fatte solo in base a ciò che c’era nel recente passato, estrapolando tendenze in atto ma con zero consapevolezza di fattori non previsti che possano scompaginare le proiezioni stesse.


La fine dell’epoca di “turisti e terroristi” è anche la fine dell’ homo secularis (R. Calasso[2]). Ma non si “tornerà alla religioni”, come tanti ottusi pensavano. Quindi? Quindi “altro” … chi ha orecchie per intendere, intenda.

Volevo solo togliermi qualche “sassolino dalla scarpa”, come suol dirsi … In realtà, non siamo in presenza di un puro “cigno nero”, di un evento del tutto imprevedibile, tipo un asteroide, non di quelli sempre evocati e mai caduti e che rientrano nel genere cosiddetto “catastrofico”, genere che ha un ruolo, invece, più o meno “securizzante”, ma è un cigno “grigio”, e cioè si sapeva sarebbe venuto – poiché la globalizzazione è strutturalmente fragile, in quanto tale, se ne facciano una ragione – ma non si sarebbe potuto prevedere la forma che tale crisi dei fattori strutturali, costitutivi, fondanti, organizzanti, costruenti quel che si è convenuto chiamare “globalizzazione” avrebbe potuto prendere. Quest’è tutto. I contrari alla globalizzazione, come me, ma non nazionalisti – siamo due gatti – se lo son sempre atteso un momento del genere. Che quindi è giunto, nelle forme meno attese, ma questo – la forma, non la sostanza – era l’aspetto imprevedibile, cioè non che sarebbe venuto ma che forma, che aspetto avrebbe rivestito: per questo parlo di cigno grigio, nero bianco. Per quanto son sempre stato contro la globalizzazione, che ha preso forza dopo la cosiddetta “fine del comunismo”, non ho niente a che spartire con i “sovranisti” che, anzi, non possono che peggiorare la situazione nel qual mentre si pretendono “soluzione” ad essa: ne son la dis-soluzione, l’anti-soluzione, il contrario della soluzione. Né alcunché ho a che partire con i no Euro di nuovo conio, pur essendo sempre stato contro l’Euro, ed ho posto in rete i vecchi scritti contro l’Euro. Infatti, si può esser contro qualcosa da punto di vista molto differenti.  
Personalmente non o mai fatto proprio quel detto che recita: il nemico del mio nemico è mio amico, perché è un detto dell’epoca di prima della globalizzazione, che non può misurare in modo adeguato il cambiamento avvenuto, cambiamento che ha confuso le acque, ha confuso la distinzione stessa di “amico” e “nemico”, e cioè ha alterato – irreversibilmente – la “categoria del politico” (C. Schmitt) in quanto tale.
La realtà è che la fragilità della globalizzazione era sotto gli occhi di tutti. Non si è rivelata perché ha goduto di un lungo periodo di bonaccia. Questo non toglie che la cosiddetta “soluzione” sarà l’ andare ancor più sulla via dell’iper tecnologismo[3], che è il tallone d’Achille della globalizzazione stessa.
E si giungerà – che gli auto nominati “sacerdoti” del neoliberismo e della globalizzazione se ne facciano una ragione – al punto in cui si dovranno dare i soldi direttamente alla “gente”, con sistemi digitali, ed ognuno sarà inevitabilmente schedato – ma per favore: non uscitevene con la Stasi!, né colla Gestapo eh!, son fenomeni diversi, non è detto che chi ti “scheda” lo faccia per le stesse ragioni …  – quindi si va verso quel “certo” quadro …
Ed anche di questo se n’è qui parlato, come di una “dystopia”[4]  cosiddetta …








Andrea A. Ianniello
























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