domenica 9 febbraio 2020

“[COSIDDETTE] SUPERSTIZIONI dei ‘chinesi’”






















“Superstizioni ‘chinesi’ (un tempo si diceva China e non Cina)”.
Donde l’inchiostro “di china”, dov’è rimasta la vecchia forma.
In realtà, vi è qualcosa da meditarsi. E, proprio per questo motivo, si condivide qui questo passo, questo brano.

“Le anime dei suicidi, degli annegati e di chi è morto per infortunio possono sfuggire alla loro infelice esistenza futura solo trovando delle sostitute [tenacissima credenza “animistica” del popolo cinese]. L’anima dell’annegato resterà un dèmone dell’acqua fino a quando non attirerà qualcun altro facendolo annegare. Questo prenderà il suo posto permettendole di lasciare la sua prigione acquatica per proseguire il ciclo della trasmigrazione. Lo stesso accadrà per i suicidi e per i morti in incidenti stradali. Secondo i Cinesi, la veridicità di questi concetti è dimostrata dal fatto che gl’incidenti si verificano sempre nello stesso luogo e che un suicidio ne provoca sempre un altro [anche questa è una credenza fortissima in Cina, fortissima]. I morti per ingiustizie, coloro che sono stati assassinati, ecc., possono, al contrario, ottenere dal cielo [si noti: ci voleva la maiuscola qui per far capir meglio di cosa si tratta] l’opportunità di vendicarsi [significativa differenza con l’altra categoria] per mettere fine alla loro condizione di dèmoni. Essi diventano, così, agenti della giustizia e della retribuzione divina [importante]. Per ricordare un solo esempio, i 360 dèmoni delle epidemie furono, in origine, soltanto illustri letterati uccisi ingiustamente dalle magie del Maestro Celeste, capo dei Taoisti. Per vendicare questo torto e rendere difficile la vita ai sacerdoti, furono investiti del ruolo di dèi-dèmoni delle pestilenze. La Provvidenza dispone di tutta un’amministrazione divina [la famosa questione che i cinesi avrebbero “burocratizzato” l’aldilà e quindi gli studiosi si chiedono se l’aldiquà come modello abbia l’aldilà o viceversa, quando il punto vero è che i due piani si corrispondono, hanno corrispondenza: è il legame la cosa che conta davvero] per applicare le leggi della retribuzione. Il dio del T’aichan [traslitterazione “alla francese” del Monte Taishan, “il ‘dio’ del Monte Taishan”] è il Gran Vicario della Provvidenza sulla terra. Da lui dipendono i tribunali dei morti e gl’Inferi, dove le anime sono giudicate e scontano i peccati prima di reincarnarsi. Il dio del T’aichan è aiutato dagli dèi-amministratori regionali: gli dèi della Città (Tch’eng-houang [idem, traslitterazione “alla francese”, tali “dèi” ricordano sia i “geni” del mondo antico occidentale che gli “angeli” dei luoghi e delle “nazioni” delle credenze basate sul Talmud, meglio: delle credenze giudaiche e semitiche una parte delle quali è stata accolta nel Talmud]) per ogni città, gli dèi del suolo (T’ou-ti [traslitterazione alla francese]) per le circoscrizioni minori; insomma, viene ricalcatolo schema dell’amministrazione civile dell’Impero. L’amministrazione ha al proprio servizio delle anime-dèmoni adibite agli uffici più ingrati: sbirri, delatori, carnefici, i cui terrificanti ritratti popolano i templi del dio del T’aichan e degli dèi delle Città, intimando ai fedeli di fare il bene. A questi dèmoni si dà il titolo di «generali» (tsiang-kiun [sempre alla francese]), immaginandoli a capo di legioni di soldati-dèmoni che hanno il compito di combattere le innumerevoli pestilenze che flagellano la terra”[[1]].









Andrea A. Ianniello








[1] AA.VV., Geni, angeli e demoni. Egitto – Babilonia – Israele – Islam – Popoli Altaici – India – Birmania, Sud-Est Asiatico – Tibet – Cina -, Edizioni Mediterranee, Roma 1994, pp. 343-344, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre. Si noti il numero 360 = 36 x 10. E 36 è “il culmine dello yin”, cf. I Trentasei Stratagemmi, Guida editore, Napoli 1990, p. 39. E il “Culmine” = il più forte, l’ “acme” (non l’acne …), il punto di maggiore forza, di maggiore potenza di un qualcosa qualsiasi.













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