“Superstizioni ‘chinesi’
(un tempo si diceva China e non Cina)”.
Donde l’inchiostro “di
china”, dov’è rimasta la vecchia forma.
In realtà, vi è
qualcosa da meditarsi. E, proprio per questo motivo, si condivide qui questo
passo, questo brano.
“Le anime dei suicidi,
degli annegati e di chi è morto per infortunio possono sfuggire alla loro
infelice esistenza futura solo trovando delle sostitute [tenacissima credenza “animistica” del popolo cinese]. L’anima dell’annegato
resterà un dèmone dell’acqua fino a quando non attirerà qualcun altro facendolo
annegare. Questo prenderà il suo posto permettendole di lasciare la sua
prigione acquatica per proseguire il ciclo della trasmigrazione. Lo stesso
accadrà per i suicidi e per i morti in incidenti stradali. Secondo i Cinesi, la
veridicità di questi concetti è dimostrata dal fatto che gl’incidenti si
verificano sempre nello stesso luogo e che un suicidio ne provoca sempre un
altro [anche questa è una credenza fortissima in Cina, fortissima]. I morti per
ingiustizie, coloro che sono stati assassinati, ecc., possono, al contrario, ottenere
dal cielo [si noti: ci voleva la maiuscola qui per far capir meglio di cosa si
tratta] l’opportunità di vendicarsi [significativa differenza con l’altra
categoria] per mettere fine alla loro condizione di dèmoni. Essi diventano,
così, agenti della giustizia e della retribuzione divina [importante]. Per ricordare
un solo esempio, i 360 dèmoni delle epidemie furono, in origine, soltanto
illustri letterati uccisi ingiustamente dalle magie del Maestro Celeste, capo
dei Taoisti. Per vendicare questo torto e rendere difficile la vita ai
sacerdoti, furono investiti del ruolo di dèi-dèmoni delle pestilenze. La
Provvidenza dispone di tutta un’amministrazione divina [la famosa questione che
i cinesi avrebbero “burocratizzato” l’aldilà e quindi gli studiosi si chiedono
se l’aldiquà come modello abbia l’aldilà o viceversa, quando il punto vero è
che i due piani si corrispondono, hanno corrispondenza: è il legame la cosa che
conta davvero] per applicare le leggi della retribuzione. Il dio del T’aichan [traslitterazione “alla
francese” del Monte Taishan, “il ‘dio’
del Monte Taishan”] è il Gran Vicario della Provvidenza sulla terra. Da lui
dipendono i tribunali dei morti e gl’Inferi, dove le anime sono giudicate e
scontano i peccati prima di reincarnarsi. Il dio del T’aichan è aiutato dagli dèi-amministratori regionali: gli dèi
della Città (Tch’eng-houang [idem, traslitterazione “alla francese”,
tali “dèi” ricordano sia i “geni” del mondo antico occidentale che gli “angeli”
dei luoghi e delle “nazioni” delle credenze basate sul Talmud, meglio: delle credenze
giudaiche e semitiche una parte
delle quali è stata accolta nel Talmud])
per ogni città, gli dèi del suolo (T’ou-ti
[traslitterazione alla francese])
per le circoscrizioni minori; insomma, viene ricalcatolo schema dell’amministrazione
civile dell’Impero. L’amministrazione ha al proprio servizio delle anime-dèmoni
adibite agli uffici più ingrati: sbirri, delatori, carnefici, i cui
terrificanti ritratti popolano i templi del dio del T’aichan e degli dèi delle Città, intimando ai fedeli di fare il
bene. A questi dèmoni si dà il titolo di «generali» (tsiang-kiun [sempre alla
francese]), immaginandoli a capo di legioni di soldati-dèmoni che hanno il
compito di combattere le innumerevoli pestilenze che flagellano la terra”[[1]].
Andrea A. Ianniello
[1] AA.VV., Geni, angeli e demoni. Egitto – Babilonia –
Israele – Islam – Popoli Altaici – India – Birmania, Sud-Est Asiatico – Tibet –
Cina -, Edizioni Mediterranee, Roma 1994,
pp. 343-344, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre. Si noti
il numero 360 = 36 x 10. E 36 è “il culmine dello yin”, cf. I
Trentasei Stratagemmi, Guida editore, Napoli 1990, p. 39. E il “Culmine” = il più forte, l’ “acme”
(non l’acne …), il punto di
maggiore forza, di maggiore potenza di un qualcosa qualsiasi.
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