domenica 1 dicembre 2019

Con quest’ultimo post credo … (Comunicazione di servizio)






















Questo post ultimo ([1]) credo sia l’ultimo dei post lunghi per quest’anno, per il resto del mese o niente o post di “piccolo cabotaggio”; simile andamento per il mese prossimo, salvo la situazione del mondo acceleri, cosa di cui non c’è alcun bisogno: questo mondo andando per la sua strada discensiva senz’alcun bisogno di “aiuti” o “interventi” di alcun genere … Nondimeno, se dovesse accadere, ci si sentirà …
Chiaro che un tal “intervento” sarebbe solo finalizzato non certo a far andare o istradare il modo su di un cammino **sul quale già sta**, ma in direzione di una “precipitazione” della situazione: solo questo potrebbe darsi.




Blog **dedicato a** “Federigo II Hohen Staufen” (ed altri temi)



















[1] Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/12/le-societa-target.html


[Aggiunta del 02/12/2019] I “cagot” dei quali si parla in questo link (postato qui sopra ieri) son ricollegati al cosiddetto “carnabal”, sul quale cf.
Tornando alla questione dei cosiddetti “UFO’s”, è interessante questo passo: “La ‘mitologia’ extraterrestre non è estranea al mistero più generale di Rennes, come ha acutamente osservato Jean Robin. Del resto la credenza negli UFO, da parte degli abitanti del luogo, è molto radicata, per quanto in passato si attribuissero ad altre cause le misteriose a’apparizioni extraterrestri’. Poco lontano da Rennes, nella chiesetta di Limoux, è sepolto l’abate Montfauçon de Villars, nativo del Razès ed assassinato in circostanze misteriose nel 1675. Era stato l’autore di un piccolo trattato in chiave satirica intitolato: Il Conte de Ganalis, ovvero conversazioni sulle scienze secrete, stampato a Parigi da Barbin nel 1670. Si dice che de Villars sia stato ucciso dai Rosacroce, perché ne avrebbe rivelato i segreti, dopo esser stato iniziato ai misteri della confraternita, in alcune pagine del volumetto, il Conte di Gabalis sostiene che ‘il famoso cabalista Zedechia, durante il regno del vostro Pipino, si era prefisso di convincere la gente che gli elementi son abitati da tutti quei popoli dei quali vi ho descritto la natura. L’espediente che escogitò fu di consigliare ai Silfi [“elementali” – o “elementari” (spiriti) – dell’elemento Aër] di mostrarsi a tutti nell’aere. Essi lo fecero con magnificenza, si vedevano nell’aria queste meravigliose creature in forma umana, schierate a battaglia, che marciavano di buon ordine, o reggendo le armi … oppure su navi aeree di una mirabile struttura, la cui flotta volante navigava secondo gli zefiri … Il popolo credette subito che fossero stregoni che si erano impossessati dell’aria per suscitare tempeste e far grandinare sulle messi. I sapienti, i teologi e i giureconsulti, furono ben presto della stessa opinione; lo credettero anche gli Imperatori, tanto che il saggio Carlo Magno, e dopo di lui Luigi il Buono, comminarono grandi pene a questi pretesi tiranni dell’aria …  I Silfi … per disperdere la cattiva opinione che si aveva della loro flotta innocente, risolsero di rapire uomini da ogni parte, per mostrare le loro belle donne, la loro repubblica e il loro governo, e poi di rimetterli a terra in vari luoghi del mondo. Fecero ciò che avevano progettato. La gente che vedeva scendere questi uomini … preoccupati che fossero stregoni …. Trascinavano quegli innocenti al supplizio … Avvenne che un giorno, tra gli altri, a Lione si videro scendere dalle navi aeree tre uomini e una donna …’. Sarà una coincidenza ma l’abate de Villars fu assassinato proprio vicino a Lione. Comunque sia è interessante notare come in un libro scritto più di tre secoli orsono, si parli di navi volanti, di rapimenti, d’incontri ‘ravvicinati’, con una terminologia diversa, ma simile nella sostanza a quella usata dalla stampa moderna specializzata in ufologia. […] Del resto, che Rennes sia sede di ripetuti, strani, ‘fenomeni’ ce lo ricorda un esoterista come Guénon, in una lettera scritta ad un amico [e datata 22 maggio 1932] dopo un breve soggiorno nel paesino del Razès”, M. Bizzarri – F. Scurria, Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes Le Château, Edizioni Mediterranee, Roma 1996, pp. 65-67, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre. Lo scritto di Montfaucon de Villars fu fatto pubblicare in Italia da don Raimondo Di Sangro, significativo notarlo, il passo di de Villars citato dagli autori appena riportati è tratto dalla seguente edizione: N. H. Montafaucon de Villars – G. F. Borri, Il Conte di Gabalì, ragionamenti sulle scienze segrete, commenti a cura di C. Miccinelli e C. Animato, ECIG, Genova 1985. Quest’ultima è, con Prefazione aggiunta, la ristampa del testo fatto pubblicare dal Principe di Sansevero, e che tanti problemi arrecò a quest’ultimo (cf. A. E. Piedimonte, Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, con un saggio di F. Höbel su “La Massoneria nel Regno di Napoli nel Settecento”, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2010, p. 21). Ma questo conferma che qui siamo in presenza di un “qualcosa” dove “il tema del Graal s’intreccia e si ricongiunge con un certo Ermetismo deviato”, M. Bizzarri – F. Scurria, Sulle tracce del Graal, cit., p. 228, corsivi in originale. “Il ‘Graal? Di cui è questione a Rennes, infatti, ha poco o nulla a che vedere con quella ‘presenza celeste’ di cui parla la Tradizione esoterica. Il simbolismo della chiesa di S. Maria Maddalena adombra ben altri ‘Misteri’ e rinvia ad oscure tradizioni, appannaggio del filone magico ed occultistico della controiniziazione”, ivi, p. 229, corsivi miei. Non può esservi dubbio, a questo punto, sulla centralità del simbolismo invertito nel cupo “affaire” (affetto da molti “depistaggi”) di Rennes Le Château. Un esempio è questo passo, l’antefatto del quale è la colonna visigotica rovesciata sulla quale vien posta da B. Saunière una statua tutta bianca della Madonna, che non è tale secondo gli autori citati, che formulano questa tutt’altro che peregrina ipotesi: “Se – come abbiamo ipotizzato – la figura sul pilastro è la Grande Madre Bianca dei Celti, l’Iside degli Egiziani, la Diana degli Sciti – il suo tempio non poteva, allora, essere circoscritto da muri, di cui ‘la Dea aveva orrore’. Può esserci un recinto sacro, ma in sostanza deve riprodurre le caratteristiche del luogo di culto della Dea, la radura nel bosco, l’acqua, la grotta. Di fronte all’inquietante statua bianca della dea si staglia contro il cielo l’immagine del Figlio di Dio visto, ucciso dagli uomini per aver affermato la propria origine divina, quindi non il ‘presunto mago’ di certuni occultisti o ‘l’iniziato’ dei Vangeli gnostici, bensì lo sconosciuto Gesù di Nazareth, il figlio di un falegname. Quale umiliate punizione riservata dalla Grande Dea a questo novello Prometeo, osannato da milioni di persone cieche e folli! Gli viene riservata non la Morte – per non permetterne la sopravvivenza tra le ombre – e neanche la Vita (sacrificata dal Messia per la Liberazione degli uomini), ma lo si fissa al centro della Croce celtica, laddove non vi è più ‘né Tempo né Mutazione’. E’ certo un concetto difficile d’afferrare per noi uomini del XX secolo, ma largamente diffuso nei circoli magici ed occultistici che erano venuti in rapporto con Saunière. Presso costoro, già da molto tempo, circolavano copie, più o meno spurie, di un tenebroso testo, d’origine sumera, alcuni elementi del quale avrebbero ispirato il Necronomicon, o Libro dei Nomi Morti, riportato in auge dai racconti di H. P. Lovecraft e frutto […] di una manipolazione letteraria. […] Possediamo due versioni derivate dall’originale (e successivamente ascritte nella genealogia del Necronomicon), alquanto corrotte, dubbie […]. La prima venne redatta a Damasco nel 730 d.C., circa, dall’arabo Abdul Al.Hazred – pervenuta per vie misteriose nella mani del famigerato mago inglese John Dee. Un’altra, anonima, pubblicata a Venezia agli inizi del Cinquecento, pressoché in concomitanza con l’edizione del Libro di Abramelin il Mago. La ‘ricomparsa’ di questi testi determinò la riproposizione dei ‘culti lunari’ nel Mediterraneo, il recupero tutto rinascimentale della figura di Asmodeo, ed influenzò prepotentemente la Magia al punto tale da esser utilizzato d’Aleister Crowley nella strutturazione dell’Ordo Templi Orientis. La tradizione sabeana (ampiamente valorizzata dai racconti del già ricordato Lovecraft) parla degli Antichi, Dei e Signori della terra in tempi immemorabili che, avendo voluto sfidare i ‘Sovrani Primigeni’, furono sconfitti e scacciati dalla ‘Terra di sotto’: ‘[…]. Gli Antichi ora dimorano non negli Spazi noti agli Uomini, bensì negli Angoli fra Essi …’. Con un incredibile rovesciamento dei ruoli e del simbolismo tradizionale – cui pure Rennes dovrebbe averci abituato – quest’ultima sarebbe, in sostanza, la punizione’ riservata dalla Grande Madre al ‘Dio’ dei cristiani, relegato ‘nell’angolo’, dove ‘non c’è né Tempo, né Mutazione’”, ivi, pp. 128-129, corsivi in originale. Interessante, poi, sia detto solo en passant, il simbolismo negativo della “lepre”, cioè lepus/lebus, donde “Terra di Lavoro”, per esempio. Si può dire, comunque, che, più che nel campo strettamente “alchemico”, siamo invece nel campo del “magismo” deviato, di qualche “evocazione finita male”, come si diceva – non senza ironia – nel post il cui link è riportato qui sopra. Il punto è che gli effetti di tali “evocazioni mal riuscite” – eufemismo – fra i secc. XVIII e XIX li subiamo ancor oggi … Il che, ci porta quindi a riportare un interessante passo relativo ad un’evocazione del Principe di Sansevero, effettuata nei sotterranei del suo palazzo: “E’ proprio lì, nei sotterranei, nel 1755 (dunque nel pieno della bufera scatenata contro di lui), ha luogo il famoso esperimento raccontato dall’Origlia che, presumibilmente, si fece suggestionare o forse volle romanzarlo un po’ raccontando di misteriosi ‘Sali’ (provenienti dalla calcinazione delle ossa umane) che a contatto con una fornace si trasformano per un attimo in una gigantesca figura umana barbuta terrorizzando gli astanti. L’episodio fu spiegato dallo stesso principe con una suggestiva teoria che solo tre secoli dopo avrebbe trovato spazio in campi di ricerca scientifici, ovvero la ‘memoria della forma precedente’ della materia. Tema che, com’è facile immaginare, sarà poi approfondito anche sull’altro versante, quello del paranormale, come ricorderà Buonoconto nel suo bel libro sul principe: ‘… energie latenti che si palesavano, per un attimo illusorio, in presenza di determinati avvenimenti fisici ed atmosferici (dandoci forse una spiegazione razionale – l’unica tentata fino ad oggi – del fenomeno dei fantasmi)”, A. E. Piedimonte, Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, cit., pp. 23-24, corsivi in originale. Insomma, il Principe di Sansevero si dedicava alla magia scienza “sperimentale”, questo è il punto;  e non era per niente il solo, in quel tempo, anche se di lui alcuni han voluto farne una sorta di “negromante”, cosa che non era per niente. Il problema è la pericolosità di tali pratiche, la loro potenziale “incontrollabilità”, soprattutto se, come voleva Guénon, non è che ogni magia scienza “sperimentale” sia malefica, ma può capitare che, soprattutto quando le cose non sono fatte a dovere, e vi si aprono degli “spazi”, delle “altre” forze intervengano nell’ “esperimento”, portandolo ad esiti del tutto non voluti dello “sperimentatore” stesso, ma, ormai (gli esiti), resi del tutto irreversibili. Occorre sempre pensar bene – discuterne i motivi ci porterebbe troppo lontano – alla natura irreversibile di un’ “operazione” od “esperimento” magistico.
Di ogni esperimento magistico.  
(Andrea A. Ianniello)
 













3 commenti:

  1. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/06/frasi-sparse_22.html


    Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/12/le-societa-target.html

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