Si tratta di una vecchia recensione di Guénon su Le Voile d’Isis dell’ottobre 1933, di un testo che che così riassumeva: “La sua [dell’autore, cioè P. de Dienval] tesi è che esiste un certo «segreto monetario» che, secondo lui, sarebbe la vera «pietra filosofale»; questo segreto sarebbe detenuto, contemporaneamente, da due gruppi d’ «iniziati», uno inglese e l’altro ebraico [nelle “narrazioni” seguenti, ancor oggi!, al posto d’ “inglese” – ma constatiamo la “resilienza” di un tale “attribuzione” in “certi” ambienti! – c’è “americano”. mentre la presenza dell’aggettivo “ebraico” si conferma: è un “long seller” …], i quali lotterebbero tra loro per il dominio del mondo, accordandosi occasionalmente contro dei terzi [questo genere di comportamento non è inusuale in “certi” ambienti!]; questo segreto, poi, sarebbe, poi, quello della Massoneria, la quale è solo uno strumento creato dal gruppo inglese per poter assicurarsi l’influenza su tutti i paesi”, R. GUÈNON, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio, Arktos - Oggero Editore, Carmagnola (TO) MCMLXXXXI, p. 89, corsivi e grassetti miei, miei osservazioni fra parentesi quadre.
Di seguito – e quest’osservazione VALE MOLTISSIMO – Guénon notava come tali concezioni “riecheggiassero” quelle dello Hiéron du Val d’Or. Quasi una firma, direi …
Dopo delle altre osservazioni, poi così proseguiva: “Ma lasciamo da parte queste cose e, senz’attardarci a rilevare le numerosissime fantasie pseudo-storiche di cui è pieno questo libro, veniamo all’essenziale: innanzi tutto, l’autore […] non ha la minima nozione di che cosa sia l’iniziazione; e se gli «alti iniziati» (che egli immagina come costituenti un «comitato superiore», senza dubbio alla maniera degli amministratori d’una società finanziaria [constatiamo come quest’errore, IMPERTERRITO, continui ANCOR OGGI]) avessero solo le preoccupazioni da lui indicate [che dunque ci sono, ma superate da delle “altre” preoccupazioni, che NIENTE hanno a che vedere con le “amministrazioni finanziarie”!], sarebbero molto semplicemente gli ultimi dei profani.
In seguito, il preteso «segreto», così come lui lo espone […], è d’una semplicità infantile [NB]; ma, se è così [SE …!], com’è che questo «segreto» riesce ad esser così ben custodito e non è mai stato scoperto, com’è accaduto per tanti altri nelle epoche più diverse? [Non sanno né possono rispondere a tal quesito] Infatti, si tratterebbe solo d’una legge elementare riguardante gli scambî e l’autore ne traccia anche il grafico […].
Siamo ben lontani dal contestare che esista, o sia esistita, una «scienza monetaria» tradizionale, e che questa scienza abbia dei segreti; ma, questi segreti, sebbene non abbiano niente a che vedere con la «pietra filosofale», sono di natura del tutto diversa dalle cose di cui si parla qui; per di più, continuando a ripetere, fino alla nausea, che la moneta è cosa puramente «materiale» e «quantitativa», si finisce proprio col concordare con coloro che si pretenderebbe criticare [ah nessuna novità proprio!, ma È COSÌ – ancor oggi – per la STRAGRANDE maggioranza di tante “critiche” SOPRATTUTTO di quelle “complottistiche” (COSIDDETTE); si PRETENDE di criticare, in effetti], i quali sono, in realtà, i distruttori di questa scienza tradizionale, esattamente come sono i distruttori d’ogni conoscenza avente lo stesso carattere, poiché sono proprio loro ad aver sradicato dallo spirito moderno ogni nozione che va al di là della «materia» e della «quantità» [questo era vero nel 1933, oggi – pur mantenendo lo stesso “punto cieco” – si è presa la VIA dell’ APERTURA “DAL BASSO”]. Costoro, quantunque non siano degli «iniziati» [NB] (poiché dipendono dalla «controiniziazione» [di nuovo: NB, “dipendono” dove ciò vuol dire: “sono legati A” ma NON SONO - “essi stessi” - “LA” contro iniziazione stessa!]), non sono affatto vittime di questo «materialismo» che, al contrario, hanno imposto al mondo moderno per dei fini tutt’altro che «economici» [NB, e vorrei ci si soffermasse su tal passo, davvero fondamentale; chi NON lo comprende – gli piaccia o non, e si legga chi vuole, compreso Guénon – È DESTINATO a seguire “giochi di ombre”]; e, quali che siano gli strumenti di cui si servono a seconda delle circostanze [ma questo vuol dire che gli “strumenti” VARIANO secondo il bisogno del momento!], resta il fatto [il FATTO] che sono un po’ più difficili da identificare di quanto possa esserlo un «comitato» o un «gruppo» qualunque d’Inglesi o di Ebrei … [siamo “AL” punto “DIRIMENTE” …]”, ivi, pp. 90-91, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Cambiato il termine “Inglesi”, tutto ciò si può riproporre – PARI PARI – oggi, e non c’è attestazione del potere – REALE – della “contro I.” NEL e SUL mondo che questa STASI, così LUNGA E, SOPRATTUTTO, costante!
Di seguito, Guénon continuava sulla questione “della moneta”, sia osservando la natura qualitativa dei metalli – e rimandando ad Autorità spirituale e potere temporale, laddove si sosteneva che il controllo sull’aspetto qualitativo della moneta non è “afferente” al “potere temporale” (parlandosi poi dell’ affaire di Filippo il Bello) –, sia poi osservando che il testo (di P. de Dienval, come s’è detto) appartiene al filone “antimassonico” pur non essendone uno dei “peggiori” esempi: “Con questo, però, non vogliamo mettere in dubbio la buona fede di nessuno, poiché sappiamo fin troppo bene quanta gente ci sia che si lascia «menare» senz’averne il minimo sospetto; ma noi siamo convinti che questo libro è un altro di quelli che sono più adatti a confondere le idee, piuttosto che a chiarirle [che avrebbe detto delle voghe successive, ultime, della “nostra” epoca in particolare?; in ogni caso, sembra che certe “voghe” siano in discesa: sono riuscite – ottimamente – a “depistare”, portando qualsiasi protesta – o anche “domanda indiscreta” – su vicoli senza uscita: stan “facendo il loro tempo” come suol dirsi … ma questo si conta tra i peggiori signa possibili, un “SIGNUM FINIS” appunto; difatti, quando si parla sempre di cose note, fasulli spaventapasseri o “cani di paglia”, ciò vuol dire, comunque, che NON vi è unità nel “network NASCOSTO” del “nostro” mondo]; e per noi […] non è possibile esimerci dal constatare che le opere di questo genere, attualmente [nel 1933, cioè …!], si moltiplicano in maniera anormale ed assai inquietante … [Idem quel che s’è osservato prima qui sopra, senza dimenticare il tenebroso affaire di Rennes-le-Chateau che, per cominciare a CAPIRCI DAVVERO qualcosa, ci son voluti anni!].
Comunque sia, la migliore prova che l’autore non ha messo le mani sul «grande arcano» che s’immagina di svelare, è data, molto semplicemente, dal fatto che ha potuto pubblicare il suo volume senza intralci!”, ivi, p. 92, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Andrea A. Ianniello
Ne “Il Regno” (R. Guénon) la polverizzazione **precede** la dissoluzione. Ne ho scritto anche qualcosa in un qualche post. Insomma, tutto quanto detto su questo blog è afferente a questa differenza – di sostanza – che mi pare sia zero capita.
RispondiEliminaDi nuovo, si conferma che “Il Regno” non è stato ben capito.
Vincono sempre le “battaglie del giorno prima” non c’è che dire!
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