venerdì 20 settembre 2024

Frammento 12quadris (“IN NOTA …”), ovvero: 3 NOTE DA …

 

 

 

 

 

 

Vediamo alcune note dal noto scritto del “GRUPPO di UR”[1].

Il ‘mondo dei fantasmi’ o ‘mondo astrale’ non è che quello delle forze profonde, in parte individuali, in parte collettive e super individuali, agenti nell’uomo integralmente considerato. Tali forze, non appena la coscienza sia svincolata dalla sua connessione col cervello, si proiettano e visualizzano in immagini simboliche. L’uomo vede allora come un’esteriorità ciò che prima , essendogli interiore, non poteva realmente conoscere. Nel mondo dei fantasmi (o delle ‘Simili Nature’, come lo chiamava […] Kremmerz) egli può dunque conoscere sé stesso e non deve conoscere che sé stesso. Allora le apparizioni si rivelano larve, fantasmi, e subentra un temibile senso di solitudine. Quest’esperienza è pertanto superata da un’altra, a cui più sotto alluderà lo stesso Meyrink col parlare del ‘senso più profondo’ di ciascuna apparizione: delle varie energie, di cui le immagini astrali sono simbolo, si può effettivamente risalire ad enti reali e cosmici, al cui influsso l’uomo ha soggiaciuto  e che sono stati essenziali per la sua vita. Se un fuoco di conoscenza e di purificazione arde il mondo dei fantasmi, allora da esso la prima esperienza del regno di ‘Color che sono [N.d.U.]”, Introduzione alla magia, a cura del “GRUPPO di UR”, Edizioni Mediterranee, Roma 2012 (prima edizione: 1971), vol. I, p. 45, corsivi in originale[2].

A tal riguardo, potrà esser utile riferire queste istruzioni contenute in un antico codice del convento del Monte Athos, dovute all’abate Xerocarca: ‘Mettiti a sedere solo, in un angolo. Sta attento a quello che ti dico. Chiudi la porta ed eleva il tuo spirito al di sopra di ogni cosa vana e temporale. Quindi abbassa il mento sul petto e con tutte le forze dell’anima apri l’occhio percipiente, che è nel mezzo del tuo cuore. Frena anche le uscite dell’aria, tanto da non respirare troppo facilmente. Sforzati di trovare il sito preciso del cuore, dove sono destinate ad abitare tutte le forze dell’anima. Da principio, incontrerai oscurità e resistenza di masse impenetrabili; ma se persèveri e continui questo lavoro, di giorno e di notte, finirai per provare una gioia inesprimibile; poiché, appena ha trovato il sito del cuore, lo spirito vede ciò che prima non è mai stato in grado di conoscere. Egli vede allora l’aria, che sta tra lui ed il cuore, splendere chiara e percettibile d’una luce miracolosa’”, ivi, p. 53, corsivi in originale.

La ‘Meretrice’ in varî testi alchemici e gnostici simboleggia il principio umido, appunto nei suoi caratteri di brama e, ad un tempo, di passività, di attitudine labile a ricevere qualsiasi forma. Assunto ed agito dal principio igneo iniziatico, esso si trasforma e si fissa, dando luogo alla natura dei rigenerati. Vi corrisponde, allora, il principio della ‘Vergine’ che ha sotto il piede il segno lunare e serpentino, espressivo della sua originari natura, e che fra le braccia reca il fanciullo divino, il ‘Figlio dell’Arte’”, ivi, p. 55, corsivi in originale.

Questo punto qui è davvero molto importante da sottolinearsi, qualora si parli della “Grande Prostituta” di “Babylonia”! … per tornare al discorso di cui si accennava (soltanto accennava) nel post precedente.[*] 

 

 

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[*] Cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2024/09/il-giro-dellasino-quando-il-giro_48.html 

 

 

 

 

 

 



[1] Scritto del 1928, cf. Introduzione di in R. von Sebottendorf, La pratica dell’antica Massoneria turca, Editrice il Delfino, Torino 1980, dove si parla di quest’anno, il 1924 cioè. E cioè cento anni fa esatti! Se il 1923 fu importante – nel lato “occulto” della storia – si ricorda qui che nel 1927 uscì Il Re del mondo di Guénon – come libro, ma, come intervento in una rivista, era già uscito in Italia nel 1924 (100 anni fa esatti!) –, quindi segnando gli anni 1927 e 1928 come ulteriormente importanti, prima della “precipitazione” dell’anno successo: il 1929 … Sul libro di von Sebottendorf e qui, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2024/02/1924-2024-100-anni-fa-1-un-testo.html.

[2] Nei testi del buddhismo antico ricorre sempre il termine ariya (sanscrito: aryâ), cioè ‘ario’, ‘ariano’. È un’eco dell’antica concezione, secondo la quale un tal termine designava non solo una casta e una razza del corpo, ma anzitutto una razza e una superiorità dello spirito. Nei testi buddhisti antichi son chiamati ariya i Buddha ed i loro discepoli”, ivi, p. 194, corsivi in originale.

 

 

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