martedì 24 maggio 2022

Come sì, uno…pure no…

 

 

 

Il “Papa angelico” – identificato con Celestino V – e l’ Imperator escatologico – identificato prima con Federico I Barbarossa e, poi, con Federico II – appaiono insieme, ed insieme sono inattingibili: non a caso le due figure testé ricordate sono - e rimangono - “controverse”, come si dice oggi, a testimonianza dell’ inattingibilità ed intangibilità  dell’ “ideale” ultimo (chi ha orecchie per intendere, IN TENDA [vada]).

 

Federico II si “rese conto” – alla “fine” – che non sarebbe mai stato “lui”, quell’ “Imperator eschalogico”, che aveva fallito, che avrebbe fallito per quanto avesse fatto sforzi? Sì, se ne rese conto. Ed anche Celestino V si “rese conto”, non per questo nessuno dei due si astenne dall’agire, però. E questo la dice lunga.

Celestino V non si “rifiutò” e basta, nonostante quel che ne scrisse Dante nella sua Commedia (ma qui Schuon correttamente analizzò il problema). Cosa provò l’ultimo Gran Maestro dei Templari di fronte al fuoco che e ardeva le carni? Anche lui “seppe”? Sì, senza dubbio. Non per questo non accettò la sua sorte, anzi, al contrario! Questo appunto volevo dire: la sordità degli altri non implica che noi non dobbiamo “fare la nostra parte”, anche se l’incomprensione dei secoli coprirà il nostro nome, anche se saremo totalmente dimenticati ed obliati, e sarà come se mai fossimo esistiti. Perché? Perché è giusto. E “lascia dir le genti”, diceva lo stesso Dante (peraltro anche Marx citò, se non ricordo male, questa frase dantesca).

Il sogno di Celestino V del “Papa angelico” non si è realizzato: non si realizzerà mai.

Il sogno di Federico II dell’Impero “escatologico” non si è realizzato: non si realizzerà mai.

Il sogno dei Templari di un qualcosa che “andasse oltre” sia Regnum sia Sacerdotium non si è realizzato. Di nuovo: non si realizzerà mai. Anzi, diede inizio a tante deviazioni, tra cui, poi, di seguito, dopo altri tradimenti, alla Massoneria. Così come il “Papa angelico” è servito a giustificare politiche accentratrici da parte papale, come l’Impero “finale”, a sua volta, è stato strumentalizzato al supporto di questa o quella dinastia e, poi, al supporto di politiche nazionalistiche, quando mai – dico mai – esso ha anche lontanamente avuto un senso “nazionalistico” in un senso qualsiasi di tale parola.

Come se nulla fosse successo, allora, tutte cose non dimenticate, ma stra dimenticate, per non dire negate? No, perché ogni cosa lascia una traccia, per labile, debole, flebile ch’essa sia. Per inutile che possa essere. Possiamo parlare di queste cose, infatti, solo perché qualcuno **c’ha “speso” la sua** vita, e una volta spesa, è fatta: nessuno gliela ridarà indietro. Ha fatto bene o ha fatto male? Chissà, difficile rispondere, sentiamo però che ha realizzato un qualcosa che andava oltre lui stesso, non un mero destino discendente. Però attenzione a ciò cui “dai” la tua vita; sia ben chiaro: non amo la retorica, non ogni causa è uguale: si deve sempre vedere “per chi” e per “cosa” si “spende” la “vita intera”: a favore dello spirito, di ciò che è superiore, oppure a favore di ciò che è inferiore, come la quasi totalità delle cose di oggi? Perché la vita, in ogni caso, la si spende, ed anche chi la usa il meno possibile – e fa benissimo – comunque non può non “spenderla”, non può non “consumarla”. Sta’ quindi attento a cosa “dai” la tua vita! Per cosa la “spendi”, attento dunque!

Questo c’introduce al “passaggio al limite”.

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

5 commenti:

  1. Siamo in una fase di “stallo” molto grave per l’ **intera** umanità, una fase in cui – al massimo, ma proprio al massimo! – si cucina e ricucinano cose arcinote, o ben note, senza che alcuna soluzione venga non dico proposta, nemmeno immaginata!





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    1. Occorre sempre far riferimento ai princìpi: chiaramente dietro al “pezzo” qui sopra c’è la “Bhagavad-Gita”, si agisce per dovere, senza pensare né al successo né al fallimento. Il vulcano non può smettere di eruttare: è la sua natura. Faccio notare che, senza dubbio, non siamo né imperatori né papi né gran maestri, per cui siamo **sollevati** da certi “doveri”, però lo stesso Pasolini agì sempre e comunque. Perché? Perché quella era la sua natura. All’epoca lo uccisero, a noi non ci uccidono, non perché son “buoni” ma solo perché il “paradigma del controllo” è cambiato: oggi tutti latrano, quel che si vede oggi è questo gran casino, sorta di “bellum ominium contra omnes”, e chi ha i mezzi per essere “primo attore” sul “mercato dell’opinione” esercita una primazia **insovvertibile**, per cui: che senso ha uccidere? Si farebbero dei martiri, non gli conviene (anche se possiamo pensare a stati del mondo ancor peggiori, laddove vi saran costretti: nel qual caso, cambieranno politica, ma oggi non è ancora così, non ancora).

      Successo o fallimento non dipendono da noi, ma dalla “legge del Tempo”, che non signoreggiamo. Ma da noi – e da noi soltanto – dipende l’esser fedeli a noi stessi, non come la gentucola che fa polemiche cui non dovrebbe **nemmeno** pensare, se davvero credesse a “certe” cose. Ma comunque le fanno, e perché? Perché stan seguendo quella che **non è la** “legge di loro stessi” (lo “svadharma ”, il “dharma” di “sé” = “sva” è come “sua”, ha la stessa radice), ed è grave questo. Come scriveva la “Bhàgavad-Gìta”, “illo tempore”, parafraso: “meglio fallire perseguendo il ‘proprio “dharma”’ che realizzar quello altrui “magari eseguendolo perfettamente” … Il successo e il fallimento non possono esser “il” Criterion … e **non** lo sono … Il caso della gentucola pseudo tradizionale, citata su, attesta i danni che chi persegue **non** il proprio “dharma” compie nel mondo.
      Danni gravi.
      A Celestino V e a Federico II di Svevia capitò, in ambiti e con modalità molto diverse, di dover opporsi all’intera forza del “Kali Yuga” in ascesa in quel tempo: fallirono, non poteva esser diversamente. Ma questa era una buona ragione, per loro, per non provarci? Per non fare la “propria parte”? Non lo fu, ed è questo che questo che conta, alla fine dei giochi. Ed è questo che rimane.





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  2. La forma completa del post (ovvero con la parte che parla del “passaggio al limite” **completa**, parte che manca nel post qui sopra) è qui, cf.
    https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2022/05/come-uno-si-uno-pure.pdf



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  3. Kantorowicz (Ernst) – l’autore anche di una monumentale biografia di Federico II di Svevia, da poco ripubblicato (se non ricordo male da Garzanti, credo eh: si controlli, cito a memoria) – ha scritto un saggio, molto importante, sui “Due corpi del re” (Einaudi 2008?, ricordo bene?), un saggio sulla “teologia politica” **medioevale** e sui suoi legami con l’ **embrione** di quella moderna: vi sarebbe molto da dire, si vi fosse un dibattito pubblico e non scemenze: quindi, nella realtà, non vi è molto da dire … lo segnalo solo per dovere cronachistico, per nulla mistico.

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  4. Ribadisco: La forma completa del post (ovvero con la parte che parla del “passaggio al limite” **completa**, parte che manca nel post qui sopra) è qui, cf.
    https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2022/05/come-uno-si-uno-pure.pdf

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