“Il Barone Andrea di Kempelen, canonico della cattedrale di Presburgo, durante un viaggio a Napoli (avendogli fatto credere i medici che avrebbe trovato sollievo alla malattia cronica di cui era preda, respirando l’aria di Pozzuoli) conversando familiarmente con l’autore, raccontò tra l’altro, che una volta un certo Mercante Giudeo che era al contempo Rabbino della Sinagoga di Costantinopoli, gli mostrò, in un nascondiglio segreto del suo studio, una specie di calice di vetro, con diverse parole ebraiche a spirale, peno d’acqua e con un bastoncino all’interno, che emetteva una piccola luce nell’oscurità. Toltone il coperchio, e fattane uscire un poco d’acqua, quella piccola parte di bastoncino che emerse, cominciò a gettare scintille e ad accendersi.
(…) allora (il Rabbino) gli dichiarò, che questo Fuoco Nascosto gli era pervenuto di mano in mano, in qualità di Capo della Sinagoga di Costantinopoli, da parte di un certo Rabbino chiamato Levi della Città di Gerusalemme, che era un uomo assai stimato per la sua scienza, e che era vissuto duecento anni prima; e che fu questo stesso Rabbino che fece ornare il vaso nel modo, in cui ora lo si vedeva, nell’intenzione di conservare questo fuoco con maggior sicurezza, e di onorare più decentemente la grande memoria, che rappresentava per la Nazione Giudaica. Il Sig. Barone gli chiese allora a quale memoria si riferisse: il Rabbino gli rispose che era quello del Fuoco Sacro, di cui i suoi beati Padri erano stati un tempo i depositari, e di cui i loro discendenti ebbero la sfortuna di essere privati; ma poiché i loro Antenati avevano per lungo tempo, e con dolore, subìto questa disgrazia, in capo a qualche secolo Dio ispirò ad alcuni dell’ultima diaspora di ripararne in qualche modo il danno con l’aiuto di una così nobile scoperta, destinata a mantenere nella nazione Giudaica una viva speranza della venuta del Messia, simboleggiata dal Fuoco Nascosto. Questi uomini eletti non formarono che dodici di questi fuochi, di cui uno era quello conservato con tanta cura: fu così che il Barone ebbe la curiosità di domandargli dove potessero essere gli altri undici. Il Rabbino disse che egli sapeva solo delle particolari memorie, pervenutegli insieme al fuoco del Rabbino Levi, che uno era arrivato a un celebre Rabbino chiamato Isaac Abrabaniel, e che era andato perduto con tutti i suoi averi quando fu obbligato ad abbandonare Lisbona, per mettersi al riparo dalla furia del Re Giovanni II di Portogallo, che lo voleva vivo o morto; quanto agli altri dieci non poteva dirne niente di concreto, e che li credeva dispersi nei luoghi più diversi della Terra; una sola cosa era certa: tutti coloro che li avevano in custodia avevano sempre cura di affidarli prima della loro morte ad altri Rabbini, e specialmente a quelli, che erano tenuti in grande considerazione all’interno della nazione.
Avendo finito il Rabbino il suo racconto, il Barone gli fece ancora due domande. La prima era al riguardo del danno di averne perduto uno, quello d’Isaac Abrabaniel. La seconda era se tutta la Nazione Giudaica fosse a conoscenza di questi Fuochi Nascosti. Riguardo alla prima il Rabbino rispose che ciò non contava niente. Non avendo mai pensato che potessero rimanere tutti e dodici fino alla fine dell’ultima diaspora. Alla venuta del Messia. A riguardo della seconda domanda disse che non era mai stato rivelato a nessun’altra persona; per questo era chiamato il Fuoco Nascosto”, RAIMONDO DI SANGRO Principe di Sansevero, Il Fuoco Nascosto in FUORI TEMPO – Scritti di Brummell – Pasquale De Luca – Dino Buzzati – Charlie Chaplin – Lichtenberg & Kraus – Raimondo di Sangro – Peppe Barra -Paolo Mantegazza – Jean-Paul Manganaro – Wodehouse – Dalì, Colonnese Editore, Napoli 1989, pp. 27-28, corsivi in originale, color rosso in originale. Si legge anche: “In occasione dell’apertura del numero trentadue in aggiunta al trentatré in via s. Pietro a Majella offriamo questo piccolo libro agli amici e a chi tangibilmente sostiene il nostro lavoro”, ivi, carta di guardia. Inoltre, quanto alla fonte del passo di Don Raimondo di Sangro: “La leggenda del Fuoco Nascosto è tratta da Dissertation sur une lampe antique … Napoli, Morelli 1976”, ivi, p. 59, corsivi in originale, grassetto mio. Si noti, da parte del Principe di Sansevero, l’uso della maiuscole, che c’è proprio in originale.
Andrea A. Ianniello
PS. Per Don Raimondo, 1, cf.
http://associazione-federicoii.blogspot.com/2017/06/don-raimondo-e-federico-ii.html.
Nessun commento:
Posta un commento