“«Ho parlato troppo? La loro cecità provoca la replica.»
«Che t’importa? Lascia nell’errore chi ama l’errore [come chi ha di fatto “arruolato” – malgré lui meme – Aurobindo tra i cosiddetti “no vax”, spesse volte succubi di propaganda i cui centri, spesse volte del tutto non ufficiali eh, sono in Russia e Cina, cui lui si sarebbe opposto – da tutto ciò che ne sappiamo – come si sarebbe opposto all’attuale dominante nazionalismo indù, come per Guénon – in tutt’altro modo, però – anche qui siamo costretti ad emanare una nota di attenzione rispetto a deviazioni che avvengono attorno a noi: passato è il tempo in cui non vi erano tali deviazioni, nate spesso da cattive divulgazioni, ma è stato scritto che tutto debba perdersi, fuorché il “nucleo”, da lì sorgerà il “nuovo pollone”, intanto, di certo, tutto è und edalo, semrpe più irto, alla faccia del sedicente cosiddetto “risveglio” spirituale – pseudo spirituale – quando qui nascono sempre nuove incomprensioni: se così fosse, ci sarebbero meno divisioni e più unione, questo è un modo certo, sicuro e semplice per “misurar” ciò]; non sta scritto: ‘Quelli che saranno sulla terra … tutti gli scribi capaci di mettere a nudo le difficoltà delle scritture, ed esperti nei geroglifici; coloro che si lanciano alla ricerca della conoscenza, coloro che gioiscono in beatitudine dei risultati raggiunti’. *[in nota: “* Appello ai vivi, scolpito all’entrata della stanza interiore della cappella funeraria tebana di Khaemhât”]. Per costoro furono scritti i testi dei Saggi, e per quelli che con animo nobile sanno rinnegare l’errore comune per scoprire la verità. Ma per gli altri, la verità è stata celata sotto apparenze banali. Ecco perché devi misurare le tue parole»” (I. Schwaller de Lubicz, Her-Bak (Cecio), L’Ottava Edizioni, Milano 1985, p. 274, corsivi miei, miei commenti fra parentesi quadre). Ma ci son “vivi” oggi, “vivi” nel tal senso detto qui sopra? … Non ci si deve necessariamente appalesare, sarebbe sbagliato, ma occorre tuttavia essere ciò … cioè “vivi” nel tal senso di qui sopra. Un tempo vi eran comunque dei “vivi” – sempre “nel tal senso” – ma il vero problema, oggi ed in quest’Ora difficilissima (non per le solite, isteriche ragioni di “pseudo complotti”), si è che manca il numero sufficiente di costoro.
Andrea A. Ianniello
Peraltro molti oggi (e in nome della “spiritualità) spesso difendono il mondo “dell’individualismo e della ragione”, cioè quel mondo che, secondo Aurobindo. **deve** passare, quando in realtà siamo nella “fase infrarazionale del ciclo (umano)” - dalla fase “infrarazionale” a quella “sovrarazionale”? - sì, esattamente, come diceva pure Guénon: dal “più lontano” si passa direttamente al “più vicino”, per mezzo di una (**relativa**) discontinuità . . . chi ha orecchie per intendere, in tenda (vada) . . .
RispondiEliminaQuanto al “risveglio” cosiddetto “spirituale”, ne siamo assai lontani … la “rivoluzione spirituale” attende ancora il suo momento … essa necessita di tutt’altre cose rispetto al “mondo delle masse”, della propaganda – dove il voler entrarci di per sé costituisce un punto debole – e tali “cose” non ci sono ancora, poiché necessita che la “fase infrarazionale” sia compiuta, **compiuta**, cioè finita, terminata. E **non è** ancora terminata! Questo non significa non “mettersi avanti col lavoro”, ma certo non pretendere che il mondo sia già in tal “lavoro”! Men che meno prender parte – sbagliata – nelle lotte dell’oggidì.
“Errata corridge” nel post qui sopra: “und dedalo” di qui sopra va corretto in: “un dedalo” . . . ed in un dedalo, *davvero*, siamo . . .
RispondiEliminaCome spesso accade, un post andrebbe sempre visto **con** i commenti . . .
EliminaRicordiamoci quanto fosse contrario Aurobindo alla Russia (ed ovviamente alla Germania, senza per questo esser un fan dell’Inghilterra, eh!), e, soprattutto, alla Cina, per cui arruolarlo a favore della propaganda che, in ultima analisi, viene da certi centri che han ricetto in tali nazioni, è cosa di gravità senza pari, ma non sorprende …
RispondiEliminaLa realtà è che l’umanità non è pronta: e lo dimostrano tutti questi errori, davvero troppi per poter “fare qualcosa” di effettivo. Questo non significa che “niente si può fare” in assoluto e men che meno che “niente sia stato fatto”! Tu mangi un piatto di pasta in un sol boccone? No! Lo mangi con vari bocconi, cioè in fasi. Anche qui è lo stesso, esattamente lo stesso: non si può fare tutto in una volta. Ciò non toglie, a sua volta, che gli errori che vengono commessi oggi sono madornali, gli stessi – “mutatis mutandis” – commessi alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, nella sostanza però, e **non certo** nella forma, la quale forma **non si ripete mai uguale** per la semplice ragione che la ripetizione “uguale” non è possibile.
RispondiElimina@i
RispondiEliminaE finché saremo nell’ “Età delle masse” (*), qualsiasi tentativo si scontrerà con delle difficoltà sostanziali, essenziali. Dovrebbe quanto meno cominciare a “risolversi” – cioè “sciogliersi” – questo “grumo enorme” dell’ “Età delle masse” per poter farsi qualcosa che non sia di tipo “precursore”, ma precursore d’una situazione che ancora non esiste.
Tornando alla situazione presente, non dimentichiamoci che lo stesso Hitler disse – nel suo “Testamento politico” – che l’aver iniziato la guerra nel 1939 era stato troppo tardi: giusto sarebbe stato invece il 1938, quando la Germania era ancora meno pronta (com’esercito ed armamenti) ma i suoi avversari lo erano ancor meno! E poiché lo scopo della guerra è – sempre – l’inganno ed usare il vantaggio concreto, se due avversari, pur essendo ambedue non pronti, uno è ancor meno pronto dell’altro, ciò significa che l’attaccante ha in mano un vantaggio strategico che può rivelarsi decisivo. E quale giustificazione dà, oltre a quella militare per tale scelta che, tuttavia, “Deo juvante” non poté prendersi per varie ragioni? Che “l’opinione pubblica gli era favorevole”, in quel momento … Suona familiare? Il punto è sempre quello! Certo, quest’oggi al situazione è differente in maniera sostanziale, ma non si sottovaluti questo punto decisivo …
@i
(*) Cf.
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47231
Certo che i “New agers” et similia (cioè anche chi ha deviato in tal senso – “new age” più o meno – degl’insegnamenti un tempo “corretti”) son i principali anti vaccino, ovvio, che si credeva solo che non sono gli “spirituali ma non religiosi”, bensì gli **anti** spirituali ma non religiosi, la cosa è diversa: è il primo canto della “spiritualità alla rovescia” che tutto minaccia di trascinare nella sua pericolosa deriva, ma la colpa è anche dei tanti settarismi degli anni passati, non dimentichiamocene mai, ed hanno aperto la via alla deriva.
RispondiEliminaUna deriva che continuerà sino al suo logico epilogo.
Solo dopo si potrà prendere un diverso cammino. Ciò *non* significa che i semi – posti al termine del “Kali-Yuga” – siano inefficaci o inesistenti, ma solo che la crescita **non** deriva dai semi, bensì dal terreno. Se da un seme di abete ne vien fuori solo un arbusto rinsecchito e rachitico la colpa nn è del seme, bensì del terreno desertico nel quale si vive.
Ma – ed ecco il punto nodale – quel che semina controlla il clima che fa nascere i deserti o che fa scendere la “symbolica” pioggia (che, nell’ “I-Ching [Yijing]” simbolizza il favore celeste, al “benedizione” celeste) **non** deriva dai semi, né da ciò che semina, ma deriva da un’altra causa. Ecco, il problema è questa seconda causa qui, sulla quale **l’uomo non può nulla**, salvo “fare” **una** (ed una sola) cosa …
Non sono i “semi”, che possono esser anche i migliori del mondo, ma è il “clima” generale (spirituale) che decide. Ora, la forza che sparge i semi **non è la stessa** che influenza e domina il clima. Quest’analogia si applica precisamente anche alle questioni spirituali …
RispondiEliminaAl punto cui siamo giunti, oggi, è del tutto inutile continuare con “calamità” varie, che non portano mai quel numero – minimo, ma necessario – che ci vorrebbe d’individui che si chiedano il “perché” di certe cose, di tutti questi nefasti accadimenti, senza “dare la colpa”, che, poi, è praticamente, l’unica cosa che si sente dire: quest’umanità rimane **recalcitrante** ad ogni consapevolezza, ripeto, anche solo minima, minima davvero, delle sue responsabilità nella presente situazione. Per questo, qualsiasi altra cosiddetta “calamità”, in qualsiasi forma essa possa mai accadere, risulterà del tutto inutile. Direi, a questo punto, che la porta per l’apparizione de “l’a.” è sempre più aperta …
RispondiEliminaQuesto **non** significa che le calamità si debbano fermare, ma solo che non hanno alcun effetto quanto alla possibilità di cambiamento di rotta da parte della presente umanità.
EliminaQuesto **non** significa che le calamità si debbano fermare, ma solo che non hanno alcun effetto quanto alla possibilità di cambiamento di rotta da parte della presente umanità. Per questo la porta – verso il Basso –, da “socchiusa” che era (cioè solo **parzialmente** “aperta”), si sta sempre più spalancando. Difficile risocchiuderla in tale temperie.
Anzi le cosiddette calamità continuano . . .
EliminaMoltissimo visualizzato questo post.
RispondiEliminaTra l’altro, la questione dell’eruzione del Cumbre vieja, nelle Canarie, ricorda quell’allarme tsunami che fu dato tempo fa, per quanto al momento non se ne parli proprio. Ma non è tanto la “modalità” il problema, quanto al direzione degli eventi, sempre verso la dissoluzione, verso l’implosione sociale nella quale viviamo e siamo.
RispondiEliminaCf.
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/08/gramma.html