giovedì 22 ottobre 2020

In realtà è l’Occidente che si è perso (cose già dette nel blog … e da UN BEL PO’ di TEMPO)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Covid ha goduto di tanta sottovalutazione, superficialità e minimizzazione, che ne hanno acuito non poco gli effetti.

La crisi economica non è in alcun modo evitabile. Non solo: ma ogni tentativo di evitare la crisi non potrà che acuirla. E, probabilmente, il mito della sua “evitabilità” sarà usato da certe agenzie: basta convincerne laggente dicendo sempre le stesse cose, e diventerà “vero”.

Vulgus vult decìpi.

 

 

Qualcosa non quadra: per una mascherina tutto ‘sto bailamme, quest’ “ambaradan”, e per la dismissione della “libertà individuale”, che avviene da molti anni ormai, niente, nessuna protesta, silenzio tombale: strano. Ma poi neanche tanto.  

Cui prodest una tale protesta, così diffusa nel mondo per mezzo dei social, ed ora? E senza dubbio “rinforzata” – nel senso di Vallée – e non poco? Rimane minoritaria perché laggente ha paura, è un fatto (ed ha ragione di averne: sa per esperienza, non a chiacchiere, che i “ricchi e famosi” si salveranno e per loro ci sarà qualche lentezza, qualche problema, e, una volta che il guaio sia fatto, non potrà più tornare indietro: dunque ha ragione[1][i]).

Sempre “no”, sempre “no”, ma chi dice “no” esso stesso non ha che “no” da proporre, cioè non ha alcuna soluzione al problema.

“Non pensare di chi è la colpa, risolvi il problema!”. Ma non ne sono in grado, sia chi è travolto dalla crisi ed annaspa – perché questo è, di fatto – sia chi dice solo “no” ed accampa il simulacro – peraltro ridicolo – della “libertà” ottocentesca, di quando c’erano le carrozze e al massimo il treno a vapore. Ma è impossibile che si risveglino costoro. Diceva Dostoevskij: “Se avessi voluto aspettare che tutti fossero diventati intelligenti, sarebbe passato troppo tempo... Poi ho capito anche che questo momento non sarebbe arrivato mai, che gli uomini non cambieranno mai e che nessuno riuscirà a trasformarli e che tentar di migliorarli sarebbe fatica sprecata!”. Altra frase, in inglese, dello stesso autore: “Nature doesn’t ask your permission; it does not care about your wishes, or whether you like its laws or not. You’re obliged to accept it as it is, and consequently all of its consequences as well.” Ed è proprio questo fatto che dà tanto fastidio, oggi, perché “forail compiacimento della e nella “bolla tecnologica” in cui vie il mondo, in particolare l’Occidente, cosicché non è casuale che proprio qui si abbiano le maggiori resistenze e che proprio qui si abbia l’epicentro della crisi in atto. Ma, purtroppo per loro, è, e rimane, un fatto e non un’opinione. Ma per loro tutto è opinione, ed ecco al “doxamania” occidentale. la democrazia è al “doxacrazia”, per cui nei regimi democratici – d’origine liberalistica ma divenuti “di massa” e che usano la tecnica come strumento di controllo – nei regimi democratici, si diceva, si verifica il massimo di crisi, con il massimo d’impotenza.

 

 

 

Capisco che dire “il re è nudo” non abbia proprio alcuna possibilità di ascolto in questo tempo.

Sta di fatto che il re è nudo. Ma qui vi è tutto un mondo che crolla.

Un mondo che si auto basa su di una pretensione di “razionalità” che, però, non è affatto vera[2]. “Parimenti, secondo il Saddharma-Pundarika: ‘Nell’orribile epoca della fine [oggi], gli uomini saranno malevoli, falsi, cattivi e ottusi [soprattutto], e immagineranno d’aver raggiunto la perfezione [oggi] mentre non sarà affatto vero [esatto]’[3].

 

 

 

 

 

 

 

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[1] Ricordo mio padre che sempre diceva: “E’ solo l’1%, sì, ma se prende te, allora è il 100%” … La fortuna se la ride del calcolo della probabilità. Ed anche il destino. La natura, poi, ha dimostrato che, se vuole, può far inceppare il complicatissimo sistema tecnico costruitosi per mezzo degli esseri umani … Quindi meglio far funzionare il cervello e pensare a sopravvivere. Del resto ci occuperemo dopo. Nelle grosse crisi si fa. E questa è una grossa crisi collettiva, che si riverbera nella vita dei singoli e delle famiglie, dove più dove meno, ma nessuno può dirsene in qualche modo “esente”, il che non vuol dire affatto che il virus agisca come una “livella”, quando è vero l’ opposto: il virus acuisce le differenze, spingendo a far esplodere le contraddizioni. Ma, perché questa esplosione possa rivelarsi, dev’essere fermato: ecco il paradosso. Inoltre, le contraddizioni mica le ha accumulate il virus … C’erano già da ben pria (poetico ed anche un po’ etico, ma non etilico …).

Ricordo sempre quel che diceva Gurdjieff, sopravvissuto a guerre, rivoluzioni, rivolgimenti e rivolte, che se la rideva delle false sicurezze. E attenzione alla tremenda “infodemia” inutile dei nostri tempi, che aumenta solo il “rumore di fondo” sistemico, tra chi la vuol cruda e chi la vuole cotta.

Lo scopo sembrerebbe proprio l’esser arrivati a tale disorientamento collettivo: se questo era, ci son riusciti. Ed è bastato che la narrativa in apparenza (pseudo) “contro informativa” prendesse piede sui social perché si giungesse a un tal disorientamento collettivo. Chi volesse, dopo un disorientamento di tale grossa entità – e “globale”, globale! –, instillare una serie di “suggestioni” collettive, vedrebbe la sua opera facilitata, senz’alcun dubbio.  

[3] F. Schuon, L’Occhio del Cuore, Edizioni Mediterranee, Roma 1982, p. 81, in nota, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre. 

 

 

 



[i] Le “illusioni nelle quali si culla ‘laggente’” … «Ad una delle riunioni seguenti si parlò ancora una volta delle vie. “Per un uomo di cultura occidentale, io dicevo, è naturalmente difficile credere o accettare l’idea che un fachiro ignorante, un monaco ingenuo, o uno yogi separato dal mondo possano essere dell’evoluzione, mentre un europeo colto, armato della sua ‘scienza esatta’ e degli ultimi metodi d’investigazione [che oggi son ben più “avanti” dell’epoca di cui qui si tratta], non ha alcuna possibilità e gira in cerchio dal quale non può sperare di uscire [anche se così è davvero]”. “Sì, è perché la gente crede nel progresso e nella cultura, disse G., Ma non vi è nessun progresso di nessun  genere. Ogni cosa è esattamente com’era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia. L’essenza non cambia. L’uomo resta esattamente lo stesso. Le persone colte e civilizzate vivono con gli stessi interessi dei selvaggi più ignoranti. La civiltà moderna è basata sulla violenza, al schiavitù e le belle frasi [quelle di “democrazia” e di “popolo” sono tra le più costanti e di “successo”, ma non uniche]; ma tutte le belle frasi sulla civiltà ed il progresso non sono che parole”. Questo naturalmente produceva un’impressione particolarmente profonda su di noi, poiché veniva detto nel 1916, quando l’ultima dimostrazione della ‘civiltà’, una guerra quale il mondo non aveva mai visto [come oggi la pandemia, che non riescono a contenere, nonostante tutta la “civiltà”, per meglio dire la tecnica], non faceva che crescere ed ampliarsi trascinando milioni di uomini nella sua orbita. Mi ricordavo di aver visto alcuni giorni prima, sulla Liteyny, due enormi camion carichi fino all’altezza del primo piano di stampelle di legno nuove e neppure ancora verniciate. In quelle montagne di stampelle per gambe che non erano ancora state falciate, vi era un’ironia particolarmente cinica su tutte le illusioni in cui la gente si culla», P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio Editore, Roma 1976, pp. 60-61, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. Era il 1916, cioè cento quattro anni faNon molto appare cambiato … Direi solo: peggiorato, e molto peggiorato.

 

2 commenti:


  1. Guénon amava spesso citare il detto – attribuito al cardinal nipote di Paolo IV Carafa – di “Vulgus vult decìpi”. Ed amava pure citare un altro detto: “Corruptio optimi pessima” ….






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  2. “al schiavitù”, qui sopra, va cambiato in: “la schiavitù”, di nuovo ribadisco che dovunque vi siano commenti ad un post, essi vanno inclusi nel post, perché o rettificano piccoli errori di battitura oppure forniscono qualche indicazione sull’interpretazione dello stesso post.

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