giovedì 1 ottobre 2020

Una frase da: “Lenin a Capri” (di PINARDI)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Resta il fatto che «[…] l’individuo in oggetto è rimasto per dieci minuti a pochi centimetri dal vuoto. Una lieve spinta avrebbe eliminato definitivamente la grave minaccia che costituisce per il nostro ordinamento e l’amato Sovrano. Peccato non aver potuto approfittare anche questa volta di una bella occasione per mancanza di ordini specifici …». La vita di Lenin, inconsapevole del perenne controllo esercitato su di lui da Alexinskij, corse così una seconda volta un rischio gravissimo: se da San Pietroburgo l’ordine esistente della sua eliminazione fosse stato inoltrato a Capri – cosa non avvenuta soltanto per l’inefficienza della burocrazia zarista – la sua ultima ora sarebbe scoccata inesorabilmente. Finalmente, poco dopo sarebbe giunto Thomas Mann che disse guardandosi attorno: «E’ strano, ma quando sono molto in alto, e mi sento vicino alle vette del potere o del cielo, mi domando che senso profondo abbia la Storia nel suo rovinoso incedere attraverso le vite e le morti. Non capita anche a voi di chiedervelo, caro Il’ic Ul’janov, quando dovete smettere i panni quotidiani di rivoluzionario di professione? ».

Immaginiamoci quanto questo discorso dovette stupire Lenin: Mann gli aveva parlato come nessuno da anni gli parlava, con l’immediata franchezza di un artista. Oltretutto, come aveva riconosciuto in lui il rivoluzionario? 

Rispose: «Sì, capita anche a me, e non so darmi risposta».

Mann sorrise: «E allora sapete che cosa faccio io in queste occasioni? Cerco di convincermi che non ha senso domandarmi che senso abbiano la vita e la Storia. Ma vi confesso che ci riesco raramente». I due rimasero a lungo in silenzio. Poi si mossero per cercare Berenson”[1].

 

 

 

 

 

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[1] D. Pinardi, Lenin a Capri ovvero I dieci giorni che sconvolsero un’isola, La Vita Felice, Milano 2017, pp. 67-68, corsivi miei. Per chi ha dubbi sul fatto che Lenin avesse potuto incontrare Mann, occorre ricordare come Capri allora fosse al centro della società sia ricca che colta dell’epoca ed incontri “importanti” non vi erano così rari o difficili come altrove. Ricorda i social, qualcuno potrebbe dire. No, non è così: nei social tu sei catalogato e tendi ad incontrare i “simili”, in qualunque modo siano scelti o il concetto e la categoria ed il concetto di “similarità”, mentre, in quel tempo, poteva invece accadere che i “contrari” s’incontrassero, o, semplicemente, i davvero diversi, come nel caso in questione. Che cosa mai può avere a che fare Lenin con Thomas Mann, infatti? Non son assai diversi? Certo, è vero. Son quei momenti rari della storia, tuttavia, dove i contrari o i diversi si pongono accanto e s’incontrano, cosa che oggi può accadere ancora, ma è più difficile. Ed anche celebrità, che non possono essere le più diverse, si pongono accanto e scambiano due parole, come il caso in questione qui sopra.

Da un carteggio di Cindy Morgan, in relazione all’intervento del padre, noto finanziere, in difesa della Scuola rivoluzionaria presente allora in Capri: “ ‘[…] io gli [ a Lenin] spiegato che mio padre è effettivamente un sincero democratico e che la macedonia di generali, sovversivi, artisti ed industriali che si trova soltanto a Capri lo diverte. E poi noi americani veniamo qui proprio per conoscere i rivoluzionari. Dove potremmo farlo, altrimenti, a Wall Street? Poi ho chiesto a Lenin se era una rivoluzionario anche lui. Lui mi ha guardato stupito, poi mi ha risposto che nel passato lo era stato. «E adesso?» gli ho chiesto io. «Non lo so. Forse ho dei dubbi sulle mie scelte di vita …». Allora io ho detto di aver sempre pensato che i rivoluzionari – vedi per esempio quello che sta accadendo in Messico – siano persone decise e che non cambino idea continuamente come le persone normali. E inoltre ho spiegato che a mio parere i rivoluzionari son utili se non si versa sangue. «Nelle vere rivoluzioni il sangue corre a fiumi» ha commentato lui. «Le classi dominanti ricorrono a ogni mezzo per difendere i loro privilegi»’”, ivi, p. 106. In nota, l’autore scrive: “Fondo Gertrude Stein, San Diego University Fund, lettera del’8 luglio 1910. La Morgan fu infatti sempre strettissima amica della Stein. Risulta difficilmente spiegabile, però, per quale motivo la Stein, con il suo carattere eterodosso e trasgressivo, abbia sempre tenuto segreta la vicenda che stiamo raccontando, visto che non doveva essere affatto sensibile a certe ragioni ideologiche che tanto hanno contribuito a tenerla celata. Forse per una esplicita richiesta della Morgan […]? Certo è che tutta la nostra storia sarebbe d’impossibile ricostruzione se non esistessero i carteggi. Le comunicazioni digitali rendono più facile il lavoro delle spie, ma quasi impossibile quello degli storici”, ibid., corsivi miei. Vera l’ultima osservazione, ma occorre accettare, allora, che tante cose non lasceranno alcuna traccia. E spariranno come non fossero mai state, contribuendo a denotare l’epoca digitale come un’ubriachezza collettiva, un “sinistro carnevale perpetuo” … Ve n’è ogni vero ingrediente, davvero … Nulla v’è di più osceno del mondo digitalizzato: si veda come si va in panne totalmente quando uno dei “digital devices” non funziona: si perde tutto, sei del tutto impossibilitato a far alcunché, quando, al contrario, con la vecchia tecnica meccanica qualcosa potevi far da te stesso, se ti studiavi qualcosina da te stesso. Oggi, al contrario, sei del tutto impotente di fronte alla tecnica che s’inceppa. Ed è questo che alcune forze volevano si raggiungesse. E l’hanno, “in fine”, ottenuto.

1 commento:

  1. Qui sopra. Correzione (nella nota): “ ‘[…] io gli [ a Lenin]” aggiungere “ho”, cioè: “ ‘[…] io gli **ho** [a Lenin]” … Col nuovo sistema di scrittura dei post, sempre peggiorativi questi cambiamenti, se modifichi (con la funzione indicata dalla matita) il post, ne perdi la formattazione e, in pratica, devi rifarlo tutto, intendo il post, sic!!).
    Dunque scrivo i cambiamenti nei Commenti, mi son inventato questo – che devesi far, che devesi, deh orsù – …

    In informatica ti voglion sempre “dare tutto”, cosa impossibile, ma, cercando di darti questo “pseudo tutto”, in tal modo si perde di praticità cioè di efficacia.
    E l’efficacia è più importante della quantità di funzioni apparentemente “disponibili” (ma vai a farglielo capire … è impossibile).
    Quel che manca oggi nel mondo della politica è precisamente l’efficacia, perché si son consegnati mani e piedi — da molto ma **molto** tempo — alla potenza **autoreferenziale** della tecnica.
    Questo è il punto **decisivo** ed è stata l’unica e vera e sola e reale “decisione” della modernità “tarda” e **falsamente** “post” moderna.
    Il resto è chiacchiera inutile.




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