giovedì 6 settembre 2018

La caduta del “RIFORMISMO INCREMENTALE” (Wallerstein)















Per dirla con Wallerstein, per quanto l’ ideologia – perché questo è, questo è sempre stata – del “progresso” abbia fornito la giustificazione per la “civiltà capitalistica” (come la chiama lui), con la quale – così come la Grande Prostituta (di “Babylonia”) – tutti, e dico tutti, oppositori compresivi, hanno “flirtato”, il collante – o collant – del System è stato ciò che chiama “riformismo incrementale”.
Questo è la credenza secondo la quale il miglioramento economico, pur in presenza del fatto che il capitalismo sia fondamentalmente ingiusto, può avvenire pian piano, e dunque “immettendo” nella ferrea logica capitalistica dei “correttivi” fondamentalmente favorevoli alle classi medie, non a quelle inferiori. Son dei temi che ho trattato in precedenti post, ai quali rimando chi fosse interessato, per conoscere, non per fare: non vi sono “conseguenze immediate” di questo sapere. Se sapete queste cose, non cambia nulla, né nella vostra vita, né a fortiori nel mondo.
Queste cose si sanno perché si vogliono sapere, non c’è un retro pensiero né un interesse specifico “personale” di un qualsiasi genere. Dunque, tali passi di Wallerstein si ritrovano sparsi qua e là, nei post precedenti.
Wallerstein elenca tutti i fattori di crisi, già dagli anni Novanta, che si son manifestati tutti in seguito. Nessuno escluso. Ma c’è un “punto di caduta”, dove delle crisi locali, anche molto forti, anche assommate, diventano “sistemiche”, cioè quando la credenza nel “riformismo incrementale” va in crisi definitiva. Oggi!
Tutti i fenomeni dell’oggi, dal ritorno dei nazionalismi ai cosiddetti “populismi”, a Trump e alla Brexit, son la spia di questo più grande fenomeno: la fine del riformismo incrementale. Per questo tutti, e dico tutti, i vecchi partiti d’impianto novecentesco – quando la classe media era forte – sono in crisi. Irreversibile.
Ricordiamoci che, per Wallerstein, la classe media è sempre un elemento minoritario nel System, che non ha risolto i “problemi basilari dell’umanità”, come l’ ideologia del progresso” ha sempre sbandierato, per la semplice ragione che non può farlo. Esso si costruisce intorno ad un nucleo, estremamente ristretto. E che lo è sempre stato: da qui è partita l’espansione capitalistica. Intorno ad esso vi è un primo anello di relativamente ricchi, sempre pochi. Poi la classe media, che non ha mai ecceduto il 10 o 12 % della popolazione mondiale. Se sorge una classe media nei paesi di secondo sviluppo capitalistico – “ex” emergenti – allora deve sparire in quello di più vecchio sviluppo.
In altre parole: tale quantità è fissa.
Poi vi è un grosso numero che riceve “qualcosina” dal System, poca roba, ma un qualcosa: essa è molto più numerosa, ma non è la grande maggioranza. La grande maggioranza della popolazione sulla Terra, ora e sempre – col sistema capitalistico –, non riceve niente da esso. Se non mondezza varia. Ed è solo sfruttata, di solito dai membri della parte che “qualcosina” pure ha.

Ma ritorniamo al tema principale, dopo questa – utile digressione.
Il sistema capitalistico, quindi, è sempre andato in “crisi”, la crisi è il suo mezzo d’espansione.
Ma deve padroneggiare la crisi, questo è il punto.
Di solito così: spostando verso il centro sistemico le produzioni – concrete o virtuali o finanziarie che siano – che consentano il massimo “saggio di profitto”, ed estromettendo le cose meno profittevoli verso le zone più esterne. Tutte le contraddizioni, tutte le mondezze sono spostate nelle zone periferiche. Più una zona è periferica, e più riceve mondezze: le città, oggi, sono ad immagine del sistema. Chiaramente poi, il centro direttivo non necessariamente coincide col “centro storico”, salvo le classi “emerse” discendano o abbiano cooptato le vecchie classi dirigenti, fatto del quale la storia ci dà tanti esempi, pochi esempi ci dà della piena quasi completa sostituzione delle vecchie classi dirigenti, invece,  qui Marx commise uno dei suoi grandi errori, non sul fatto, però, che il capitalismo viva di crisi.
Il punto di caduta è, allora, quando si diffonde una “paura sistemica”, per far riferimento a Wallerstein, che osservava, negli anni Novanta del secolo scorsovent’anni fa! – che questa paura è impalpabile, è il timore che il riformismo incrementale non abbia più nulla da dire al mondo in cui avviene la crisi sistemica, e quest’ultima, dunque, precipita.
Ma questa è la nostra situazione. Oggi!
Precisamente questa!
Il System si avvinghia, dunque, in una spirale.













Andrea A. Ianniello





















2 commenti:


  1. La direttiva “Ieepa” (1977, revisione aggiornata del “Trading with the Enemy Act”, 1917), già usata da Roosevelt negli anni Trenta (ovviamente nella forma del 1917), potrebbe di nuovo esserlo n caso di grave crisi, verso cui si sta, pare, andando: cf. L. CIARROCCA, I padroni del mondo, Chiarelettere editore, Milano 2013, pp. 86-88.




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