“Anche la Storia è una giungla di fiere ed un
campo di battaglia! Attraversarla per
giunger fino al presente che viviamo e trascenderlo per l’avvenire che si sta compiendo, è consentito
soltanto a coloro che attingono i
Principi e si spogliano dell’accessorio. Le armi son l’accessorio della contesa. Questi strumenti di malaugurio intimoriscono soltanto chi ha presa e trofei di cui lasciarsi spogliare o un’opaca carcassa. Che si
muoia trapassati da una freccia o molecolarmente sconvolti nelle proprie
cellule non consente di apprezzare più di tanto lo sviluppo delle tecnologie di
morte. La guerra è, e continuerà ad essere, il mistero del sacrifizio
di sé, della morte deliberata, che è il massimo della micidialità consentita. Nessun’arma, per quanto terribile, sarà mai in grado di provvedere alla propria
morte!” (“Epilogo” alla
Prefazione, di Renato Padoan, a Sun-Tzu, L’Arte della guerra, SugarCo Edizioni,
Milano 1980, p. 40, corsivi miei[1]).
[1]
Il commento dell’autore citato è a questo passo, che vi si ritrova in calce:
“Difatti io ho
sentito dire che colui che ha buona presa sulla vita, quando viaggia per terra,
non incontra né rinoceronti né tigri; quando va in battaglia, non porta né
corazza né armi. Nel suo corpo il rinoceronte non trova nessun posto dove
conficcare il suo corno; nel suo corpo la tigre non trova nessun posto dove
conficcare i suoi artigli; nel suo corpo le armi non trovano nessun posto dove
affondare la loro lama. Come accade tutto questo? Perché egli non ha alcun
luogo di trapasso mortale”, Lao-tzu,
cap. 40, in ibid., corsivi miei.
PS. La guerra oggi …
RispondiEliminaFacciamo un po’ “il punto” della situazione. Da un lato, siamo nella Terza Guerra Mondiale “a pezzi”, una guerra mondiale è tale se si combatte in almeno tre “teatri” di guerra: ed ora c’è la Corea. Dall’altro, l’andamento di questa guerra è statico, come le trincee della Prima Guerra Mondiale, cui si apparenta molto: grossi cambiamenti sociali, scarsa mobilità sul campo; si formano fronti statici, vince chi non la scia per ultimo e perde chi lascia per primo. Il confronto è tra gli opposti interessi degli Stati Uniti e della Russia, questo è quanto accade. Ovviamente, come in altri tempi c’era chi sentiva di dover appoggiare la Russia per ragioni **ideologiche**, non d’interesse geopolitico, allo stesso modo questo accade oggi, ma per idee differenti: il neonazionalismo del quale la Russia è, forse, il massimo esponente oggi.
Questo s’intreccia con la “sfida globale” del cosiddetto “jihadismo” islamico, che può esser vinta solo per mezzo di accordi: dunque la Russia e l’America, competendo su alcuni “teatri”, pure sono alleate in altri: il che rende tutto molto complicato, come ben si sa.
Infine poi, questo secondo piano s’intreccia con un terzo livello ancora: quello della cosiddetta “immigrazione”, complicate dalle guerra in “CAOSLANDIA” (Limes), ma **NON GENERATA** da queste ultime. Trattasi al contrario della mera conseguenza di una divisione della ricchezza oltremodo impari, a causa della globalizzazione. Questo problema lo puoi risolvere soltanto con un cambiamento del **sistema**, dunque non ha per nulla la benché minima “visibilità” politica né può essere risolto con la politica **MODERNA**.
Un quarto livello è quello delle forze che “attaccano” – “sottilmente” – per mezzo di questo “cerchio che circonda l’Europa”, di cui varie volte s’è detto.
Questi quattro livelli son **diversi**, ed ognuno andrebbe trattato a modo suo. Non solo, ma, dopo aver trattato secondo la SUA NATURA **ognuno** d’essi, poi occorrerebbe **rimetterli assieme**, “misurando” con attenzione le conseguenze del vederli nello stesso momento, “syncronicamente”, come poi SUCCEDE DAVVERO: perché la situazione vede questi livelli attualmente intersecarsi.
A questo punto giunto, bisognerebbe vedere se “semplificare” il “quadro” generale, “scaricando” almeno uno dei livelli trattandolo a sé stante.
RispondiEliminaLa pagliuzza è la cosa più probabile, ah, sta riesumando la “grosse coalition”, da Renzi a Trump con Putin - non si sa se la “grosse coalition” due punto zero – … se magari questa coalizione funzionasse, e l'aggravante della guerra in Siria finisse, si tornerebbe allo “zero immigrazione”, forse ... domanda retorica ...
Dalle loro discussioni fra loro – dei seguaci di Melanchon -, 2/3 si asterrà - ovvero un regalo alla Le Pen - e solo 1/3 voterà Macron, la distanza fra Macron e la Le Pen sta diminuendo a vista d'occhio, anche se, al momento, non appare capace di recuperare il grosso svantaggio
La cosa che può accadere è che la vittoria di Macron sia una “vittoria di Pirro”, come suol dirsi ....
Non è stata una vittoria di Pirro (salvo considerar Macron una sorta di nuovo Pirro, e non sarebbe del tutto errato . . .), ma può darsi benissimo che sia stata proprio la sua (di Macron) vittoria a portare a quel che si voleva. Cioè una situazione Pirrro . . .
RispondiEliminaLa storia non è solo una giungla di fiere, ma è pure il luogo dei paradossi. Questo perché essa è dialettica. Si realizza, sì, ma non è detto si realizzi come pensavi tu . . .
Cf.
RispondiEliminahttps://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2022/01/yuki-den-.pdf