Quest’articolo di anni fa (2007) si manteneva del tutto “neutro” rispetto all’islamizzazione dell’opera di Guénon, e nasceva in community proprio in relazione alle discussioni - e polemiche inutili - riguardo al detto problema dell’islamizzazione cui l’opera di Guénon è andata, più o meno inevitabilmente, incontro. Qualche correzione è stata necessaria, ma senza cambiarne nulla di essenziale.
Una riflessione: Ma a che serve criticare la modernità se poi se ne rimane profondamente intaccati nel pensare profondo e non verbale, vien fatto da chiedersi, quando si vedono reazioni di un “certo” tipo....
Veniamo a nøi. Come si dice di seguito: “Non è possibile riassumere in poche parole l’opera di Guénon. Quel che si può fare, piuttosto, è sottolinearne talune direttive fondamentali, lasciando al lettore il compito, se vuole, di scoprirla - o ri-scoprirla - e di farsene una sua idea.”
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Una riflessione: Ma a che serve criticare la modernità se poi se ne rimane profondamente intaccati nel pensare profondo e non verbale, vien fatto da chiedersi, quando si vedono reazioni di un “certo” tipo....
Veniamo a nøi. Come si dice di seguito: “Non è possibile riassumere in poche parole l’opera di Guénon. Quel che si può fare, piuttosto, è sottolinearne talune direttive fondamentali, lasciando al lettore il compito, se vuole, di scoprirla - o ri-scoprirla - e di farsene una sua idea.”
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Introduzione
René
Jean-Marie-Joseph Guénon
(Blois, 15 novembre 1886 - Il Cairo, 7 gennaio 1951), è stato autore
di numerosi testi il cui scopo generale è [era] quello di risvegliare,
specificatamente nel lettore occidentale, la consapevolezza di un
patrimonio di conoscenze tradizionali ormai dimenticate.
Alle
accuse di presentare un proprio sistema filosofico sostenuto da punti
di vista personali, Guénon rispose di non riportare altro che dati
rintracciabili in qualsiasi forma puramente tradizionale (e, per chi
voglia approfondirne i contenuti, questo è effettivamente
riscontrabile).
La sua opera è precisamente diretta all’esposizione, nel modo più fedele possibile, delle dottrine tradizionali, ridefinendo la nozione di metafisica e adattando ad essa una terminologia che fosse comprensibile nei tempi attuali.
L’opera di Guénon ha caratteristiche tali da poter svolgere una funzione di risveglio nei confronti di coloro che, non avendo altra formazione che quella costruita sulle teorie scientifiche moderne, non possono figurarsi alcuna prospettiva di sviluppo delle proprie potenzialità in senso tradizionale, sviluppo che può invece indirizzarsi verso possibilità di realizzazione della propria natura essenziale.
La sua opera è precisamente diretta all’esposizione, nel modo più fedele possibile, delle dottrine tradizionali, ridefinendo la nozione di metafisica e adattando ad essa una terminologia che fosse comprensibile nei tempi attuali.
L’opera di Guénon ha caratteristiche tali da poter svolgere una funzione di risveglio nei confronti di coloro che, non avendo altra formazione che quella costruita sulle teorie scientifiche moderne, non possono figurarsi alcuna prospettiva di sviluppo delle proprie potenzialità in senso tradizionale, sviluppo che può invece indirizzarsi verso possibilità di realizzazione della propria natura essenziale.
René
Guénon iniziò a pubblicare articoli sulla rivista La
Gnose nel 1909 e
pubblicò il primo libro nel 1921 (Introduzione
generale allo studio delle dottrine Indù).
In questi primi vent’anni del 1900, mentre da un lato ottenne
ricollegamenti iniziatici a Taoismo, Massoneria e Sufismo (ambito quest’ultimo dove sarebbe stato conosciuto con il nome iniziatico di ‘Abd al-Wâhid Yahyâ,
ovvero Giovanni
Servitore dell’Unico),
dall’altro si introdusse negli ambienti teosofici e spiritistici
francesi dell’epoca allo scopo di smascherarne gli attributi, a suo dire, profondamente
anti-tradizionali.
Ne risultarono due libri (Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione del 1921, ed Errore dello spiritismo del 1923), nei quali venne chiarita con estremo rigore metodologico la falsità di tali pseudo-dottrine.
Ma fu con il volume successivo, Oriente e Occidente del 1924, che Guénon chiamò decisamente gli occidentali alla necessità di ri-formare quella élite, esistente fino al Medio Evo nell’ambito della cristianità e ormai dissolta, in grado di dialogare con i rappresentanti delle corrispondenti élites delle tradizioni orientali e del centro spirituale supremo da lui poi descritto ne Il Re del Mondo (1927) e che, soprattutto, potesse conservare il nucleo della tradizione in Occidente in vista dell’avvicinarsi del termine dell’attuale ciclo temporale e dell’inizio del successivo.
Ne risultarono due libri (Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione del 1921, ed Errore dello spiritismo del 1923), nei quali venne chiarita con estremo rigore metodologico la falsità di tali pseudo-dottrine.
Ma fu con il volume successivo, Oriente e Occidente del 1924, che Guénon chiamò decisamente gli occidentali alla necessità di ri-formare quella élite, esistente fino al Medio Evo nell’ambito della cristianità e ormai dissolta, in grado di dialogare con i rappresentanti delle corrispondenti élites delle tradizioni orientali e del centro spirituale supremo da lui poi descritto ne Il Re del Mondo (1927) e che, soprattutto, potesse conservare il nucleo della tradizione in Occidente in vista dell’avvicinarsi del termine dell’attuale ciclo temporale e dell’inizio del successivo.
Successivamente,
Guénon pubblicò un vasto numero di studi concernenti la critica
alle concezioni moderniste (Il
Regno
della Quantità
e i Segni
dei Tempi,
La Crisi
del mondo moderno),
la natura e la funzione dell’iniziazione (Considerazioni
sull’iniziazione,
Iniziazione e
realizzazione spirituale,
Autorità
spirituale e potere temporale),
lo studio del patrimonio simbolico nei diversi adattamenti locali
dell’unica “Tradizione Primordiale” (Studi
sull’esoterismo cristiano,
Studi sulla
Massoneria e il Compagnonaggio,
I simboli della
Scienza Sacra,
Studi
sull’esoterismo islamico e il taoismo,
La Grande Triade,
Studi
sull’induismo) e
l’esposizione dottrinale delle concezioni relative alla
collocazione dello stato umano nella successione indefinita degli
stati dell’Essere
(L’uomo e il suo
divenire secondo il Vêdânta,
Il simbolismo della
croce, Gli
stati molteplici dell’essere).
Guénon fu inoltre autore di altri studi specifici (L’esoterismo
di Dante, San
Bernardo, I
princìpi del calcolo infinitesimale,
Forme tradizionali
e cicli cosmici).
Alcuni dei volumi succitati sono raccolte postume di articoli scritti principalmente per la rivista Le Voile d’Isis, che sotto la sua guida venne rinominata Etudes Traditionnelles.
Alcuni dei volumi succitati sono raccolte postume di articoli scritti principalmente per la rivista Le Voile d’Isis, che sotto la sua guida venne rinominata Etudes Traditionnelles.
Quanto
a notizie biografiche in senso stretto, avendo René Guénon in
vita dichiarato di non ritenere importante il
soffermarvisi poiché poco indicative della natura essenziale di ogni
essere e della funzione che è chiamato a svolgere, ci si può
limitare a segnalare che Guénon visse per lungo tempo a Parigi, dove
ebbe una prima moglie che in seguito morì, si trasferì quindi a Il
Cairo (Egitto) nel 1933 dove si risposò e visse fino alla morte nel
1951, lasciando quattro figli, di cui uno postumo.
La Tradizione e la “Crisi del mondo moderno” in Guénon
Non
è possibile riassumere in poche parole l’opera di Guénon.
Quel che si può fare, piuttosto, è sottolinearne talune direttive
fondamentali, lasciando al lettore il compito, se vuole, di
scoprirla - o ri-scoprirla - e di farsene una sua idea.
L’opera
completa di Guénon, esaminata come un tutto, si può considerare
come composta di due parti: l’esposizione fondamentale della
Traditio,
“la” Tradizione, e un discorso, articolato e attualizzato, sulla
deviazione-degenerescenza del mondo moderno. Le due parti formano un
tutto non separabile se non artificialmente: sono sintesi e non
sincretismo, per usare una distinzione spesso utilizzata da Guénon.
Riguardo
la Tradizione, essa non è il mero insieme di usi
e costumi, ma
invece una Conoscenza di origine non-umana
(apaurusheya).
La Conoscenza è, in definitiva, identificazione.
La logica, cioè il mentale,
è solo una modalità espressiva.
La Conoscenza è intuizione intellettuale, ovvero identificazione fra soggetto ed oggetto. Il mentale ha, dunque, uno scopo introduttivo a tale alto fine.
Compito vero della Traditio è far scorrere questa Conoscenza nel flusso dell’umanità sulla Terra.
La Conoscenza è intuizione intellettuale, ovvero identificazione fra soggetto ed oggetto. Il mentale ha, dunque, uno scopo introduttivo a tale alto fine.
Compito vero della Traditio è far scorrere questa Conoscenza nel flusso dell’umanità sulla Terra.
Leggendo
Guénon, si apprende che il mondo tradizionale si articola
sostanzialmente in due componenti principali: il dominio iniziatico
(esoterismo) e quello religioso (exoterismo o essoterismo),
distinzione che è connessa con i
due destini nell’oltretomba.
Tale distinzione è necessaria nel momento in cui si consideri
l’intima costituzione dell’essere umano, così come tramandata
dalla Tradizione: il complesso composto fisico-psico-spirituale
dell’essere umano (questo genere di considerazioni sui ternari
Guénon la sviluppò soprattutto ne La
Grande Triade) non
può sussistere inalterato dopo la morte, che non è la mera
scomparsa del corpo fisico ma, nelle regioni del post-mortem,
comunque le si vogliano intendere, il perdurare di tale composto
continua solo fino alla scomposizione della parte psichica in senso
stretto: la cosiddetta seconda
morte (per inciso,
questo fatto, a suo
avviso, era la riprova
della falsità delle teorie reincarnazioniste dello spiritismo).
Scopo dell’exoterismo è di consentire, per il tramite di una fede sincera in un Salvatore, il perdurare della parte animica in un paradiso. E questa è la via religiosa (o exoterica). La via iniziatica esoterica ha, invece, lo scopo di far superare il mondo animico e le sue limitazioni: essa è la via dell’ Unificazione della componente spirituale dell’individuo (Ātman) con la propria Fonte (il Principio Universale, Brahman) dalla quale essa non è realmente distinta se non in modo illusorio.
Essa è per coloro per i quali il Paradiso è ancora una prigione (detto sufico riportato da Guénon).
Sul sentiero iniziatico vi è una fase meramente virtuale, ovvero potenziale, ed un’altra attuale, cioè effettiva: è in quest’ultima che si realizza l’identificazione che è oggetto della Conoscenza e che consente all’essere umano di abbandonare l’illusione dell’individualità.
Scopo dell’exoterismo è di consentire, per il tramite di una fede sincera in un Salvatore, il perdurare della parte animica in un paradiso. E questa è la via religiosa (o exoterica). La via iniziatica esoterica ha, invece, lo scopo di far superare il mondo animico e le sue limitazioni: essa è la via dell’ Unificazione della componente spirituale dell’individuo (Ātman) con la propria Fonte (il Principio Universale, Brahman) dalla quale essa non è realmente distinta se non in modo illusorio.
Essa è per coloro per i quali il Paradiso è ancora una prigione (detto sufico riportato da Guénon).
Sul sentiero iniziatico vi è una fase meramente virtuale, ovvero potenziale, ed un’altra attuale, cioè effettiva: è in quest’ultima che si realizza l’identificazione che è oggetto della Conoscenza e che consente all’essere umano di abbandonare l’illusione dell’individualità.
Poiché
un essere che osserva da un punto di vista individuale non può
sapere cosa si celi dietro di lui stesso, per avanzare in un reale cammino
iniziatico è necessario un Maestro (o guru),
nozione assai spesso distorta dalle degenerazioni dei tempi attuali e
spesso utilizzata da falsi
istruttori spirituali.
Secondo la Tradizione, il vero Maestro è il maestro interiore, presente in ciascun essere umano in virtù della propria compartecipazione all’Unità. Pertanto, il vero maestro esteriore è colui che cerca di condurre il viaggiatore spirituale il più presto e nelle migliori condizioni al cospetto del vero Maestro: quello interiore.
Per fare questo, un maestro esteriore dovrà guidare l’individuo attraverso quella fase assai pericolosa, più o meno lunga a seconda della natura di ciascuno, nella quale c’è il pericolo di cadere in una sorta di distorta illusione spirituale (Guénon contribuì a smascherarne alcune, Teosofia e Spiritismo; oggi ve ne sono certamente altre, ma si può certamente cadere in tali illusioni anche seguendo forme tradizionali ortodosse).
Secondo la Tradizione, il vero Maestro è il maestro interiore, presente in ciascun essere umano in virtù della propria compartecipazione all’Unità. Pertanto, il vero maestro esteriore è colui che cerca di condurre il viaggiatore spirituale il più presto e nelle migliori condizioni al cospetto del vero Maestro: quello interiore.
Per fare questo, un maestro esteriore dovrà guidare l’individuo attraverso quella fase assai pericolosa, più o meno lunga a seconda della natura di ciascuno, nella quale c’è il pericolo di cadere in una sorta di distorta illusione spirituale (Guénon contribuì a smascherarne alcune, Teosofia e Spiritismo; oggi ve ne sono certamente altre, ma si può certamente cadere in tali illusioni anche seguendo forme tradizionali ortodosse).
Questo
tema introduce al secondo grande argomento dell’opera di Guénon:
quello relativo alla “crisi del mondo moderno”.
Una civiltà si evolve per fasi progressive passando, per cadute successive, da una Età dell’Oro in cui i princìpi spirituali informano pienamente l’esistenza degli esseri, a una Età del Ferro (la nostra attuale) nella quale è portato all’estremo ciò che Guénon chiama Il Regno della Quantità (vedi opera omonima del 1945), dove la centralità delle cose viene ridotta a un puro aspetto quantitativo e materialistico.
Una volta che questo processo di cristallizzazione sia portato alle sue estreme conseguenze, ne subentra necessariamente una tendenza neo-spiritualistica, ma proveniente dal basso, ovvero da forze che Guénon chiama contro-iniziatiche in quanto agenti in funzione di uno sbilanciamento dissolutivo invece di un accentramento unitario.
Guénon mette fortemente in guardia rispetto alle apparenze che tali forze possono prendere: il loro dominio è essenzialmente sottile, e non necessariamente riconoscibile da un punto di vista grossolano.
Esse fanno leva sull’illusione (derivata da una mancanza di vera conoscenza) che si possano ottenere progressi spirituali esasperando forme esteriori, e non va esclusa la possibile manipolazione di forme religiose exoteriche tradizionali, ciascuna delle quali, nella misura in cui ha tagliato le radici con la rispettiva componente esoterica, è vulnerabile a questo tipo di suggestioni.
In virtù della ciclicità e della successione delle epoche (vedi Forme tradizionali e cicli cosmici), questa tendenza alla dissoluzione dovrà portare a ciò che in tutte le tradizioni corrisponde alla “fine dei tempi”, in linguaggio cristiano detto Regno dell’Anticristo, il quale sarà una vera e propria parodia della spiritualità primordiale in chiave contro-iniziatica.
Essendo del tutto illusorio, questo regno dovrà a sua volta cadere, avendo con ciò portato ad esaurimento le possibilità discendenti del presente ciclo, e fare spazio a un nuovo ciclo, ovvero alla restaurazione della Tradizione Primordiale, la quale non può essere identificabile con una qualsiasi delle forme religiose odierne, in quanto tutte da essa sono derivate per adattamento di tempo e di luogo.
Come si manifesterà questa restaurazione dell’Ordine principiale, sottolinea Guénon, non ci è dato saperlo.
Una civiltà si evolve per fasi progressive passando, per cadute successive, da una Età dell’Oro in cui i princìpi spirituali informano pienamente l’esistenza degli esseri, a una Età del Ferro (la nostra attuale) nella quale è portato all’estremo ciò che Guénon chiama Il Regno della Quantità (vedi opera omonima del 1945), dove la centralità delle cose viene ridotta a un puro aspetto quantitativo e materialistico.
Una volta che questo processo di cristallizzazione sia portato alle sue estreme conseguenze, ne subentra necessariamente una tendenza neo-spiritualistica, ma proveniente dal basso, ovvero da forze che Guénon chiama contro-iniziatiche in quanto agenti in funzione di uno sbilanciamento dissolutivo invece di un accentramento unitario.
Guénon mette fortemente in guardia rispetto alle apparenze che tali forze possono prendere: il loro dominio è essenzialmente sottile, e non necessariamente riconoscibile da un punto di vista grossolano.
Esse fanno leva sull’illusione (derivata da una mancanza di vera conoscenza) che si possano ottenere progressi spirituali esasperando forme esteriori, e non va esclusa la possibile manipolazione di forme religiose exoteriche tradizionali, ciascuna delle quali, nella misura in cui ha tagliato le radici con la rispettiva componente esoterica, è vulnerabile a questo tipo di suggestioni.
In virtù della ciclicità e della successione delle epoche (vedi Forme tradizionali e cicli cosmici), questa tendenza alla dissoluzione dovrà portare a ciò che in tutte le tradizioni corrisponde alla “fine dei tempi”, in linguaggio cristiano detto Regno dell’Anticristo, il quale sarà una vera e propria parodia della spiritualità primordiale in chiave contro-iniziatica.
Essendo del tutto illusorio, questo regno dovrà a sua volta cadere, avendo con ciò portato ad esaurimento le possibilità discendenti del presente ciclo, e fare spazio a un nuovo ciclo, ovvero alla restaurazione della Tradizione Primordiale, la quale non può essere identificabile con una qualsiasi delle forme religiose odierne, in quanto tutte da essa sono derivate per adattamento di tempo e di luogo.
Come si manifesterà questa restaurazione dell’Ordine principiale, sottolinea Guénon, non ci è dato saperlo.
Bibliografia
(Le
date fanno riferimento alla prima pubblicazione in lingua francese)
Introduzione
generale allo studio delle dottrine Indù
(1921). Il
Teosofismo. Storia di una pseudo-religione
(1921). Errore
dello spiritismo
(1923).
Oriente
e Occidente
(1924). L’esoterismo
di Dante
(1925). L’uomo
e il suo divenire secondo il Vêdânta
(1925). La
crisi del mondo moderno
(1927). Il
Re del Mondo
(1924). Autorità
spirituale e potere temporale
(1929). San
Bernardo
(1929). Il
Simbolismo della Croce
(1931). Gli
stati molteplici dell’essere
(1932). La
metafisica orientale
(1939). Il
Regno della quantità e i Segni dei Tempi
(1945). Considerazioni
sull’iniziazione
(1946). La
Grande Triade
(1946). I
principi del calcolo infinitesimale
(1946).
Pubblicazioni
postume:
A
cura di Jean Reyor (alias di Marcel Clavelle): Iniziazione
e realizzazione spirituale
(1952), Sull’esoterismo
cristiano
(1954). A
cura di Michel Vâlsan:
Simboli
della Scienza sacra
(1962). A
cura di Roger Maridort: Studi
sulla Massoneria e il Compagnonaggio
(1964), Studi
sull’induismo
(1966), Forme
tradizionali e cicli cosmici
(1970), Comptes
rendus
(1929-1950) (1973), Scritti
sull’esoterismo islamico e il taoismo
(1973), Mélanges
(1976). A
cura di Alessandro Grossato: Psychologie
(2001).
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