Il recente libro di Houellebecq, Sottomissione, Bompiani RCS Libri, Milano 2015, è un libro che ha provocato reazioni controverse.
E’ uscito proprio nei giorni dei famosi recenti attacchi a Parigi (*), attacchi che, tra l’altro, nel libro si prevedevano, ma son già successi.
La storia è semplice: un docente
universitario, che ha scritto una brillante tesi di dottorato su Huysmans, e di
seguito un libro interessante, ora insegna solo e scrive soltanto qualche
articolo su riviste specialistiche.
Il suo picco di produzione l’ha ormai superato.
La sua vita la passa sostanzialmente
tra pettegolezzi accademici, qualche conoscenza accademica e tante avventure
sessuali (“rendez-vous”) con studentesse. Una sola lo muove per qualcosa in più
del sesso, ed è Myriam, che però è di origini ebraiche. Lei lo lascia quando
gli ebrei lasciano la Francia (ed anche questo sta già succedendo …).
La storia è semplice. In un futuro
recente, per fermare la crescita dei partiti che Houellebecq chiama
“identitari”, sia i socialisti sia i gollisti si alleano – chissà perché si
citano soprattutto i primi ma non i secondi: si sa, primi attirano di più, son
più vari con la presenza della pasta in mille forme... - si alleano con il
partito dei Fratelli musulmani per fermare il movimento della Le Pen.
Ci si alleano sostanzialmente perché
ambedue sono svuotati di senso, il vero motivo è questo. Attenzione: il
partito islamico non è di “jihadisti”: anzi, è “moderato”. Il partito islamico
lascia gli altri due partiti spartirsi la torta; per sé vuole solo e soltanto
due cose: l’istruzione e la famiglia. Riguardo alla famiglia, si torna al
patriarcato: le donne non lavorano più il che genera un boom economico.
Solo le donne di “buona famiglia”
con doti specifiche per lo studio possono andare all’Università: anche
l’istruzione, dunque, va incontro a cambiamenti radicali. Il protagonista,
essendo un professore universitario, si trova così all’epicentro di tale sisma
politico. La Sorbona vien infatti comprata dai Sauditi che impongono delle
regole. L’istruzione di stato continua, ma sarà di serie B, quella islamica
diverrà di serie A. All’inizio il protagonista tituba, ha dei dubbi: come
Huysmans tenta di avvicinarsi al Cristianesimo ma fallisce. Il segretario
all’istruzione – Rediger, un ex- “identarista” - alla fine lo convince, in
fondo, salvo gli “umanisti arrabbiati” che sostituiscono l’uomo a Dio,
l’ateismo in Occidente è superficiale (il che è vero).
Rediger abilmente mescola Nietzsche
e un Guénon mal inteso (il Guénon solo “islamico” di tanti oggi): tali teoria
sono da lui espresse in un libretto agile e semplice, in cui unisce l’Islàm con
la teoria darwiniana della sopravvivenza del più adatto, tema che viene usato
per giustificare la poligamia. La poligamia piace al protagonista. Gli stipendi
son buoni.
Egli dunque ritorna alla sua
attività d’insegnamento, è poligamo, ritorna alle avventure con le studentesse,
che ora hanno il velo, ma non il burqah, il velo bianco (hijàb).
Nessun problema dismettere la libertà che è un peso inutile. In fondo, dice
Houellebecq, la massa è guidata, per essa i problemi “superiori” non esistono:
anzi, col dominio islamico moderato vivono meglio, meno delinquenza, più
posti di lavoro …
Le studentesse, ora velate, sono
anche più sottomesse di prima perché il protagonista non è più desiderato per
ragioni utilitaristiche: al contrario, la sottomissione è accettata dalle
ragazze per l’educazione ricevuta, è una seconda natura.
Ma il protagonista non si accorge
che, ormai, è sottomesso anche lui. Ed accetta di esserlo senza nessunissimo
problema.
Lo “scandalo” di tale ultimo scritto
di Houellebecq – non certo una cima” della letteratura ma, comunque, si lascia
leggere facilmente – sta nella sua parola-chiave, che è la sottomissione.
L’Islàm vince in Europa per mezzo della democrazia. Non dunque per mezzo
degli attentati, che ci sono, ma non sono decisivi.
E cos’accade?
Alte grida e resistenza?
No.
Viene pacificamente accettato.
Questa è la “provocazione” di
Houellebecq. E’ una provocazione che ha il suo senso: se hai un problema in
democrazia, a chi ti rivolgi? A nessuno, non dico sei in un deserto, ma di
certo sei in una steppa piuttosto arida. Il mondo islamico “moderato” in
Occidente si presenta come “solidale”, comprensivo (nel libro di Houellebecq):
il suo successo gli è dunque, assicurato.
E la cosa bella è che ciò potrebbe
davvero accadere. Solo il Fronte nazionale si oppone a questo “sviluppo”
storico. Ma come lo fa? Usando le teorie nazionali e democratiche che un tempo
la destra “storica” criticava!
Infatti, Houellebecq più volte
rileva qualche contraddizione, che – ovviamente – si guarda bene dallo
sviluppare perché dovrebbe criticare delle posizioni che, in sostanza, pur con
delle differenze, condivide.
Altra contraddizione: Rediger veniva
dal milieu “identitarista”, solo che si rende conto (nel 2013) che
l’Occidente non tornerà più ad essere “graniticamente” cristiano. Dunque
solo l’Islàm può essere una risposta a questa deriva (a p. 189 si cita
Khomeyni: “L’Islàm o è politico o non è”).
In effetti, è una posizione ed un
iter che molti “identitaristi” han fatto propri.
*****
Questo è Houellebecq.
Ora è necessario andare oltre la
“provocazione”, intelligente, dello stesso Houellebecq. Trattasi di
provocazione intelligente perché è possibile: davvero oggi, se l’Islàm
si presentasse in forme moderate ed intelligenti, troverebbe un ostacolo in
Occidente? Assolutamente non ne troverebbe.
L’Islàm “toppa” in Occidente non di
per se stesso, ma invece a causa delle forme “jihadiste” e violente, solo per
questo.
Quindi dobbiamo ringraziare
Houellebecq, perché ci consente di riflettere su tali temi.
Dunque l’Europa è oltre la frutta.
Si è persa, anche se la sua lunga crisi, per la verità, inizia ad esplodere con
il 1914 e la Prima Guerra Mondiale: ha, dunque, radici più vecchie della
dittatura dell’attualità e della chiacchiera senza fine e senza speranze, dittatura
in cui si vive.
Andando oltre, la questione si
cominciò a porre dopo “la fine del comunismo”, che era l’umanesimo che pone
l’uomo al posto di Dio, ma in modo aggressivo, estremistico: la
società “liberale” è quella dove invece l’individuo umano è al centro, per
meglio dire: era al centro. Oggi siamo schiavi di moloch di varia
natura.
Dopo quell’evento, che ogni giorno
di più sta qui a presentare conti salati, si discuteva - negli Anni Novanta
- della possibilità di “diffusione” della “democrazia” della cosiddetta
“alternanza” (presa in giro da Houellebecq molte volte, nel libro, e con
ragione peraltro).
In Est Europa sostanzialmente si è
diffusa, seppur con molte défaillance; in Russia ha “toppato” alla
grande, ed ecco il “putinismo”, esaltato a destra in funzione anti-americana:
l’America da loro tanto osteggiata non è ormai che un simulacro. Inoltre,
quest’esaltazione, che tradisce anche lì una débacle ideologica, manca
di capire che cos’è la Russia e che Putin non è tanto il seguace dell’eurasismo
à la Dugin, cui pure lo apparentano delle tendenze, ma colui che, grazie
all’ideologo Vladislav Surkov (molto meno noto di Putin, in Occidente), usa
delle posizioni dell’eurasismo, mescolandole con delle tendenze
liberalistiche e con l’ossessione della stabilità à la Stalin. E’ un
fritto misto à la russe che non è esportabile.
In una parola: la Russia ha ripreso
certe sue tendenze secolari; certo, in una maniera da XXI secolo, ma questo è
scontato (nulla si ripete mai uguale).
Non è dunque un’ideologia
anti-americana esportabile, ma un’ideologia russa.
La Cina ha preso questa via da più
di trent’anni ormai, l’India la sta prendendo, il Giappone si è sempre
riservato le sue particolarità.
Quel che vediamo è: la fine
dell’universalismo democratista occidentale moderno, combattuto dai particolarismi
unici e specifici delle varie zone del mondo. Questo è ciò che
vediamo. Non, dunque, una contro-ideologia “globale”, ma tante ideologie particolari.
E questo era ben prevedibile, dopo l’ ’89!
La “democrazia” ha funzionato in
Europa non perché fosse “universalmente valida”, ma in forza di
condizioni particolari europee. Prova ne sia che non è un prodotto
d’esportazione. La tecnologia sì, si esporta; la democrazia non si
esporta: il che è la negazione stessa dell’Occidente moderno. La causa profonda
della crisi attuale sta precisamente qui.
Siamo in tale crisi dalla “fine del
comunismo”. Quest’ultima “fine” è stata un evento divertentissimo: è
bastato sedersi e trent’anni dopo i dirigenti occidentali si sono “incartati”
da soli! Letteralmente, non sanno che pesci pigliare.
Non possono che continuare nella
“diffusione della democrazia”, il che non può avere altro esisto se non
aumentare il “moto browniano” ed il caos globale. Ma questo fu detto (**):
sparito il “mito della rivoluzione” come “lavacro purificatore”, versione
“laica e laicista” del mito “apocalittico”, la sinistra si sarebbe dissolta: e
così è stato. Per questo la “sinistra” non convince: c’è una ragione
strutturale.
Lo stesso Houellebecq batte sulla
destra, meglio piazzata nella crisi attuale per la semplice ragione che è
“particolarista”, ma, in realtà, debole anch’essa, poiché l’argomento
“identitario” è debole oggi. E’ debole in Europa eh, non nel
mondo. Non in Asia. Ed è debole particolarmente in Europa occidentale.
Perché, verrebbe fatto da chiedersi,
e questo dovrebbe/potrebbe essere oggetto di un Convegno, serio però,
niente cose “per far vedere” à la Occidentale moderne d’aujourd’hui
(tanto per ironizzare sul francese).
NOTE
(*)
“Onfray su Houellebecq: «La civiltà dell’Europa è sfinita»”, link online -
direi che forse la “s” iniziale sia errata... -
http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/01/onfray-su-houellebecq-la-civilta.html
(**) Baudrillard, la “sinistra divina” e il mito
http://ideeinoltre.blogspot.it/2014/05/andrea-ianniello-baudrillard-la.html
(***) “Tour du Diable”
http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/01/tour-du-diable.html
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