“Templari
e Cristianesimo. Una breve nota”
Oggi, 13 ottobre, quando
terminò l’Ordine dei Templari. Qualche breve nota. Come prima
cosa, l’Ordine era destinato a cattiva fine. La ragione sta in
questo: che era un potere transnazionale e persino trans-religioso,
se si può dire così. Né la Chiesa, che iniziava un suo processo di
modernizzazione, né il Re di Francia – le nazioni che allora erano
in ascesa – e nemmeno l’Impero, che però fu l’organizzazione
per certi versi meno nemica dell’Ordine, avrebbero mai potuto
tollerare un Ordine che era una potenza del tutto sciolta da
qualsiasi altra autorità superiore, tranne il Papa.
Clemente V, com’è
stato recentemente dimostrato, non credeva nella colpevolezza dei
Templari, credeva, com’è possibile, che solo un ristretto “cerchio
interno” aveva – dal suo punto di vista – tralignato e che,
conseguentemente, sarebbe stato ingiusto accusare l’intero Ordine.
E tuttavia non intervenne, si limitò a sospender l’Ordine, ben
sapendo che la monarchia francese avrebbe attaccato e distrutto
l’indipendenza dei Templari. Non lo fece perché i Templari erano
ingombranti, erano un potere indipendente, de facto.
Altra questione: solo
un ristretto “cerchio interno” sapeva di quella
deviazione-allontanamento che si esprimeva con lo “sputare” (vero
o presunto che sia, si esprimeva in realtà l’allontanamento dal
Cristianesimo) su di un’icona del Cristo – quindi, al succo,
l’accusa di fondo era quella di eresia. L’accusa di
omosessualità, che non poteva non aggiungersi come marchio
infamante, poteva avere degli appoggi reali o non, e non voglio qui
mettermi a parlare della questione dell’omosessualità nella Chiesa
(i Templari, è sempre bene precisarlo, erano monaci-guerrieri
ed erano dunque parte della Chiesa a tutti gli effetti, ma in una
posizione del tutto unica e particolare); quel che voglio dire è
che, data l’accusa di eresia, quella di omosessualità non poteva
non aggiungersi per accrescere l’infamia delle accuse stesse, che
ci fossero stati o non degli effettivi episodi.
Se, dunque, solo il
cerchio interno templare aveva questa “deviazione”, in che
direzione si può pensare oggi che fosse diretta? Verso una
“rinnovamento” del Cristianesimo?
Non lo credo affatto. Il
cerchio interno era cripto-islamico. Ma non nella direzione
dell’Islamismo ortodosso, bensì, a causa delle loro relazioni con
l’Ismailismo riformato di ‘Alamût, erano “cripto-islamici”
nella direzione eterodossa, dunque. l’Ismailismo riformato di
‘Alamût conquistò, dall’Iran di provenienza, la Siria
dell’epoca, ed ecco il famoso “Veglio della Montagna” -
“al-Shaykh al-Jabal” -, di qui la relazione che i Templari
ebbero con i capi di quel movimento politico-religioso. Ora, nei
gradi più alti del sistema iniziatico degli Ismailiti riformati di
‘Alamût si arrivava al punto di prendere le distanze dalla forma
religiosa di appartenenza, ed ecco lo sputo” che si sarebbe dato
sull’icona di Cristo, ed ecco il famoso – e “mysterioso”
- cosiddetto “idolo” che i Templari avrebbero adorato: il
Baphomet. Secondo taluni scrittori medioevali, tale “Baphomet”
non sarebbe stato altro che il “Machomet”, Maometto. l’idea di
fondo – il cripto-islamismo, ma eterodosso – non è sbagliata
affatto, come spesso capita di leggere nelle fonti antiche. Solo che,
se le influenze islamiche furono quelle ismailite “riformate”
(cioè una eterodossia di una eterodossia...) - non era Maometto,
bensì l’ Imâm.
In ogni caso, se così è,
essi non furono “eretici” in senso comune della parola.
Probabilmente cercavano una – impossibile - “sintesi” fra degli
aspetti dell’Islamismo e degli aspetti del Cristianesimo, cosa che
si può ottenere solo fuori dalle rispettive ortodossie. Ripeto,
però, che non possiamo considerarli degli “eretici”, cioè chi
accetta – di una ortodossia – solo certi aspetti e non tutti gli
altri.
Si può solo immaginare
quale sarebbe stato il decorso della civiltà mondiale se ai Templari
fosse stato lasciato altro tempo per sviluppare il loro “sogno
‘eretico’ impossibile”. Quel che si può dire, dal punto di
vista storico, è che, se questa fu davvero la loro “direzione ed
intenzione” di sviluppo, si comportarono con una certa
inavvedutezza. Vero che certe cose erano riservate solo al cerchio
interno templare, nessun dubbio al riguardo, sta di fatto che fecero
del proselitismo, con attenzione senza dubbio, ma fecero troppo
proselitismo. dall’altro, non compresero che, se davvero quella era
la loro intenzione, non potevano diventare troppo potenti, come
invece fecero: furono loro ad inventare l’ossatura del sistema
bancario europeo, l’assegno ed il traveller’s cheque.
Infatti, fu proprio quest’eccessiva potenza mondana a costituire la
loro debolezza, il loro tallone d’Achille. Non lo compresero,
secondo loro l’accumulo di forza materiale sarebbe stata una
difesa, ma invece così non fu, e furono mal accorti nella
predicazione, troppo aperti. E furono troppo aperti nel proselitismo
proprio perché si reputavano difesi dalla loro potenza.
Veniamo a Federico II.
Anche lui fu accusato di vicinanza al mondo islamico, ma la sua
vicinanza non fu mai religiosa, bensì culturale. Fu vicino ad
Avicenna, senza dubbio, alla scienza islamica, anche quella che oggi
si direbbe “occulta”. Ricordiamoci che le scienze dette oggi
“occulte” all’epoca erano scienze controverse ma non
considerate false. Si distingueva, di solito, fra due tipi di magia:
la “magia naturalis” e la “necromantia”,
quest’ultima la magia “evocativa”, il “commercium cum
daemonibus” del quale, anche, furono accusati i Templari. A
Federico II interessava la “magia naturalis”, non
quella “evocativa”, va precisato questo. Quindi, la relazione,
indubbia e forte di Federico II col mondo islamico ha una natura
differente.
Nel Regno di Federico II,
va ricordato, il Cattolicesimo era religione di Stato, ma c’era
senza dubbio molta tolleranza verso altre religioni. Per
sintetizzare, Federico II, diversamente quindi dai Templari, che
seguivano un progetto particolare e senza dubbio “elitario”,
voleva invece che islamici e cristiani convivessero pacificamente, ma
ognuno rimanendo se stesso.
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