DEL …
“Ogni cultura nasce da certe scelte e, nel bene E nel male,
si spinge sempre FINO al LIMITE”[1].
Professor Sylvestre Dupin
Come scrisse René Guénon[2], la scienza moderna si basa su di un assunto: che le cose siano solo corpi, sprovviste di relazioni e mediazioni “qualitative” strutturalmente correlate a quel corpo. Quest’ultima precisazione non è cosa secondaria: difatti, noi conosciamo lo psicologismo del XX secolo, che nasce dall’idea di reintrodurre mediazioni qualitative nei corpi, ma sono come aggiunte, esse rimangono come un secondo aspetto, completamente trascurabile quando si giunge alle “cose serie”. Al contrario: tali mediazioni qualitative sono strutturali, correlate intrinsecamente ad ogni corpo. Ammetterlo significherebbe due cose: 1) non tutto è “manipolabile”, mentre invece il “paradigma epistemologico” dominate alla fin fine vuole questo, richiede questo, esige questo; 2) cosa effettivamente la scienza moderna ha realizzato nel mondo si vedrebbe in maniera più chiara.
Per esempio, l’estrazione di elettricità è indipendente da “come” lo si fa, essa – salvo pensare in modo radicalmente diverso – viene dal corpo vitale della Terra, del quale oggi si prende in considerazione solo la parte che si “polarizza”, detta “magnetismo”.
Il che spiegherebbe, IN PARTE, la tendenza ultima mondiale all’indebolimento del campo magnetico terrestre, ad un ritmo sorprendente.
Insomma, si dovrebbe venire al dunque, si dovrebbe ammettere che l’essenziale della manipolazione dei corpi naturali sfugge. Sta qua IL VERO motivo per il quale queste cose, anzi qualunque cosa che non si conformi al paradigma dominante, viene oggi così aspramente combattuta, in nome della libertà di parola e di ricerca, tra l’altro. Ed il paradossale – ma, oh quanto significativo! – di tutta questo è che deviare di 0,1 o deviare di 10 è lo stesso. Allo stesso tempo, tuttavia, finita è l’epoca nella quale ci si poteva accontentare della messa in questione del solo aspetto “sperimentale” della scienza moderna.
Ammettiamo dunque, per amor di discussione, che vi sia questa parte “sottile” della corporeità, sulla quale qui non ci si diffonderà, per il semplice fatto che ci porterebbe troppo lontano dal tema in esame. Non si seguirà qui neppure l’uso antropologico, del resto ben noto agli studiosi attuali, di chiamare quest’aspetto con il nome che questo o quel popolo nel corso della storia gli han dato – per esempio: i jinn, vale a dire la concezione islamica di “determinate” influenze “sottili e non la loro realtà –, ch’è tutta diversa, peraltro. Il far riferimento alle varie concezioni – seppur interessante al livello di studio – servirebbe A POCO, in quanto sarebbe sempre quest’aspetto come concepito DA quel popolo ed IN quell’epoca, cioè all’interno di “visioni del mondo” NON riproducibili, visioni del mondo delle quali possiamo anche parlare, ma che NON tornerebbero in vita per il solo fatto che ne possiamo parlare. Sfuggiamo all’illusione fondante l’Occidente: che basti parlare perché “i problemi si risolvano”, le questioni si affrontino, ed i rapporti di forza si modifichino. Non è così. Anch’io ammetto che la parola possa provocare, nel bene come nel male, grosse cose, ma non in quanto mera parola. Di nuovo, l’Occidente si fissa sul corporeo, ma esso È RELATIVO: basta invece che la parola sia sufficiente a sostenere quell’ “altro”, che è ciò che davvero conta, “ALTRO” che È ciò che “fa la differenza” tra le “parole inefficaci” ed il “discorso che centra”.
Non è la parola che misura la parola, né il corpo misura il corpo.
Se così è, per esempio, allora dovremmo dedurne che i resti archeologici non sono delle mere corporeità residuali, bensì provvisti di coloriture “sottili” che hanno un effetto, e tale parte non è “psicologica”, non è una proiezione dei popoli e delle loro concezioni, ma è reale. Che, poi, la loro “proiezione” abbia “dato forma” pure a delle “concezioni” può esser verissimo, ma vi è una sorta di sostanza sottile, in forma di cera, per dare un’immagine metaforica, che è ricettiva alle concezioni dei popoli e delle epoche.
Non è dunque, mera “psicologia”, punto dove si è arenato il Novecento.
Venendo agli Ufo: e se fossero strutture sottili dotate di “conseguenze corporee”[3]?
Sarebbe la dimostrazione – palese – che i due “ambiti”, ben lungi dall’esser separati come l’ illusione – che sostanzia la modernità – sostiene, sono, al contrario, sempre uniti. Si tratterebbe, cioè, di “aprir” gli occhi su “ciò” che GIÀ È, ma una possente “ILLUSIONE COLLETTIVA” – anch’essa “qualificata”, cioè anch’essa con delle caratteristiche “SOTTILI” e NON meramente “corporee”[4] – DELLA e DALLA quale occorrerebbe liberarsi. O, almeno, iniziare a farlo. O almeno sentire che “sarebbe giusto” cominciare a farlo.
Un altra nota: l’ “acqua”[5].
Ma ci si chiede perché i santuari spesso sono legati alle fonti d’acqua oppure a corsi d’acqua nascosti? Se questa sostanza (“sottile”) – in un qualche modo – è collegata preferibilmente (ma NON unicamente) a ciò che è vivente, allora, essendo il vivente caratterizzato dalla presenza massiccia di acqua, NON sorprenderebbe questo fatto. Insomma, siamo qui in presenza di uno sguardo passeggero e limitato su realtà molto antiche, che si vedono anche nei miracoli di liquefazione del sangue, per esempio, nell’omeopatia ed altro. Tutto questo è parte di un quadro diverso.
Andrea A. Ianniello
[1] Pierre THUILLER, La Grande Implosione. Rapporto sul crollo dell’Occidente 1999-2002, Asterios editore 1997, p. 11. S’immagina che l’Occidente sia crollato – PIÙ O MENO quel che si sta vivendo, ma COME SE l’Occidente NON fosse ormai il mondo –, e, DOPO IL CROLLO, una Commissione si riunisce per esaminare perché, pur avendo avuto OGNI SORTA di AVVISO, gli occidentali moderni fossero rimasti così sordi al fatto. E si cita il fantomatico professor Sylvestre Dupin, studioso “della fine delle civiltà”. Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2013/12/il-breviario-del-professor-dupin.html
[2] Ne Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi 1982.
[3] “Il problema [degli Ufo, nota mia] resta dunque definitivamente circoscritto in questa doppia conclusione che, con la sua apparenza d’irriducibile dilemma, ha scoraggiato molti ricercatori: gli Ufo esistono ma non sono quello per cui vogliono farsi passare. (Non diciamo, si stia ben attenti: quello per cui li scambiamo. Poiché, sulla base di quello che abbiamo già detto […] pensiamo di aver sufficientemente dimostrato che sono loro i veri padroni del gioco). Jung, per quanto rifiutasse di ammetterlo, […] nondimeno intravisto la vera natura del fenomeno – la sola soluzione possibile in effetti: ‘L’opinione secondo cui potrebbe trattarsi di un qualcosa di psichico che fosse provvisto di certe qualità fisiche sembra ancor più improbabile; poiché, da dove verrebbe una simile cosa’?. E’ proprio quest’origine esterna alla psiche umana che Jung non poteva accettare, poiché […] scalzava radicalmente le basi della sua teoria” (Jean ROBIN, Ufo, la grande parodia, Edizioni all’insegna del Veltro 1984, p. 70). Un qualcosa che, psichico, ha conseguenze corporee è quanto di assolutamente inaccettabile alla mentalità moderna rivista in senso “tardomoderno” con l’attenzione a tutto ciò che vi è di psicologico – quel che, poi, Jung auspicava e del quale fu antesignano. Ammettono di più qualcosa di corporeo che abbia effetto psichico, senza rendersi conto che ammettere quest’ultimo implica ammettere anche l’altra metà del Cielo. Questa doppia natura del fenomeno si palesa anche di più nella questione dei “Crop Circles”, i Cerchi nel Grano.
Che taluni siano falsi è possibile, ma non inficia il fenomeno. E che la causa sia un intervento “Ufo” oppure una stranissima sorta di “setta” che, IN TUTTO IL MONDO, secondo ritmi e ragioni oscurissime, fa questi Cerchi con disegni esattissimi e forme sempre cangianti, è solo questione di gusto. Perché, in ambedue i casi, si DEVE presupporre una sorta di “regia UNICA” dell’intero fenomeno, regia che sembra più quella di un “culto” – dunque qualcosa di “psichico” – che qualcosa di “corporeo”, cioè fatto per la bellezza dei disegni o cose simili. Inquietante in ambedue i casi.
[4] Per questo è insufficiente la mera discussione se non vi è la “decisione”. Se, insomma, non vi “altro” anche qui. E’ che le cose non si salvano da sole, né si spiegano in se stesse, ma richiedono “altro”. Dunque la ricerca sarebbe: che cos’è che può “propiziare” il vero cambiamento? Tal – mi sembra – sia il nocciolo vero delle cose, oggi.
[5] E quindi quei – cosiddetti – “ley lines” che, secondo molti, sarebbero legati al “campo magnetico della Terra” … No, solo in parte, poiché il “campo magnetico della Terra” è solo la manifestazione di qualcosa d’ “altro” e di più di tal “campo magnetico della Terra” … Vi è – senza dubbio! – un’ effettiva relazione tra queste, per così dire, forme d’energia “sottile” col “campo magnetico della Terra” ma tali energie “sottili” NON SONO magnetismo elettromagnetico! Pur potendo – la loro manifestazione – collegarsi, e sovente accade, a dei – misurabili – scostamenti del campo magnetico della Terra e ad “anomalie” dello e nello stesso campo. Ma non è che si riproduce tali “anomalie” del “campo magnetico della Terra” ed eccoti la manifestazione d’energie sottili! No! Non è che così che funziona.
Sul numero 195 ottobre-novembre 2025 de “XTimes”, anno XVII, si legge qualche articolo interessante, che sarebbe lungo commentar qui. Nondimeno, una cosa è importante sottolineare: la rivista pone l’accento sulla “trasparenza” che sta pian piano crescendo negli uffici governativi, anche Usa, sulla questione “UFO” dopo, però, averli chiamati debitamente in altro modo: “Uap” … Il punto è che questo rende il nostro periodo piuttosto diverso dalla “congiura del silenzio” denunciata da Robin “illo tempore” qui sopra. È importante sottolinearlo: qualcosa di profondo è cambiato. In vista di cosa? Ecco al domanda vera …
RispondiElimina