mercoledì 15 novembre 2023

1923-2023 – “100 anni fa”, 3 – Un passo da RENÉ GUÉNON, “Errore dello spiritismo” (1923)

 

 

 

 

 

 

Nel suo libro The Vital Message Conan Doyle afferma: “La base fisica di tutte le credenza psichiche [intende: spiritistiche] è che l’anima è un perfetto duplicato del corpo [in tal caso, però (chiaro che tutto dipende da che cosa s’intenda per “anima”!), perché – in tal caso – NON È la “vera” anima, bensì è il “doppio” cosiddetto, anche detta l’ “ombra”, il khaibit, per usare una terminologia egizia!], che gli rassomiglia nei più piccoli particolari [dunque: idem], sebbene sia costruita di un qualche materiale più sottile [appunto: mondo “SOTTILE”]. In condizioni ordinarie, questi due corpi son fusi assieme, sicché l’identità del più sottile è interamente oscurata. Alla morte, però, e in determinate circostanze nel corso della vita, i due possono dividersi ed esser visti separatamente” [vi è soprattutto una “circostanza nella vita” che li SEPARA: la morte …]. Questa concezione appare indubbiamente ingenua e la maggior parte delle persone intelligenti la scarterebbe […]. Bisogna ammettere però che più uno legge su questi argomenti, più essa appare […] ragionevole. Ingenua o no, le prove sono favorevoli alla concezione che la morte fisica non è estinzione totale (come credono i materialisti) e nemmeno trapasso ad un piano mistico superiore che è completamente incomprensibile agli esseri umani […] ma […] una qualche specie di continuazione della personalità fisica [in forma di “ombra”, che NON È l’ “anima”]”.

C. WILSON, L’occulto, una storia della magia attraverso i secoli, Casa Editrice Ubaldini, Roma 1976, pp. 519-520, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.[1]

 

 

 

Non si può parlare del diavolo, si sa, senza provocare da parte di quanti si fanno un punto d’onore di essere più o meno «moderni» (e sono la stragrande maggioranza dei nostri contemporanei), sorrisi sdegnosi o alzate di spalle ancor più sprezzanti. Ci sono inoltre persone che, pur avendo determinate convinzioni religiose, non rifuggono dall’assumere quest’atteggiamento forse per semplice timore di figurare come «retrograde», o fors’anche con maggiore sincerità. Costoro sono, è vero, obbligati ad ammettere in linea di principio l’esistenza del demonio, ma si troverebbero in grande imbarazzo se dovessero constatare la sua azione effettiva; ciò scombussolerebbe troppo il cerchio ristretto d’idee preconcette in cui sogliono muoversi. È un esempio di quel «positivismo pratico», al quale facevamo allusione prima: le concezioni religiose sono una cosa, la «vita ordinaria» un’altra [e son legione, oggi!], e tra le due si ha cura d’erigere la barriera più impenetrabile; di fatto cioè ci si comporterà come semplici miscredenti, ma senza la loro logica [idem]; sennonché, come fare diversamente – in una società così «illuminata» e «tollerante» come la nostra – senza farsi dare almeno del «visionario»? Indubbiamente una certa prudenza è spesso necessaria, ma prudenza non vuol dire negazione a priori e senza discernimento  [come accade a chi nega soltanto, in qualsiasi campo ciò avvenga, qualsiasi: zero discernimento]. Tuttavia occorre affermare, a parziale discolpa di alcuni ambienti cattolici, che il ricordo di mistificazioni troppo famose, come quelle di Léo Taxil [autore di libelli di “anti-massonismo” così esacerbato (la massoneria essendovi equiparata, praticamente, al satanismo!) che, cadendo gli ambienti massonici nella trappola, e poi venendo rivelata la “burla”, cosiddetta, il risultato fu l’esposizione pubblica della superficialità e del pregiudizio da parte cattolica, con perdita di credibilità conseguente!], non sono estranee a una simile negazione; se una delle astuzie del diavolo è farsi negare [riferimento alla nota frase di Baudelarie], bisogna ammettere che non c’è riuscito troppo male [direi …]. Se ci accostiamo alla questione del satanismo con una certa ripugnanza non è affatto per ragioni come quelle cui abbiamo accennato […]. Però non è affatto facile trattare quest’argomento senza rimestare in cose che sarebbe preferibile rimanessero nell’ombra [vero]; tuttavia occorre rassegnarsi a farlo, almeno in una certa misura, perché un silenzio totale rischierebbe di esser molto mal interpretato [senz’alcun dubbio: per cui i pericoli di trattarne son minori dei danni che si fanno se non si tratta proprio questo tema]. Noi non crediamo che i satanisti coscienti [punto decisivo: coscienti], cioè i veri adoratori del diavolo [i veri …!], siano mai stati molto numerosi [senz’alcun dubbio]; è vero che si cita a questo proposito la sètta degli Yezidi, ma si tratta di un caso eccezionale, e per di più può darsi che non sia stato interpretato nel modo giusto [più che “adoratori” andrebbero chiamati: propiziatori del diavolo, si tratta di un culto dualistico, in poche parole, il che NON toglie che un “nucleo interno” – che cioè NON riguarda la maggioranza – possa esservi sopravvissuto usando tal culto dualistico, perpetuando, al loro interno, “cose” di “altra” natura: quest’idea non è affatto peregrina]; altrove si possono trovare soltanto degli isolati, stregoni della categoria più bassa; non bisogna infatti credere che tutti gli stregoni indistintamente, o i «maghi neri» più o meno caratterizzati, rispondano in egual modo a questa definizione […]. C’è ancora la questione dei seguaci di Lucifero: è indiscutibile che ne siano esistiti […] e forse ce ne sono ancora, in America come altrove; se si fossero raggruppati in organizzazioni ciò potrebbe sembrare in contraddizione con ciò che andiamo dicendo, sennonché anche questo non proverebbe nulla, perché se costoro invocano Lucifero, rendendogli un culto, non lo fanno in quanto diavolo, ma perché ai loro occhi egli è veramente il «portatore di luce» […]. Indubbiamente si tratta di satanisti di fatto, ma, per quanto strano ciò possa sembrare a coloro che non approfondiscono le cose [la stragrande maggioranza cioè, compresi anche tanti dotti e studiosi purtroppo però], son satanisti incoscienti, giacché si sbagliano riguardo alla natura dell’entità alla quale rivolgono il proprio culto [punto decisivo]; e quanto al satanismo incosciente – a gradi diversi [punto importante questo] – esso non è affatto raro [idem]. Sempre a proposito dei seguaci di Lucifero, ci preme segnalare uno strano errore: abbiamo sentito affermare che i primi spiritisti americani ammettevano di essere in relazione con il diavolo, al quale attribuivano il nome di Lucifero; in realtà, i seguaci di Lucifero [vale a dire: i satanisti incoscienti!] non possono nel modo più assoluto essere degli spiritisti [questo punto è molto importante], poiché lo spiritismo consiste essenzialmente nel credersi in comunicazione con esseri umani «disincarnati», e in genere nega addirittura l’intervento di altri esseri nella produzione dei fenomeni. Anche se è capitato che dei seguaci di Lucifero abbiano adottato procedimenti analoghi a quelli dello spiritismo, non per questo essi possono esser detti spiritisti [la cosa è chiara ed evidente]; ciò è possibile, quantunque l’uso di procedimenti magici sia in genere più verosimile [senz’alcun dubbio]. Se, al contrario, qualche spiritista riceve un «messaggio» formato da Lucifero o da Satana, egli non esista non esita ad attribuirlo a qualche «spirito burlone», giacché gli spiritisti si fanno una divisa nel non credere al demonio, e anzi di accaniscono […] a negarlo”, R. GUÉNON, Errore dello spiritismo, Rusconi Editore, Via Vitruvio Milano maggio 1974 (prima edizione francese: 1923), pp. 291-293, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Satanismo incosciente a paragone di quello cosciente, ovvero: dei DUE “TIPI” di satanismo: ecco un’altra questione di grande importanza. La difficoltà nel distinguere i due “tipi” sta nel fatto che: “Il satanismo, anche quello cosciente, è sempre caratterizzato dal rovesciamento dell’ordine normale: esso procede in senso diametralmente opposto a quello delle dottrine ortodosse”, ivi, p. 298 (in nota distingue la magia da tale “inversione” [3]). Può sembrare, comunque, d’importanza minore tale questione, ma NON È affatto di minore importanza.

Satanismo ed “influenze erranti”, cioè il VASTO MONDO della “magia” cosiddetta: “È opportuno insistere su questo punto: una manifestazione del genere da noi descritto [un “tipo” di “manifestazione ‘spiritica’”, cioè], di qualsiasi natura sia [Guénon citava varie spiegazioni sulla natura del fenomeno, fenomeno che, come tale, lui NON NEGAVA!], appartiene ad un altro stato [della “manifestazione universale”, sempre per dirla col linguaggio di Guénon che altro non è se non linguaggio, che traduce cose in effetti mai pienamente traducibili nel linguaggio umano; ed appartiene allo stato “sottile” (quello “astrale” poi essendo parte di quello sottile)]; per questo diciamo che essa [“manifestazione”] ha in quest’ultimo [”stato”] il suo principio piuttosto che la sua causa immediata. Tali considerazioni permettono di capire quanto abbiamo detto a proposito delle «influenze erranti», alcune [alcune, non tutte dunque] delle quali possono essere veramente essere considerate «sataniche» o «demoniche», sia che si considerino in quanto pure e semplici forze, sia come mezzo d’azione di determinati esseri propriamente detti: entrambi i modi di considerarle possono esser veri secondo i casi, […] né questo cambia nulla alla natura intrinseca delel influenze in questione. Ciò fa capire in qual misura noi intendiamo restar fuori da ogni discussione di carattere teologico”, ivi, p. 300, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Senza dubbio: “Il diavolo non è soltanto terribile, spesso è grottesco; ciascuno potrà intender quest’affermazione come meglio vorrà, secondo l’idea che se ne fa; ma vorremmo che coloro che fossero tentati di stupirsene – o magari di scandalizzarsene – considerassero i particolari ridicolmente bizzarri che inevitabilmente si ritrovano in ogni caso i stregoneria, e facessero poi un accostamento con tutte le manifestazioni assurde che gli spiritisti hanno l’incoscienza di attribuire ai «disincarnati»”, ivi, p. 301. Tant’è che Guénon – nella Conclusione si poneva il problema se avesse dato troppo peso a teorie, tutto sommato, rabberciate, talvolta ridicole, cosa che lui stesso all’inizio credeva, tuttavia poi aveva cambiato idea: “Qualcuno sarà forse tentato di rimproverarci di aver discusso con troppa serietà teorie che sono in definitiva poco serie; a dire il vero, fino a qualche anno fa eravamo noi stessi di quest’avviso, e a quel tempo avremmo […] esitato ad intraprendere un lavoro di questo genere. Ma la situazione è cambiata, […] e ha fatto riflettere anche noi”, ivi, p. 387, grassetti miei. Aveva cambiato idea dunque, perché si rendeva conto che quei “fenomeni” erano spesso ridicoli, e via dicendo (fenomeni che NON NEGAVA PER NIENTE!, si ponga ben mente a questo punto preciso!), le “dottrine” rabberciate, poco convincenti, e tuttavia poteva esser “araldo” d’ “altro” … QUESTO era “IL” punto vero, per lui! Tant’è che scriveva: “A ogni modo, quelli che vediamo in tutto ciò, e più generalmente nello spiritismo e negli altri movimenti analoghi, sono influssi [influssi, NON FORME specifiche: influssi …] che provengono incontestabilmente da quella che alcuni chiamano la «sfera dell’Anticristo»; anche questa denominazione può essere intesa in senso simbolico, ma ciò non cambia la realtà e non fa sì che tali influssi siano meno nefasti. Sicuramente coloro che partecipano a tali movimenti del genere, e coloro stessi che credono di dirigerli, possono non sapere nulla di tali cose [nessun dubbio che la stragrande maggioranza non sappia nulla di queste “cose”]; il pericolo maggiore è proprio questo [eh sì, è così, ma qui Guénon sostanzialmente approfondisce quel che aveva già detto in alcuni passi del suo precedente testo sul “teosofismo”, come lo chiamava, della Blavatskij, la quale, tra l’altro, nacque a Dnipro nel 1831, all’epoca territorio dell’Impero russo], perché molti certamente se ne  distaccherebbero […] se potessero rendersi conto che si son ridotti  a servitori delle «potenze delle tenebre». Sennonché, la loro cecità è spesso irrimediabile, e la loro stesa buonafede contribuisce ad attirare altre vittime; non si è perciò autorizzati a dire che la massima abilità del diavolo – lo si concepisca come si preferisce – è di far negare la propria esistenza? [nuova parafrasi della nota frase di Baudelaire]”, ivi, p. 317, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre. Vediamo come va intesa quest’affermazione, decisiva, d’importanza decisiva. Non va interpretata nel senso che lo spiritismo, di per sé stessa, sia “diabolico” perché così non è affatto: senza dubbio, può esser attraversato – ma non certo per causa degli spiritisti stessi! – da “influenze erranti”, alcune delle quali possono essere, casi rari ma ci sono, “demoniache”, ma la presenza di tali casi non rende lo spiritismo, pur essendo senza dubbio “borderline” (si direbbe oggi), “demoniaco” in quanto tale: non siamo, cioè, autorizzati ad operare un’equazione iper semplificante. Quanto alla magia è altra cosa dallo spiritismo, ben distinta da esso. Dice Guénon, in sostanza, che i phenomena son ben noti da secoli ma che è l’ interpretazione degli stessi la novità, tutta moderna. La direzione dove guardare questa è, il depistaggio interpretativo: ed è questo che viene dalla “sfera dell’Anticristo”, come altri, seguenti depistaggi (gli “Ufo” tra gli altri), che han sostituito lo spiritismo, che ormai volge al tramonto: ha fatto il suo tempo. Ma quella “sfera” invece agisce ancora, agisce anzi sempre di più … E fu proprio la scoperta di tale “sfera” (chiamiamola così per capirci) che a Guénon fece cambiare idea sullo spiritismo “ed altri movimenti analoghi” …

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

[1] La difficoltà sta sempre sullo stesso punto: confondere l’ “anima” con l’ “io” terreno, l’individualità cioè, quindi confondere la fine di tale - “transeunte” per definizione -struttura (l’ “io” individuale[PS]) con l’insieme delle forze “animanti” un essere vivente nello “stato umano” (per dirla con Guénon). Tra l’altro, in ogni caso, A. Conan Doyle scrisse un’opera di narrativa sullo spiritismo, sunteggiando alcune sue vedute in modo romanzato: cf. A. CONAN DOYLE, Nel paese delle nebbia in Tutti i romanzi fantastici **, a cura di G. Pilo e S. Fusco, Grandi Tascabili Newton, Newton Compton editori, Roma 1994. Colgo l’occasione in nota qui per precisare la tesi di Guénon ne L’errore dello spiritismo; in poche parole, lui sosteneva questo: che i “fenomeni” dello spiritismo NON ERANO AFFATTO una novità ma erano, invece, ben noti nell’antichità e che, al contrario, era solo l’ interpretazione solo moderna la “novità”, un’interpretazione che, tuttavia, ne falsava profondamente la comprensione, portando fuori strada. 

 

[2] Sull’effettiva diffusione di riti satanici VERI e PROPRI, cf.  R. CAVENDISH, I poteri del maligno nella magia, nella religione e nella tradizione popolare, Edizioni Mediterranee, Roma 1990, pp. 274-275. Anche cf. ivi, p. 276, e ivi, p. 281: appunto, rari. Tutt’altro che molto diffusi i veri satanisti, ma nel corso del XX sec., si son fatti molta pubblicità … (Cavendish cita(va) LaVey …) Inoltre, da Il paradiso perduto di Milton, l’influsso “satanizzante” – ma NON necessariamente “satanista” tour court – si è fatto molto forte nel romanticismo, poi passando al XX secolo (e continuando – con molta meno “pubblicità”, però, ed è MOLTO significativo questo! – nel nostro XXI secolo!), cf. ivi, pp. 281-283. Per finire, ma non per terminare, su tale questione cf. ivi, p. 284, sarebbe interessante commentar questo passo, però lo scritto diverrebbe troppo “pesante”, come suol dirsi.

 

[3] “Nella stregoneria la «controreligione» intenzionale si sovrappone alla magia, ma deve sempre essere distinta da essa [e QUANTI ERRORI si sarebbero risparmiati se si fosse tenuto conto di questo – semplice, peraltro – punto!], che, anche quando d’infimo livello [anche “quando d’infimo livello”, eh!] non ha in sé questo carattere [NB]; tra la sfera della magia e quella della religioni non v’è alcun rapporto diretto [sono cioè due cose completamente diverse, ed anche se possono convivere – accade da millenni de facto – nondimeno rimangono differenti: la magia infatti fa, in vari modi, appello a forze sottili, la religione, in vari modi, a forze spirituali; ma far appello a forze sottili NON SI EQUIVALE DIRETTAMENTE a fare appello a forze demoniache, su questo si deve esser chiarissimi]”, ibidem, nota n.9, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

[PS]Critica della morte Una visione ottimistica della vita si basa sulla contestazione dell’individuo: questo non è un paradosso. Se l’individuo è inessenziale ed illusorio, altrettanto lo sarà il suo perire, la morte in generale. Se tutto ciò che appare può intendersi come la manifestazione di qualcos’altro, allora la morte sarà il compimento dell’espressione, l’aspetto concludente dell’apparenza, talora la sua perfezione. Lo strazio della morte manifesta l’inadeguatezza di ogni espressione […]. L’espressione rivela in modo determinato l’immediatezza: questa determinatezza porta con sé anche la morte, ma l’immediato è inesauribile. Tal è il fondamento dell’eterno ritorno, che svela la morte come qualcosa d’illusorio, di strumentale, di non definitivo. Era questo l’ottimismo raggiunto, ma non consolidato da Nietzsche. Con la morte non finisce nulla […]. Tolto l’orrore della morte, anche il dolore è trasfigurato, è visto in una luce dionisiaca, […] è uno strumento, una manifestazione della vita, non della morte. Nell’immediato c’è la radice del dolore, della violenza, ma anche della gioia, del gioco [il gioco è manifestazione di Dioniso infatti; e l’ “immediato” è ciò che è privo di “mediazione” cioè di ragione: esso è l’accadere delle cose privo di una dimensione “razionale” cioè mentale; per Colli tutto il mondo sta nell’immediato però la ragione, divenuta spuria e strumentale dunque tecnica, crea la mediazione totale che diventa, che “passa per” essere “immediatezza”, cioè diviene “come” l’immediatezza (che è, ricordiamolo: l’accadere delle cose senza la mediazione della mente, come un’asfittica copertura su tutto, come una gigantesca tela di ragno, in inglese: “web”)]”, G. COLLI, Dopo Nietzsche, Adelphi Edizioni, Milano 1974, p. 105, corsivi in originale, grassetti miei. Ogni espressione, dunque ogni individuo, è limitato, pertanto la morte segna il suo limite, ma il limite si pone su quella specifica espressione, su quello specifico individuo! E non sull’individuazione come tale  sull’espressione come tale, che permane come dimensione. Questo fatto “metaphysico” ha però comportato vari errori d’interpretazione, come il “reincarnazionismo” di certe correnti spiritistiche, basato sull’errore del “ritorno” dello stesso individuo, cosa impossibile: un individuo è uno ed irripetibile. Le dottrine orientali sostengono, invece, che l’insieme di “cause” poste in moto in un’ “incarnazione” umana presenta conseguenze che provocheranno la nascita di un ALTRO INDIVIDUO, non certo il “ritorno” del precedente, passato individuo! Le cause si “accumulano” nel “‘corpo’ casuale”, appunto, il karana-sharira. La “liberazione” – definitiva – nasce appunto quando il “copro” (evidente non è un simulacro dell’individuo come l’ “ombra”!) “scarica” completamente le “cause” poste in essere. Un “filo” riconnetterebbe tali individui TUTTI DIVERSI tra loro, giova precisarlo. In pratica, un post non è il blog, ma è “legato” al blog da un “filo”, per così dire. Solo che, “alla fine”, anche il blog sparisce, ma che qui dobbiamo por termine al paragone: un blog semplicemente sparisce, un “corpo causale” non “sparisce” semplicemente in uno “stop”, ma invece si ricongiunge alla “Fonte” (chi ha orecchie per intendere, intenda ).

 

 

5 commenti:

  1. René Guénon nacque il 15 novembre (come giorno, intendo) - un 15 novembre della fine del XIX sec. (1996, per la precisione) - a Blois, “cité royale” . . . nome che deriva da “bleis”, “beleiz” ovvero Apollo celtico, il cui simbolo era . . . il lupo.




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  2. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/11/non-puo-esserci-una-reincarnazione-nel.html



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  3. Si vieta la carne sintetica, sì, non discuto, anche, però si consente l’aumento dei limiti del volt/m per il 5G … E cioè una cosa ben più fondamentale, ben di più! silenzio tombale, non è vero? … siamo alle solite …

    E si son appropriati di Tolkien ridotto alla favoletta hobbit … Ma quant’è facile oggi l’esser “arruolati”, come dico, e “malgré toi meme”! Ma quant’è facile!
    In ogni caso, “Lo Hobbit” è ancora “favolistico”, ma “Il Signore degli Anelli” – che ha, sì, qualche riferimento “esoterico”, ma **molto meno** di quel che si pensi – è soprattutto **etico** poiché trattasi di un’ “anti Cerca”, dove lo scopo **non è** quello della “Cerca” dell’ “oggetto favoloso”, colmo di “poteri”, ma è invece quello di **liberarsi** di un oscuro “oggetto di maledizione” antica. Vi è, però, un altro autore – se non ingiustamente dimenticato, di certo molto ma molto meno noto –, e sempre parte degli “Inklings” dei quali Tolkien stesso era parte (con C. S. Lewis), il più “esoterico” di essi: Charles Williams. Gli scritti di Williams rivelano una comprensione del “dietro le quinte” della storia che non rientra nel solito, trito e ritrito, andar contro “tutti i totalitarismi” del XX secolo, che furono, con termine più corretto, “statolatrie” più “culto della personalità”, **non** delle mere “dittature” tant’è che, sia prima sia dopo, di dittature ce ne sono state altre, ma non “totalitarie” necessariamente. Come sempre, si è imprecisi … Il “totalitarismo” è una “dittatura” ma non ogni dittatura è totalitarismo!
    Tornando a Williams, era consapevole della posta in gioco dietro Hitler che, dunque, non era un semplice “dittatore” come ce ne sono stati tanti prima e ce ne saranno **dopo** Hitler stesso; e qui torniamo alla - pessima - cosa chiamata: “reductio ad Hitlerum” qui, più volte, condannata.












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    1. Ma quando mai uno come l’attuale presidente Usa – la cui carta è così scorpionica – sa unire, sa cercare la pace? La pace non è in lui. Quindi, non appena si manifesta “nature”, parlando liberamente, non fa che ripetere, solo e sempre, sempre la dottrina Monroe del *1823*, cioè la “guerra santa” de “LA” (unica e “VERA”) democrazia “contra omnes” – con la piccola ed insignificante differenza che, nel XIX sec., l’Europa era “dall’ ‘altra’ parte” rispetto agli Usa. Ma, si sa, l’Europa è totalmente americanizzata –, quindi è a fianco degli Usa nella “guerra (pseudo) santa” … È che lo contengono al presidente oscuro, ecco tutto, sennò fa qualche cosa che ne mostra la vera intenzione. Ma sono solo “foglie di fico”, come suol dirsi … il loro “piano” andrà per la sua via, checché ne dicano alcuni. **VERO** si è che “certi” ambienti vogliono il caos crescente nel mondo, VERO: però alle **LORO** regole! Però alle **LORO** condizioni! Le “potenze” si servono, non ci si serve delle “potenze” … ma certa gente non l’ha MAI capito né MAI lo capirà …
      In ogni caso, un’idea di esattamente 200 anni fa, ripresentata pari pari in una ben differente situazione, non può che apportare divisioni, a loro volte portatrici di disastri vari, e ciò è inevitabile conseguenze delle premesse, poiché la dottrina Monroe – come dimostrò “illo tempore” C. Schmitt – è una dottrina “divisiva” per sua natura, tale da produrre una sorta di guerra civile permanente mondiale. Cosa che non ha mancato, né manca, di produrre …

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    2. “Come affrontare più conflitti senza dissanguarsi?” si chiede F. PETRONI in “L’America è il dilemma della guerra grande”, “Limes” n. 10 - ottobre 2023, p. 189. Ma lo scopo **è** dissanguare …! Ed è un dilemma che NON HA soluzioni: l’unica scelta giusta del gioco è non giocarci -, ma è totalmente impossibile che lo capiscano. È come pretender che “capiscano” cos’è che “sono” i cosiddetti Ufo! Ma è impossibile! Pertanto, quale che ne sia la scelta in questo gioco, essa è perdente. Perché? Perché ad esser saltato è “IL” GIOCO! È “il” gioco stesso che non ha più finalità e si è ripiegato su sé stesso.
      In termini corretti si dice: gioco autoreferenziale … Lo scopo dell’America è che “vinca” LA democrazia nel mondo, ma LA democrazia “vera” è solo “l’America”, dunque far vincere la democrazia = far dominare l’America “sine die”, impossibile perché ci sono le leggi immutabili del mutamento. E nessuna potenza politica può pensare di rimanere al comando, “in sella”, senza un termine. Se lo pensano e se costruiscono le proprie decisioni attorno a questo punto, proprio questo punto attorno al quale costruiscono le proprie decisioni è “la pietra d’inciampo” che li porta precisamente verso ciò che **credono** di poter evitare così facendo. Si sa da che mondo è mondo (“il militarismo come trappola degli imperi”, di cui parlò, tra gli altri, A. Toynbee, dico solo un nome tra gli altri, però si potrebbe scomodar anche Tucidide!), ma è una lezione che non viene appresa mai: ed anche che trattasi di lezione mai appresa ben si sa … E così oggi è il turno dell’ “America” il NON capirlo, il NON impararlo.
      Peraltro trattasi del dilemma etico de “Il Signore degli anelli”, l’unico possibile “uso” dell’ “Unico Anello”, e l’unica e sola scelta sensata e giusta è: NON USARLO. E distruggerlo, cosa incomprensibile per l’ “Oscuro Signore”, Sauron, che però può esser molto soddisfatto del mondo …
      Decisamente …! Ed anche Williams parlava di questa logica che DEVE – DEVE –, per sua natura, essere diversa da quella della potenza cui ci si vuole opporre. *Deve*, **non** “può”, non è un “optional” né una scelta, è invece un “must” … Anzi – come ho detto e ribadisco –, Williams aveva ciò *ben chiaro in mente* BEN di più e ben più CHIARO di quanto l’avesse Tolkien, che preferiva invece espressioni più “ellittiche”, spesse volte la prendeva molto ala lontana, talvolta così alla lontana che, a conti fatti, l’aspetto favolistico così copre il senso da obnubilarlo. Con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Molto più difficile, invece, “arruolare ‘malgré lui meme’” Williams! A volte un’adamantina chiarezza è l’unica difesa davvero efficace.

      E qual è lo scopo di questo voler perdurare “sine die” per quanto impossibile?
      Passare il testimone ad “altro”, unica cosa – REALE, NON illusoria – che possano “fare” … a “Sauron” insomma … per meglio dire, a suo “figlio” (per così dire), infatti direttamente NON può MAI manifestarsi, perlomeno nella “nostra” realtà, sempre per così dire.


      Se tu pensi come il tuo nemico, come chi consideri esser tale, sei come il tuo nemico: non importa cosa tu dica. Sei diverso dal tuo nemico perché non pensi come lui, poi lo capisci al tuo nemico, sì, questo è vero, ed è anche necessario: ma rimanendone differente!






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